Gai-Jin (121 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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“Pensate che abbia sufficiente esperienza, sir Morgan?”

“Fai in modo che ce l'abbia. E' compito tuo insegnargli, fare in modo che si faccia le ossa. Ma non essere troppo duro, non voglio che si spaventi e se ne vada, sta' attento!”

“Quanto gli dovrò raccontare?” Dopo una pausa, sir Morgan aveva detto: “Tutto quello che riguarda i nostri affari in Giappone, compreso il progetto di importazione di armi e di contrabbando di oppio, se quei bastardi in Parlamento riescono a proibircene il commercio.

Raccontagli delle tue idee per ampliare il traffico dell'oppio e su come aggirare l'embargo, se mai lo imporranno, ma non parlare della provocazione a Struan e della nostra strategia per mandarli a picco.

Il ragazzo conosce gli Struan, sui quali nessuno alla Rothwell piange lacrime d'amore, sa che razza di gentaglia sono, che il vecchio Dirk ha vigliaccamente ucciso il mio fratellastro e roba del genere.

E' un bravo ragazzo, digli tutto quello che credi, ma non parlare dello zucchero!”.

“Farò come dite, sir Morgan. Cosa devo fare di tutte le note e i documenti che ho portato? Mi servono soldi per pagare i fucili, la seta e le merci acquistate quest'anno.

“Te li mando da Hong Kong appena torno. Ah, Norbert, complimenti per come hai spiazzato Struan nella vicenda della prospezione mineraria in Giappone.

Se salterà fuori l'oro, una parte sarà tua. Quanto a Edward, quando il mese di prova sarà finito mandalo a Hong Kong con un rapporto confidenziale per il Vecchio. Quel ragazzo mi piace, a Shanghai e alla Rothwell è molto stimato... ed è il figlio di un vecchio amico.”

Norbert si era chiesto chi potesse essere il vecchio amico e quale debito nei suoi confronti spingesse sir Morgan, in genere restio a ogni sorto di gentilezza, a tanta sollecitudine. Ma era troppo furbo per chiederlo e tenne la bocca chiusa, felice che il problema di mantenersi nelle grazie dei Brock non dovesse più preoccuparlo.

Edward Gornt si dimostrò abbastanza simpatico, riservato, buon ascoltatore, più inglese che americano, intelligente e, cosa rara in Asia, astemio. Il primo giudizio di Greyforth fu che il ragazzo fosse assolutamente inadatto al rude, avventuroso e ubriacone commercio cinese, perchè morigerato in tutto, tranne che alle carte. Gornt era un formidabile giocatore di bridge ed era molto fortunato al poker, virtù fondamentale in Asia, ma anche questo era un vantaggio teorico perchè non puntava mai poste alte.

Norbert era convinto che Edward Gornt non sarebbe rimasto con i Brock a lungo, e niente durante il viaggio di ritorno gli fece cambiare idea. Nei suoi occhi di tanto in tanto aveva intravisto un lampo di stranezza.

Questo tipo è una nullità, un inetto, e sa di esserlo, pensò, osservandolo mentre leggeva la lettera di Morgan. Non importa, se qualcuno lo può far crescere, quello sono io.

Gornt piegò la lettera e la mise in tasca con il pacchetto di banconote trovato nella busta. “Sir Morgan è molto generoso, vero?” disse con un sorriso. “Non avrei mai pensato che mi... Non vedo l'ora di cominciare a imparare: lavorare mi piace e mi adopererò al meglio per darvi soddisfazione, ma non sono ancora sicuro di voler lasciare la Rothwell e... non ho mai pensato che Morgan potesse considerarmi all'altezza di comandare la Brock in Giappone, se e quando andrete in pensione.

Mai.”

“Sir Morgan è un padrone severo, difficile da accontentare, come il nostro tai-pan, ma è leale se si eseguono i suoi ordini. Un mese basterà.

Sapete usare le armi?”

“Certo.” L'improvvisa franchezza lo sorprese.

“Quali?”

