“Passavo di qui e volevo vedere come stavate.”
“Non c'è bisogno di raccontare fandonie” rispose lei con un tono irritato.
“Il dottor Hoag ha detto la stessa cosa questa mattina. Ha usato proprio le stesse parole.”
“Calmatevi, cara Angélique, passavo di qui e davvero desideravo soltanto vedervi. Per rassicurarvi.”
“Oh?”
“Sì, il vecchio Hoag mi ha riferito che siete un pò nervosa. E a ragione” annuì lui con un sorriso, “e poiché non gliene avete dato il tempo mi ha chiesto di dirvi che le vostre mestruazioni possono anche ritardare o annunciarsi con leggeri crampi per arrivare qualche giorno dopo, o magari non arrivare mai. “
“Voi medici siete tanto saggi ma in realtà non sapete niente, nemmeno su una cosa semplice come l'inizio di una gravidanza, eppure è un caso che si presenta già da qualche secolo!” aveva esclamato lei esasperata.
Era stanca degli sguardi di sottecchi e dell'improvviso silenzio che negli ultimi giorni calava al suo passaggio.
“Lasciatemi in pace tutti e due, per favore, se mai avrò bisogno di voi vi chiamerò. Lasciatemi stare!” Babcott se ne era andato con aria mesta e Angélique non aveva fatto niente per trattenerlo. Dopo la violenta discussione con padre Leo della domenica precedente era rimasta il più possibile da sola.
“Odio quell'uomo” mormorò, “riesce sempre a farmi perdere il controllo.
E' un essere meschino, altro che messaggero di Dio!” Durante la confessione padre Leo aveva detto: “Forse dovreste chiedere il perdono del Signore per questo vostro falso matrimonio, figliola.
Oh, so bene che siete stata ingannata, ma è comunque un peccato”.
“Non sono stata ingannata, padre, e non è né un peccato né un falso” rispose lei. “E' perfettamente conforme alla legge.”
“Alla legge eretica? E' falso. Non volete riconoscerlo. Agli occhi di Dio non è valido. “
“E' conforme alla legge inglese” ribatté lei fremendo. “E' lo è anche agli occhi di Dio!”
“Ah, povera figliola, non è vero e lo sapete bene. La Chiesa non riconosce un matrimonio eretico, figurarsi poi quando a celebrarlo è un semplice capitano di marina. Agli occhi di Dio voi non siete sposata.”
“Lo sono, la Chiesa di Malcolm riconosce il mio matrimonio, e anche la sua legge, la legge di mio marito.
Sono legalmente sposata.”
“Come siete sciocca. Non ostinatevi. Siete cattolica, la Vera Chiesa non riconosce un matrimonio simile.
Pentitevi, figliola.”
“Io sono sposata e la questione è chiusa!” Angélique si alzò.
“Aspettate! La questione non è chiusa, figliola, per ricevere l'assoluzione dovete ammettere i vostri peccati, per presentarvi al Suo cospetto senza macchia! Come posso assolvervi?”
“Il loro Dio è identico al nostro, al mio Dio” rispose lei con gli occhi velati da lacrime di rabbia e di frustrazione, io posso venerare nella loro chiesa come nella nostra.”
“Rischiate la dannazione e l'eterno tormento. La scomunica, non potrete più prendere i sacramenti. State attenta, gli eretici si sono impadroniti della vostra mente, pregate per ottenere il perdono...” Angélique era scappata via di corsa.
In chiesa tra i fedeli c'erano Seratard e André e più tardi quest'ultimo le chiese perchè fosse tanto turbata.
Sentita la spiegazione disse: “Migliaia di cattolici sono felicemente sposati con il rito protestante, e viceversa, checché ne dicano le gerarchie ecclesiastiche”.
“André, sono sposata o no?”
“Per la legge e per la legge della marina britannica lo siete, finché un tribunale britannico non sentenzierà il contrario.”
“Invece per la Chiesa no?”
“Per la loro Chiesa sì, come ho già detto, per la nostra no. Sapete che è così.”
