Gai-Jin (145 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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Anche lui era andato a ritirare una copia del giornale prima della siesta pomeridiana e poi si era fermato a orinare in un canale di scolo.

“Ehi, anche il giornale parla del duello, hai visto?”

“Di quale duello vai cianciando?” sbottò McFay.

Si diceva che dovesse avere luogo da un giorno all'altro ma nessuno ancora aveva dichiarato ufficialmente che la data era fissata per l'indomani, mercoledì.

“Per l'amor del cielo piantala di soffiare sul fuoco con questa storia!”

“Senza offesa, vecchio mio.” Il florido Lunkchurch si riabbottonò i pantaloni e diede un inutile strattone alla cintura. “Che cosa cavolo succede?” Batté un colpetto sul giornale. “Che cavolo sta combinando quella volpe di Nettlesmith per farti andare così in bestia?”

“Niente di nuovo” rispose McFay evitando di parlare della vera ragione del suo nervosismo. “Solo che nell'editoriale dice che la flotta è quasi pronta, che l'esercito sta lucidando le baionette e che dall'India stanno arrivando in nostro aiuto diecimila sepoy.”

“Tutte cavolate, tutte!”

“Sì.

E a questo aggiungi che il dannato governatore sta cercando come al solito di rovinare l'economia di Hong Kong. Nettlesmith ha ripubblicato un editoriale del “Times” in cui si dice un gran bene dell'idea di dar fuoco alle nostre piantagioni bengalesi di oppio per coltivarci il tè; proprio una trasformazione da niente che provocherà attacchi di cuore in tutta l'Asia. Come se il darjeeling avesse lo stesso effetto del papavero!

Quegli stupidi bastardi riusciranno a rovinare noi e l'economia britannica insieme. Adesso devo scappare, ci vediamo alla riunione.”

“Che idiozie queste riunioni! Una schifosa perdita di tempo” ribatté Lunkchurch.

“Diavolo d'un governo! Dovremmo fare le barricate come i francesi. E poi dovremmo bombardare Edo immediatamente! Zia Willie non ha le palle, e in quanto a quello schifoso di Ketterer...” Continuò a imprecare anche quando McFay era già lontano. Le sue parole indisponevano i passanti che si dirigevano a passo spedito verso il giornale.

Quando Jamie bussò alla sua porta, Malcolm Struan alzò lo sguardo.

Vide subito il “Guardian”. “Bene; stavo per chiedervi come mai non era ancora arrivato.”

“Sono andato a prenderne una copia io. Un uccellino mi aveva sussurrato di non aspettare.”

“Ah” commentò Malcolm con una smorfia. “La mia lettera è stata pubblicata? C'è?”

“Se me ne aveste parlato avrei cercato almeno di minimizzarne l'impatto.”

“Calmatevi, per carità” lo esortò Malcolm di buon umore impossessandosi del giornale e cercando la pagina incriminata. “Non c'è niente di male nel prendere una posizione in merito a una questione di ordine morale. Il commercio dell'oppio è immorale, come del resto quello delle armi, e se non ve l'ho detto è perchè volevo fare una sorpresa anche a voi.”

“E ci siete riuscito! Farà arrabbiare i mercanti di tutta l'Asia e ci danneggerà perchè anche noi abbiamo bisogno di alleati.”

“Sono d'accordo sugli alleati, ma perchè la mia lettera dovrebbe danneggiarci? Ecco!”

Era a centro pagina sotto un titolo che recitava:

LA NOBIL CASA PRENDE UNA NOBILE POSIZIONE!

“Bella frase, mi piace.”

“Scusate, ma a me invece non piace affatto. Ci danneggerà, perchè lo sanno tutti che senza quel genere di commercio siamo rovinati. Voi siete tai-pan ma non potete...” Jamie si interruppe vedendo che Malcolm gli sorrideva imperturbabile. “Che mi dite dei fucili dei choshu, per l'amor del cielo? Abbiamo preso i loro soldi anche se poi avete deciso di trattare con quell'altro, Watanabe, per conto del principe qualcosa, per un ordine di cinquemila pezzi.”