“Pistole, fucili e fucili a schioppo.” Sorrise ancora.

“Non ho mai ucciso nessuno, indiani o simili, ma mi sono qualificato secondo al torneo di tiro al piattello di Richmond quattro anni fa.” Si adombrò. “E' stato l'anno in cui sono partito per Londra per lavorare con la Brock.”

“Non volevate partire? Londra non vi piaceva?”

“Sì e no. Quando morì mia madre, mio padre pensò che per me fosse meglio andare a vedere un pò il mondo, e Londra è il centro del mondo, per così dire. Londra era fantastica e sir Morgan molto gentile, è l'uomo più generoso che conosca.” Norbert attese, ma Gornt, perso nei suoi pensieri, non aggiunse altro. Sir Morgan gli aveva solo detto di essere soddisfatto dell'anno che Gornt aveva trascorso a Londra con il figlio minore di Tyler Brock, Tom. Poi lo aveva fatto assumere come apprendista alla Rothwell.

“Conoscete Dmitri Syborodin, il capo della Cooper-Tillman di qui?”

“No, signore. Solo di fama. I miei genitori conoscevano Judith Tillman, la vedova di uno dei soci fondatori.”

Norbert notò nuovamente quella strana espressione negli occhi di Gornt. “Neppure a lei piaceva Dirk Struan, anzi lo odiava, lo riteneva responsabile della morte di suo marito. I peccati dei padri ricadono sui figli, vero?” Norbert rise.

“E' proprio così.”

“Stavate parlando di Dmitri Syborodin, signore?”

“Vi piacerà, anche lui viene dal Sud.” La campana suonò il segnale di sbarco. Gli occhi di Norbert si illuminarono. “Terra! Ci sarà da divertirsi.”

“Uomo vuole vedere tai-pan, heya?” disse Ah Tok.

“Ayeeyah, parla bene, madre, non farfugliare” rispose Malcolm in cantonese. Alla finestra del suo studio, binocolo in mano, osservava lo sbarco dei passeggeri dal postale. Ora che aveva visto Norbert Greyforth, si sentiva molto meglio. “Quale uomo?”

“Il bonzo straniero che hai mandato a chiamare, il bonzo puzzolente” mormorò.

“La tua vecchia madre lavora troppo e suo figlio non l'ascolta!

Dovremmo andare a casa.”

“Ayeeyah, ti ho detto di non parlare di andare a casa” la rimproverò brusco, “se lo fai un'altra volta, ti rispedisco via con la prossima piccola e sporca lorcha, così vomiti il cuore se ne hai uno, e alla fine il dio del mare ti ingoierà! Fai entrare il bonzo straniero.” Gli sfuggì un sorriso e ritrovò gran parte del suo buon umore.

Ah Tok uscì brontolando. Lo stuzzicava da giorni sulla questione del ritorno a Hong Kong, nonostante Malcolm le avesse ordinato di non farlo, tanto che lui si chiedeva se non vi fosse dietro qualche suggerimento di Gordon Chen.

“Non ci andrò finché non sarò pronto, per Dio.” Zoppicò fino alla sua scrivania contento che la data della rivincita su Norbert si avvicinasse, perchè subito dopo avrebbe realizzato il suo piano.

“Ah, 'giorno, reverendo Tweet, grazie per la vostra sollecitudine. Sherry?”

“Grazie, signor... uhm, tai-pan... Dio vi benedica.” Il reverendo finì lo sherry d'un fiato, nonostante Struan avesse deliberatamente scelto un bicchiere grande. “Ottimo... uhm, tai-pan. Sì, grazie, ne accetto volentieri ancora un pò, Dio vi benedica.” Con un sorriso imbarazzato si lasciò cadere sulla poltrona come un sacco. Aveva la barba sporca di tabacco.

“Cosa posso fare per voi?”

“Per me e per la signorina Angélique. Voglio che ci sposiate la settimana prossima.”

“Cosa?” Il reverendo Michaelmas Tweet per poco non lasciò cadere il bicchiere.

“Impossibile” balbettò con la dentiera che gli traballava in bocca.

