“Cosa?”
“Niente. Sono contento che ti sia piaciuta la festa di ieri sera” disse Jamie. Stava pensando: fra tre o quattro mesi, non c'è fretta, è una buona idea. “Eccoci arrivati.” Entrarono nel cortile del circolo.
MacStruan e Dmitri, che chiacchieravano sui gradini d'ingresso, alzarono lo sguardo e Dmitri fece un affettuoso cenno di saluto con una mano. All'improvviso Jamie si sentì raggelare. Nemi! Quando Nemi lo verrà a sapere...
Dio santissimo, pensò, come diavolo farò a mettere insieme Nemi, lo Yoshiwara e Scintille? Non si può fare.
Eppure lo devo fare. Che cosa mi ha detto Maureen sullo Yoshiwara? Questa volta non sembrava arrabbiata... “No, amore, prima dobbiamo parlare un po'.” Parlare?
“Hai freddo, Jamie caro?”
“No, no, sto bene.”
“Phillip, ripetete al capitano Abeh che mi dispiace, ma che al momento Hiraga non è reperibile.” Sir William era in piedi davanti al camino di una delle sale della Legazione, Tyrer, Babcott e Abeh erano appena arrivati da Edo. Il pomeriggio volgeva al crepuscolo. A che lo stiamo cercando dappertutto. Phillip, la smettete con quel muso lungo, volete proprio irritarlo?” Abeh era furente ma sir William non era da meno.
Aveva fatto tutto il possibile, l'Insediamento era stato perlustrato palmo a palmo e i soldati stavano nuovamente setacciando la Città Ubriaca e il villaggio.
La ricerca nello Yoshiwara era più difficile, perchè non vi si poteva girare armati e non era possibile entrare nelle case se non ricorrendo alla forza, con il rischio di scatenare un incidente internazionale. Se avesse dato un ordine del genere i samurai di guardia alle porte del quartiere avrebbero insistito per fare lo stesso.
La regola che vietava qualsiasi intervento in quella zona, se non in caso di sommossa, risaliva ai tempi della fondazione dell'Insediamento.
“Dice che non può tornare senza Hiraga e che voi avete promesso di consegnarglielo oggi.”
Sir William soffocò una bestemmia e cortesemente disse: “Per favore, chiedetegli di aspettare nel casotto delle guardie. Se è ancora qui lo troveremo.”
“Dice: Come se è ancora qui? Se non è qui dov'è?”
“Se lo sapessi lo catturerei e lo consegnerei al principe Yoshi molto volentieri. Forse è scappato a Edo o a Kanagawa, o da qualche altra parte ancora.”
Persino sir William era scosso dall'espressione furente di Abeh. Il capitano imprecò in giapponese, girò sui tacchi e se ne andò.
“Canaglia insolente!” commentò sir William.
“Ha detto che vi conviene trovare Hiraga, sir William.” Tyrer si grattò il mento ispido. Si sentiva sporco e non vedeva l'ora di infilarsi in una vasca d'acqua calda, di godersi un massaggio e un'ora di sonno prima di incontrare Fujiko. La notizia che Hiraga non era stato catturato e messo ai ferri gli aveva però tolto in parte la stanchezza. “Il tono di Abeh è comprensibile, signore. Non può tornare senza Nakama, ehm, Hiraga, per lui è una questione di vita o di morte.”
“Questo è un problema suo. Avete idea di dove possa essere quell'uomo?”
“No, signore, se non è nel villaggio o nello Yoshiwara non saprei.”
“Cercate di scoprirlo, è importante.” Sir William si rivolse a Babcott.
“E adesso la questione principale, George: chi era il paziente, Anjo?”
“Sì.”
“Evviva! Phillip, sembrate stanchissimo, non c'è bisogno che vi fermiate, parleremo più tardi. Mi racconterà tutto George. Se trovate Nakama-Hiraga mettetelo subito ai ferri, capito?”
