“Il mio padrone dice, questo Nakama, o Hiraga, lo shishi che il principe Yoshi vuole, è stato visto da alcuni soldati che poi hanno cercato di prenderlo. E scappato ed è morto nell'incendio. Lo conoscevate?” I sospetti dello shoya triplicarono anche se, con sommo piacere, aveva udito anche lui la voce su quella morte. “Per favore scusatemi” mormorò, “io lo conoscevo soltanto come cliente, non sapevo che fosse uno shishi. E' morto?
E' magnifico che sia morto un assassino. Magnifico!” Stanco di quella inconcludente conversazione, sir William sospirò.
“Ringraziatelo e congedatelo.” Il vecchio se ne andò sollevato. Sir William disse: “Adesso andate, Phillip, e siate pronto a partire per mezzogiorno”.
“Signore?”
“Per Kanagawa, l'incontro con Yoshi. Ve ne siete dimenticato?” Tyrer rimase a bocca aperta.
“Adesso non ci aspetterà di sicuro” disse con un filo di voce. L'idea di dover essere l'interprete di una lunga riunione dedicata ai cavilli sul trattato lo faceva star male. “Non ci aspetterà di sicuro!”
“E' proprio per questo che noi andremo.” Sir William sorrise. “Per disorientarlo, capito? Siamo britannici, non un branco di vigliacchi.
Abbiamo subito soltanto un lieve contrattempo, un piccolo incomodo.” Si infilò il soprabito. “Ci vediamo a mezzogiorno, mettetevi in ghingheri.”
“Ma Yoshi non si farà vedere dopo questo disastro.”
“E' probabile, ma non presentandosi all'incontro sarà lui a perdere la faccia, non noi.”
“Non posso venire, sir William, non posso farvi da interprete. Sono... sono esausto, e oggi proprio non posso. Mi dispiace.”
“Purtroppo è necessario. Tenete duro e fatevi forza.” Tyrer vide il sorriso gelido di sir William, la sua inflessibilità. “Mi dispiace, non posso, signore. Sono sfinito. Per favore chiedete ad André di sostituirmi, lui è più capace di me.”
“Dovrete tradurre voi” ripeté sir William senza più un barlume di buonumore. “Andrè Poncin è morto.” Tyrer si sentì svenire. “Non può essere... Come è accaduto?”
“Nello Yoshiwara. L'ho saputo poco fa, per questo ero tanto sollevato nel vedervi salvo.” All'improvviso sir William si ricordò della busta sigillata affidatagli da André con la preghiera di tenerla nella cassaforte della Legazione e di aprirla solo in caso di morte. “Henri lo ha identificato, per quanto sia possibile identificare un cadavere ridotto in quel modo. Portava ancora l'anello con il sigillo... Fatto sta” disse rabbrividendo al pensiero, “quel poveretto è stato trovato carbonizzato nella sua garconnière, che da quanto ho capito era a pochi metri dalla vostra, nella stessa casa da tè. Direi che siete stato molto fortunato, Phillip. Tenetevi pronto per mezzogiorno.” Uscì e si diresse al circolo. Il lungomare era gremito di gente. Davanti alla Struan lanciò un'occhiata all'edificio e si rallegrò che fosse intatto, come lo era il vicino palazzo Brock. E' un buon segno, pensò, una delle due compagnie è sicuramente la Nobil Casa e la Brock va molto meglio da quando Gornt ha sostituito Norbert. Vide Angélique alla finestra e la salutò. Lei rispose con un cenno. Povera Angélique, chissà se Henri le ha detto di André. Poi, raggiunto dal chiasso proveniente dal circolo malgrado la distanza, i soliti insulti, grida e tintinnii di bicchieri, sospirò e tornò a concentrarsi sulle vicende dell'Insediamento.
Quando si affacciò nella sala scese il silenzio. Il circolo era gremito.
