Il destino delle donne non è felice. Come vorrei essere a bordo dell'Atlanta Belle, tornarmene a casa e non essere mai venuta, mai venuta fin qui! Me ne andrò in ogni caso, non appena potrò. L'ho deciso.”
“Pensateci sopra, non parlategliene questa notte.”
“E meglio che glielo dica subito, è... è meglio.”
Angélique esitò. “Io aspetterei di vedere la lancia e poi me ne andrei.”
“Mi dispiacerà perdervi, ora che ci siamo incontrate.
Non ho mai avuto una vera amica.”
Maureen l'abbracciò, poi si girò a guardare l'Atlanta Belle.
“Ayeeyah” sussurrò disgustato Chen nel dialetto del Quarto Villaggio che lui e Vargas parlavano correntemente.
“Perché quelle due puttane non se ne tornano a casa ad aspettare l'arrivo della lancia invece di costringerci a rimanere qui al freddo?”
“Jami non sarebbe contento di sentire che la chiami in quel modo!”
“Per fortuna non parla questo dialetto, e nemmeno il cantonese, e in ogni caso davanti a lui non la chiamerei né puttana né diavolessa straniera, anche se, come sai bene, chiamiamo sempre così le loro donne, né userei mai questo genere di cattive parole quando loro sono nei dintorni. Userei piuttosto “Fiore del Mattino” o uno degli altri mille sinonimi di “puttana” di cui tutt'e due conosciamo il significato e che invece i demoni stranieri traducono letteralmente.”
Chen ridacchiò stringendosi nel caldo soprabito imbottito. Alzò gli occhi alla luna che apparve per un istante tra le nuvole.
“Quel “Fiore del Mattino” crede che un giorno diventerà la Jami tai-tai.”
Rise ancora.
“Non accadrà mai.”
“No, dopo quello che è successo oggi” disse Vargas in tono cupo.
“Lei è perfetta per lui, era tempo che si sposasse e sarebbe stato bello se avesse avuto qui i suoi bambini.”
Vargas aveva nostalgia dei sei figli lasciati con le due mogli a Macao in attesa di potersi permettere di costruire una casa per sé e la famiglia a Yokohama. “Che ne dite della signora tai-tai e di quel Gornt di Shanghai? Riuscirà a farle ottenere più denaro?”
“Se ci riuscirà sarà per il suo profitto, non certo per quello della tai tai. Cosa ci sarà scritto su quelle carte?”
“Quali carte?”
“Quelle che Lun ha visto mentre Willum tai-pan le bruciava nel suo camino. Quelle di Naso Aguzzo. Dew neh loh moh che Lun non sappia leggere il francese. Lun ha detto che Willum tai-pan era sconvolto.”
“Che cosa può aver detto Naso Aguzzo dalla tomba?” Chen alzò le spalle. “Guai per la signora tai-tai. Forse riguardavano la Luna Nera, eh?”
“E' soltanto una diceria.”
Chen tacque mantenendo il segreto come gli aveva ordinato Chen della Nobil Casa dopo la morte di Malcolm. “Qualsiasi cosa accada Tess tai-tai ridurrà la signora tai-tai e il demone straniero di Shanghai in polvere.”
“Oh? Che cosa hai sentito?”
Chen alzò gli occhi al cielo. “Tess tai-tai adesso è il tai-pan, così ha scritto Chen della Nobil Casa raccomandandoci di fare attenzione. Hai mai sentito di un'imperatrice che lascia il potere dopo averlo conquistato?
Hai mai sentito una donna fare una cosa del genere? Nei cinquecento secoli della nostra storia non è mai successo.
Secondo Chen della Nobil Casa adesso è lei il tai-pan, e lui sa quello che dice.”
“Pensavo che il titolo passasse ad Albert di Shanghai.”
“Mai. Lei ridurrà anche lui in polvere. E' stato il Vecchio Demone dagli occhi verdi a imporre lui e il fratello alla Nobil Casa. Si dice che Tess tai-tai li odia perchè in realtà sono i figli bastardi della figlia del demone straniero missionario, una delle molte amanti segrete del Demone dagli occhi verdi.”