“Odio quell'uomo.”
“E' un prete. Non tutti i preti sono buoni, lo sappiamo. Ascoltate, Angélique, riguardo alle vostre... alla vostra scadenza, per favore, non appena lo saprete, in un caso o nell'altro, ditemelo, in privato, così decideremo il da farsi. Henri aspetta di ricevere da un giorno all'altro la conferma dall'ambasciatore francese che siete sotto la tutela dello Stato.
Non vi preoccupate, ho promesso che vi difenderemo e lo faremo” disse lui e se ne andò lasciandola al suo tormento.
Secondo la Chiesa non sono sposata? Allora che la Chiesa di Roma vada al diavolo, aveva pensato, spaventandosi subito dopo per aver detto quell'eresia. Attenta! Non dichiararlo mai apertamente, mai. Sei francese, i francesi conoscono la Chiesa di Roma, la sua corruzione, le sue eresie e i suoi papi fallibili.
Ogni notte nelle sue preghiere Angélique implorava la Madre benedetta di guidarla e confortarla.
Il lunedì e i giorni seguenti la crescente insistenza delle occhiate e delle domande non espresse l'aveva convinta a uscire sempre meno. Per passare il tempo leggeva, dormiva, scriveva lettere e aveva persino cominciato un racconto su una ragazza francese capitata per caso a Yokohama.
Indotta così a rivivere Kanagawa e lui e le notti e i giorni con Malcolm e la loro unica notte sulla Prancing Cloud, aveva interrotto lo scritto di colpo e ne aveva bruciato le pagine.
Quando la Prancing Cloud era partita da Yokohama Angélique si era rallegrata nel vedere quel messaggero di tempesta sparire all'orizzonte.
Dopo la passeggiata durante la quale aveva parlato con Gornt, senza peraltro apprendere niente di nuovo, entrambi avevano convenuto di non incontrarsi per qualche giorno.
Angélique aveva invitato due volte Maureen Ross per il tè e la seconda volta si era volutamente fatta trovare a letto per incoraggiare le voci che la volevano febbricitante.
Si scambiarono pettegolezzi e banalità, conversarono di moda, dei problemi dell'Insediamento, della vita in Giappone, niente di serio. I nostri incontri diventeranno più interessanti in seguito, pensò, quando ci abbandoneremo ad argomenti più intimi. Non adesso. Tuttavia Maureen le piaceva: le aveva regalato libri e riviste e le aveva parlato del nuovo ufficio di Jamie, di come lui stesse lavorando molto e, timidamente, di come lei sperasse di sposarlo presto.
L'unica persona che Angélique aveva ricevuto volentieri era stato Phillip Tyrer. Lo aveva mandato da lei sir William con i migliori auguri di pronta guarigione. Il giovane si era presentato con gli ultimi giornali arrivati da Londra e con un mazzo di fiori comprato al villaggio. “Per ordine del governo di Sua Maestà” aveva detto in francese con un inchino.
Il suo sorriso infantile e la sua gioia di vivere l'avevano rallegrata.
Tyrer aveva chiacchierato per un paio d'ore, soprattutto in francese, comunicandole le ultime novità. Aveva raccontato del suo viaggio a Edo, di Nakama-Hiraga, scomparso senza lasciare tracce creando un serio problema diplomatico, e del capitano Abeh, “che non si arrende e che, fuori di sé dalla rabbia, continua ad aspettarlo alla porta Nord”.
“Cosa succederà, Phillip?”
“Non lo so. Speriamo tutti che il problema si risolva da solo. Purtroppo siamo stati costretti a descrivere il nuovo aspetto di Nakama, così lo prenderanno di sicuro. Questo guaio non ci voleva perchè era un bravo ragazzo e mi aiutava molto, ancora non posso credere che sia un assassino.
Da quell'altro, l'amico di Nakama, non abbiamo saputo niente. I suoi familiari sono costruttori di navi a Choshu e a suo tempo l'avevo portato a dare un'occhiata alle nostre fregate.