La folla che si accalcava persino sui gradini d'ingresso gli aprì uno stretto varco permettendogli di raggiungere il bancone del bar dove salutò gli altri ministri: Seratard, Erlicher e Zergeyev. Questi aveva il volto semi bendato per le ustioni e un braccio appeso al collo. Erano presenti i mercanti più importanti e anche quelli minori e nonostante le bende e qualche osso rotto erano già tutti rossi in viso. I primi ubriachi erano già distesi sul pavimento.
“'Giorno. Sono felice di comunicarvi che siamo stati molto fortunati...” esordi sir William.
Fu interrotto da una valanga di fischi e di grida: “Balle, io sono rovinato... Di cosa stai parlando per Dio...
Lasciatelo parlare... E' matto, non ha visto... Oh, per l'amor di Dio, zitto...!”.
Aspettò, poi con un tono più deciso riprese: “Siamo stati davvero fortunati, soltanto uno di noi è morto, André Poncin...” La sala fu percorsa da un mormorio di dispiacere perchè la sua musica era molto apprezzata. “Della nostra comunità nessun altro. Il signor Seratard ha identificato la salma e domani ci saranno i funerali. Purtroppo abbiamo perso due soldati, anche il loro funerale avrà luogo domani. Nella Città Ubriaca si contano ancora alcuni dispersi, ma nessuno di quelli che conosciamo per nome.
Il nostro esercito è intatto, tutte le armi da fuoco e le munizioni sono intatte e la marina è intatta. Siamo stati davvero fortunatissimi e di questo dobbiamo ringraziare Dio.” Nel silenzio che seguì aggiunse: “Ho chiesto al reverendo di celebrare una funzione speciale al tramonto, siete tutti invitati. Qualcuno ha domande da fare?”.
“Che ne sarà delle nostre compagnie?” chiese Lunkchurch. “L'incendio mi ha rovinato.”
“Per questo siamo tutti assicurati, signor Lunkchurch.” Fu interrotto da una risata. “Cosa?” Paradiso Skye, che si occupava di inoltrare le polizze assicurative a Hong Kong per l'accettazione, disse: “Mi duole informarla, sir William, che la polizza di Barnaby è scaduta la settimana scorsa e che per risparmiare si è rifiutato di rinnovarla fino al primo del mese prossimo”.
Il seguito del suo intervento fu soffocato da altre risate di scherno.
“Mi dispiace. In ogni caso con la posta di questa sera comunicherà ufficialmente al governatore di Hong Kong che l'Insediamento va considerato zona disastrata e che tutte...” La dichiarazione fu accolta da un boato di approvazione e “Bravo vecchio Willie” perchè garantiva che tutte le richieste di risarcimento sarebbero state esaminate con procedura urgente. ”...zona disastrata e che tutte le legittime richieste, che dovranno essere ben documentate, convalidate dalla mia firma e...” Un altro boato, questa volta di rabbia, perchè diversamente da taluni funzionari di Hong Kong il ministro era rinomato per la puntigliosità, e a molti l'incendio era parso invece un'opportunità mandata dal cielo per gonfiare gli inventari.
Quando la sala si fu calmata sir William aggiunse a bassa voce: “Non saranno ammesse le eccezioni e quanto prima le richieste arriveranno sulla mia scrivania tanto prima verranno approvate, firmate e inoltrate...”. Notando il generale movimento verso la porta con una voce straordinariamente potente per un uomo tanto magro intimò: “Non ho finito, per Dio! Il punto seguente: alcuni stupidi malinformati credono che la soluzione migliore sia quella di abbandonare l'avamposto di Yokohama. Il governo di Sua Maestà non ha alcuna intenzione di partire.
Nessuna!”.
Qualcuno cercò di contrastarlo, ma sir William continuò freddamente. “Poi: siete invitati ad aiutarvi l'un l'altro come gentiluomini britannici e...”
“E i dannati americani?” gridò qualcuno suscitando un'ondata di ilarità.
“Anche loro” ribatté lui ritrovando una vena ironica. “Alcuni di loro lo sono già e molti potrebbero diventarlo.” Altre risate. “Dunque comportatevi da gentiluomini e ricostruite quanto più in fretta potete.