“La moglie di Glessing, il capitano di porto? Mary Sinclair? Impossibile!”
“Potrebbe essere vero, ha messo il cappello verde a Glessing lo Storpio decine di volte.”
“Lo ha fatto cornuto? E' un'altra fandonia” disse Vargas difendendo la reputazione della donna come faceva con ogni altra sua vecchia amante. Adesso lei è sulla quarantina, invecchiata, ma famelica come sempre, pensò, al contrario di Tess Struan che aborrisce la fornicazione e ha spinto Culum tra le braccia dell'alcol e delle altre donne.
“Tess tai-tai avrebbe dovuto sposare il tai-pan e non suo figlio Culum. Lui l'avrebbe scaldata magnificamente, che è quello che a lei mancava, e gli sarebbe rimasto tempo anche per Seconda Moglie May-may e per Terza Moglie Yin Hsi.”
“E vero” disse Chen, “così ci avrebbe assicurato una discendenza molto più numerosa e non questi figli inetti che scappano dal Demone Brock il Guercio.” Aggiunse in tono minaccioso: “Chen della Nobil Casa è preoccupato”.
“E' triste che il Figlio Numero Uno Malcolm sia morto in quel modo.”
“Gli dèi quel giorno erano distratti” disse Chen saggiamente.
“Ascolta, tu che veneri il dio dei demoni stranieri, Lui ti ha detto perchè gli dèi sono sempre in giro invece di occuparsi dei nostri affari?”
“Gli dèi sono gli dèi, parlano solo tra loro... guarda, la Belle sta salpando ...”
“L'Atlanta Belle è partita” disse Maureen.
Che Dio protegga il suo viaggio, pensò Angélique socchiudendo gli occhi contro il forte vento. La nave era ormai una vaga sagoma lontana.
“Ed ecco la lancia.”
“Dove? Santo cielo, che vista d'aquila avete, io la distinguo a stento.” Angélique strinse il braccio di Maureen in modo amichevole. “Sono certa che voi e Jamie...” Vide che l'altra era impallidita. “Non temete, Maureen, andrà tutto per il meglio, ne sono sicura.”
“Non credo di sentirmela di affrontarlo adesso” mormorò Maureen.
“Allora... allora scappate via, dirò che avevate un'emicrania e che vi vedrete domani; così avrete il tempo per riflettere. Domani tutto vi sembrerà più semplice.”
“Questa sera o domani è lo stesso, ormai ho preso la mia decisione.” Restarono a guardare le luci della lancia che si avvicinavano e dopo qualche istante riuscirono a distinguere la sagoma di Jamie nella cabina.
Era solo.
“'Notte, Maureen” disse Angélique. “Ci vediamo domani.”
“No. Restate, ve ne prego. Da sola non ce la farò. Restate.” L'imbarcazione si trovava ormai a meno di cinquanta metri dal molo.
Videro Jamie sporgersi e salutare. Maureen non ricambiò il saluto.
Alle loro spalle, sul lungomare, i fanali erano accesi e anche le luci nelle grandi dimore e nei magazzini non danneggiati dall'incendio. Da qualche parte un gruppo di uomini cantava. Nella Legazione francese Vervene stava suonando il flauto. Maureen non distoglieva gli occhi da Jamie. Dopo un altro cenno lui sali sul ponte.
“Maureen” chiamò, felice di vederla sulla banchina.
Angélique le diede un'occhiata e vedendo il suo volto addolcirsi capì d'essere stata dimenticata.
Molto bene, pensò sorridendo tra sé.
Maureen piangerà e scalpiterà e giurerà di voler partire ma non partirà, lo farà soffrire ma perdonerà i suoi peccati pur non dimenticandoli e resterà, resterà perchè lo ama. Come siamo sciocche noi donne!
Piano piano, senza far rumore, si allontanò lieta di rimanere sola.
La serata era piacevole.
Nella baia le campane battevano l'ora. In mare aperto, oltre il promontorio, Edward era a bordo dell'Atlanta Belle in veste di emissario diretto alla conquista di Hong Kong. Un viaggio di sola andata per entrambi.
