“Tu... la stavo andando a cercare e mi hai fermato?”
“Sì. Niente da fare. Fujiko era morta, spiacente, l'ho vista. Era morta, e saresti morto anche tu se fossi tornato, così ti ho colpito e ti ho portato qui. Fujiko è morta nella stanza” ripeté Hiraga in tono asciutto.
Era ancora disgustato per come Tyrer aveva stupidamente messo a repentaglio le loro vite.
Aveva appena avuto il tempo di caricarselo sulle spalle e di scendere nel pozzo, nella fretta aveva quasi messo un piede in fallo, e si era salvato dalle fiamme per un attimo sottile come la carta di riso. Furente pensava: anche il più baka avrebbe capito che era impossibile trovarla, che non poteva essere sopravvissuta alle fiamme che divoravano il giardino e interi edifici, il più baka avrebbe capito che anche se non fosse morta subito a quel punto lo sarebbe stata comunque.
“Se non ti avessi colpito saresti morto. Meglio morto?”
“No.” Tyrer era sconvolto dalla disperazione. “Scusa. Ti devo di nuovo la vita.” Si passò una mano sul volto tentando invano di porre fine all'angoscia.
Fujiko è morta, oh Dio, oh Dio. “Scusa, Nak... Hiragasama, dove siamo?”
“Nel cunicolo. Vicino alle Tre Carpe. Conduce al villaggio, passa sotto la recinzione e il fossato.” Hiraga indicò l'imboccatura del pozzo.
“Adesso è giorno.” Tyrer si alzò con grande fatica. In piedi si sentiva un pò meglio.
Sebbene l'apertura verso il cielo fosse velata da nuvole di fumo capì che era quasi l'alba.
“Dozo.” Con un sorriso Akimoto gli porse un perizoma e un kimono pulito.
“Domo” lo ringraziò Tyrer rendendosi conto con un brivido di quanto il suo fosse bruciato. Aveva qualche ustione sulle gambe, niente di grave. Hiraga si stava arrampicando sui ferri traballanti per dare un'occhiata all'esterno, ma fu subito respinto dal calore.
Ridisceso nella galleria, lo shishi disse: “Non si può uscire, fa troppo caldo. Rimaniamo qui”. Gli offrì di nuovo dell'acqua che venne accettata con gratitudine. “Taira-sama, è meglio andare da quella parte.” Indicò lungo il cunicolo. “Stai bene?”
“Sì. Fujiko era morta, ne sei sicuro?”
“Sì.”
“Che cos'è successo? Stavo dormendo, poi... era una bomba? Ricordo... credo di essere stato scaraventato dalla parte opposta della stanza, lontano... lontano da Fujiko. Era come se una bomba fosse scoppiata sotto la casa. E' stato davvero così? E perchè l'incendio, perchè si è incendiato tutto?”
Akimoto sfiorò Tyrer e sorridendo gli disse in giapponese: “Taira-sama, sei stato fortunato. Se non fosse per Hiraga saresti morto. Capisci?”.
“Hai, wakarimasen.” Tyrer si inchinò con solennità a Hiraga e sempre in giapponese aggiunse: “Grazie, Hiraga-sama, sono ancora in debito. Grazie per avermi salvato la vita”. Si sentì di nuovo male. “Spiacente, prima riposo un pò.” Si sedette con difficoltà. “Che cosa è successo?”
“Parliamo in inglese. Ragione dell'incendio? Uomo cattivo ha messo bombe incendiarie nello Yoshiwara. Vento ha spinto incendio a Yokohama e...” L'orrore per quella notizia fece scattare Tyrer. “Anche l'Insediamento è bruciato?”
“Non lo so, Taira-sama. Non ho avuto tempo di controllare, ma Yoshiwara è distrutto, credo anche villaggio.
Forse anche Yokohama.” Tyrer si alzò e si avviò verso il pozzo.
“No, non si può uscire, da questa parte.” Hiraga accese un'altra lampada. “Mi segui, sì?” Si rivolse ad Akimoto in giapponese: “Tu rimani qui, io lo accompagno, voglio vedere che cosa è successo, poi torno”.
Mentre faceva strada a Tyrer nel cunicolo disse in inglese: “Uomo cattivo ha messo bombe incendiarie.
