“Annata eccellente, William. En principe sono d'accordo, ma vorrei prima consultare il mio ammiraglio.”
“Perché no? Allora procederemo così...”
Dopo una piacevole colazione erano saliti a bordo. Adesso sir William manteneva l'equilibrio sul ponte con disinvoltura mentre la lancia attraccava alla banchina della Brock, un evento eccezionale. “Spero che non vi dispiaccia, signor Gornt” disse. “Ho requisito la lancia, è sotto la mia bandiera, non sotto quella della Struan.”
“E un piacere, sir William. Com'è andato l'incontro?”
“Quella canaglia non si è fatta vedere, immagino che non ci aspettasse.”
“Ha perso la faccia da qui a Timbuctù.”
“Infatti.” Proprio quello che volevo, pensò sir William sorridendo tra sé, poi indicò i bauli. “Non intenderete lasciarci?”
“No, signore, sto andando soltanto a Hong Kong con il postale di questa sera per ordinare del materiale da costruzione per noi e per altri.”
“Ottima idea. Fate un buon viaggio e tornate presto.” Sir William sollevò il cappello e si allontanò con Seratard. Stanco morto Tyrer li seguì quasi senza accorgersi di Gornt.
“Caricali a bordo, Pereira” ordinò Gornt.
“Di' al capitano che sarò puntuale. Oh, salve, Doc.” Hoag si stava avvicinando con alcuni coolie piegati sotto il peso di un baule da mare e di alcune valigie.
“Salve, Edward, ho sentito che sarete anche voi sulla Atlanta Belle.” Hoag era ansimante e affannato, aveva le mani e i vestiti sporchi di sangue e gli occhi arrossati. “Posso approfittare dei vostri uomini per caricare a bordo questi bagagli? Ho ancora una dozzina di fratture da sistemare e poi le ustioni... grazie mille.” Scappò via senza aspettare la risposta.
“Portale a bordo, Pereira.” Gornt si accigliò. Perché Hoag ha tutta questa fretta di partire? si chiese.
Aveva preparato i bagagli con ordine e fatto tutto il necessario perchè la Brock potesse operare durante la sua assenza: aveva disposto a quali mercanti concedere credito e a quali negarlo; l'indomani o il giorno seguente i rappresentanti choshu si sarebbero presentati per discutere la fornitura di armi, un ottimo affare da acquisire per sé quando la Brock fosse fallita e lui ne avesse riscattato la sede di Yokohama completa di personale, come prevedeva di fare... naturalmente a prezzo da liquidazione.
Poi, la concessione del carbone di Yoshi, che secondo le voci era stata offerta dalla Struan a Seratard tramite la mediazione del defunto André Poncin, probabilmente era ancora sul mercato: aveva dato istruzioni al suo cambiavalute di presentare in segreto un'offerta.
Aveva affidato il comando a Pereira. Quando la sera prima Maureen lo aveva avvisato che i nuovi uffici di Jamie erano stati distrutti dall'incendio aveva pensato di nominare Jamie, ma con sua sorpresa quel pomeriggio questi aveva educatamente rifiutato dicendo che pensava di essere in grado di far ripartire la sua attività.
Jamie sarebbe proprio il tipo giusto, pensò.
Non importa, lo prenderò con me quando tutto questo sarà della Rothwell-Gornt. Mise una mano nella tasca per controllare che ci fosse tutto.
Conteneva il timbro di Norbert e le due lettere retrodatate per Tess. Nelle tasche della cintura aveva dollari messicani e oro della Brock in quantità più che sufficiente per coprire le spese. Bene. E' tutto fatto.
Adesso Angélique.
“Ciao, Edward” lo salutò Angélique con un bel sorriso. Ah Soh attendeva accanto al secchiello del ghiaccio.
La porta della camera da letto era chiusa, le tende erano tirate a schermare l'ultima luce del giorno, le lampade a olio erano accese e la stanza sembrava femminile e accogliente. Angélique mostrava però una strana contegnosità che mise Gornt a disagio.
