Gai-Jin (197 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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“No, tu stai con Hiraga.”

Katsumata si sentiva molto a disagio all'interno della recinzione dello Yoshiwara e non voleva nessun impaccio, una volta fuori. “Partirò non appena apriranno la barriera.”

“E' un ottimo piano. Sonno-joi” esclamò Hiraga.

Si sentiva nauseato e inebriato al tempo stesso. Il pensiero che l'indomani gli uomini di Yoshi o della Bakufu sarebbero arrivati e lo avrebbero catturato, fine quasi inevitabile adesso che Yoshi gli dava personalmente la caccia, lo terrorizzava, e dovette riconoscere che il sensei aveva ragione: le mura dell'Insediamento e la recinzione dello Yoshiwara erano trappole mortali.

Eppure provava una meravigliosa sensazione di sollievo. Adesso che la sua fine era certa non vi era più ragione di non lanciarsi con tutto il cuore nell'attacco.

Tre giorni sono una vita.

Che cosa succederà dopo la partenza di Katsumata?

In ogni caso non mi avranno vivo.

 

“Mio Dio, Jamie, guardate!” esclamò Dmitri.

Jamie lanciò un'occhiata verso la porta insieme agli altri venti ospiti dispersi nella sala della Legazione russa.

La conversazione cessò di colpo e subito riprese con un brusio. Angélique entrava sottobraccio a sir William.

Il semplice vestito nero, di taglio perfetto, con le maniche lunghe, sottolineava il pallore e la luminosità della sua pelle e metteva in risalto il collo perfetto, la vita sottile e la linea del seno con la discrezione che si addiceva al lutto ma senza offuscare la sua segreta magia.

Aveva i capelli tirati all'indietro e non portava gioielli a eccezione di una sottile collana d'oro e della fede nuziale, l'anello con sigillo di Malcolm che si era fatta adattare.

“E' perfetta, una vera signora.”

“Sì” disse Jamie. Poi, percepita una nuova agitazione in sala, si girò.

In fondo al salone, Maureen, circondata da alcuni uomini tra cui Pallidar, gli sorrideva. Ricambiò il sorriso con piacere, era ancora stordito dal suo arrivo e dal coraggio con cui aveva affrontato quel viaggio.

Cosa diavolo farò?

“Incredibile la storia di Hong Kong e del funerale di Malcolm, vero?”

“Sì, Dmitri, non avrei mai pensato che sua madre reagisse così.” Che cosa aveva in mente Tess, si chiese di nuovo, e che cosa conteneva la sua lettera ad Angélique? Non aveva ancora avuto occasione di chiederlo alla giovane vedova e dal suo aspetto non traspariva nulla. La lettera indirizzata a lui era illuminante.

 

Caro Jamie, il signor Gornt mi ha raccontato nei particolari che amico fidato siete stato per mio figlio. Vi ringrazio di cuore. Non posso tuttavia perdonarvi di non aver ottemperato ai miei desideri, e agli interessi della compagnia, e di non aver riportato mio figlio al suo dovere convincendolo a rinunciare a quella donna o quantomeno a considerarla come meritava e a fare ritorno qui; non posso perdonarvi di averlo aiutato e spalleggiato nella sua stoltezza, soprattutto dopo che avevo reiteratamente sottolineato il fatto che fosse minorenne e che nonostante nominalmente fosse il tai-pan non ne potesse esercitare i poteri finché non avesse ricevuto l'investitura ufficiale e che nel frattempo quei poteri, con mio rincrescimento, competevano a me.

Il signor Gornt mi ha informata che avete intenzione di creare una vostra compagnia. Vi auguro buona fortuna e vi ringrazio per i molti anni prestati al nostro servizio. La Struan non vi sarà mai ostile negli affari.

Includo una tratta a vista di cinquemila ghinee da incassarsi a Londra. Vi prego di comunicare i miei saluti alla vostra fidanzata. E' stato un piacere per me incontrarla.

