Gai-Jin (6 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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Sfilò a Struan la camicia di seta bianca intrisa di sangue.

“Parlate olandese?”

“Poche parole anche di olandese. Tutti gli studenti interpreti diretti in Giappone dovrebbero frequentare un corso di sei mesi ma il Foreign Office ci ha spediti qui col primo vapore disponibile.

Come mai è proprio l'olandese la lingua ufficiale usata dalla burocrazia giapponese?”

“Non è la lingua ufficiale della burocrazia.

Al Foreign Office, si sbagliano su questa come su molte altre cose. Tuttavia è l'unica lingua europea che alcuni uomini della Bakufu parlano...

Adesso io tengo Struan leggermente sollevato e voi gli sfilate gli stivali e i pantaloni, ma fate attenzione.”

Tyrer obbedì, usando goffamente la mano sana, la sinistra.

Struan era ormai nudo sul tavolo operatorio.

Dietro di lui c'erano gli strumenti chirurgici, gli unguenti e le bottiglie. Babcott indossò un pesante grembiule di stoffa impermeabile.

Quando si voltò Tyrer pensò che sembrava un macellaio.

Lo stomaco gli si capovolse e arrivò al catino appena in tempo.

Babcott sospirò.

Quante centinaia di volte ho vomitato l'anima e forse anche qualcosa di più?

Ma ho bisogno del suo aiuto e perciò oggi questo bambino diventerà grande.

“Venite qui, dobbiamo procedere in fretta.”

“Non posso, io davvero non posso ...”

Il dottore fece la voce grossa.

“Voi venite qui subito ad aiutarmi per bene altrimenti Struan morirà, ma prima che lui muoia io vi strapperò personalmente il cuore dal petto!” Tyrer si avvicinò barcollando.

“Non qua, per l'amor di Dio, dall'altra parte! Tenetegli ferme le mani!”

Al tocco di Tyrer, Struan aprì gli occhi per un istante ma ripiombò subito nel suo incubo emettendo suoni sconclusionati.

“Sono io” mormorò Tyrer a corto di idee.

Babcott versò su uno spesso tampone di cotone del liquido giallastro e oleoso da una piccola bottiglia senza etichetta.

“Tenetelo saldamente” gli ordinò quando premette il tampone sul naso e la bocca di Struan.

La reazione di Struan fu immediata: sentendosi soffocare si aggrappò al tampone e con una forza inaspettata riuscì quasi ad allontanarlo dal volto. “Per amor del cielo, tenetelo” ripeté Babcott.

Ancora una volta Tyrer strinse i polsi di Struan dimenticando il braccio ferito e pur soffrendo riuscì a tenere fermo lo scozzese. L'etere nauseava anche lui.

Struan lottò ancora scuotendo il capo contro la sensazione terribile di precipitare in un pozzo senza fondo.

Poi gradualmente le forze lo abbandonarono.

“Eccellente” disse Babcott.

“E' straordinaria la forza che qualche volta i malati riescono a raccogliere per lottare.”

Mise Struan prono sul tavolo e gli sistemò la testa in una posizione confortevole.

Quella posizione rivelava l'intera ferita: la spada giapponese aveva aperto un taglio che cominciava sul dorso e girava intorno alla cassa toracica per finire a pochi centimetri dall'ombelico.

“Non perdetelo d'occhio nemmeno un minuto e ditemi se si muove. Quando ve lo dirò gli darete altro etere ...”

Ma Tyrer era già al catino.

“Svelto!”

Babcott non lo aspettò e lasciò che le sue mani avvezze a operare in condizioni persino più disagevoli cominciassero a muoversi seguendo l'istinto e l'esperienza.

La Crimea con le sue decine di migliaia di soldati morenti a causa del colera, della dissenteria e soprattutto del vaiolo, e tutti i feriti, le grida notte e giorno, e poi, nottetempo la Signora della Lampada che portava ordine nel caos degli ospedali militari.