Voleva far male ai gai-jin. Vento del sud ha trasformato incendio piccolo in incendio grande”.
All'improvviso Tyrer capì: “Mio Dio, qui è tutto costruito con materiali infiammabili, prendono subito fuoco. Mio Dio, se...”. Si fermò in preda al panico. La parete della galleria era coperta d'acqua, ne prese un pò con la mano e si bagnò la fronte per rinfrescarsi. “Spiacente, dicevi, un uomo cattivo? Quale uomo cattivo?”
“Uomo cattivo” ripeté secco Hiraga. In realtà oscillava tra due sentimenti opposti: era adirato contro Takeda che aveva preso l'iniziativa e distrutto il suo rifugio e allo stesso tempo era compiaciuto per l'effetto provocato dalle bombe incendiarie. Certo il vento del sud avrà esteso l'incendio dallo Yoshiwara al villaggio e alle case dei gai-jin. E avendo perso la loro base a Yokohama i gai-jin se ne dovranno andare come Ori e Katsumata avevano previsto. Sonno-joi ha fatto un grande passo avanti.
Un'ora prima era salito dal pozzo nella Città Ubriaca per accertarsi dell'entità del disastro, ma il calore lo aveva costretto a tornare nel cunicolo. Forse nel frattempo i mattoni si erano raffreddati e adesso avrebbe potuto controllare. Hiraga rimandò il desiderio e tornò al presente, doveva rispondere a Tyrer.
La credibilità della sua storia dipendeva dalla sorte toccata a Takeda. Se, com'era probabile, lo shishi non si era lasciato catturare vivo la sua versione dei fatti, essenzialmente veritiera, sarebbe risultata logica: “Uomo cattivo voleva distruggere tutti gai-jin e cacciarli dal Giappone.
Uomo della Bakufu. Bakufu vuole cacciare gai-jin. Yoshi vuole cacciare gai-jin. Ha pagato spia per appiccare incendio e dare colpa agli shishi, ma è stato uomo della Bakufu”.
“Conosci quest'uomo?” Hiraga scosse il capo.
“E' un satsuma, così ha detto la mama-san.”
“Raiko-san?”
“No, Wakiko, di un'altra casa” rispose Hiraga inventandosi il nome. Erano arrivati al tratto della galleria inondato d'acqua. “Meglio togliere i vestiti. Più sicuro.” Si spogliarono e tenendo sollevata la lampada guadarono la barriera. Dall'altra parte, mentre Tyrer si riallacciava il perizoma e infilava il kimono, Hiraga elaborava il suo discorso sulla responsabilità della Bakufu precisando che il piano e la sua esecuzione andavano attribuiti ad Anjo, agli Anziani e soprattutto a Yoshi, anche se questi ne avrebbero dato la colpa ai ronin o agli shishi.
A Tyrer la spiegazione sembrò plausibile. Molto convincente. Ancora un satsuma, uno dei demoni di Sanjiro.
Giunti alla fine del cunicolo, Hiraga indicò l'imboccatura del pozzo.
“E' come l'altro. Salgo prima io a controllare.” Porse la lampada a Tyrer e si arrampicò fino in cima. Si affacciò con cautela sopra i mattoni ancora caldi e vide un paesaggio terrificante. Tutto ciò che un tempo circondava la Terra di Nessuno era sparito, adesso in lontananza poteva vedere il mare, le zone dove prima sorgevano la Città Ubriaca e il villaggio erano state rase al suolo. All'orizzonte, a nord, molti edifici dei gai-jin erano ancora in piedi ma non se ne preoccupò. Nell'insieme Yokohama era distrutta. Scese di nuovo.
“Che cos'è successo, Hiraga-sama?”
“Sali a vedere. Io mi fermo qui. Adesso vai, amico. Hiraga non viene, non può, i samurai lo cercano ancora, neh?” Tyrer guardò quegli occhi scuri che lo fissavano e quello strano uomo che aveva rischiato la vita per salvarlo. Che lo aveva salvato per la seconda volta. Esiste forse una dimostrazione di amicizia più grande?