“Vino bianco, per cambiare” disse lei con gentilezza. “O bourbon, se preferisci.”
“Il vino, grazie, signora.
Non ti ho mai vista più in forma.”
“Lo stesso vale per te, amico mio. Per favore, accomodati qui accanto al fuoco.” Angélique indossava un nuovo abito da pomeriggio blu scuro, ben tagliato e con una discreta scollatura quadrata. Ma per piacere a lui e anche a se stessa si era avvolta intorno alle spalle uno sgargiante scialle di seta multicolore che introduceva in quella giornata di gennaio un soffio di primavera.
“Ah Soh, il vino” ordinò, e quando i bicchieri furono riempiti disse: “Aspetta fuori! Ti chiamerò quando avrò bisogno!
“. La cameriera uscì ciabattando e sbatté la porta dietro di sé.
Gornt disse sottovoce: “Si metterà di sicuro a origliare”.
Angélique rise. “Per sentire i nostri segreti? Che segreti ci possono essere tra noi? Al tuo viaggio, Edward!” Sorseggiò e posò il bicchiere.
“Hai già fatto i bagagli?”
“Sì. Sei bellissima e ti amo e vorrei che rispondessi alla mia domanda.” Lei aprì il ventaglio e cominciò a usarlo come conveniva a una giovane signora elegante in compagnia di un elegante buon partito, ma anche di quelli dalla dubbia reputazione, per stuzzicarlo e per sedurlo, per promettere senza promettere e per dare risposte, o negarle, a domande che non conveniva accogliere.
Agitò il ventaglio. “Ti ammiro immensamente, Edward.”
“Non più di quanto io ammiri te. E' un sì o un no?” Lei chiuse di scatto il ventaglio, poi sorrise, aprì una scatola posata sulla scrivania e gli allungò una busta. Era indirizzata: Signora Tess Struan.
“Per favore leggila. Intendo spedirla a Hong Kong tramite Hoag in risposta alla sua.” Con una grafia curata Angélique scriveva:
Cara signora Struan, grazie per la vostra lettera e per la vostra generosità.
Accetto tutte le vostre condizioni: giuro solennemente e spontaneamente di rinunciare a qualsiasi pretesa sui beni di vostro figlio, accetto di non usare mai più il titolo di signora Struan, riconosco di essere cattolica e di non essere mai stata sposata per la legge della mia Chiesa, accetto di non mettere mai piede a Hong Kong se non in transito e di non cercare in alcun modo di contattare voi e la vostra famiglia, accetto di lasciare questi locali entro una settimana e accetto anche, con sincera gratitudine, l'offerta di una rendita di duemila ghinee all'anno fino al mio decesso.
Sotto lo spazio in bianco per la firma c'era scritto: Firma convalidata da sir William Aytesbury, Ministro per il Giappone, seguito da un altro spazio per la sua firma e la data.
Gornt sollevò lo sguardo. “Non puoi fare una cosa del genere, così le concedi tutto.”
“Non mi hai forse suggerito tu di accettare le sue condizioni?”
“Sì, ma anche di trattare, di negoziare.”
“Ah, sì, ricordo. Se sei d'accordo chiedo a sir William di firmarla subito. Il dottor Hoag ha promesso di portare la lettera con la Belle, quando incontrerai Tess sarà già stata consegnata.”
“Ma questa lettera rappresenta una resa totale, vanifica ogni possibilità da parte mia o di chiunque altro di negoziare per te.”
“Leggi la seconda pagina.” Angélique prese dalla scatola il secondo foglio e aspettò facendosi vento con grazia.
Gornt si concentrò di nuovo. La scrittura non era altrettanto nitida ed era macchiata qui e là. Lacrime? si chiese.