E' fondamentale. Dobbiamo confermare la nostra posizione qui, perchè, ed è il punto più importante, secondo certe voci l'incendio è stato doloso.”
“Giusto, anche la mia musume l'ha detto.”
“Secondo una voce attendibile l'incendiario era un samurai, Nakama, ricercato dalla Bakufu come rivoluzionario. Preciso che il signor Tyrer e io e, credo, anche il signor McFay, lo consideravamo gentile, innocuo e una grande fonte di informazioni.”
“E' vero” disse Jamie al quale la tenerezza di Maureen aveva tolto la stanchezza. “Per parte mia dubito che Nakama possa essere un incendiario.”
“In ogni caso sappiamo per certo che è morto e che è stato sorpreso in circostanze sospette. Dobbiamo stare tutti molto all'erta perchè se si è trattato di un attentato, cosa di cui personalmente non sono convinto, ve ne saranno altri. Se invece è stata la volontà di Dio, be', è un Suo privilegio...”
“Amen” dissero molti, felici di ritrovarsi vivi.
“... Dunque siate guardinghi, ma riprendete la vita normale e tornate al lavoro. Grazie e buona giornata.”
“E cosa dite dello Yoshiwara e della casa della signora Fortheringill?” Sir William sgranò gli occhi. Buon Dio, sto diventando vecchio, pensò. Non avevo considerato il problema dello Yoshiwara, il fatto che quel quartiere rende il Giappone sopportabile e persino desiderabile a gran parte di loro. “La casa della signora Fortheringill sarà coperta da un'assicurazione. Quanto allo... Daremo da subito inizio a una raccolta di fondi.
Durerà una settimana. La inauguro con venti ghinee e, ehm, poiché fa parte della zona disastrata, il governo di Sua Maestà contribuirà con una cifra pari alla somma che verserete.” Mentre la platea si abbandonava a grida di approvazione e manate sulle spalle sir William scambiò qualche parola con gli altri ministri e li sorprese con l'annuncio che lui e Seratard avrebbero partecipato come previsto all'incontro con Yoshi.
I ministri erano tutti invitati a cena quella sera per una riunione privata. Sulla passeggiata si asciugò la fronte, poi si incamminò soddisfatto verso casa.
“Ehi, guardate!” gridò qualcuno alle sue spalle. Si girò e insieme ad altri che uscivano dal circolo si fermò a osservare una scena che lo riempì di stupore e di invidia.
Il desolato panorama dove prima sorgeva il villaggio brulicava di uomini, donne e bambini che lavoravano con zelo da formiche per lo scopo comune: ricostruire ciò che avevano perduto. Due case erano già complete di tetto e di pareti di shoji e altre stavano per essere finite.
Molti trasportavano legname nuovo e pareti di shoji dalla porta Sud dove già era stato istituito un deposito.
Peccato che i nostri non siano altrettanto laboriosi, pensò sir William pieno di meraviglia. L'attività ferveva anche oltre il fossato, il ponte del Paradiso era stato riparato e al di là una porta provvisoria già ondeggiava alla brezza con gli ideogrammi del famoso e amato detto cinese e accanto la traduzione inglese, scritta con una stravagante grafia: La passione non può attendere, deve essere soddisfatta.
Quel pomeriggio il mare era calmo, il tempo instabile. La lancia della Struan tornava al suo molo di Yokohama dopo l'incontro con Yoshi a Kanagawa. Sull'albero maestro sventolava l'insegna di sir William. In cabina sir William e Seratard sonnecchiavano, Tyrer dormiva come un sasso. Il nostromo suonò il fischietto per chiedere alle lance che affollavano la banchina di allontanarsi e ricevette in risposta una raffica di “Aspetta il tuo dannato turno” accompagnata da una gamma di volgari precisazioni.
Sir William aprì gli occhi e chiamò il nostromo: “Lasciaci sulla banchina della Brock”. Quando l'altro gli fece notare che MacStruan non avrebbe apprezzato la manovra ribatté: “Fa' come ti dico!”. Gli altri due si svegliarono di soprassalto, poi Tyrer borbottò qualcosa e ripiombò nel sonno.
