Vedi di non fartelo scappare. Tu” puntò un dito contro il petto di Akimoto, “vieni con me, magari il capo vuole anche te.” Protestando vivacemente in giapponese Akimoto lì seguì, poi continuò a ripetere in inglese: “Nakama, non capisco...”.
Quando si riprese e capì di essere scampato al pericolo, Hiraga sgattaiolò fuori dal riparo, saltò una recinzione, tornò di corsa nella Terra di Nessuno e si infilò sotto il portico di una casa. Non si era azzardato a raggiungere il pozzo, c'era ancora molta luce e tre accattoni dall'aria losca si aggiravano nella radura.
Nessuno deve sapere di questo passaggio.
Chi ci ha traditi?
Non era il momento di indagare. Uno degli accattoni camminava verso di lui trascinando un sacco semivuoto e imprecando contro la sorte.
Hiraga si acquattò nell'ombra.
I tre uomini erano spaventosamente scheletrici e sudici.
Il secondo passò accanto alla porta e proseguì senza vederlo.
Tra mezz'ora sarebbe sceso il buio, non gli restava che aspettare.
All'improvviso l'uscio fu bloccato.
“Credevi che non ti avessi visto, eh? Cosa fai qui?” disse l'accattone con voce minacciosa.
Hiraga si alzò lentamente e strinse la pistola che aveva in tasca.
L'uomo gli si avventò contro con un coltello. Hiraga scattò, afferrò la mano dell'altro e la ruotò spingendogli il coltello in gola. L'accattone squittì come un maiale sventrato e cadde. Gli altri si precipitarono per vedere cos'era accaduto.
Si fermarono di scatto: all'interno della porta videro Hiraga con la pistola in una mano e il coltello nell'altra e il loro compagno con la gola aperta che si dimenava sul pavimento. Estrassero i coltelli e lo aggredirono.
Senza esitazione Hiraga si lanciò contro uno di loro che si scansò aprendogli un varco per scappare: non aveva tempo da perdere in uno stupido combattimento.
Corse verso la Città Ubriaca e infilò una strada laterale. Si accorse che correndo aveva perso il cappello. Si voltò e vide uno degli accattoni che lo raccoglieva con un grido di gioia.
Pochi secondi dopo anche l'altro si lanciava sul bottino: si scatenò una lotta furiosa.
Ancora ansimante per la corsa Hiraga decise di lasciar perdere e alzò gli occhi al cielo. Sii paziente.
Raggiungerai il pozzo quando se ne saranno andati. Questo passaggio segreto è fondamentale per l'attacco, non devi rivelarne l'esistenza a nessuno. Sii paziente.
Ti comprerai un altro cappello. Chi ha tradito?
“Dove diavolo sarà finito?”
“Non può essere lontano, sir William” disse Pallidar. “Ho lasciato i miei davanti alle due entrate e sul ponte dello Yoshiwara. Probabilmente è in una locanda. Non tarderà a farsi vedere. Lo volete in catene?”
“No, ma lo voglio qui, disarmato e sotto scorta.”
“E quest'altro?” Akimoto, piantonato da un soldato, era seduto con la schiena contro il muro. Lo avevano già perquisito.
“Deciderò dopo che gli avrò parlato. Ah, André, entrate. Settry, non c'è bisogno che vi fermiate. Cenerò con il ministro russo, quando avrete trovato Nakama venitemi a chiamare.”
Pallidar salutò e uscì.
“André, mi dispiace disturbarvi ma non riusciamo a trovare Nakama.
Dato che Phillip è assente volete farmi voi da interprete e chiedere a quest'uomo dov'è Nakama?” Mentre André cominciava a interrogare Akimoto, sir William si sforzava di dominare l'irritazione rimpiangendo di aver consentito a Phillip Tyrer di accompagnare Babcott. Speriamo che vada tutto bene a Edo. Dannazione, se non prendiamo Nakama, Yoshi andrà su tutte le furie, e giustamente.
“Dice che non lo sa” riferì André. Non si era tolto il soprabito. Il fuoco a carbone del camino di sir William era sempre misero, nelle giornate più fredde nel suo ufficio si gelava. “Sembra scemo, prima dice che non sa chi sia, poi balbetta che Nakama potrebbe essere ovunque, nello Yoshiwara o forse a Kanagawa.”
“Eh?
“ Sir William si indignò. “Non dovrebbe allontanarsi dall'Insediamento senza il mio permesso. Chiedetegli... quando è partito Nakama?”
“Dice che non lo sa, che non conosce Nakama e non sa se è partito né dove sia, non sa niente.”
“Forse una notte in gattabuia gli rinfrescherà la memoria. Caporale!” La porta si aprì.
“Rinchiudete quest'uomo per tutta la notte o finché non vi ordinerò di liberarlo. Dovete trattarlo bene, chiaro?”
“Sissignore.” Il caporale fece un cenno ad Akimoto che uscì retrocedendo dalla stanza. La prigione, un edificio basso di mattoni in fondo alla strada con una dozzina di celle più un cortiletto per la fustigazione, era normalmente destinata ai facinorosi e ai soldati che trasgredivano alla disciplina militare.
Secondo l'uso degli Insediamenti britannici la prigione era stata costruita subito dopo il circolo.
“Merci, André.”
“De rien.”
“Voi avete idea di dove potrebbe essere?”
“No, monsieur, so soltanto quello che ha detto quest'uomo. Ci vediamo a cena.” André sorrise, uscì e si incamminò lungo High Street.
Il vento sollevava foglie, cartacce e rifiuti. Il cielo era quasi buio.
Sono contento che non tocchi a noi cercarlo, pensò. Dove potrebbe essere andato? Se sa che Yoshi lo cerca sarà scappato a Kyòto o a Nagasaki o magari si è imbarcato clandestinamente sul mercantile che è partito ieri per Shanghai.
Impossibile che non sappia di essere ricercato, non ci sono segreti nella Bakufu, e nemmeno nell'Insediamento. Un incontro davvero eccezionale, soprattutto per noi che con Yoshi abbiamo una relazione privilegiata, ma dannazione, Phillip sta diventando troppo bravo.
Il paziente è sicuramente Anjo.
André sputò irritato.
Avrei dovuto andarci io, dopotutto è stata un'idea mia, Raiko e Meikin in qualche modo devono avergliela riferita. Mon Dieu, quelle due hanno più potere di quanto non immaginassi.
Fu percorso da un brivido freddo. Raiko gli aveva chiesto di andarla a trovare con urgenza quella sera. Cosa vorrà? Non può che essere un guaio.
“Buonasera, signore” disse la guardia davanti all'ingresso del palazzo Struan.
“Ho un appuntamento con la signora Struan.”
“Sì, signore. Vi sta aspettando nell'ufficio del tai-pan, a metà corridoio.
Scusate il disordine nell'entrata, signore, il signor McFay sta traslocando.
E' terribile che se ne vada, non trovate?”
“Sì, ma speriamo che...” André fu interrotto dal rumore di un segnale sparato dalla capitaneria di porto. Si voltarono di scatto tutti e due verso il mare dato che quella sera non era atteso l'arrivo di alcuna nave.
L'andirivieni di persone lungo High Street si arrestò e tutta Yokohama fu attraversata da un brusio di emozione.
Un veliero con tutte le vele spiegate stava doppiando il lontano promontorio.
Videro la nuvoletta bianca della cannonata con cui salutava l'ammiraglia e subito dopo sentirono il boato e videro quello della cannonata di risposta.
Era troppo lontano per vedere che bandiera battesse. “E' uno dei nostri” disse con fierezza la guardia. “Di sicuro, come ai vecchi tempi... oh, buonasera, signore.” Jamie McFay uscì di corsa dal palazzo e puntò il binocolo. “Salve André, volevo assicurarmi... è la Prancing Cloud! Alleluia!” Le implicazioni di quell'arrivo erano chiare a tutti. Il veliero avrebbe dovuto partire per Londra e il fatto che fosse tornato a Yokohama, e tanto in fretta, significava che portava notizie urgenti o passeggeri di estremo riguardo.