E per la nemica, la Donna di Hong Kong.
Edward riuscirà a ottenere quello che vuole da lei e poi vivremo felici e contenti. Ogni due anni trascorreremo almeno due mesi a Parigi e l'estate in Provenza e io fonderò una dinastia, con cinquemila ghinee tutte mie sono un'ereditiera, e ogni soldo che spenderò mi farà pensare a lei.
Com'è stato sciocco Edward a credere che avrei potuto diventarle amica.
Quella donna è una vigliacca.
Non le perdonerò mai ciò che ha fatto e scritto. Illegittimo, eh? Non dimenticherò neppure questo, e io e il mio Malcolm saremo vendicati per tutte le sofferenze che ci ha inflitto.
Saremo vendicati di quella megera.
Mi piace chiamarla così, pensò sorridendo. E' uno dei miei segreti.
L'ho giudicata una megera fin dal primo momento che l'ho sentita nominare, e la mia impressione è stata confermata dagli avvenimenti successivi; per quanto mi sforzassi lei evitava persino di rivolgermi la parola, disapprovava tutto di me. E' una megera e basta. Anche se ha soltanto trentasette anni, per me lei è e sarà sempre Megera Struan.
Angélique aveva diciotto anni e mezzo.
Varcò l'ingresso del palazzo Struan passando sotto lo stemma con il Leone Rosso di Scozia e il Drago Verde cinese e imboccò l'ampio scalone diretta nel suo appartamento.
Lì giunta chiuse la porta con il chiavistello e felice e soddisfatta si infilò sotto le coltri per dormire il sonno dei giusti.
Sette giorni più tardi, dietro sua richiesta, Yoshi incontrò sir William e gli altri ministri a Kanagawa e cercò di blandirli, soddisfatto che Anjo fosse caduto nella sua trappola ma stupefatto che i gai-jin non avessero levato le ancore nemmeno dopo la devastazione che avevano subito.
La sua esca era un incontro con lo shògun, incontro che si sarebbe svolto al ritorno di questi da Kyòto.
E quando tornerà? chiese sir William. E Yoshi replicò: organizzerò ogni cosa al più presto, scavalcando il tairò, se sarà necessario, è tanto malato, pover'uomo, sebbene sia pur sempre il tairò. Nel frattempo posso considerare che la mia richiesta in vista dei nostri futuri accordi verrà soddisfatta al più presto e che il mio consiglio sarà tenuto in considerazione?
Immediatamente la Pearl venne inviata a Kagoshima da Sanjiro con una richiesta ufficiale di scuse, di riparazione e di consegna, o quantomeno identificazione, degli assassini.
Sanjiro ignorò la richiesta considerandola insolente. La settimana seguente lo squadrone al completo salpò con sir William e i suoi uomini a bordo dell'ammiraglia.
Le navi da guerra Eurylus, trentacinque cannoni, Pearl, ventuno, Perseus, ventuno, Raceborse, quattordici, Havoc, Coquette nonché la corvetta Argus con nove cannoni gettarono le ancore all'imboccatura della baia di Kagoshima, fuori dalla portata di tiro delle batterie costiere protette entro quattordici fortini su entrambi i lati della baia.
Il tempo peggiorò.
Mentre le condizioni meteorologiche diventavano difficili, Sanjiro tentennava. Per quattro giorni esitò.
All'alba del quinto giorno sotto una pioggia torrenziale tre navi a vapore di proprietà satsuma ma di costruzione straniera vennero catturate al largo della città e affondate. A mezzogiorno tutte le batterie di terra aprirono il fuoco, l'ammiraglio Ketterer ordinò di rispondere. Guidate dall'ammiraglia, le navi della flotta si inoltrarono in quelle acque sconosciute.
Mano a mano che entravano nel raggio d'azione delle batterie nascoste nei forti le navi sparavano una bordata dopo l'altra sorprendendo gli avversari con la violenza della controffensiva.
Un'ora dopo l'inizio della battaglia la Eurylus uscì dallo schieramento.
