Virus (15 page)

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Authors: Sarah Langan

BOOK: Virus
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Mercoledì notte James Walker si aggirava furtivo tra i boschi di Bedford. Ora gli era difficile capire il significato delle parole, e non riconosceva più le facce. Non ricordava più gli alberi cavi, né l'Incredibile Hulk. Aveva perso qualcosa, qualche parte di sé. Come si chiamavano? Mani? No, non mani. La parola era un'altra. Scarpe. Aveva perso dei pezzi delle cose che stanno dentro le scarpe.

La notte scorsa si era arrampicato lungo le grondaie e i graticci e bussato alle finestre di metà dei bambini della sua quarta elementare. Incantati, tutti lo avevano fatto entrare. Questa notte, sarebbe tornato a prendere gli altri. Mentre il mercoledì volgeva al giovedì, il virus dilagava.

 

10.

Bimbi nel bosco

 

Giovedì pomeriggio, Madeline Wintrob pedalava sulla sua Trek a dodici marce lungo Silver Street. Non aveva la macchina come gli altri diplomandi del liceo di Corpus Christi. Suo fratello David si era preso la Volvo station wagon quando era partito per il college in California, e dato che nessuno la giudicava abbastanza responsabile per guidare, lei non si era presa la briga di sopportare la scuola guida per sei sabato mattina consecutivi.

In fondo la macchina nemmeno la voleva. Era colpa delle macchine se tra cent'anni i ghiacci polari si sarebbero liquefatti, trasformando gli inverni in un ricordo. La valuta di scambio non sarebbe più stata il denaro, ma grano e bestie da allevamento. Incessanti tempeste tropicali avrebbero reso invivibile la costa orientale e il Canada avrebbe chiuso le frontiere, lasciando il Messico come unica via di fuga - e chi voleva abitarci in Messico? Quei fascisti borghesi dei suoi genitori si preoccupavano della purezza del cotone delle loro lenzuola egiziane e dell'efficienza dei consumi dei loro Suv micidiali, mentre erano a un passo dalla fine del mondo. Chissenefrega se la sua famiglia la giudicava una pazza. Si sbagliavano. Non era pazza: era il resto del mondo a essere fuori di testa.

Stava bigiando per andare a un appuntamento con Enrique nel bosco. L'ultima lezione della giornata: economia domestica. In quel preciso istante i suoi compagni stavano imparando a spruzzare una bomboletta spray di formaggio fuso su un patata carbonizzata nel forno a microonde, e lei era libera. Non sarebbe diventata come gli altri automi che passavano la vita a fare un passo dopo l'altro e a consumare il tempo come legna da ardere. Lei avrebbe fatto in modo che ogni secondo fosse importante.

Il cielo era blu come un lago profondo, e dovevano esserci almeno venti gradi. Corrugò la fronte: il riscaldamento globale, senza dubbio. Quando la gente invecchia finisce per fregarsene di cose come l'effetto serra e lo scioglimento dei ghiacci. Si impegnavano col mutuo delle case trovandosi incatenati al posto di lavoro, e si stufavano a tal punto di vivere le loro vite che il cervello gli si prosciugava come sangue coagulato. A lei non sarebbe successo. Il suo cuore avrebbe continuato a palpitare, per quanto potesse essere doloroso. Doveva pur restare qualcuno a provare la sofferenza del mondo.

Lei non riusciva a fregarsene di queste cose! Anche se lo avesse voluto, non sarebbe mai diventata una di quelle ragazze con i capelli phonati e il lucidalabbra rosa che prendevano voti eccellenti nelle materie più idiote e scrivevano articoli di moda per il giornale della scuola. Il mondo andava a tracollo verso l'Apocalisse, per la miseria, chissenefrega se i plissé tornavano in voga? Certo, la gente faceva
finta
di ritenere importanti cose come l'incremento dei livelli di estrogeni nelle acque potabili che un giorno avrebbero reso sterile l'intera popolazione maschile. I suoi genitori ostentavano sempre una pseudo-solidarietà quando lei si imbufaliva per le bistecche infestate di ormoni che loro mettevano in tavola ogni volta che David veniva a trovarli, manco dovessero celebrare il ritorno dello stronzissimo figliol prodigo. Sembravano pienamente dell'idea che fosse meglio consumare cibi più bassi nella catena alimentare, e poi si riempivano il piatto di vitello in salsa Worcester.