“Sì, signore, grazie. Prima di andare, posso chiedervi che cosa è successo a Hong Kong?” Impressionati dall'inattesa presenza in rada della Prancing Cloud, Babcott e Tyrer avevano subito chiesto perchè fosse tornata, ma sir William si era limitato a rispondere: Occupiamoci prima di Abeh.
“A Hong Kong è tutto tranquillo, e anche qui, grazie a Dio.”
Raccontò del funerale e del motivo del ritorno di Hoag. “Dovrebbe essere un segreto, ma sembra che ormai lo sappiano tutti. E' un gioco di attese, Tess aspetta e pare che anche Angélique abbia accettato di aspettare, almeno secondo Hoag, d'altra parte non potrebbe fare diversamente finché non sa se è incinta o no.”
Babcott disse: “Tra qualche giorno lo saprà. E lo sapremo anche noi”.
“Cristo” mormorò Tyrer. “Che cosa accadrà nei due casi?” Sir William alzò le spalle. “Dobbiamo aspettare anche noi. Adesso andate, Phillip. George, preferite un whisky o un brandy? Vorreste mettermi al corrente, se non siete troppo stanco?”
“Certo.” I due rimasero soli. “Un brandy, grazie. L'esperienza di Edo è stata molto interessante.”
“Salute! Dunque?”
“Salute! Prima che vi parli di Edo, si sa qualcos'altro di Hong Kong?” Sir William sorrise. Erano vecchi amici e Babcott era il suo viceministro.
“E' andata benissimo. Si. Tess mi ha mandato una lettera di ringraziamento.
Adesso posso dirvi tutto: Hoag ha portato tre lettere per Angélique, ma lei non lo sa ancora. Le ha consegnato subito la prima.
L'assenza di un'evidente reazione da parte di Angélique ha suggerito a Hoag che la lettera contenesse soltanto la richiesta di aspettare. Anche a me Tess ha scritto di averle proposto una tregua finché non si saprà se è incinta o no.
Se ad Angélique verranno le mestruazioni Hoag le consegnerà la seconda lettera, altrimenti aspetterà il secondo mese per accertarsi che sia proprio incinta e le darà quell'altra.
Hoag giura di non conoscerne il contenuto e Tess non vi ha accennato neppure con me.”
Sorseggiò il whisky senza scomporsi. “Tess però mi ha anticipato una cosa che temo riveli le sue intenzioni: i legali della Struan stanno preparando un memoriale per far annullare dal tribunale la “Grottesca Cerimonia” ha usato le maiuscole, legale o illegale che fosse e indipendentemente dalla gravidanza, e per impugnare qualsiasi testamento venga trovato a Hong Kong o in Giappone.”
“Mio Dio! Povera Angélique... che situazione tremenda.”
“Sono d'accordo con voi. La mia lettera di invito alla tolleranza non ha sortito alcun effetto.
Brutta storia, sì.” Sir William andò alla sua scrivania e prese un dispaccio. “In realtà volevo discutere con voi di questo documento... è strettamente riservato.” Babcott alzò la fiamma della lampada. Si stava facendo buio. Il governatore di Hong Kong scriveva in forma ufficiale:
Caro sir William, grazie per il vostro dispaccio del 13 dicembre.
Al momento purtroppo non posso mandarvi i rinforzi che mi chiedete. Da Londra mi è giunta notizia che tutti gli uomini sono impegnati altrove e che per ragioni di bilancio è impossibile reclutarne di nuovi, in India o in altre colonie, e quindi dovrete accontentarvi delle forze di cui disponete.
Comunque vi manderò la fregata a vela da venti cannoni Avenger in concessione temporanea.
Posso assicurarvi che nel caso Yokohama dovesse subire una grave aggressione i responsabili verranno puniti a tempo debito.
Da Londra ho ricevuto inoltre l'ordine di comunicarvi le seguenti istruzioni per una vostra immediata e prudente azione: riscuotete il risarcimento richiesto insieme alla consegna degli assassini (o presenziate al loro processo e all'esecuzione) e punite e mettete in ginocchio il piccolo tiranno responsabile, Sanjiro di Satsuma. Devo inoltre ricordarvi che le forze navali e terrestri attualmente a vostra disposizione sono considerate più che adeguate ad affrontare un insignificante principotto.