“Senza di te sarei morto. Ti devo la vita. Ringraziarti non basta.” Hiraga si strinse nelle spalle e non rispose.
“Cosa farai?”
“Prego?”
“Se ti volessi vedere dove ti trovo?”
“Io rimango qui. Taira-sama, Yoshi ha messo taglia su mia testa, neh? Prego, non parlare di cunicolo. La Bakufu e Yoshi mi vogliono morto. Se Taira-sama parlerà presto sarò morto, non ho via di fuga.”
“Non lo dirò a nessuno. Come potrò farti avere un messaggio?” Hiraga rifletté un istante. “Vieni tramonto e mi chiami dal pozzo.
Io sono qui tramonto. Capisci?”
“Sì.” Tyrer gli offrì la mano. “Non aver paura, non parlerò e cercherò di aiutarti.”
Hiraga gli strinse forte la mano.
“Phillip! Phillip, ragazzo mio, grazie a Dio siete salvo!” Sir William, il volto acceso per il sollievo, gli corse incontro e lo afferrò per le spalle. “Dicevano che l'incendio vi aveva inghiottito nello Yoshiwara, entrate e sedetevi, poveretto.” Lo aiutò ad accomodarsi nella migliore poltrona del suo ufficio, accanto al camino. “Buon Dio, che brutto aspetto, cosa diavolo vi è accaduto? Avete bisogno di un brandy!” Tyrer si rilassò nell'alta poltrona sentendosi già molto meglio. Dopo l'orrore iniziale per i danni causati dall'incendio si era rassicurato: le persone incontrate sulla passeggiata avevano fasciature e ustioni ma non parlavano di morti; le legazioni, i palazzi della Struan e della Brock, l'accampamento dell'esercito e la flotta erano intatti. Poiché nessuno gli sapeva dire chi e quanti fossero i dispersi si era precipitato alla Legazione. Bevve un lungo sorso di brandy.
“Sono stato salvato nello Yoshiwara. Ero con... la mia ragazza e, ecco, lei è morta.” Fu sommerso da un'ondata di tristezza.
“Mio Dio, mi dispiace. Strano, anche l'altro vostro amico, Nakama, o Hiraga come forse si chiamava, è morto.”
“Davvero, signore?”
“Sì” rispose sir William adagiandosi nella poltrona davanti alla sua.
Con entusiasmo proseguì: “Lo hanno identificato. Un drappello lo ha avvistato nella Terra di Nessuno mentre nella Città Ubriaca stava divampando l'incendio; dapprima lo hanno inseguito pensando che fosse uno sciacallo, poi lo hanno riconosciuto, gli hanno sparato per fermarlo e lo hanno ferito, ma quella canaglia, non ci crederete, quel pazzo si è alzato e si è lanciato in un edificio in fiamme, nel vecchio deposito di combustibile.
Il sergente dice che subito dopo una terribile esplosione ha fatto saltare tutto”.
“Non è possibile, perché...”
“Anche a me sembra poco verosimile, buttarsi in un inferno, è ridicolo, nessuno lo farebbe mai. Mi duole comunicarvi che due dei ragazzi che lo inseguivano sono morti travolti dall'esplosione. Dannazione!
L'incendiario potrebbe benissimo essere stato Nakama, se effettivamente l'incendio era doloso come dicono, cosa di cui non sono molto convinto. In ogni caso i barili di olio esplodevano ovunque.” Sir William si rammaricò per l'agitazione e il pallore di Tyrer.
“Mi dispiace per voi, Phillip, mi dispiace perchè so quanto gli eravate affezionato, ma per il resto non mi dispiace affatto, era un assassino e la sua morte ci libera da un grosso problema con Yoshi, non credete?” Aspettò pazientemente che Tyrer si dichiarasse d'accordo, ma il volto del giovane rimaneva impietrito. “Perdonatemi, per voi dev'essere un brutto colpo che si aggiunge a quello... dev'essere stato terribile!”
Tyrer era confuso, non riusciva a ordinare nella mente l'equivoco intorno a Hiraga.
“Lo Yoshiwara, sì, sì, è così.” Ma proprio quando stava per puntualizzare sir William lo interruppe ancora.
“Ve lo devo dire, Phillip, siamo stati incredibilmente fortunati.