“A tempo debito, Jamie.” Malcolm restò calmo ricordando che sua madre aveva cancellato quell'ordine che lui, senza remore, aveva rinnovato.

Sciocco da parte di Tess fare una cosa simile, non sapeva niente del Giappone. Non importa, ancora pochi giorni e poi sarà domata.

“Nel frattempo, Jamie, non c'è niente di male nel prendere pubblicamente posizione in merito a una questione morale” ripeté con leggerezza.

“Bisogna adeguarsi ai tempi, non lo credete anche voi?” McFay battè le palpebre. “Mi state dicendo che è una finta? Per confondere l'opposizione?”

“Adeguarsi ai tempi” ripeté Malcolm allegramente. La sua lettera sosteneva la necessità, entro un certo lasso di tempo, di metter fine al commercio d'oppio e d'armi, proprio come voleva l'Ammiraglio, e schierava in modo inequivocabile la Nobil Casa dalla parte dell'ammiraglio stesso e del governo nel nuovo piano per l'Asia: E necessario trovare subito delle soluzioni atte a dare la giusta direzione al nostro approccio al commercio, per la gloria di Sua Maestà la Regina, Dio la benedica, e del nostro Impero; la Nobil Casa è orgogliosa di aprire la strada... aveva scritto insieme ad altre fiorite dichiarazioni firmando: il tai-pan come suo padre e il nonno avevano fatto prima di lui nelle lettere indirizzate alla stampa.

“Mi sembra ben scritta, che ne dite?”

“Sì, benissimo” rispose McFay. “Mi avete proprio convinto. Ma se è soltanto una...” Stava per dire “concessione” ma si fermò. Una concessione nei confronti di chi? E in nome di che cosa? “Ma se è soltanto una tattica, perchè attuarla? Non avreste potuto scegliere un momento peggiore. Alla riunione vi sfideranno apertamente.”

“Che lo facciano pure.”

“Penseranno che siamo diventati matti.”

“Che lo pensino pure. Tra qualche settimana l'avranno dimenticato, e noi nel frattempo saremo a Hong Kong.” Malcolm sorrideva traboccando buon umore.

“Non temete, so quello che sto facendo. Voi fatemi un favore, lasciate un messaggio all'ammiraglio, mi piacerebbe vedere sia lui che Marlowe, quando sbarca, prima di cena. Cenano da noi alle otto, vero?”

“Sì, entrambi hanno accettato l'invito.”

McFay sospirò. “Allora mi volete tenere in sospeso sulla ragione della lettera?”

“Non temete, tutto sta andando bene. Adesso occupiamoci di cose più importanti: per esempio oggi dobbiamo decidere le ordinazioni di seta della prossima stagione. Accertatevi che Vargas abbia i libri aggiornati. Voglio parlare di pagamenti e fondi con i cambiavalute al più presto, e non dimenticate che domani Angélique e io trascorreremo tutta la giornata con Marlowe a bordo della Pearl.” Avrebbe danzato una giga se avesse potuto, ma le gambe e il ventre gli dolevano più del solito.

Non importa, pensò, domani è il grande giorno, ce l'ho quasi fatta e poi vadano tutti al diavolo.

Jamie si rendeva conto che in Malcolm c'era qualcosa di strano, ma non capiva di che cosa si trattasse.

Ogni postale proveniente da Hong Kong portava a entrambi una lettera di Tess Struan, ogni volta più dura della precedente, e tuttavia da circa una settimana Malcolm era dello stesso ottimo umore che aveva prima dell'incidente, vigile e attento, e dedito agli affari malgrado soffrisse in modo evidente e zoppicasse come sempre.

E poi c'era la spada di Damocle del duello fissato per mercoledì.

McFay aveva cercato di avvicinare ben tre volte Norbert Greyforth per arrivare a una mediazione, ed era ricorso persino all'aiuto di Gornt, ma niente sembrava poterlo dissuadere: “Jamie, di' a quella giovane canaglia che dipende solo da lui” aveva ribattuto Norbert.