Involontariamente finì sulla linea di tiro di un forte, davanti a un obiettivo che i cannonieri avevano messo a fuoco da terra con la massima precisione; saltarono le teste del capitano e del comandante, in piedi sul ponte accanto a Ketterer e sir William, e una palla da 10 pollici esplose sul ponte uccidendo sette marinai e ferendo un ufficiale.
La Pearl prese il suo posto.
Verso il tramonto la Perseus si incagliò sotto il fuoco nemico ma la Pearl riuscì a trarla in salvo senza perdite.
La battaglia continuò fino al tramonto.
Parecchi forti erano stati danneggiati, molti cannoni distrutti, alcuni depositi di munizioni saltarono in aria e i razzi esplosivi caddero su Kagoshima.
Nessuna nave fu danneggiata gravemente e le sole perdite furono quelle subite a bordo dell'ammiraglia. Quella notte Kagoshima bruciò com'era bruciata Yokohama.
La tempesta si fece ancora più violenta.
All'alba, senza indugi malgrado il tempo inclemente, ai morti venne data sepoltura in mare e alle navi un nuovo schieramento. Conduceva la flotta la Eutylus. Quella notte ancora una volta la flotta si ancorò fuori dal tiro dei cannoni giapponesi, tutte le navi intatte, il morale alto, abbondanza di munizioni di riserva.
Kagoshima era rasa al suolo, quasi tutte le batterie erano state danneggiate.
All'alba, con un vento di burrasca e pioggia torrenziale, l'ordine di Ketterer di tornare a Yokohama suscitò le proteste di sir William e lo scontento degli equipaggi.
Sebbene fossero troppo lontani per essere pericolosi, alcuni cannoni da terra facevano ancora fuoco contro la poppa delle navi inglesi.
Ketterer riteneva d'aver vinto: la città era stata bruciata, Sanjiro umiliato e, cosa più importante, la flotta non aveva subito danni; era stato il maltempo a costringerli a tornare, sostenne.
A Kyòto, nel momento in cui Ogama di Choshu seppe che Kagoshima era stata distrutta, e Sanjiro, si diceva, ucciso, sferrò nottetempo un attacco a sorpresa, nome in codice Cielo cremisi, per riprendere il totale possesso delle Porte e cadde in un'altra trappola escogitata da Yoshi. Immediatamente Yodo di Tosa e tutti i daimyo si unirono a Yoshi contro Ogama ritenendo che fosse preferibile uno shògunato debole a un Ogama onnipotente e solo contro tutti.
Così l'attacco venne respinto, Ogama fu scacciato da Kyòto ed esiliato a Shimonoseki, nello stretto, a leccarsi le ferite, a giurare vendetta, soprattutto ai danni del suo vecchio alleato Yoshi. E a prepararsi alla guerra.
Per il Giappone niente era stato risolto.
Né Sanjiro era stato ucciso; la voce che si riferiva a una sua eventuale caduta era stata diffusa dalle spie di Yoshi. Ma ciò non aveva grande importanza, Yoshi sapeva di aver compiuto un gigantesco balzo verso il futuro: adesso era il solo a controllare le Porte, benché si trattasse di una lieve superiorità.
Ogama era stato esiliato, Kagoshima distrutta, lo shògun Nobusada stava tornando a Edo senza la principessa, convinto che Kyòto non fosse un luogo sicuro per la sua persona, gli shishi erano praticamente sterminati, Anjo non ne avrebbe avuto ancora per molto e, almeno per il momento, i gai-jin erano domati.
Ma circa un mese più tardi da Satsuma vennero a Yokohama alcuni emissari di Sanjiro con un'offerta di pace per sir William. Sanjiro ammetteva d'essere in torto, pagava il risarcimento chiesto, faceva i nomi degli assassini, giurava amicizia ai gai-jin, attribuiva tutti i problemi al decadente shògunato e invitava i gai-jin nella ricostruita Kagoshima per commerciare, discutere la modernizzazione in tutti i suoi aspetti e, tra l'altro, diceva: