Virus (16 page)

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Authors: Sarah Langan

BOOK: Virus
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Ma a Enrique piaceva la sua compagnia. Maddie era simpatica. Camminando faceva sempre un sacco di rumore, come non provasse il minimo imbarazzo nel trovarsi al centro dell'attenzione quando entrava in una stanza. Quando non fumava, masticava gomme all'uva con una tale energia che le faceva schioccare. Dopo la chiusura, leggeva i pettegolezzi sulle celebrità da un numero di
OK!
che non aveva pagato mentre lui lavava il pavimento (non si offriva mai di dargli una mano, questo l'aveva notato). Visto che era di strada, lui la riaccompagnava a casa a piedi, e camminando parlavano di tutte le cose che per lei erano importanti, per esempio se gli ospiti di Jerry Springer fossero in realtà degli attori, o del permafrost artico che si scioglieva e che un tempo era stato un bacino di metano. «Tra non molto saremo tutti morti» gli aveva detto una volta senza nemmeno l'ombra di un sorriso. Poi aveva fatto un paio di passi saltellando, e aveva aggiunto: «Grazie per quei ghiaccioli che non mi hai fatto pagare. Erano
troppo
buoni!».

Lui non era stato sicuro di volerle bene fino a quando non aveva smesso di passare a trovarlo. La prima settimana, non ci aveva quasi fatto caso. La seconda, aveva deciso che si era trovata il ragazzo. Adesso toccava a qualcun altro assistere alle sue follie. Qualcun altro si sorbiva tutti quei discorsi sul riscaldamento globale, e sulle povere scimmiette tenute in gabbia per la sperimentazione animale. Qualcun altro si era preso l'unica ragazza al mondo che avesse letto, e amato, Octavio Paz.

Si seppe poi che era stata in vacanza con la famiglia a Gettysburg. Quando riprese la scuola, lui decise di invitarla fuori. Ma ogni volta che la vedeva, le parole gli si fermavano in gola come un grumo di avena secca. Non aveva soldi, nemmeno per pagarle un cinema. Dove potevano andare? In più, lei aveva la pelle chiara ed era alta e intelligente, mentre lui era il tizio dietro il banco della drogheria con cinque fratellini piccoli che veniva dal Terzo mondo. In seguito provò collera contro di lei per averlo fatto sentire un cittadino di seconda classe, e giurò a se stesso che, dopo che l'esercito gli avesse pagato gli studi, lui avrebbe vinto il premio Nobel per la poesia. Tra quindici anni avrebbe fatto ritorno a Corpus Christi con una donna ancora più bianca e più bella di Maddie Wintrob, e un figlio maschio, e lei si sarebbe pentita.

In una fredda sera di settembre stava pensando a tutte queste cose quando lei si era sporta oltre il bancone e l'aveva baciato. Un bacio infantile e dilettantesco, a labbra molli e aromatizzate alla nicotina. E il gioco fu fatto. Era cotto marcio. Ormai uscivano da più di un anno, e il suo unico rimpianto era di non essere stato lui a fare la prima mossa.

E adesso erano nel bosco. Aveva le ascelle sudate anche se si era spruzzato mezzo flacone di Right Guard. Alle sue spalle, Maddie borbottava qualcosa. Probabilmente si lagnava. Era da un po' che camminavano. C'era silenzio. Più si avvicinavano a Bedford, meno uccelli cantavano e moscerini ronzavano. La gente diceva che l'aria era pulita, ma lui non ci credeva. Sapeva ancora dello zolfo dell'incendio, e persino a Corpus Christi gli uccelli avevano cominciato a pigolare a terra prima di morire, come se avessero dimenticato come si fa a volare. Il giorno prima James Walker si era perso, e a quanto aveva detto sua madre durante la notte erano spariti anche altri bambini dell'età di James. Temeva che non fosse un posto sicuro per portare Madeline, ma senza una macchina né un appartamento, dove altro potevano andare?