Tess Struan.

 

Sorrise al pensiero di tutto quel denaro. Gli consentiva di avviare la sua compagnia, in piccolo beninteso, e gli dava l'agio di proseguire gli affari cominciati con lo shoya, anche se non sapeva come potessero prosperare senza Nakama-Hiraga. Compativa quel ragazzo. E compativa anche Tess. La capiva e la perdonava, e non per il denaro ricevuto.

“Cosa, Dmitri?”

“Avete tutto il diritto di darvi delle arie... la vostra Maureen è fantastica.”

“Oh! Sì, certo.“

“E cosa ne farete di Nemi?” chiese Dmitri.

Il buon umore di Jamie cedette nuovamente allo sconforto. Voltando la schiena alla porta disse: “E' un fottuto problema, Dmitri. Ho appuntamento con lei questa notte”.

“Gesù, nel palazzo Struan?”

“No, grazie a Dio. Nella nostra... da lei.”

“Meno male. E ci andrete?”

“Sì, perchè no? Cristo santissimo, non so... Quando Maureen è apparsa dal buio... non è che non mi piaccia... è che sono ancora sconvolto.”

“Ma per un bel motivo; siete un uomo fortunato. Siamo buoni amici, permettetemi di parlare francamente. Se... se decideste di farla finita con Nemi, di mandarla in pensione, di chiudere la storia, posso chiedervi di farmelo sapere? E' carina e divertente e parla un pò la nostra lingua.”

“Va bene, ma ...”

Le risate provenienti dagli uomini che circondavano Maureen richiamarono la loro attenzione. Poi guardarono Angélique.

“Quant'è bella.” disse Jamie. “Angélique, intendo.”

Angélique aspettava con sir William che Zergeyev li raggiungesse per fare gli onori di casa. Aveva scelto quel vestito e l'acconciatura perchè le sembravano adatti a Tess e alla serata che sanciva la sua discesa sul terreno di battaglia e quando aveva saputo che la nemica non era arrivata aveva deciso di non modificare il piano perchè l'insieme le sembrava di ottimo effetto. Aveva anche pensato di sfoggiare l'anello di giada imperiale che Malcolm aveva ordinato a Hong Kong e che il postale le aveva consegnato una settimana dopo la sua morte facendole piangere lacrime amare.

Se Tess fosse stata presente non avrebbe esitato a esibirlo, ma senza di lei non ve n'era ragione.

In realtà sono contenta che lei non sia qui, si disse. Grazie a Dio Vargas mi ha avvisata. Per preparare quella tenzone ho bisogno di più tempo... ah, il tempo, sono o non sono incinta del figlio di Malcolm?

“Buonasera, conte Zergeyev” esordì con il suo sorriso gentile. “Grazie per avermi invitata.”

“Siete sempre la benvenuta, grazie a voi la serata è già un successo.

Buonasera, sir William. Conoscete sicuramente tutti, tranne la nuova ospite.” D'improvviso calò il silenzio e tutti si voltarono a guardare e a fare paragoni; Maureen, in risposta a un cenno di Zergeyev, congedò i suoi ammiratori, ai quali si era appena unito Marlowe, per avvicinarsi al gruppo.

“La signorina Maureen Ross di Edimburgo, fidanzata di Jamie.

Madame Angélique Struan.”

Angélique aveva visto Maureen appena era entrata e l'aveva squadrata dalla testa ai piedi decidendo che non costituiva un pericolo. Aveva visto anche Gornt, ma aveva rimandato l'incontro con lui a un momento successivo.

“Benvenuta nel più remoto avamposto britannico del mondo, mademoiselle Ross” le disse affabilmente chiedendosi quanti anni avesse.

Si, pensò, di notte e avvolta nella sciarpa può facilmente essere scambiata per quella donna, la stessa statura, lo stesso portamento altero, e lo stesso sguardo diretto. “Jamie è molto fortunato.”