Cara signora Struan, per ovvie ragioni questa parte della lettera va tenuta separata perchè riguarda soltanto noi due e non sir William. Vi ringrazio ancora per la vostra generosità. Non posso accettare la gentile offerta di altre mille ghinee nel caso che entro l'anno io mi risposi, o che mi sposi come direste voi, perchè non intendo né risposarmi né sposarmi...
Gornt le gettò uno sguardo sorpreso. “E' la tua risposta alla mia domanda?” Angélique agitò il ventaglio. “Finisci di leggere.”
Questa volta i suoi occhi scorrevano velocemente la pagina.
Davanti a Dio, sebbene come ho dichiarato sopra io rinunci spontaneamente a qualsiasi pretesa pubblica e legale, non posso cambiare la mia convinzione di essere stata sposata. Non prenderò un altro... Non desidero ferirvi né offendervi, ma non intendo sposarmi di nuovo... no. E' mia intenzione trasferirmi quanto prima a Londra perchè mi sento più inglese che francese e sono di madre lingua inglese più che francese, in quanto considero come vera madre mia zia.
Come ho scritto non userò mai il titolo di signora, ma non posso impedire ad altri di usarlo nel riferirsi a me.
Sir William non accetterà di chiamarmi Angélique o Angélique Richaud, insiste che nel contratto di cui sopra io mi firmi Angélique Struan nata Richaud, perchè, a suo avviso, per la legge b
ritannica e finché non mi risposero, questo è il mio nome legale.
“Sir William ha detto questo?” chiese Gornt.
“No, ma il signor Skye sostiene che se glielo chiederà non potrà negare.”
“Ah.” Gornt annuì pensieroso, bevve un pò di vino e proseguì la lettura con attenzione.
Se quanto sopra vi risultasse insoddisfacente, per favore mettete per iscritto le vostre ulteriori richieste, consegnatele al signor Gornt che, mi dice, si incontrerà di nuovo con voi e tornerà quanto prima, e io le firmerò. Vi raccomando Gornt, era un amico prezioso per vostro figlio e con me è stato molto gentile: mi ha consigliato di accettare le vostre gentili condizioni, il signor Skye invece era contrario. Sinceramente vostra...
Angélique.
Gornt si rilassò nella poltrona, trasse un lungo respiro e la guardò con ammirazione. E' geniale. Geniale. Hai accettato tutto eppure continui a tenere la spada di Damocle sulla sua testa.” Il ventaglio si fermò. “E come?”
“Dichiari di voler vivere a Londra e dunque sotto la legge britannica, è una minaccia esplicita, e pur non usando mai il termine “marito” lo lasci intuire tra le righe, un'altra minaccia. Mi lodi e mi conferisci il ruolo di amico comune tra voi ponendomi in una posizione perfetta per negoziare. E per quanto lei possa giocare d'astuzia qualsiasi cosa ti sottoponga da firmare potrai sempre versare altre lacrime e sospirare, e vincerai. Davvero geniale!”
“Allora posso chiedere a sir William di convalidare la mia firma?”
“Sì” rispose lui. Angélique lo affascinava, era straordinaria, intelligente, coraggiosa... e pericolosa. Forse troppo pericolosa.
“E' uno scacco matto.”
“E come?”
“Tess ha un'unica via d'uscita sicura: che tu ti sposi, e gliel'hai bloccata.” Angélique lo guardava da sopra il bordo del ventaglio. Gornt le restituì la lettera pensando: è di un'intelligenza diabolica, ma per il suo interesse, non per il mio. “Skye ti ha dato un ottimo consiglio.”
“L'unico consiglio l'ho avuto da te, è stata una tua frase a guidarmi.” Gornt sobbalzò. “Nessun altro ha visto questa lettera?”
“No. E nessun altro la vedrà. Potrebbe rimanere un segreto tra noi.” Celando il disappunto, lui si chiese il significato di quel “potrebbe”.