L'esercito è intatto, anche la marina, solamente un membro della nostra comunità risulta disperso. Avete visto qualcuno dei nostri allo Yoshiwara?”
“No, signore, nessuno dei nostri, no.” Tyrer non riusciva a concentrarsi.
“Nessuno. Vedete, io ...”
“Dannazione! E' difficile controllare tutti i residenti. Nella Città Ubriaca poi è impossibile, ma anche li sostengono che manchino soltanto cinque o sei persone, che naturalmente si chiamano tutte Charlie, Tom o George. Per fortuna le ragazze della signora Fortheringill sono tutte salve. E straordinario che noi siamo scampati, se il vento non fosse calato... ma è calato, grazie a Dio... avete visto che anche la Santa Trinità è intatta? Certo, i danni ammonteranno a centinaia di migliaia di sterline.
Benedette le assicurazioni, vi pare? Adesso finite di bere, poi dormite un pò. A mente fresca vi renderete conto che la morte di Nakama è una bella fortuna per noi, ci evita un grave incidente diplomatico.
Io devo uscire, mi aspetta una riunione con la comunità. Perché non vi coricate fino al mio ritorno e...”
Bussarono alla porta. Bertram disse: “Lo shoya vi vuole vedere, sir William”.
“E' arrivato proprio al momento giusto, fallo entrare. Phillip, prima di andare fermatevi a tradurre. Prego, entrate, signor shoya.” Lo shoya si inchinò con deferenza ma rimase guardingo.
“Il mio padrone vi saluta, shoya” tradusse Tyrer. Era ancora confuso, con i pensieri altrove e un disperato bisogno di sdraiarsi per riflettere. “Per favore, sapete dirci quante persone avete perso nell'incendio?”
“Per favore, ringraziatelo per la gentile domanda, ma non deve preoccuparsi per i nostri problemi.” Lo shoya era strabiliato da quell'interesse per questioni che non riguardavano i gai-jin. Che trappola mi staranno preparando? si chiese.
“Il mio padrone chiede quante persone avete perso.”
“Oh, spiacente, non ho ancora un conteggio definitivo, ma cinque pescatori e due famiglie sono trapassate” rispose educatamente lo shoya inventandosi una cifra per soddisfare la richiesta del capo dei gai-jin che con quel “quante persone avete perso” voleva di sicuro una cifra. In realtà non aveva perso nessuno, né adulti né bambini né barche perchè l'allarme era stato dato in tempo.
“Il mio padrone dice, molto spiacente. Può aiutare il villaggio?”
“Ah! Ah, sì, prego ringraziate il Grande Signore, le famiglie avrebbero bisogno di qualche sacco di riso e un pò di denaro, qualsiasi aiuto in cibo o in ...” Lo shoya si interruppe per lasciare a loro la decisione.
Sarà un'altra trappola?
“Il mio padrone dice che manderà del cibo al villaggio. Per favore raccontate com'è cominciato l'incendio.”
Lo shoya pensò che era pura follia aspettarsi una risposta da lui. E' pericoloso immischiarsi con la politica, e ancora di più in quella tra gli shishi e la Bakufu. Sebbene si rammaricasse moltissimo per la perdita di introiti che la partenza dei gai-jin dalle loro coste, l'indomani o il giorno seguente, gli sarebbe costata, non tutto era perduto perchè i suoi libri, le ricevute e i soldi erano salvi e poteva contare sull'accordo con il gai-jin Jami che adesso sarebbe diventato ancora più importante. Sono sicuro che la mia compagnia per azioni non ne soffrirà.
Era anche contento della coraggiosa azione con cui gli shishi erano riusciti a scacciare gli stranieri addossandone la colpa alla Bakufu.
Sonno-joi. Senza i gai-jin staremo meglio. Che tornino a rinchiudersi nella piccola Deshima di Nagasaki come nel passato.
Aprirò una filiale a Nagasaki e aspetterò il loro ritorno. Se mai torneranno.
“Spiacente, è probabile che sia stato rovesciato dell'olio in una cucina” rispose con un umile inchino. “Soltanto nello Yoshiwara si cucina di notte, noi non lo facciamo, vi prego di scusarmi, non so altro.”