Ultimamente sua madre le faceva proprio girare le palle. Ieri sera aveva zoppicato per la cucina come il capitano Achab dopo che Moby Dick gli aveva divorato la gamba. Dapprima Maddie aveva provato l'istinto di prendere a schiaffi Albert Sanguine per quello che aveva fatto. Sul serio. Ma che razza di uomo poteva picchiare una come sua mamma? Poi a cena Meg l'aveva costretta a mangiare cinque forchettate di lasagne anche se non aveva fame. Le erano rimaste sullo stomaco tutta notte come un bidone di lardo. La facevano strafogare a forza come quelle scrofe in gabbia che la Peta cercava sempre di liberare, e lei aveva cominciato a pensare che, purché non si trattasse di una lesione permanente, Meg meritava in pieno quello che le era capitato.

Comunque, quella mattina era stata piacevolmente diversa. Scendendo le scale aveva sorpreso i suoi genitori che si baciavano, una cosa che non li vedeva fare da almeno un anno. Erano andati al lavoro prima di lei, e uscendo l'avevano entrambi salutata con un bacio. Una guancia per genitore. Smancerie da gay. Mentre lo facevano lei gli aveva dato dei cretini. E ciononostante ne aveva provato un tale piacere che non avrebbe più voluto uscire dalla cucina, per crogiolarsi in quella sensazione di calore.

Non appena erano usciti aveva pensato: l'amore è nell'aria, dunque perché non oggi?

«Sicuro» le aveva risposto Enrique quando lo aveva chiamato quella mattina per chiedergli se gli andava un pomeriggio nel bosco. Poi aveva aggiunto:
E porta quella cosa.
«Quale cosa?» aveva domandato lui. Lei avrebbe preferito che ci arrivasse da solo, ma le era sfuggito di bocca come un proiettile:
Il preservativo!

«Oh, giusto... ok» aveva detto lui.

Evvai!

Adesso stava pedalando. Indossava le sue scarpe da basket Converse e autoreggenti di pizzo, una gonna di feltro al ginocchio con lo spacco sul fianco, e un golfino rosso di lana. La tenuta era ridicola, ne era consapevole, ma le calzava a pennello. In più, se proprio scegli di avere i capelli viola, tanto vale che interpreti la parte fino in fondo. A scuola quel giorno la gente la fissava, e in due occasioni li aveva addirittura notati mentre la indicavano apertamente: ma non era un problema. Quella era un giornata per gli impulsi e i colori sgargianti e per fare esattamente quello che le passava per la testa. Sorrise e pedalò più in fretta. Nella testa le risuonava il ritornello di una canzone:
Girl, you'll be a woman soon.
Cazzo, non vedeva l'ora!

Lui la aspettava ai margini del bosco dove si erano dati appuntamento. Stretto tra le mani teneva un mazzo di margherite celesti dal Puffin Shop. Lei rise anche se non trovava affatto buffi quei fiori: li trovava romantici.

Enrique era olivastro e minuto, e per quanto lei si sforzasse di stare a dieta probabilmente avrebbe sempre pesato più di lui. La sua famiglia era originaria del Messico, per questo pronunciava distintamente le R e sceglieva le parole meticolosamente, come se nella testa le stesse traducendo dallo spagnolo. Quando lei balzò giù dalla bici, lui afferrò il manubrio e si offrì di spingerla nel bosco. Le piaceva da matti quando faceva quei gesti da uomo. Era una delle molte cose che lo rendevano perfetto.

