Gai-Jin (60 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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“Chi è il bastardo, Marlowe?”

“Vai al diavolo... come se non lo sapessi!” Marlowe fece una smorfia.

“Sta' a sentire, io sono il rappresentante della marina e mi tocca il prossimo giro e farò vedere il fatto suo a quel cretino o morirò nel tentativo.”

“Fortunato! Che cos'è?”

“Una polka!”

“Accidenti... l'hai chiesta tu?”

“Buon Dio, no!” La polka, ispirata a una danza popolare boema, era un'altra novità nelle sale da ballo d'Europa dove andava molto di moda benché fosse considerata audace.

“E' nel programma! Non hai visto?”

“No, non l'ho letto, avevo troppe cose a cui pensare” rispose Tyrer allegro, e ansioso di raccontare a qualcuno le sue prodezze.

Era anche felice all'idea che appena finita la festa avrebbe attraversato il ponte del paradiso per gettarsi tra le braccia della sua amata. Rimpiangeva tuttavia di aver giurato di mantenere il segreto su entrambi gli argomenti.

“Balla come una fata, non è vero?”

“Ehi, giovane Tyrer...” Era Dmitri Syborodin, lustro e sudato, con un bicchierone di rum in mano. “Ho domandato al capo banda di suonare anche un can-can. Guy dice che sono il quinto a chiederlo.”

“E lo suonerà?” domandò Tyrer sgomento. “Ho visto eseguire un can can una volta, a Parigi... non ci crederete ma le ragazze non indossavano affatto i mutandoni.”

“Ci credo, ci credo!

“ ridacchiò Dmitri. “Ma Tette d'Angelo li indossa e non ha paura di farceli vedere!”

“State a sentire...” cominciò Marlowe accalorandosi.

“Suvvia John, sta solo scherzando. Dmitri, siete impossibile. Il direttore della banda non oserà, vero?”

“Non senza il permesso di Malc.” Guardarono tutti dall'altra parte della stanza dove Malcolm Struan sedeva in compagnia del dottor Hoag, di Babcott, Seratard e alcuni ministri.

Sembrava osservare l'insieme dei ballerini ma in realtà aveva occhi soltanto per Angélique che ondeggiava alle note dell'eccentrica musica moderna che divertiva tutti i presenti. Teneva una mano appoggiata su un pesante bastone e l'anello d'oro col sigillo scintillava a ogni movimento delle dita mentre batteva il tempo.

Indossava un elegante abito da sera con colletto rigido, cravatta color crema e fermacravatta con diamante, morbidi stivali di pelle fatti arrivare da Parigi.

“E un peccato che sia ancora così malconcio” mormorò Tyrer. Era sinceramente dispiaciuto per l'altro e al tempo stesso non poteva che rallegrarsi d'aver avuto più fortuna.

Struan e Angélique erano arrivati tardi.

Il giovane camminava con estrema difficoltà, curvo in avanti, malgrado tutti gli sforzi per restare diritto, e appoggiava l'intero peso del corpo sui due bastoni.

Angélique avanzava raggiante al suo fianco. Li accompagnava il dottor Hoag come sempre attento e premuroso.

Furono accolti da saluti festosi, Angélique soprattutto, e poi Malcolm sedendosi con sollievo aveva dato ufficialmente il benvenuto agli ospiti invitandoli ad avvicinarsi al banchetto allestito sui tavoli. “Ma prima, amici miei” disse, “vi prego di alzare i vostri bicchieri e di brindare alla più bella ragazza del mondo, mademoiselle Angélique Richaud, mia futura sposa.”

Seguirono brindisi e congratulazioni.

Alcuni domestici cinesi in livrea portarono lo champagne, Jamie McFay aggiunse qualche parola di felicitazione e la festa ebbe inizio. Vini di Bordeaux e Borgogna, uno speciale Chablis molto apprezzato in Asia, cognac, whisky tutte merci di cui Struan era l'importatore esclusivo, gin, birra da Hong Kong.