Babcott emise un fischio sordo ed esclamò: “Sono un branco di idioti, tutti quanti”.
Sir William rise. “L'ho pensato anch'io, ma detto questo qual è la vostra opinione?”
“Un'azione immediata e prudente” è una contraddizione in termini.”
“Si proteggono dietro il linguaggio diplomatico, è ovvio.”
“Abbiamo già avuto il risarcimento, e...”
“Quell'argento ci è stato anticipato a nome di Sanjiro.
Si tratta di un prestito, non di un risarcimento da parte del colpevole.”
“E' vero. E i due assassini sono morti, con ogni probabilità.”
“Sì, ma non è del tutto certo e comunque sarebbero morti per caso, non giustiziati.”
“Già. Noi...” Babcott sospirò. “Cosa ne penso? Sia detto tra noi, credo che abbiate già deciso di sferrare un'azione punitiva contro Sanjiro, magari a Kagoshima, soprattutto dopo che Yoshi vi ha dato la sua tacita approvazione.”
“La sua probabile approvazione. Pensate che il dispaccio e i miei argomenti siano sufficienti per convincere Ketterer ad avallare un'azione punitiva?”
“Non c'è dubbio, avete ricevuto delle direttive. Il dispaccio sollecita quell'azione, per quanto io la consideri stupida.”
“Disapprovate in qualità di medico?”
“Sì.”
“Se mai doveste prendere il comando, George, spero che vi dimentichiate di essere un medico.”
“Non è necessario ricordarmelo, William, so bene chi mi assicura il pane. Nel frattempo: non fidarti di principi, burocrati e generali che parlano di ragione di Stato e ti mandano a morire stando a distanza di sicurezza.” Alzò il bicchiere.
“A Londra. Cristo sono davvero stanco.”
“Machiavelli, mi pare. Ma ha anche detto: la sicurezza dello Stato sarà il dovere supremo del principe, o qualcosa del genere.” Strizzò gli occhi.
“Adesso ditemi di Anjo.” Babcott raccontò, poi su richiesta di sir William espose la sua ponderata diagnosi.
“Sei mesi, un anno, non di più. Dipende dagli esami clinici.”
“Interessante.” Sir William meditò a lungo.
Fuori era ormai notte, la flotta aveva spento le luci. Chiuse le tende contro le correnti d'aria, si avvicinò al camino e rintuzzò le fiamme. “Tralasciando per un attimo questo argomento, per quanto mi riguarda ordinerei alla flotta di presidiare Kagoshima e di bombardarla immediatamente se Sanjiro non darà soddisfazione alle nostre richieste. Più che punire quel mascalzone di Sanjiro mi interessa favorire Yoshi, Anjo e il Consiglio degli Anziani, ma soprattutto Yoshi.”
“Mandare la flotta a Kagoshima lascerebbe scoperto l'Insediamento. I rapporti dicono che ci sono migliaia di samurai appostati qui intorno, noi stessi ne abbiamo visti molti lungo la Tokaidò.”
“E' un rischio.” Babcott lanciò un'occhiata a sir William e non aggiunse altro. La decisione non toccava a lui. Nell'eventualità avrebbe accettato l'iniziativa e come tutti nell'Insediamento avrebbe anche insistito per partecipare alla spedizione. Si alzò.
“Schiaccerei un pisolino prima di cena, non ho dormito molto la notte scorsa. A proposito, Phillip ha fatto un ottimo lavoro. Poi mi dedicherò agli esami di laboratorio e vi farò sapere.”
“Volete che ceniamo un pò più tardi? Alle nove?
Bene, e grazie per le preziose notizie su Anjo. Così Yoshi assume ancora più importanza...
Purché ci si possa fidare di lui.”