Seratard si stiracchiò con uno sbadiglio. “Un pranzo magnifico, William, il pesce era ottimo” disse passando senza accorgersene al francese, “lo avrei preferito condito con una salsa di burro all'aglio e prezzemolo, ma non importa, il vostro cuoco è inglese, non può essere perfetto.”
“E' cinese” precisò con bonomia sir William.
L'incontro si era risolto esattamente come aveva previsto. Non aveva avuto luogo. Erano arrivati all'ora stabilita e dopo aver aspettato mezz'ora avevano mandato a chiamare il governatore locale. Tyrer aveva chiesto una spiegazione per l'incomprensibile assenza del principe Yoshi: “E' ammalato?”.
“Ah, spiacente, non lo so, signore...”
“Il mio padrone dice: informatevi sulla salute del principe Yoshi, ditegli che siamo qui come da lui richiesto.
E per favore invitatelo a fissare quanto prima un nuovo appuntamento.” Tyrer evitò i convenevoli. Il governatore arrossì, si inchinò come di fronte a dei superiori, si scusò ancora e se ne andò disgustato che i gai-jin fossero rimasti dov'erano: tutti i civilizzati che da Kanagawa a Edo avevano visto l'incendio erano assolutamente convinti che i gai-jin sopravvissuti fossero occupati a leccarsi le bruciature e a imbarcarsi per scomparire per sempre.
Usciti il governatore e il suo seguito, sir William suggerì di pranzare e condusse Seratard nella eccezionale cantina della Legazione. “Dobbiamo festeggiare, Henri. Cosa preferite bere? Ieri notte siamo stati davvero fortunati, a parte André, poveretto.”
“Sì. Peccato. La volontà di Dio.” Seratard si accigliò senza smettere di studiare le etichette. “Ah! Montrachet del '51. Due bottiglie?”
“Come minimo. George si unirà a noi. Suggerirei anche di assaggiare uno Cháteau Margaux del '48, uno Cháteau Pichon-Longueville, e uno Cháteau-Yquem con il dolce.”
“Perfetto, peccato che non ci sia formaggio. Siamo sicuri che Yoshi non si presenterà?”
“Se anche si presentasse noi non lo riceveremmo.”
“Al circolo avete parlato di una cena per questa sera. Volete discutere di qualcosa in particolare con gli altri?”
“Sì.” La cantina era fresca e piacevole. Su un buffet accanto alle rastrelliere erano allineati alcuni bicchieri.
Sir William scelse una mezza bottiglia di champagne e cominciò ad aprirla. “Credo che dovremmo fingere che l'incendio non sia stato grave e muovere subito contro Sanjiro e la sua capitale, Kagoshima.”
“Adesso?” Seratard era molto sorpreso. “Mandare lì la flotta quando qua siamo così esposti mi sembra altamente pericoloso. Li volete indurre in tentazione?”
“Sì, è pericoloso, ma è questo il punto. Propongo di mandarvi soltanto la flotta britannica, trattenendo qui la vostra ammiraglia e quella russa nonché i mercantili armati. Rinunciamo a far sbarcare i soldati come avevamo previsto e mandiamo soltanto la marina. Ci limiteremo a un cannoneggiamento dal mare.” Fece saltare il turacciolo e versò.
“Questo renderà il compito di Ketterer più facile, non gli è mai piaciuta l'idea di dover comandare uno sbarco. Adesso può rimanere in rada e scatenare i cannoni contro di loro. Salute.”
Mentre i bicchieri tintinnavano Seratard rimuginava la proposta per scoprirne gli eventuali trabocchetti, i punti dove l'altro avesse sotterrato le mine per contrastare gli interessi francesi. Non ne trovò. Al contrario, quella strategia favoriva il suo progetto a lungo termine di conquistare la fiducia di Yoshi dimostrandogli che i barbari erano i britannici, non i francesi, e che la Francia era più paziente e lungimirante.