E poi roastbeef, alcuni agnelli arrosto, sformati di pollo, cosciotti di maiale affumicato, prosciutto, patate di Shanghai al forno ripiene di maiale e burro, pudding e infine cioccolato, un nuovo prodotto importato dalla Svizzera.

Dopo cena i tavoli vennero rimossi insieme ad alcuni ospiti già ubriachi. André Poncin prese posto al pianoforte e la banda cominciò a suonare. Sir William chiese formalmente a Malcolm l'onore del primo ballo. Dopo di lui venne il turno di Seratard e poi dei ministri, con l'eccezione di von Heimrich che un attacco di dissenteria costringeva a letto, dell'ammiraglio e del generale.

Tutti dopo il ballo con Angélique ballarono con le altre due dame. Al termine di ogni ballo Angélique veniva circondata da un folto gruppetto di uomini accaldati e sorridenti e lei facendosi aria col ventaglio, correva accanto a Malcolm, felice dell'attenzione di tutti ma allo stesso tempo attenta solo a lui.

Rifiutava ogni invito acconsentendo soltanto quando era Malcolm a insistere. “Ma Angélique, adoro guardarti ballare, mia cara, danzi con tanta grazia.” E infatti ora la stava osservando, dilaniato dalla felicità e dal senso di frustrazione, sgomento d'essere ancora infermo.

“Non crucciartene” gli aveva detto Hoag quella sera nel tentativo di calmarlo quando il semplice gesto di vestirsi per la festa aveva rappresentato un inferno di sofferenze e la conferma della propria infelice situazione.

“Oggi è il primo giorno che sei in piedi. Sei stato ferito soltanto un mese fa, non preoccuparti...”

“Ripetimelo un'altra volta e sputerò sangue.”

“Non è soltanto la ferita a farti soffrire. C'entra anche la medicazione, per non parlare della posta arrivata oggi. Hai ricevuto una lettera da tua madre, non è vero?”

“Sì” aveva risposto con aria infelice sedendo sul letto e rinunciando a terminare di vestirsi.

“E'... be'... è furibonda, non l'ho mai sentita così arrabbiata. E' contraria al mio fidanzamento, al matrimonio nel modo più assoluto... A sentir lei Angélique è il diavolo in persona.

Ha...” incespicò nelle parole, “ha i... ignorato la mia lettera, l'ha ignorata completamente, e senti qua cosa dice: Sei impazzito? Sei diventato matto? Tuo padre è morto da sole tre settimane, non hai ancora ventun anni, quella donna vuole mettere le mani sui tuoi soldi e la nostra compagnia, è la figlia di un bancarottiere fuggito chissà dove, nipote di un altro criminali e, Dio ci aiuti, cattolica e francese! Sei impazzito? Dici di amarla? Stupidaggini!

Sei stregato! Metti fine a questa sciocchezza.

Devi mettere fine a questa sciocchezza!

Lei ti ha stregato. E' ovvio che non hai la lucidità indispensabile per essere a capo della Struan! Devi tornare senza quella persona appena il dottor Hoag darà il suo consenso. “

“Quando darò il mio consenso, Malcolm, farai quello che tua madre ti chiede?”

“Non per quanto riguarda Angélique. Niente di quello che dice mia madre conta per me, niente! E' chiaro che non ha nemmeno letto la mia lettera, che non le importa niente di me. Che cosa diavolo posso fare?” Hoag si era stretto nelle spalle.

“Quello che hai già deciso. Ti fidanzerai e a tempo debito ti sposerai. A poco a poco starai meglio. Riposerai, mangerai tante buone zuppe e porridge e ti terrai lontano dai sonniferi e dagli antidolorifici. Per le prossime due settimane resterai qui, poi tornerai a Hong Kong ad affrontare il...” aveva sorriso con gentilezza, “il futuro tranquillamente.”

“Sono molto fortunato ad averti come dottore.”

“Sono molto fortunato ad averti come amico.”

“Hai ricevuto una sua lettera anche tu?”