“Grazie.” Anche Maureen aveva squadrato Angélique dalla testa lucente ai piccoli piedi non appena l'aveva vista comparire e ne aveva riconosciuto la bellezza. Sebbene per istinto le piacesse aveva subito capito che costituiva un pericolo. I suoi occhi erano corsi a Jamie e a tutti coloro che come lui la guardavano con palese ammirazione. Il generale mormorio di approvazione non lasciava dubbi ma lei era pronta a dare battaglia.

“Sono contenta di conoscervi. Mi sono molto dispiaciuta per la tragedia che vi ha colpita, ne sono molto... ne siamo tutti molto colpiti.” Con spontanea affettuosità si chinò e sfiorò la guancia di Angélique con la sua. “Spero che diventeremo amiche.”

Sorrise.

“Per favore, diventiamo amiche. Ho bisogno di un'amica sincera. Jamie mi ha detto di come siete stata molto cara con lui.”

“Non c'è bisogno di pregarmi, Maureen. Possiamo chiamarci per nome?” disse Angélique con un sorriso, riconoscendo e apprezzando l'esplicito ma cortese ammonimento che Jamie era suo e che non bisognava ronzargli intorno. “Bene, mi piacerebbe molto avere un'amica.

Se ci vedessimo domani per il tè?”

“Ne sarei felice. Angélique, avete un nome e un vestito splendidi.” Troppo severo, e tuttavia troppo attillato per il lutto, pensò.

“Anche voi, questo colore fa risaltare magnificamente i vostri capelli” rispose Angélique. Seta verde, molto cara, ma inglese, non parigina, e il taglio è fuori moda. Non importa, migliorerà se diventeremo amiche.

“Jamie era un grande amico di mio marito, e anche mio quando ne ho avuto disperatamente bisogno. Siete molto fortunata” disse con sincerità. “Ma dov'è il vostro meraviglioso fidanzato? Ah, eccolo!” Prese Maureen sottobraccio e la condusse verso Jamie. Continuava a essere al centro dell'attenzione e tutti in sala sorrisero dell'alleanza franco-britannica. “State attento, Jamie, è molto facile capire quanto questa signora sia preziosa. Ci sono troppi pirati a Yokohama.”

I presenti ammiccarono per la battuta e lei li lasciò per tornare da sir William. Salutò Ketterer rivolgendogli un complimento e un sorriso, poi Marlowe e Settry Pallidar, elegante quasi quanto Zergeyev con la sua uniforme da cosacco. “Là, sir William” esclamò.

“Come siamo fortunati.”

“A essere...” Zergeyev si fermò in tempo. A essere vivi? stava per chiedere. Prese un bicchiere di champagne dal vassoio offerto da un cameriere in livrea e disse: “Siamo davvero fortunati a essere alla presenza di due signore tanto amabili! Alla vostra!”. Tutti brindarono e continuarono a fare paragoni tra le due. Zergeyev era troppo turbato per unirsi al coro, troppo preoccupato dalle ultime notizie giunte con la Prancing Cloud, soprattutto per gli altri ministri.

Per lui era arrivato un dispaccio urgente inviato da San Pietroburgo tre mesi prima: esordiva descrivendo le consuete difficoltà con la Prussia, che aveva ammassato le sue truppe sui confini occidentali a difesa dei quali erano stati inviati sei corpi d'armata; li minacciava un conflitto con l'impero ottomano e con i musulmani a meridione, dov'erano stati inviati tre corpi d'armata; imperversava ovunque la carestia e intellettuali come Dostoevskij e Tolstoj invocavano un cambiamento e maggiore libertà civile. Poi la lettera gli ordinava di fare pressione affinché i giapponesi abbandonassero i loro villaggi di pescatori delle Kurili e di Sakhalin pena “serie conseguenze”.

E in ultimo gli addossava un pesante fardello: Siete stato nominato Governatore Generale dell'Alaska russa. In primavera arriverà la nave da guerra Zar Alessandro con il vostro sostituto per il Giappone e porterà voi e il vostro seguito a Sitka, la nostra capitale in Alaska, dove rimarrete stabilmente per almeno due anni al fine di favorire l'Amicizia.”