L'infermiera Florence Nightingale che organizzava, consolava, minacciava, pretendeva, implorava ma in un modo o nell'altro riusciva sempre a imporre le sue idee nuove e a ottenere la pulizia dove prima regnava la sporcizia, a eliminare le morti disperate e inutili e a trovare anche il tempo per visitare i malati e i bisognosi a ogni ora della notte con la lampada a olio o la candela tenuta alta per illuminare il suo passaggio di letto in letto.

“Non so come facesse” mormorò Babcott.

“Prego, signore?”

Il medico alzò gli occhi per un istante e vide Tyrer che lo fissava pallido in volto. Si era quasi dimenticato di lui.

“Stavo pensando alla Signora della Lampada” disse per calmare i nervi senza però mai distogliere l'attenzione dai muscoli recisi e dalle vene danneggiate.

“Florence Nightingale arrivò in Crimea con trentotto infermiere e in soli quattro mesi ridusse la percentuale di mortalità da 40 su 100 a circa 2... su 100.”

Come tutti gli inglesi anche Tyrer conosceva queste cifre, ed era orgoglioso del fatto che fosse stata proprio lei a fondare la professione infermieristica.

“Com'era, personalmente?”

“Tremenda, se non si teneva tutto pulito e come lo voleva lei. Oppure una santa nel senso più cristiano del termine. Era nata a Firenze, da dove le veniva il nome, ma era inglese dalla testa ai piedi.”

“Sì.” Tyrer percepì la commozione del dottore.

“Eccezionale. Davvero eccezionale. Voi l'avete conosciuta bene?”

Gli occhi di Babcott non si staccarono dalla ferita né le sue dita esperte smisero di cercare la parte recisa dell'intestino.

Quando, come aveva paventato, la trovò imprecò senza rendersene conto. Con delicatezza cominciò a cercare l'altra estremità. Il cattivo odore aumentava.

“Stavate parlando dell'olandese. Sapete perchè alcuni giapponesi lo parlano?”

Con un grande sforzo Tyrer distolse lo sguardo dalle dita del medico è cercò di otturare le narici.

Violenti spasmi gli contraevano lo stomaco.

“No, signore.”

Struan si mosse.

Babcott disse: “Dategli altro etere... così, non premete con troppa forza...

Bene. Ben fatto. Come vi sentite?”.

“Un disastro.”

“Non importa.”

Le mani del dottore ricominciarono a muoversi. Poi si fermarono, con delicatezza estrassero l'altra estremità dell'intestino.

“Lavatevi le mani e datemi l'ago già infilato, là, sul tavolo.”

Tyrer obbedì.

“Bene. Grazie.” Babcott cominciò a ricucire con grande accuratezza.

“Non ci sono lesioni al fegato, un piccolo trauma ma nessuna ferita.

Anche i reni sono a posto. Ichiban... in giapponese significa bene.

Ho alcuni pazienti giapponesi che ripagano i miei servigi insegnandomi qualche parola e qualche frase. Vi aiuterò con la lingua, se volete.”

“Io... Sarebbe magnifico... ichiban. Mi dispiace di essere tanto inetto.”

“Niente affatto. Detesto lavorare da solo... io, be', mi viene paura.

E' buffo ma succede così.”

Per un istante le sue dita sembrarono riempire l'intera stanza.

Tyrer guardò il volto di Struan.

Soltanto un'ora prima era il volto di un giovane sano e forte, e ora era diafano, teso e tetro, e gli occhi sotto le palpebre chiuse si muovevano convulsamente.

E' strano, pensò, sembra così nudo. Due giorni fa non l'avevo nemmeno sentito nominare e adesso siamo uniti da questa esperienza, adesso la vita è diversa e sarà diversa per tutti e due, che ci piaccia o no, e so che lui è coraggioso mentre io sono un codardo.