“Sì.” Una risatina. “Adesso che ci penso mi sembra di sì.”

“Dunque?” Hoag aveva alzato gli occhi al cielo. “Non abbiamo già dedicato abbastanza tempo a questo argomento?”

“Sì. Grazie.” E ora, mentre la guardava danzare al centro dell'ammirazione e del desiderio generale, il seno in parte scoperto come voleva la moda, le caviglie sottili che invitavano lo sguardo a cercare più in alto, sotto i cerchi ondeggianti color albicocca, si sentì eccitare.

Grazie a Dio, pensò mentre la sua ira svaniva, perlomeno quello continua a funzionare, ma so che non potrò aspettare fino a Natale, non ne sarò capace.

 

Era quasi mezzanotte e Angélique sorseggiava champagne celandosi dietro il ventaglio, muovendolo con abilità, scherzando con gli uomini che la circondavano.

Poi diede a qualcuno il suo bicchiere da tenere come se fosse un dono prezioso, si scusò e volteggiò verso Struan dove c'era un gruppo animato composto da Seratard, sir William, Hoag, altri ministri e Poncin.

“Là, monsieur André, suonate in modo superbo. Non è vero, Malcolm caro?”

“Sì, superbo” rispose Struan che non si sentiva affatto bene ma cercava di non darlo a vedere. Hoag lo guardò di sottecchi.

Angélique stava dicendo in francese: “André, dove vi siete nascosto negli ultimi giorni?”. Lo guardava al di sopra del ventaglio. “Se fossimo a Parigi giurerei che avete dato il vostro cuore a una nuova innamorata.”

“Assorto dal lavoro, mademoiselle” rispose Poncin con affettazione.

Poi Angélique si rivolse a Struan in inglese: “Ah, quanta malinconia.

Parigi in autunno è magnifica, bella da mozzare il fiato quasi come in primavera.

Oh, aspetta e vedrai quando te la farò conoscere, Malcolm.

Potremmo trascorrere una stagione a Parigi, non credi?”.

Era in piedi accanto a lui che le passò un braccio intorno alla vita; lei appoggiò leggermente il suo sulle spalle di lui e giocherellò con i suoi lunghi capelli. Le piaceva essere abbracciata da lui; Malcolm era bello e indossava bei vestiti e l'anello che le aveva regalato quella mattina, un diamante circondato da brillanti più piccoli, la rendeva felice. Lo guardava e lo rigirava ammirandolo e chiedendosi quanto valesse.

“Ah, Malcolm, Parigi ti piacerà, in stagione, è davvero fantastica. Non potremmo andarci?”

“Perché no? Se lo desideri.” Angélique sospirò accarezzandogli discretamente la nuca. Come se fosse stata colta da un pensiero improvviso esclamò: “Forse, cosa ne pensi, chéri, forse potremmo trascorrere lì la nostra luna di miele... ballare tutte le notti.”

“Vedervi ballare è uno spettacolo delizioso, mademoiselle, in qualsiasi città del mondo” intervenne Hoag accaldato e a disagio nell'abito troppo aderente. “Vorrei poter dire lo stesso di me. Posso suggerire...”

“Voi non ballate mai, dottore?”

“Anni fa, quand'ero in India, ballavo anch'io ma smisi dopo che mia moglie morì. Le piaceva tanto che adesso non posso più divertirmi senza di lei. E' una festa eccezionale, Malcolm. Posso suggerire di ritirarci?” Angélique lo guardò mentre il sorriso le si spegneva sulle labbra; notò la preoccupazione sul volto del medico e guardando Malcolm si rese conto che era sfinito. Che peccato che sia tanto ammalato, pensò.

Dannazione!

“E' ancora presto” disse Malcolm eroicamente quando in realtà desiderava soltanto sdraiarsi, “non è vero, Angélique?”