“Perché tanto triste, amico?” chiese sir William in russo.

Vedendo che Angélique era ancora circondata di ammiratori Zergeyev lo prese da parte e gli raccontò del suo nuovo incarico senza però accennare all'Amicizia.

Era il nome in codice di un segretissimo progetto di Stato per promuovere l'emigrazione forzata di massa delle coraggiose tribù siberiane verso i vasti territori dell'Alaska americana che si inoltravano per centinaia di miglia all'interno, confinavano con il Canada e seguivano la costa a meridione fin quasi al confine americano-canadese.

Quel popolo coraggioso, forte e guerriero, molto probabilmente nel giro di qualche generazione avrebbe sconfinato a sud e a est nelle vaste praterie e nelle calde ed esotiche terre della California fino a dominare tutta l'America.

Il progetto era stato proposto da un suo zio venticinque anni prima. “Due anni! Una condanna all'esilio!”

“Sono d'accordo.” Sir William soffriva in modo analogo per le vicissitudini del Foreign Office che mostrava la medesima attitudine a trasferimenti repentini comunicati con, olimpica indifferenza verso i sentimenti degli interessati. “In Alaska? Ugh! Non ne so niente, ci siete mai stato?

L'anno scorso la nave su cui viaggiavo si è fermata nella nostra colonia di Vancouver. E' un avamposto, non ci siamo spinti più a nord.”

“Sitka non è molto lontana. Ci sono stato una volta da ragazzo.

Adesso è un nostro insediamento permanente, con molti mercanti e alcune centinaia di baracche” spiegò Zergeyev con amarezza.

“Pellicce, gelo, anarchia, analfabeti, indiani, ubriachi e nessuna vita sociale. Una stupida terra di nessuno scoperta da Bering e Chirikov un centinaio di anni fa... prima pensavano che fosse collegata ai nostri territori settentrionali, cinquanta miglia al di là di un'insenatura, poi si è scoperto che si trattava di uno stretto e lo hanno dedicato a Bering.

Una sessantina di anni fa un mio prozio ha fondato insieme ad altri la Compagnia delle Pellicce della Russia americana, che aveva il monopolio del commercio in Russia, e ne ha nominato direttore un grande figlio di puttana, un cugino di nome Baranof che ha trasferito la capitale a Sitka, su un'isola desolata al largo della costa che si chiama, indovina un pò, isola di Baranof. Sfortunatamente la mia famiglia ha investito molto in Alaska.

Per questo hanno nominato me. Matyeryeybitz! Accidenti a tutti e due!” Sir William rise e Angélique si voltò.

“Posso ridere anch'io con voi?”

“Ehm, in realtà non era molto divertente, mia cara” riprese lui registrando mentalmente un'informazione molto interessante che andava trasmessa a Londra, “la solita volgarità russa.”

“Umorismo inglese, Angélique” rise Zergeyev. “E con questo è venuto il momento di cenare.” Si inchinò con galanteria e si allontanò per condurre Maureen nella sala da pranzo seguito da sir William con Angélique e dagli altri.

Tavola da pranzo imbandita con ricca argenteria, camerieri in livrea dietro ogni sedia e altri che portavano immense quantità di carne, bortsch fumanti, barbabietole, sformati e caraffe di vodka ghiacciata, champagne, vini francesi e sorbetti.

Il tutto accompagnato dai violini dei musicisti gitani della nave da guerra russa e in un secondo momento dalle danze dei ballerini cosacchi della Legazione.

La conversazione era animata e gli ospiti continuavano a far paragoni: una minuscola, l'altra alta; una straniera contro una dei nostri, un piacevole accento francese e una familiare cantilena scozzese ed entrambe sensuali, Angélique molto di più, ed entrambe da sposare, Maureen molto di più.

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