Dopo essersi inoltrati un po' nel bosco, lui appoggiò la bici accanto al suo motorino e si voltò verso di lei. Le si erano impigliati dei rametti nei capelli, e lui li sfilò. Lei rise perché le ricordava il modo che hanno le scimmie di spidocchiarsi a vicenda: frugando in punta di dita la pelliccia del compagno e mangiando i parassiti. Ecco cos'erano loro due: due scimmie. Questo le richiamò alla mente le scimmie di mare, con quelle piccole sdraio sul fondo dell'acquario come nelle pubblicità, e l'immagine la fece ridere ancora di più.

Enrique continuò a camminare. Si era dimenticato di darle le margherite. I rami di traverso colpivano le corolle, e i petali blu acceso scivolavano a terra tracciando un sentiero alle loro spalle. Se non altro, se si fossero persi avrebbero ritrovato la strada. Lui era particolarmente silenzioso. Non l'aveva nemmeno salutata con un bacio. Lei sapeva che era un pensiero sciocco, e tuttavia le venne da chiedersi: che ci avesse ripensato?

Uscivano insieme da quasi un anno. In palestra le ragazze non parlavano d'altro che di sesso e pompini. Orgasmi. Sperma. Roba stomachevole che la faceva arrossire, non perché fosse disgustosa, ma perché si ritrovava ad annuire, anche se non l'aveva mai fatto. Si ritrovava a fingere di essere già una donna, mentre in realtà non lo era ancora.

Ma negli ultimi mesi, persino dopo che lei gli aveva confessato di volerlo fare, lui aveva temporeggiato. Ogni volta che arrivavano al dunque lui trovava una scusa, per esempio che il retro del furgone di suo padre era un posto troppo volgare. Diceva anche di volere aspettare il momento giusto, ma lei aveva cominciato a pensare che volesse aspettare la
persona
giusta, e che guardacaso questa persona non fosse quella nevrotica di Maddie Wintrob. Cominciava a pensare che lui avrebbe preferito trovarsi una brava ragazza messicana con gli occhi enormi come quelli di Natalie Wood in
West Side Story
,
una che non attaccasse sempre lite, capace di preparare il formaggio alla griglia senza bruciarlo. Chi poteva dargli torto? Lei sapeva di essere stramba. Ma, d'altra parte, gli dava comunque torto. Il mondo aveva un senso quando stavano insieme. Ogni giorno in più che lui la costringeva ad aspettare, perché aveva deciso di trattarla come un fiore invece che come un ragazza, lei si fidava un po' meno, e un'altra piccola parte di quel che c'era tra loro moriva.

«Se te ne stai lì zitto perché hai deciso di scaricarmi, sappi che ti sei messo in un mare di guai» disse. «Dico sul serio. Ti gonfio di botte.»

Enrique scosse la testa fingendosi deluso. «Madeline» mormorò. «Sei proprio matta.» Il suo accento avvolgeva il nome di lei come una bandiera messicana, «MAD-e-LINE», e lei si sentì istantaneamente rassicurata.

Parlando con Enrique la gente di Corpus Christi alzava la voce pensando non parlasse inglese. In realtà lui scriveva poesie e leggeva T.S.Eliot. Ma quando due anni prima suo padre aveva avuto un infarto, lui aveva procrastinato il college per mandare avanti il negozio. I suoi cinque fratelli (quattro femmine e un maschio) erano più piccoli, quindi da allora era diventato praticamente il capo famiglia.

Ora che suo padre aveva ripreso a fare qualche turno al negozio, Enrique si era arruolato nell'esercito. Il progetto era di prestare servizio per un anno e mettere da parte i soldi della retta in modo che, una volta congedato, avrebbero potuto studiare poesia in qualsiasi università del Paese. Aspettava la cartolina entro quella settimana. Maddie era molto in ansia per lui. Enrique si aspettava che tutti fossero come lui: persone perbene e oneste. È per ingenuità di quel tipo che i soldati fanno ritorno a casa in un sacco.