“No, non lo è. Non sarebbe affatto la prima volta che si concentra in un'unica domenica anziché in tre successive la lettura delle pubblicazioni matrimoniali.”

“Ma io non posso, voi siete minorenne, anche la signorina lo è e per di più è cattolica, proprio non si può... non posso.”

“Oh, sì, che potete.” Malcolm ripeté con sicurezza quello che gli aveva detto Skye, soprannominato “Paradiso”, l'unico avvocato, magistrato e agente assicurativo di Yokohama. “La norma sulla minore età è valida solo nel Regno Unito, non nelle colonie o altrove, e solo se il padre è in vita. E fatto che lei sia cattolica non ha importanza se per me non costituisce un ostacolo.

La questione è chiusa. Martedì 9 è un giorno ideale per sposarsi, terremo segreta la notizia fino all'ultimo e celebreremo il matrimonio quel giorno.”

Malcolm osservò divertito la bocca di Michaelmas Tweet che si apriva e si richiudeva come quella di un pesce senza emettere alcun suono.

Tremando il pastore si alzò, versò un altro sherry, lo trangugiò e crollò nuovamente sulla poltrona. “Non posso.”

“Oh, ho chiesto il parere di un avvocato, dice che legalmente potete farlo. E intenderei anche aumentare la donazione a voi e alla vostra parrocchia: cinquecento ghinee all'anno.” Malcolm sapeva di sedurlo con quell'offerta, tre o quattro volte superiore al suo attuale stipendio e il doppio di quanto l'avvocato gli aveva suggerito: Non viziate troppo quella vecchia canaglia! “Verremo in chiesa domenica per ascoltare le pubblicazioni, poi martedì sarà il grande giorno. Domenica riceverete cento ghinee di anticipo per il disturbo. Grazie, reverendo.”

Si alzò, ma Tweet, con gli occhi pieni di lacrime, non accennava a muoversi. “Che vi prende?”

“Non posso fare quello che chiedete” balbettò Tweet, “non è possibile.

Vedete, vostra... anche se il parere legale fosse corretto, cosa di cui, uhm, dubito... vostra madre mi ha scritto, mi ha scritto formalmente, con l'ultimo postale che... vostro padre l'ha nominata vostro tutore legale e che voi non potete sposarvi.”

Le lacrime scendevano copiose dagli occhi pieni di cispa. “Dio del cielo, il denaro che mi offrite è molto più di quanto abbia mai sognato, ma non posso, non posso andare contro la legge né contro di lei, buon Dio, no!”

“Mille ghinee.”

“Oh, Dio, non ditelo ancora” sbottò stancamente il vecchio, “quel denaro mi farebbe comodo ma non capite... Il matrimonio non sarebbe legale, sarebbe contro la legge della Chiesa. Dio sa che grande peccatore io sono, ma non posso, e se vostra madre ha scritto a me, di sicuro ha anche scritto a sir William, che porrà il suo veto a un matrimonio del genere. Dio mi perdoni, non posso ...”

Fuggì trascinandosi dalla stanza.

Attonito, Malcolm lo osservò uscire. Improvvisamente il suo studio era diventato una tomba. Il piano ordito con Paradiso Skye gli era sembrato perfetto. Si sarebbero sposati senza scalpore, alla presenza di Jamie e forse Dmitri, e subito dopo il duello lui sarebbe partito per Hong Kong per arrivare prima di Natale come voleva sua madre, e prima che arrivasse la notizia delle sue nozze. Angélique lo avrebbe raggiunto con la nave seguente.

“Coloro che Dio ha unito, nessun uomo o donna, dividerà” recitò Paradiso Skye durante il loro incontro.

“Perfetto! Quello che dite è perfetto, Paradiso.”

“Grazie, tai-pan. La parcella è di cinquanta ghinee. Potrei... averle in anticipo, e in contanti, per favore?” Cinquanta ghinee era una somma spropositata, eppure Malcolm gli diede dieci sovrane e alcune note di pagamento della Nobil Casa per pareggiare il conto, e si avviò verso casa sentendosi leggero come non gli accadeva da settimane.