Il fuoco nel camino richiedeva: attenzione, per prendere tempo si alzò e lo sistemò con l'attizzatoio. L'aria era ancora pregna dell'odore dell'incendio ma tutto preso da lei non vi fece caso.
Come avrà potuto escogitare tutto questo? E' assolutamente geniale, tutti i pezzi sono sulla scacchiera, anche per me. Vincerà, sconfiggerà Tess, ma io avrò perso. Dovrò ancora negoziare per lei, e adesso sono più che sicuro che riuscirò a farle aumentare la rendita, ma Angélique non mi ha concesso niente e il gioco tra noi rimane aperto. Ho perso.
Non riceverò il grande premio: lei.
“Dunque la risposta alla mia domanda è no, non è così?” Senza scomporsi Angélique continuò a farsi vento. “Perché?”
“Perché sposandoti perderesti il gioco, perderesti ogni potere su Tess Struan.”
“Sì, io perderei il potere.” Angélique chiuse con calma il ventaglio e se lo posò in grembo senza smettere di fissarlo negli occhi con intensità.
Per un istante Gornt rimase come ipnotizzato, poi la sua mente si snebbiò e il suo viso si illuminò di una grande speranza. “Io perderei, hai detto, cioè tu perderesti il potere su di lei. Ma io no... io non perderei tutto il potere?”
Angélique sorrise.
Era la risposta.
Ancora la Monna Lisa, pensò lui, strano come il suo viso cambi, o come a me sembri cambiare, quanto è machiavellica e quanto dovrò essere vigile per domare questa puledra! Ancora non riesco a capirla, ma bisogna rischiare per conquistare. Con difficoltà mantenne la propria posizione. “Ti amo per tutte le solite ragioni e amo anche la tua intelligenza.
Adesso te lo chiedo ufficialmente: per favore, mi vuoi sposare?”
“Sì.”
Capitolo 59
†
“Alleluia!” esultò Gornt senza lasciare la comoda poltrona accanto al camino.
Il ventaglio si fermò.
“Alleluia? Tutto qui?” mormorò Angélique con il cuore che le batteva forte.
“Oh, no, ma prima dimmi quali sono le tue condizioni.” Lei rise. “Perché dovrebbero esserci delle condizioni?”
“Conosco ormai la tua sottigliezza... anche se non fino in fondo.”
“Quando salirai a bordo della Atlanta Belle?”
“All'ultimo momento. Ci sono molte cose... di cui parlare.”
“Sì. Edward, i nostri figli riceverebbero un'educazione cattolica e noi ci sposeremmo in una chiesa cattolica?”
“E' una condizione?“
“Una domanda.”
Lui aggrottò la fronte prefigurandosi l'avvenire, doveva procedere con cautela in un mare infestato di scogli. “Non vedo perchè no. Come sai non sono cattolico” rispose, “ma se è questo che vuoi non avrò niente in contrario...” L'ultima tessera del mosaico gli sembrò di un potere accecante. “Alleluia!”
“Perché?”
“Mi è venuta un'idea. Ne parleremo tra un attimo. Adesso basta con i giochi, Angélique” disse Gornt in tono di rimprovero. “Condizioni?
Cosa nascondi nel tuo cilindro magico?” Lei si alzò e sollevandosi sulla punta dei piedi gli diede un bacetto sulla bocca. Aveva labbra morbide e un alito delicato. “Grazie per avermi chiesto in moglie e per tutto quello che hai già fatto per me.” Lui le posò le mani sui fianchi. Si resero conto entrambi che i loro due corpi sembravano fatti l'uno per l'altro, ma non dissero niente.
“Le condizioni?”
“Dimmele tu, Edward.” Adesso che lei aveva risposto alla domanda fondamentale e gli aveva offerto la chiave del suo enigma, Gornt non aveva più fretta. “Me ne vengono in mente tre” disse divertito. “Se le avrò indovinate mi dirai le altre?”