Non è cattivo ma piuttosto stupido. Non sapeva niente di Nakama, oppure non ha voluto parlare. Sir William non voleva consegnarlo alla Bakufu per cui lo ha lasciato andare. E' un vero peccato, Angélique, Nakama mi ha aiutato moltissimo, e non soltanto con il giapponese, se non fosse stato per lui...” Più tardi avevano cenato insieme e dietro insistenza di Angélique lui aveva ammesso di avere una ragazza, implorandola di mantenere il segreto, una ragazza speciale nello Yoshiwara. “Oh, è così bella e gentile!
Angélique, spero di riuscire a pagare il contratto senza andare in rovina, è una relazione molto piacevole...” Lei lo aveva ascoltato con una punta di invidia: sembrava così giovane, il suo amore era tanto innocente, in confronto a lui si sentiva una cinica adulta.
“Mi piacerebbe incontrarla prima o poi” gli aveva detto. “Potrei infilarmi nel vostro Yoshiwara travestita da uomo.”
“Oh, mio Dio, no. Angélique, non dovete farlo.”
Eppure sarebbe proprio divertente farvi una scappata, pensò semi addormentata, rigirandosi nel letto. Mi ci porterà André. Sono curiosa di conoscere Hinodeh, dopo tutto quello che mi è costata. Chissà com'è.
Stava per scivolare nel sonno quando sentì un crampo alla pancia.
Un altro crampo, diverso. Un altro ancora. Ormai era completamente sveglia.
Si massaggiò con apprensione il ventre e i fianchi, ma il dolore non accennava a sparire e dovette riconoscere il consueto, familiare fastidio mestruale accompagnato da un senso di gonfiore.
Erano arrivate. Cominciò a perdere sangue. E con il flusso tutti i suoi desideri, i pensieri e le speranze venivano spazzati via. Sconvolta da una infinita tristezza Angélique si mise a piangere affondando il capo nei cuscini. “Oh, Malcolm, lo speravo tanto, tanto, adesso non ho più niente da darti, oh, Malcolm, Malcolm, mi dispiace, mi dispiace tremendamente... oh, Dio, quanto mi dispiace... sia fatta la TUA volontà...” Pianse per un tempo senza fine, pianse fino ad addormentarsi, fino a che non le rimasero più lacrime da versare.
“Signora, sveglia! Signora tai-tai, caffè, heya!” esclamò Ah Soh posando il vassoio sul comodino.
Il caldo, sublime profumo del caffè aiutò Angélique a emergere dalle nebbie del risveglio, a guardarsi intorno e ad affacciarsi dolcemente al nuovo giorno.
Quella miscela era un dono di Seratard e preparare il caffè era uno dei pochi servizi che Ah Soh sapesse e volesse fare come si deve.
Meravigliata e compiaciuta di sentirsi tanto bene, Angélique si sedette sul letto e si stiracchiò. I crampi erano finiti, il dolore si era affievolito e infieriva meno del solito, anche la sensazione di gonfiore era lieve.
E soprattutto la disperazione era svanita.
LEI mi ha concesso un miracolo, pensò con gratitudine. Dopo quasi un mese che nelle sue preghiere della sera implorava e invocava l'aiuto della Madre benedetta, una notte, stremata dall'ansia, Angélique si era messa in ascolto. “Lascia che me ne occupi io, figliola, la decisione spetta a ME, non a te” aveva sentito sussurrare al suo cuore, la decisione spetta a ME, su ogni cosa, la pace sia con te.”
L'ansia era svanita.
Era stata una SUA decisione, magnifico! Angélique avrebbe accettato il suo verdetto, la volontà di Dio. E la accettò.
D'impulso si inginocchiò accanto al letto, chiuse gli occhi, benedì e ringraziò di cuore la Madonna, le disse che sì, era molto dispiaciuta, ma che la ringraziava per averla liberata da un fardello, Sia fatta la Tua volontà, poi si infilò di nuovo sotto le coperte pronta per il caffè e per il mondo.
Bere il caffè alle nove era una consuetudine domenicale che lasciava giusto il tempo di lavarsi e vestirsi per andare in chiesa.