“Da queste parti fidarsi è sempre un problema.” Ancora amareggiato per il comportamento di Tess, Babcott aggiunse: “Un vero peccato questa storia del tribunale. Non sarà facile per Angélique, e inoltre non è giusto nei suoi confronti, non vi pare?”.
“La vita è mai stata giusta, amico mio?”
All'ora di cena, già pronta per uscire, Angélique bussò alla porta dell'ufficio del tai-pan. “Albert?”
“Avanti!
Che magnifico cappellino!” Era un copricapo da sera, blu scuro, sobrio e perfettamente adatto al lutto, ingentilito da Angélique con qualche fiore di seta infilato nel nastro.
“Grazie. State ancora lavorando?”
“Rientra nelle mie mansioni.” Come gli altri MacStruan si chiedeva che cosa le avesse scritto Tess: nell'Insediamento giravano le voci più disparate, persino che le avesse ordinato di lasciare l'Asia o che l'avesse incolpata di omicidio. Il volto di lei non tradiva alcunché salvo un'ombra di malinconia.
Nella lettera a MacStruan, Tess lo aveva ammonito a non intraprendere alcun commercio di armi e nel caso gliene fosse fatta richiesta a non parlarne con nessuno ed eventualmente a servirsi di McFay.
Gli ho chiesto di collaborare con voi. Naturalmente lui sarà interessato soprattutto a promuovere la sua nuova attività, ma lo dovrete trattare da amico. Adesso che il signor Edward Gornt ha assunto il controllo della Brock in Giappone è nostro nemico: state attento, è più furbo di quanto pensassimo. Quanto all'altra persona, il dottor Hoag ha accettato di aiutarmi. Mi risulta che lei occupi ancora l'appartamento nel nostro palazzo che le ha assegnato mio figlio. Sarete informato delle nuove disposizioni.
“Dove cenerete questa sera? Alla Legazione francese?” le chiese.
“No, nel palazzo accanto, ho accettato un invito del signor Gornt.” Angélique vide che MacStruan si irrigidiva. “Un invito all'ultimo momento con amici comuni, Dmitri e Marlowe. Mi ha chiesto di pregarvi di unirvi a noi e di accompagnarmi, se potete. Avete altri impegni?”
“Mi dispiace, non posso, vi accompagnerò e tornerò a prendervi volentieri, ma si tratta della Brock and Sons e lui ne è il capo, mentre io rappresento la Nobil Casa.”
“Voi due potreste fare amicizia senza per questo smettere di essere in competizione. Era un caro amico di mio marito, e anche mio e di Jamie.”
“Scusate, è un problema che riguarda me, non voi.” Le sorrise di nuovo. “Andiamo.” La prese sottobraccio e senza preoccuparsi di mettere il cappotto uscì con lei. Il vento freddo giocò con il cappellino di Angélique, ma non riuscì a farlo volare via perchè era fermato da una sciarpa di chiffon.
“Buonasera, signora.” La guardia sulla porta della Brock si inchinò.
“Buonasera. Grazie, Albert, non è necessario che mi veniate a prendere, mi farò riaccompagnare a casa da qualche invitato, adesso andate, o prenderete freddo.” MacStruan rise e si allontanò. In quell'istante Gornt apparve sull'ingresso per accoglierla.
“'Sera, signora, siete davvero fantastica.”
Non appena Angélique gli affidò lo scialle, fu assalita nuovamente dall'ansia. Da una sala interna giunse una risata. Riconobbe la voce di Marlowe. La guardia si era allontanata e in giro non c'erano servitori, erano soli. “Edward” sussurrò più preoccupata che guardinga, “siete sicuro che tutto andrà bene?”
“Tess mi ha invitato a tornare. Non preoccupatevi, la situazione è sotto controllo. Tuttavia è meglio che ne parliamo domani, durante la vostra passeggiata, questa sera concediamoci una piacevole conversazione tra amici. Sono molto onorato che abbiate accettato il mio invito, è grazie a voi che ho avuto questo posto.” Gornt la prese sottobraccio e alzando la voce disse: “Benvenuta alla Brock and Sons, Angélique. Andiamo?”.