Davanti a loro si apriva una radura erbosa. Il cuore cominciò a martellargli, e pensò di girare sui tacchi prima che anche Maddie la vedesse. La cosa che stavano per fare era irrevocabile. Ma continuò a camminare finché non si trovarono ai bordi del prato. Ansimavano un po', ma non per la fatica. Per l'ansia. Lei profumava di crema al pompelmo e rose.

L'erba era quasi completamente morta. Lui intravide i resti di un falò e qualche lattina di birra rimasta sul terreno da così tanto tempo che le etichette si erano sbiadite. «Che razza di discarica» disse lei.

Era alta per essere una donna, e a lui non piaceva che lo vedesse nudo perché al confronto si sentiva gracile. Lei gli diede una spintarella, e lui le agganciò il piede dietro al ginocchio facendole perdere l'equilibrio. Lei cadde a sedere con un tonfo. Le ragazze con cui era uscito prima (due in tutto) a quel punto lo avrebbero deriso o avrebbero fatto finta di essersi fatte male, ma non Maddie. Scoppiò a ridere portandosi una mano alla bocca mentre allo stesso tempo strillava: «Ssst, ssst», come se fosse lui, e non lei, a fare tutto quel baccano.

Lui tese una mano per aiutarla a rialzarsi. Lei diede uno strattone, e se lo tirò addosso. Rideva così forte che le scendevano le lacrime, e lui capì che anche lei era nervosa. Rimasero così per un po', poi dalla borsa lei tirò fuori una coperta. La spalancò nel vento come una vela e la stese a terra.

Si sedettero. Lei si slacciò la camicetta di cotone e la lasciò aperta sul reggiseno di pizzo rosso. Lui si strofinò i palmi sulle gambe dei jeans, per riscaldarle e non toccarla a mani gelide. Tutti davano per scontato che lo avessero già fatto. La gente che passava dal negozio, le rispettive famiglie, persino il suo fratellino faceva battute sul rischio che facessero un bambino.

Ma lei era la sua ragazza, e lui voleva comportarsi come si deve. Dimostrare di meritarla. Si era arruolato per lo stesso motivo. Era stufo di sentirsi chiedere se non sentiva nostalgia del suo Paese, mentre in realtà era nato a Bangor. L'esercito sarebbe stato la prova che era qui per restare. E se anche Maddie non aveva idea che bisognasse aspettare il momento perfetto, lui lo sapeva. Se sbagli non avrai una seconda occasione.

Quando si sentì le mani più tiepide, la toccò. Le infilò una mano sotto la gonna di feltro. Là sotto si era depilata a forma di cuore. Lui ne seguì il contorno con un dito. Sapeva quanto le piacesse. Aveva imparato, giorno dopo giorno, le cose che la facevano rabbrividire di gioia.

Anche lei lo toccò. Lui chiuse gli occhi. Era questo il momento giusto? Maddie aveva un occhio più grande dell'altro, ma dovevi guardarli molto attentamente per farci caso. Lui si slacciò i jeans.

Strappò con i denti la confezione di alluminio del Trojan Ultra Pleasure. Questa parte la conosceva alla perfezione, si era esercitato al buio tornando a casa dal lavoro e gettando via le prove per evitare che i suoi le trovassero. Un bidone della spazzatura lungo Micmac Street era pieno delle sue speranze. Tirò fuori il preservativo. Lo srotolò. Lo infilò. Lei arcuò la schiena premendo il ventre contro il suo. Ma lui aveva sbagliato qualcosa. Il preservativo non si srotolava. Il sangue gli scorse via dall'inguine per avvampargli la faccia: aveva fallito in una cosa di tale importanza. Si voltò di lato perché lei non lo vedesse.

«Aspetta!» gridò.

Aveva le dita impacciate. Sapeva che lei lo stava guardando. Sentiva il suo sguardo come un raggio di fuoco nella schiena.