“Alleluia” gli fece eco André. Vide Seratard sui gradini della Legazione francese con un cannocchiale, sir William alla sua finestra con un binocolo e li accanto, in piedi davanti al portone del palazzo Brock, Dmitri, anche lui con un corto cannocchiale. Abbassato lo strumento Dmitri si accorse di Jamie ed esitando appena accennò un allegro saluto.
Jamie rispose e tornò a mettere a fuoco. Il veliero puntava maestosamente verso l'attracco.
André disse piano: “Lei sarà a bordo?”.
“Me lo stavo chiedendo anch'io. Lo scopriremo presto.”
“Perché non ve ne informate subito chiedendolo da terra?”
“Raggiungerei la capitaneria per far alzare le bandierine dei segnali quando ormai la luce se ne sarà già andata. In ogni caso non è più compito mio, la decisione adesso spetta al signor MacStruan.” Jamie lo guardò.
“Lo scopriremo presto. Vedrete Angélique?”
“Sì.”
“Meglio non dirle niente finché non lo sapremo con certezza, eh?”
“Sono d'accordo, mon brave.” André volse di nuovo lo sguardo verso il veliero. “Le andrete incontro?”
“Alla nave?” rispose Jamie con un sorriso ironico. “E voi, al mio posto, non andreste?
“ Si avviarono insieme verso il foyer. Già vestito da sera ma con la cravatta non ancora annodata Albert MacStruan stava scendendo le scale.
Era molto elegante. “E' la Prancing Cloud?”
“Sì” rispose Jamie.
“Mi sembrava.” Gli strani occhi di MacStruan si assottigliarono.
“'Sera, Andrè. Come state?”
“Bene, grazie. A più tardi.” Jamie aspettò che Andrè bussasse ed entrasse nell'ufficio del tai-pan, che ora apparteneva a MacStruan. “Le andrete incontro?”
“Oh, sì.” MacStruan scese l'ultimo gradino con passo meno baldanzoso.
“Per favore, venite con me.”
“No, grazie, il privilegio adesso è vostro. Ho mandato Vargas a chiamare il nostromo, la lancia sarà pronta tra cinque minuti.” MacStruan disse in tono amichevole: “Venite con me sulla lancia e andatele incontro come avete sempre fatto”.
“No, i tempi sono cambiati, adesso tocca a voi. Grazie, comunque.”
“Ho sentito che il banchetto di Zergeyev di questa sera sarà grandioso visto che Angélique ha accettato di parteciparvi. Cambiate idea, unitevi alla festa.”
“Questa sera non posso, non ho ancora finito di fare le valigie.” Jamie gli sorrise e indicò il corridoio. “Vi sta bene che Angélique divida l'ufficio con voi?”
“Oh, sì, ne sono felice, così i visitatori non saliranno nel suo appartamento, soprattutto lui. Non mi piace.”
“Andrè non è male e suona benissimo, meglio di chiunque altro da queste parti. Spero che la Prancing Cloud porti buone notizie.”
“Anch'io, ma ne dubito. Credete che Tess sia a bordo?”
“E' possibile.” Jamie sorrise: era contento di non essere più alle sue dipendenze. “Spiegherebbe il cambiamento di rotta della Cloud. Dirk avrebbe sicuramente fatto così.”
“Lei non è Dirk, mio caro amico, è molto più scaltra, purtroppo.” Tra i due fratellastri e Tess Struan non era mai corso buon sangue. La presenza di Albert in seno alla Struan dipendeva da un codicillo del testamento di Dirk secondo il quale se i due ragazzi avessero dato buona prova di sé nelle discipline scolastiche, le loro capacità sarebbero state poi messe pienamente a frutto dalla Nobil Casa.
Entrambi molto intelligenti, grazie alle amicizie altolocate strette a Eton e nelle università che avevano frequentato i fratellastri fruivano di un'ottima rete di conoscenze all'interno della buona società, nella City e in Parlamento, dove Frederick aveva appena ottenuto un seggio. Eppure entrambi sapevano che se non fosse stato per quel codicillo Tess Struan li avrebbe estromessi.