“E' stato lui a cominciare questa storia. Se lui mi presenta le sue scuse io le accetto, sempre che siano pubbliche, e con la fanfara!”

McFay si morsicò le labbra. Gli restava soltanto una possibilità: spifferare il luogo e la data del duello a sir William, ma l'idea di venir meno a un giuramento solenne gli risultava detestabile. “Voglio parlare con quel briccone di Gornt alle sei in punto per stabilire gli ultimi dettagli.”

“Bene. Mi dispiace che Gornt non incontri i vostri gusti, Jamie, è un buon diavolo. Davvero.

L'ho invitato per questa sera. Ma non prendetevela con lui.”

Malcolm imitò un forte accento scozzese per compiacere il suo interlocutore.

Infatti McFay sorrise, un pò addolcito dall'atteggiamento amichevole di Malcolm. “Avete...” Un colpo bussato alla porta lo interruppe.

“Avanti.” Dmitri si precipitò nella stanza come un mare in tempesta lasciando la porta aperta dietro di sé.

“Sei impazzito, Malc? Com'è possibile che la Struan appoggi questi stronzi su oppio e armi?”

“Non c'è niente di male nell'assumere una posizione in merito a una questione d'ordine morale, Dmitri.”

“C'è molto di male, invece, se si tratta di una follia. Se la Struan prende questa posizione noi ci ritroviamo a nuotare controcorrente, per Dio, quel fottuto di Willie lo userà come arma contro di noi...”

Si fermò vedendo Norbert Greyforth che entrava senza bussare.

“Siete diventato scemo?” sbraitò Norbert appoggiandosi alla scrivania e agitando il giornale sotto il naso di Malcolm. “Dov'è andato a finire il nostro accordo per agire di comune intesa, eh?” Malcolm lo guardò.

Era pallido e carico d'odio. “Se volete un appuntamento non avete che da chiederlo” disse in tono gelido e controllato. “Adesso sono occupato. Uscite di qui. Fuori, prego!”

Norbert arrossì ripensando all'avvertimento di sir William di comportarsi bene se non voleva andare incontro a guai. Il suo volto si contrasse per la rabbia. “Mercoledì, all'alba, per Dio! Cercate di esserci!” Girò su se stesso e con due balzi scomparve. La porta si richiuse con un tonfo dietro di lui.

“Volgare bastardo” commentò Malcolm a bassa voce.

In una situazione diversa Dmitri a quel punto si sarebbe concesso una sonora risata, ma in quel momento le preoccupazioni ebbero il sopravvento.

“Poiché siamo in argomento, voglio dirti che mercoledì io non prenderò parte all'incontro.”

“Non importa, Dmitri.” Il colore stava tornando sulle guance di Malcolm.

“Ho sempre la vostra parola, signori, che niente verrà lasciato trapelare.”

“Certo.” Poi Dmitri esplose: “Non farlo, potrebbe ferirti gravemente”.

“Io sono già ferito gravemente, vecchio mio. Ti prego di non preoccuparti.

Se Norbert verrà all'appuntamento sarà ...” Stava per dire: sarà un uomo morto, e provò la tentazione di svelare all'americano il piano di Gornt, McFay ne era già al corrente e, sebbene con riluttanza, aveva ammesso che avrebbe potuto funzionare, ma poi decise di non parlarne. “Ho già offerto a Norbert di arrivare a un'intesa ma lui ha rifiutato. Non striscerò mai in pubblico.

A proposito, che ne sai delle Colt Armament? Ho sentito dire che la Cooper-Tillman ha un gruppo di azioni da vendere. Vorrei comprarle io.”

“Cosa? Come fai a saperlo?” Dmitri gettò un'occhiata a McFay che, pur altrettanto sbalordito, era riuscito a dissimulare. “Dove l'hai saputo?”

“Me l'ha detto un uccellino” rispose Malcolm nascondendo la soddisfazione.