“Ah, mi avete chiesto dell'olandese” riprese Babcott quasi inconsapevolmente, senza sentire quello che diceva, tutto concentrato sul lavoro di ricucitura.

“Fin dal 1640 l'unico contatto dei giapponesi con il mondo esterno, fatta eccezione per la Cina, ha riguardato gli olandesi. A tutti gli altri era vietato approdare in Giappone, soprattutto agli spagnoli e ai portoghesi. Ai giapponesi non piacciono i cattolici perchè nel XVII secolo questi si erano intromessi nelle loro questioni politiche. Ci fu persino un tempo in cui sembrava che il Giappone fosse in procinto di convertirsi al cattolicesimo, o perlomeno così dice la leggenda. Ne avete mai sentito parlare?”

“No, signore.”

“Dunque gli olandesi venivano tollerati perchè non avevano mai cercato di portare qui i loro missionari e volevano soltanto commerciare.”

Per un attimo smise di parlare ma le sue dita continuarono a dare precisi punti di sutura.

“Così, a qualche olandese, ma soltanto uomini, nessuna donna comparve mai da queste parti, fu concesso di fermarsi, seppure a condizioni molto severe. Vennero confinati su un'isoletta strappata al mare, Deshima, tre acri di terra nel porto di Nagasaki. Gli olandesi obbedirono a tutte le leggi imposte dai giapponesi e s'inchinarono senza discutere. Nel frattempo diventarono molto ricchi. Portarono in Giappone dei libri, quando ne ebbero la possibilità, commerciarono, quando gli fu consentito, e svolsero tutto il commercio con la Cina essenziale al Giappone: sete e argento in cambio d'oro, carta, lacca, bastoncini... sapete di cosa sto parlando?”

“Sì, signore. Ho trascorso tre mesi a Pechino.”

“Oh si, scusatemi, l'avevo dimenticato. Non importa. Secondo i resoconti olandesi del XVII secolo il primo shògun Toranaga, come dire il loro imperatore, decise che l'influenza delle nazioni straniere era contraria agli interessi del Giappone, vietò qualsiasi rapporto con il resto del mondo e decretò che il suo popolo non costruisse mai imbarcazioni adatte ad affrontare l'oceano e che non lasciasse mai il paese; chiunque ne avesse varcato i confini non vi avrebbe più fatto ritorno e, qualora avesse osato contravvenire ai suoi ordini, sarebbe stato ucciso all'istante.

Questa legge vige tuttora.”

Le sue dita si fermarono per un istante quando il filo sottile si spezzò. Imprecò.

“Datemi l'altro ago. Non riesco a fare un lavoro decente anche se la seta è buona. Nel frattempo cercate d'infilare questo ma lavatevi le mani prima e dopo. Grazie.”

Grato d'avere un compito da svolgere Tyrer vi si dedicò con zelo, ma scoprì presto che le sue dita erano incapaci. Le tempie cominciarono e pulsare e la nausea lo assalì di nuovo.

“Stavate dicendo degli olandesi?”

“Ah si. Dunque, con grande cautela olandesi e giapponesi cominciarono a scambiarsi informazioni, sebbene ufficialmente agli olandesi fosse proibito imparare la lingua giapponese. Circa dieci anni fa la Bakufu aprì una scuola di olandese ...”

All'improvviso sentirono dei passi che si avvicinavano di corsa.

Qualche rapido colpo alla porta.

Un accaldato sergente dei granatieri spalancò la porta senza aspettare d'essere invitato a entrare.

Sapeva di non dovere entrare mai nella sala operatoria quando c'era un intervento in corso.

“Scusate se v'interrompo signore, ma ci sono quattro schifosi gialli che stanno venendo qua. Sembra una delegazione. Sono tutti samurai.”

Il dottore non interruppe il suo lavoro.

“Lim è con loro?”

“Sissignore.”

“Scortateli nella sala d'aspetto e dite a Lim di occuparsene. Arriverò appena possibile.”