«Non ti va più?» domandò lei.

«Sì che mi va» disse lui. Come poteva spiegarle? In queste cose non era previsto che un uomo fallisse: un uomo doveva stringere a sé la sua donna e prometterle di essere dolce.

«E allora cosa c'è che non va?» domandò lei.

«Ho sbagliato coi tempi» rispose, prima di rendersi conto di come lei avrebbe interpretato le sue parole. Desiderò di poter fermare il tempo per rimangiarsele.

La voce di lei era fredda. Furiosa. «Non sono un fiore, cazzo.»

Lui annuì. «Lo so. Sei Maddie. Lo so.» Si frugò nelle tasche, cercandone un altro. Non ne aveva portati due? Perché non l'aveva fatto? Forse quello usato poteva ancora funzionare, se lo avesse girato dall'altra parte?

Si voltò a guardarla. Lei aveva corrugato le sopracciglia in un'unica linea nera, e il suo capelli viola erano un cespuglio di foglie e nodi, come quelli di un spiritello vendicativo dei boschi in una commedia di Shakespeare. «È perché non sono abbastanza carina?»

«Certo che sì» disse lui. Ma già l'erezione lo stava abbandonando.

«E allora cos'è?»

Lui sospirò. Possibile che non lo sapesse? Che non lo avesse indovinato, vedendolo armeggiare?

«D'accordo!» strillò lei. «Ti odio.» Si rimise la camicetta e corse via tra gli arbusti.

Lui rimase sdraiato. Ma cosa gli era preso? Quand'era solo filava tutto liscio. Forse aveva un cancro alla prostata, e questo era il primo sintomo? Fece una smorfia. Troppo bello per essere vero. Non era cancro. E adesso avrebbe dovuto spiegare a Maddie Wintrob che era caduto vittima dell'ansia da prestazione prima che lei si mettesse in testa che lui e suo fratello avevano una relazione segreta.

Proprio in quell'istante sentì un strillo acuto, femminile. Il cuore cominciò a battergli forte, perché Maddie urlava in continuazione, ma mai l'aveva sentita
strillare.
Si precipitò nel bosco. Un odore denso di zolfo, nauseabondo come di uova marce, lo precedeva.

Trovò Maddie che gli dava le spalle, inginocchiata su una pietra grigiastra. Si chinò accanto a lei, e gli si mozzò il respiro. Non era una pietra, ma un piccolo osso, attaccato ad altri ossicini minuscoli. Le ossa erano tenute insieme da una guaina che sembrava il guscio di una pannocchia. Gli ci volle un po' prima di capire: il guscio era pelle secca.

Maddie si girò verso di lui con gli occhi colmi di lacrime. Teneva le mani sospese sopra il cadavere, quasi sfiorandolo, e lui capì che avrebbe desiderato prendere quella cosa e stringerla tra la braccia, per proteggerla da ciò che le era accaduto tanto tempo fa. Dal cranio spuntava un ciuffo di capelli neri. Furono i capelli a convincerlo di trovarsi davanti a un neonato umano.

«Chi?» domandò lei, e lui capì che non stava parlando del bambino. Stava chiedendo:
Chi ha fatto una cosa così terribile?

Scosse la testa. Poi sentì un rumore di rami spezzati nel bosco. Si alzò in fretta, e tirò Maddie con sé. Insieme scrutarono tra gli arbusti. E la vide. La sagoma stava a quattro zampe. Li fissava, e all'istante Enrique fece un passo avanti, per proteggere sia Maddie sia i resti del bambino.

«Vattene!» urlò. La cosa lo guardò, e a Enrique il respiro si fermò in gola. La cosa mandò un gemito desolato, come un folle le cui grida sono diventate musica. Enrique provò compassione per lei, anche se sapeva che avrebbe dovuto temerla. Con un balzo la cosa superò un tronco e galoppò via. Enrique strinse Maddie forte a sé mentre cercava di comprendere quello che aveva appena visto. La sagoma non apparteneva a un animale. Era Albert Sanguine con il camice dell'ospedale, e la bocca sporca di sangue secco.