Quando gli aveva telefonato quella mattina pensava proprio a questo. Voleva fare sesso con lui prima della partenza. In quel modo, anche se lo avessero ferito o fosse tornato diverso o avesse smesso di amarla, avrebbero, se non altro, condiviso qualcosa. Ma in realtà, non avrebbe voluto lasciarlo partire. In un certo senso sperava che l'Apocalisse arrivasse prima per impedirglielo. Sarebbe stato più facile che vivere senza di lui.

 

Le mani di Enrique sudavano. Camminava più avanti, e tratteneva i rami perché non frustassero Maddie sulle gambe o sul volto. Aveva visto qualche radura che avrebbe potuto essere adatta, ma voleva trovare un posto con il terreno soffice e senza troppi tronchi o rametti. Era contento di avere saltato il pranzo, perché altrimenti avrebbe rischiato di vomitare.

Si augurava di non essersi beccato il raffreddore che sembrava aver colpito chiunque quel giorno fosse passato dal negozio. Avevano tutti la faccia congestionata dalla tosse, e qualcuno persino degli sfoghi sulle braccia, sulle mani, sul collo e sul viso - su tutta la pelle visibile. Aveva pensato di chiedere delucidazioni a Maddie perché suo padre era un dottore, ma non era il momento. Sapeva che non era la stagione delle allergie, ma non riusciva a spiegarsi come la malattia si fosse diffusa tanto rapidamente.

Conosceva Maddie da quando erano così piccoli da non riuscire a raggiungere il bancone del Puffin Shop, ma lei era diventata una cliente fissa solo quando si era assunto la responsabilità del negozio dopo che suo padre si era ammalato. Si fermava di ritorno da scuola un paio di volte al mese e sorseggiava caffè nero sfogliando le riviste di moda sotto il bancone, oppure si metteva a fumare le sue Marlboro Lights sul marciapiede. Non aveva molti amici. Dapprima lui aveva pensato che fosse per timidezza, ma dopo un po' si era reso conto che era per stramberia.

Era anche viziata. I suoi vestiti erano nuovi e puliti, e i jeans sempre stirati in una piega perfetta, indizio di una domestica messicana o di una madre con troppo tempo libero a disposizione. Non aveva un lavoro, ma si comprava sigarette e numeri di
OK!
con banconote nuove di zecca da venti, cinquanta e persino cento dollari. Era anche prepotente, e pretendeva che le cose andassero sempre come voleva: «No, non l'accendino
rosso
,
Enrique. Voglio quello
blu.
»
«Ciao, mamma. No, adesso sono al negozio. Se vuoi posso cominciare a preparare la cena, ma mi rifiuto di riscaldare quello schifo delle tue fettuccine avanzate. Piuttosto ordino le pizze o faccio delle verdure saltate. Anche papà le preferisce.»

Circa un anno e mezzo prima era entrata in negozio e lui le aveva fatto un complimento sul colore del suo maglione, che richiamava il verde scuro dei suoi occhi. Da quella volta portava lo stesso maglione ogni volta che passava a trovarlo. Solo allora si era convinto di piacerle. Ma non l'aveva invitata fuori per due motivi. Il primo, che non si era mai sentito troppo a suo agio con le ragazze. Il secondo, che lei aveva l'aria di una piuttosto impegnativa.

Quell'estate, i suoi genitori le avevano concesso di rientrare a casa alle dieci, e lei aveva cominciato a passare dal Puffin Shop anche la sera. A volte suo fratello le dava un passaggio in macchina come se il negozio fosse proprio la sua destinazione, e poi lanciava a Enrique uno sguardo come a dire:
Mi dispiace, mi ha costretto.
Una volta David aveva anche depositato sul bancone un paio di barrette energetiche alla banana, e si era sporto in avanti per bisbigliargli all'orecchio: «Sai cosa ottiene un gorilla da duecento chili?». Poi, indicando con un cenno del capo il fisico magrissimo di Maddie Wintrob: «Tutto quello che vuole».

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