“Sissignore.” Dopo aver gettato un'altra occhiata stupefatta al tavolo operatorio il sergente scomparve.

Il dottore portò a termine un altro punto, lo fermò, tagliò il filo, tamponò la ferita e ricominciò.

“Lim è uno dei nostri assistenti cinesi.

Sono i nostri cinesi a fare quasi tutto il lavoro della Legazione... ma non parlano il giapponese e non sono particolarmente fidati.”

“Noi... Era la stessa cosa... Avevamo la stessa situazione a Pechino, signore. Dei tremendi bugiardi.”

“I giapponesi sono persino peggio, anche se in un certo senso non è vero nemmeno questo. Non sono bugiardi, è soltanto che la verità è relativa e soggetta ai capricci di chi parla.

E' molto importante che impariate il giapponese quanto prima. Qui non abbiamo nemmeno un interprete, non uno di noi.”

Tyrer lo guardò a bocca aperta. “Nemmeno uno?”

“Nemmeno uno. Il sacerdote inglese se la cava ma non possiamo ricorrere a lui perchè i giapponesi detestano missionari e preti. In tutto l'Insediamento ci sono soltanto tre persone che parlano l'olandese; uno viene dall'Olanda, uno dalla Svizzera ed è il nostro interprete, e poi c'è un mercante di Cape Colony. Nessun inglese.

Nell'Insediamento parliamo una sorta di lingua franca bastarda, il pidgin, il gergo di Hong Kong, Singapore e di tutti gli altri porti del trattato cinese, e usiamo i compradores come intermediari negli affari.”

“A Pechino era lo stesso.”

Babcott avvertì in Tyrer l'irritazione e soprattutto il pericolo che vi si nascondeva.

Alzando gli occhi capì che il giovane era sul punto di crollare, pronto a vomitare ancora da un momento all'altro.

“Vi state comportando bene” disse in tono incoraggiante, poi si raddrizzò per alleggerire la tensione nella schiena mentre il sudore gli scendeva copioso dalla fronte.

Tornò a chinarsi e con grande attenzione sistemò l'intestino ricucito nella cavità e in fretta si occupò di un'altra lacerazione lavorando verso l'esterno.

“Vi è piaciuta Pechino?”, chiese per costringere Tyrer a parlare, senza che in realtà gli importasse niente delle sue opinioni.

Meglio le chiacchiere di un crollo nervoso, pensava. Non posso occuparmi di lui fino a quando questo povero diavolo non è richiuso.

“Io non ci sono mai stato. Vi è piaciuta?”

“Io, be'... sì, sì, molto.”

Tyrer cercava di mantenersi lucido malgrado la tremenda emicrania che lo torturava.

“I manciù attualmente sono piuttosto sottomessi, perciò potevamo andare liberamente ovunque.”

I manciù, una tribù nomade proveniente dalle steppe della Manciuria, aveva conquistato la Cina nel 1644 e ora la governava con il nome di dinastia Qing.

“Potevamo andare in giro senza... senza nessun problema...

I cinesi erano... non erano troppo cordiali ma ...”

La pesantezza dell'aria e l'odore divennero insopportabili.

Uno spasimo lo assalì e si sentì male un'altra volta e poi, ancora in preda alla nausea, tornò al suo posto.

“Mi dispiace.”

“Che cosa stavate dicendo dei manciù?”

All'improvviso Tyrer provò il desiderio di gridare che non gli importava niente dei manciù né di Pechino né di nient'altro. Avrebbe voluto scappare da quell'odore e dalla sua inettitudine.

“Al diavolo ...”

“Parlatemi! Continuate a parlare!”

“Ci, ci dicevano che... che di solito è gente arrogante e cattiva ovvio che i cinesi li odiano a morte.”

La voce di Tyrer era calma, ma più si concentrava più impellente diventava il suo bisogno di fuga.

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