Era stato Edward Gornt a dargli la dritta, insieme a molte altre informazioni sul conto dei Brock e della Cooper-Tillman, per dimostrare la sua sincerità rispetto all'informazione veramente importante che gli avrebbe passato dopo il duello. “Perché aspettare, signor Gornt” gli aveva chiesto. “Se si tratta di una cosa importante come dite sarà meglio occuparsene subito.”

“Quanto prima, tai-pan. Ma, come abbiamo stabilito, saprete tutto mercoledì. Nel frattempo, poiché noi due intratterremo una lunga e felice relazione, perchè non lasciar perdere il signore e chiamarmi soltanto Gornt? Io continuerò con tai-pan fino a quando non ci incontreremo di nuovo a Shanghai o a Londra, dopo la rovina di sir Morgan. A quel punto, magari, potremmo passare ai nostri nomi di battesimo, che ne dite?” Malcolm guardò Dmitri sempre più esaltato.

Tutto stava andando più che bene. “Che cosa ne pensi, vecchio mio? Jeff Cooper è pronto a vendere? E tu disponi della necessaria autorità per concludere la transazione?”

“Sì, ho l'autorità. Ma c'è un però.”

“Nessun però. E tutto per iscritto?”

“Tutto per iscritto, e lui vuol vendere la metà delle azioni ma c'è sempre un però. Il prezzo dev'essere quello giusto: 16,50 l'una.”

“Balle. Non ci siamo per niente. 13,20 e non un centesimo di più.

Possiamo stendere una lettera di intenti in data odierna per l'acquisto di quarantamila azioni.”

Dmitri lo guardò per un istante a bocca aperta: quarantamila era il numero esatto delle azioni in vendita; 13,20 era un'offerta bassa. Le aveva offerte a Morgan Brock che aveva proposto 12,80, un prezzo stracciato, e per di più pagabili a un anno, il che rendeva la proposta poco interessante.

Tuttavia trovare un acquirente per una simile quantità di azioni era praticamente impossibile. Dove aveva avuto l'informazione Malc? “13,20 è troppo lontano dalla realtà” disse.

“13,20 oggi. Domani l'offerta sarà scesa a 13,10 e mercoledì la ritirerò.” Gornt gli aveva detto che Cooper aveva bisogno di concludere in fretta per poter investire in un cantiere americano che produceva corazzate, sia per la marina del Nord sia per quella del Sud.

“Diversamente dal vecchio Jeff, io ho molto tempo a disposizione.”

“Che cosa vuoi dire con questo?”

“Soltanto che io ho molto tempo mentre Jeff non ne ha.

Come non ne hanno l'Unione e i Confederati, per non parlare delle loro marine” aggiunse in tono cordiale, “con la guerra che va male per tutti e due.”

“Dannate spie” disse Dmitri. “Non tratto. 15,20.”

“Illuso. 13,20 pagamento in oro quando la tratta a vista arriva a Boston.” Dmitri aprì la bocca ma McFay lo precedette.

“Tai-pan, non sarebbe meglio riflettere prima se...”

“...se non sia meglio chiedere l'autorizzazione a Hong Kong?” concluse Malcolm. “Andiamo, Jamie, ne abbiamo già parlato e la faccenda è stata sistemata una volta per sempre.” Il suo tono tranquillo non ammetteva repliche. “Giusto?”

“Sì, scusate, avete ragione.” Con grande calma Malcolm riprese: “Allora, Dmitri, sì o no?”.

Dmitri lo guardò con rinnovato senso di rispetto. Il fatto che l'altro proponesse un pagamento immediato gli andava bene. “Affare fatto.” Tese la mano. Malcolm la strinse.

McFay disse: “Preparerò la lettera. Potrete firmarla alle cinque, va bene?”.

“Benissimo. Grazie per essere venuto a trovarmi, Dmitri. Sei sempre il benvenuto. Si cena alle otto e mezzo.”

Dopo l'uscita dell'americano, McFay non riuscì a trattenersi. “E un mucchio di soldi.”

“528.000 dollari, per l'esattezza. Ma la Colt ha ricevuto una nuova ordinazione per centomila fucili di tipo totalmente nuovo. Quando la nostra lettera di credito arriverà le loro azioni saranno raddoppiate.

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