“Spero che non sia venuta in “visita di cortesia”, il pensiero mi deprime.” MacFay rise. “Chiuderemo ermeticamente i boccaporti.”
“Salve, Andrè.”
“'Sera, Angélique.” Era seduta nella sua poltrona favorita, accanto alla finestra che dominava la baia e il porto. “E la Prancing Cloud?”
“Sì.”
“Bene. Lei è a bordo?” Il volto di André si aprì in un sorriso ambiguo. “La sua presenza spiegherebbe l'arrivo del veliero.”
“In ogni caso non è importante” disse lei pacatamente, nascondendo la tensione che sentiva. “Volete bere qualcosa?”
“Grazie.” Sul tavolo c'erano una bottiglia di champagne già aperta nel secchiello del ghiaccio e un calice pieno a metà. “Posso?”
“Prego.” Angélique aveva preso l'abitudine di guardare il sole al tramonto, o il crepuscolo e il calare della sera bevendo champagne. Quel calice la aiutava ad affrontare la lunga serata e la prospettiva di una notte interminabile.
Non le accadeva più di addormentarsi non appena posato il capo sul cuscino e di dormire fino all'alba.
Adesso il sonno le sfuggiva. Dapprima ne era spaventata, Babcott però era riuscito a convincerla che la paura aggravava l'insonnia: “Non preoccupatevi, il nostro fisico non ha bisogno di otto o dieci ore di sonno.
Usate il tempo guadagnato a vostro vantaggio, per scrivere delle lettere o un diario e per fare dei buoni pensieri, e non preoccupatevi...”.
Carissima Colette,
aveva scritto Angélique la sera prima,
il consiglio del medico funziona, ma ha dimenticato di aggiungere la migliore delle possibilità che l'insonnia mi offre: elaborare un piano, perchè quella donna sta preparando la mia rovina.
Se Dio vorrà verrò presto a Parigi e ti racconterò tutto. A volte mi sembra che la mia vita qui sia una commedia, o un romanzo di Victor Hugo, e che Malcolm, poveretto, non sia mai esistito. Eppure questa quiete e questa attesa non mi dispiacciono. Ancora pochi giorni e saprò se il bambino esiste davvero. Lo spero tanto e prego, prego, prego il cielo che sia così, e anche che tu possa avere un parto facile e un altro bel maschietto.
Devo essere saggia. Qui posso contare soltanto su me stessa.
Jamie è un buon amico, tuttavia non mi può essere di grande aiuto perchè non lavora più per la Nobil Casa.
Il suo successore, Albert MacStruan, è gentile e ben educato, un britannico raffinato che per il momento mi tollera, finché LEI non gli ordinerà il contrario.
Sir William? Lui è il governo, il governo britannico. Seratard? Dio sa se mi aiuterà veramente, e comunque lo farà soltanto se in qualche modo gli potrò servire. Il signor Skye? Fa del suo meglio ma è odiato da tutti.
André? E' troppo furbo e sa troppe cose, e credo che la trappola in cui si è cacciato lo stia facendo impazzire (sono molto curiosa di sapere che cosa tu ne pensi!!!). La mia unica speranza è Edward Gornt. Dev'essere arrivato a Hong Kong e deve averla già vista. Prego tanto ogni giorno per il suo successo, come fai tu, lo so.
Giacché uso le ore insonni per programmare le possibili mosse, ho elaborato una serie di ottimi piani per affrontare le diverse eventualità e possiedo la forza necessaria per resistere anche nelle situazioni che non ho osato considerare, per esempio se Gornt mi tradisse oppure, Dio non voglia, se non tornasse. Dicono che i mari della Cina, come sempre in questo periodo dell'anno, sono colpiti da terribili tempeste. La Cooper-Tillman del povero Dmitri ha perso un altro mercantile. Poveri marinai, com'è duro il mare e come sono coraggiosi gli uomini che lo navigano.