“Sei di buon umore oggi, Malcolm. Buone notizie?”

“Sì, mia cara Angélique, ma te ne parlerò domani. Nel frattempo, quando potremo vedere il nostro ritratto?

Il tuo vestito era splendido.”

“Lo sviluppo richiede molto tempo. Forse domani. Eri bellissimo.

“Magnifico. Penso che dovremmo organizzare una festa...” La festa era stata organizzata per quella sera, ma adesso niente più gli sembrava magnifico. Era scoraggiato.

Esisteva un modo per forzare la mano a Tweet? Doveva andarlo a trovare l'indomani, passato lo shock?

Offrirgli altro denaro? E sir William? Ebbe un'idea. Suonò il campanello. “Sì, tai-pan?”

“Vargas, corri alla chiesa cattolica e chiedi a padre Leo di fare un salto qui.”

“Certo, tai-pan. Quando dovrebbe venire?”

“Subito, al più presto.”

“Subito, tai-pan? Ma è l'ora di pranzo...”

“Subito, per Dio!” gridò Malcolm, frustrato di essere sempre costretto a ricorrere ad altri per commissioni che prima della Tokaidò avrebbe sbrigato personalmente in un battibaleno. Che Dio maledica quei porci, che Dio maledica la Tokaidò. La differenza è enorme come tra l'era prima di Cristo e quella dopo Cristo, solo che per me dopo è venuto il male, non il bene. “Subito. E sbrigati!” Vargas impallidì e corse via. Malcolm ingannò l'attesa in un crescendo di irritazione e di ostinazione cercando nuovi stratagemmi per convincere Tweet, e quei dieci minuti gli sembrarono un'eternità.

“Padre Leo, tai-pan.”

Vargas si spostò di lato per fare entrare il visitatore e si richiuse la porta alle spalle.

Il prete tentò di mascherare il suo nervosismo. Più volte era stato sul punto di far visita al senhor per invitarlo a convertirsi al cattolicesimo, ma si era sempre trattenuto, ripromettendosi di farlo il giorno seguente, perchè temeva di commettere degli errori e di impappinarsi. Disperato, aveva anche chiesto ad André Poncin di combinargli un incontro ed era rimasto sconvolto dal modo in cui lui e poi il ministro francese in persona avevano reagito, sostenendo che una simile conversazione era prematura, e ricordandogli che il lavoro di Dio richiedeva pazienza e prudenza e vietandogli per il momento di avvicinare il signor Struan.

“'Giorno” disse Malcolm senza entusiasmo.

Era la prima volta che padre Leo veniva invitato nello studio di un mercante protestante.

Il mondo protestante aveva una pessima opinione dei cattolici e dei loro preti, li accusava di essere responsabili di sanguinose repressioni, di aver scatenato guerre religiose, recenti e tuttavia indimenticabili, di esercitare sui loro fedeli e sui paesi sotto il loro dominio un controllo ferreo. Per parte loro, i cattolici odiavano i protestanti e in nome della santa dottrina li consideravano eretici.

“La benedizione del Signore sia con te” azzardò timidamente padre Leo. Prima di lasciare la sua casetta adiacente alla chiesa, aveva velocemente detto una preghiera perchè l'invito riguardasse la questione per la quale già aveva tanto pregato.

“Sì, figliolo mio?”

“Per favore, desidero che voi sposiate la signorina Angélique e me.” Malcolm si congratulò con se stesso per aver parlato con calma, tuttavia il contenuto di quelle parole e le inevitabili conseguenze del suo invito al prete lo spaventarono: A mia madre verrà un attacco e i nostri amici e il mondo intero penseranno che sono diventato completamente matto...

“Dio sia lodato” esclamò estatico padre Leo in portoghese, con gli occhi chiusi e le braccia protese verso il cielo, “le vie del Signore sono miracolose, grazie Signore per aver esaudito le mie preghiere, fa' che io sia degno del Tuo dono!”

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