“Devo confessare di essere molto stanca anch'io” rispose lei senza esitare. Chiuse il ventaglio, lo appoggiò e sorrise a Malcolm, a Poncin e agli altri e si preparò a uscire. “Potremmo allontanarci senza farci notare e lasciare che la festa continui...” Si scusarono con le persone più vicine mentre gli altri ospiti fingevano di non notare la loro partenza. Tuttavia senza di lei la festa non fu più la stessa.

Fuori dalla porta si fermò un istante.

“Oh là là, ho dimenticato il ventaglio. Ti raggiungo subito, caro.” Corse dentro la sala. Poncin la intercettò. “Mademoiselle” disse in francese, “credo che questo vi appartenga.”

“Ah, molto gentile.” Prese il ventaglio lieta che il suo stratagemma avesse funzionato e che Poncin avesse uno spirito d'osservazione acuto quanto lei aveva sperato. Mentre lui si chinava sulla sua mano per baciargliela lei gli sussurrò in francese: “Devo vedervi domani”.

“Alla Legazione a mezzogiorno, chiedete di Seratard, non ci sarà.” Angélique si spazzolava i capelli davanti allo specchio canticchiando la melodia dell'ultimo valzer che aveva ballato.

Qual era stata la migliore?

La danza migliore? La risposta è facile, si disse, la polka con Marlowe, molto meglio del valzer con Pallidar.

I valzer andrebbero ballati soltanto con il grande amore, lasciando che la musica ti faccia girare la testa con l'adorazione e il desiderio trasportandoti sulle nuvole, facendoti fremere come io fremo questa sera, la sera più beffa della mia vita, la sera in cui mi sono fidanzata a un bell'uomo che mi ama con tutto il cuore.

Si, dovrebbe essere la giornata più bella della mia vita eppure non lo è.

E' strano persino che mi sia divertita, che sia riuscita a comportarmi e a pensare con calma quando il tempo è scaduto e io sono in ritardo, e probabilmente ho nella pancia il figlio di uno stupratore.

Osservava il riflesso nello specchio come se si trattasse dell'immagine di un'altra persona mentre spazzolava con mano ferma i capelli solleticando il cuoio capelluto, sbalordita di essere ancora viva malgrado tutte le sofferenze e di avere ancora lo stesso aspetto.

Curioso. Dopo il primo giorno era stato sempre più facile.

Come mai?

Non lo so. Be', non importa. Domani magari le mestruazioni arrivano o forse questa notte stessa potrebbero cominciare e allora non ci sarà più bisogno di aver paura e piangere e piangere e aver paura.

Decine di migliaia di donne si sono trovate nella mie condizioni eppure sono riuscite a cavarsela senza danni. Una piccola medicina e tutto torna come prima e nessuno ne sa niente. Eccetto tu e io! Eccetto tu e il tuo dottore, o tu e la levatrice... o la megera.

Per questa sera basta, Angélique. Abbi fede in Dio e nella Madre Benedetta. La Madre Benedetta ti aiuterà perchè sei senza colpa. Sei ufficialmente fidanzata a un uomo meraviglioso, presto sarai sposata e vivrete felici insieme per sempre.

Domani... domani si vedrà.

Alle sue spalle Ah-Soh stava rassettando il letto, raccoglieva le sue calze e la biancheria. La crinolina era già stata appesa all'attaccapanni assieme alle altre due e a una mezza dozzina di abiti nuovissimi ancora avvolti nei fogli di carta di riso che erano stati appoggiati li accanto.

Attraverso la finestra giungeva dal circolo l'eco delle risate e dei canti sguaiati e delle note della musica; la festa non accennava a terminare.

Angélique sospirò con nostalgia e spazzolò più energicamente i capelli.

“Signorina volere qualcosa, heya?”

“No. Solo dormire.”

“'Notte, signorina.” Angélique richiuse la porta.

La porta comunicante con la suite di Struan era solo accostata. Fino a qualche giorno prima appena terminato di fare toilette Angélique bussava per dargli il bacio della buonanotte e a volte per chiacchierare per qualche minuto, poi tornava nella sua stanza lasciando la porta socchiusa in caso lui avesse bisogno di lei durante la notte.

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