In chiesa! Perché no? pensò, devo offrire il mio ringraziamento con solennità, ma non mi confesserò.
“Ah Soh, preparami il bagno e...” Ah Soh la fissava con uno sguardo vitreo. Angélique capì che la cameriera doveva aver visto macchie di sangue sulla sua camicia da notte.
Ah Soh rispose: “Preparo bagno” e si precipitò verso la porta, ma Angélique la anticipò. “Se lo dici a qualcuno ti strappo gli occhi dalle orbite!”
“Ayeeyah, non capisco, signora tai-tai” balbettò la cameriera, atterrita dall'astio espresso dalla sua padrona. “Non capisco!”
“Invece, sì, capisci benissimo! Dew neh loh moh-ah” esclamò Angélique ripetendo l'insulto cantonese che un giorno aveva sentito usare da Malcolm e che aveva fatto impallidire Chen. Malcolm non le aveva mai spiegato il significato di quelle parole, ma con Ah Soh sortirono lo stesso effetto: quasi non riusciva a muoversi. “Ayeeeeyaaaahhh!”
“Se parli, Ah Soh, tai-tai...” Angélique le puntò minacciosamente le lunghe unghie a un millimetro dall'occhio.
“Tai-tai fa questo! Capisci?”
“Capisco! Segreto, tai-tai!” Spaventata, la donna borbottò qualcosa in cantonese e si strinse le labbra con le dita imitando una morsa. “Ah Soh non parla, Ah Soh capito!” Frenando l'ira, con il cuore che le batteva all'impazzata Angélique spinse la donna verso il letto e si infilò sotto le coperte. Indicò con un gesto imperioso la tazza del caffè.
“Dew neh loh moh! Versami il caffè!” Con molta umiltà e sincera paura Ah Soh versò il caffè, glielo porse e rimase in piedi li accanto.
“Non parlare, fai tutto il letto, i vestiti puliti. Segreto!”
“Capisco, tai-tai, non parlare, segreto, capisco.”
“Non parlare! Altrimenti...” Le sue unghie graffiarono l'aria.
“Bagno!” Ah Soh corse via per prenderle l'acqua calda ma soprattutto per riferire la novità a Chen, che avrebbe alzato gli occhi al cielo, “Ayeeyah, cosa farà adesso tai-tai Tess?”, e subito sarebbe corso a cercare una nave per far giungere al più presto la notizia all'illustre compratore Chen che aveva dato l'ordine di informarlo immediatamente e senza badare a spese.
Il caffè era ottimo. Placò lo stomaco e lo spirito di Angélique e le tolse ogni residua sensazione di gonfiore. Il caffè al mattino era uno dei suoi grandi piaceri, soprattutto se accompagnato dai croissant e bevuto in un elegante caffè sugli Champs Elysées, dove lei e Colette leggevano l'ultimo numero del giornale di corte e osservavano i passanti.
Prima di tutto la chiesa.
Fingerò che non sia ancora successo niente, Ah Soh non oserà parlare. A chi lo dirò per primo, a Hoag, ad André, a Edward, al signor Skye?
Aveva già consultato Paradiso Skye in proposito. L'avvocato sosteneva che dovevano soltanto aspettare, vedere che cosa avrebbe fatto Hoag, e dopo di lui Tess. Tess gli aveva scritto una breve lettera: Caro signor Skye, sono al corrente che mio figlio fosse in rapporto con voi.
Abbandonate e dimenticate gli affari con mio figlio e con me, non sortirebbero alcun beneficio.
“Un'interessante scelta di parole” aveva commentato.
“Sembrate spaventato, come se avessimo già perso.”
“Niente affatto, Angélique. Dobbiamo adottare un atteggiamento di attesa. L'iniziativa tocca a lei.”
“Con il prossimo postale voglio che scriviate ai legali della Struan per chiedere un rendiconto del patrimonio di mio marito. “L'idea le era stata suggerita da André per anticipare i tempi dell'offensiva.