 

11.

Metteva una tale tristezza che

diventava ridicolo, o forse era

talmente ridicolo da mettere tristezza

 

«Comunque» disse Ronnie Koehler alla sua seconda fidanzata in due settimane, «io mi sento un po' in colpa.»

Noreen alzò gli occhi al cielo. Quella sera le toccava un turno extra in ospedale perché molte delle infermiere erano rimaste a casa con l'influenza. Non si era presa la briga di mettersi in borghese quella mattina, e indossava ancora quel deprimente camice rosa. Erano sdraiati sul divano scozzese di Ronnie a fumarsi una canna. Lui l'aveva rollata stretta, e durava da circa dieci minuti. Quand'era fatto, e l'aria intorno a lui diventava densa come passato di piselli, tutto gli sembrava un po' meno importante. Ciononostante, non riusciva a levarsi Lois Larkin dalla mente.

Noreen puntò il telecomando alla testa di Ronnie come se volesse farlo sparire cambiando canale. Forse scherzava, forse no. Il suo senso dell'umorismo era crudele. Alla tv, American Maid, il personaggio della domestica super-eroe, scaraventava una scarpa con il tacco a spillo dritta nella schiena di un rapinatore di banche. Ronnie ridacchiò. Non c'era storia,
The Tick
era il miglior cartone animato di tutti i tempi. Poi Noreen gli attraversò il cranio con il fascio del telecomando e all'improvviso
The Tick
svanì, sostituito dalla soap-opera preferita di lei,
Una mamma per amica.
La telecamera riprendeva in primo piano una madre e una figlia che ridevano e piangevano allo stesso tempo. Metteva una tale tristezza che diventava ridicolo, o forse era talmente ridicolo da mettere tristezza.

Non per la prima volta nel corso di quella giornata, Ronnie provò nostalgia per Lois, che gli lasciava sempre guardare quello che voleva. Un pensiero che fino ad allora aveva evitato lo colpì di sorpresa come la cacca di un uccello in volo: ora che stava con Noreen, nel suo futuro ci sarebbe stata un sacco di pessima televisione. «Ah, merda» borbottò.

Noreen si appoggiò allo schienale. Sorrideva come se avesse appena fatto lo sgambetto a una vecchina. «Rory è incinta» spiegò, e poi sorseggiò rumorosamente il suo frullato al chinotto comprato al Puffin Stop. «Non nella vita reale. Solo nel telefilm.»

Ronnie voleva dire qualcosa, ma non ricordava più cosa. Fece un altro tiro di canna, che in un modo o nell'altro sapeva avrebbe risolto il problema. Poi ricordò.

A sua insaputa, Noreen aveva consegnato la foto e l'annuncio di fidanzamento al
Corpus Christi Sentinel.
Era stato così che Lois era venuta a sapere che lui stava per sposare la sua migliore amica. «Mi sento in colpa per Lois.»

Il sorriso di Noreen svanì. «Mi sento in colpa anch'io.» Parlava con lui, ma guardava la televisione. Una famiglia perbene così diversa da lui e Noreen che i personaggi che si scambiavano battute in quel lussuoso ristorante avrebbero potuto essere dei marziani. Mangiavano ostriche infilzandole con minuscole forchettine. Noreen continuava a parlare, ma si capiva benissimo che era più interessata a quella gente elegante con le sue eleganti forchette. «Il fatto è che ci siamo innamorati, capisci? Ci avrebbe sofferto comunque quando lo avesse saputo. Quindi chissenefrega se l'ha letto sul giornale. Probabilmente per lei è stato più facile così: in questo modo non ha dovuto trattenersi dal piangere davanti a noi.»

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