“Cosa?” Malcolm lo fissò.
“Ah, senhor, figliolo, vi prego di scusarmi” disse nuovamente in inglese, “stavo solo ringraziando Dio che nella Sua misericordia vi ha mostrato la luce.”
“Oh. Uno sherry?”
“Ah, grazie, figliolo, ma prima, volete pregare con me?” Il prete gli si accostò, si inginocchiò, chiuse gli occhi, e uni le mani in preghiera. La palese sincerità del suo fervore imbarazzava Malcolm, che considerava quelle preghiere prive di senso.
Comunque non poteva inginocchiarsi, per cui rimase seduto, chiuse gli occhi e disse tra sé una breve preghiera, confidando nel perdono di Dio per quel temporaneo tradimento e sforzandosi di pensare che non vi era niente di male nel chiedere a quell'uomo il servizio di cui aveva bisogno.
Il fatto che nel suo ambiente la cerimonia non sarebbe stata valida gli sembrava irrilevante.
Lo sarebbe stata per Angélique, che avrebbe potuto unirsi a lui in tutta coscienza. E quando a Hong Kong la bufera iniziale si fosse calmata e sua madre avesse accettato la realtà, ma anche in caso contrario, non appena lui avesse compiuto gli anni, a maggio la giusta cerimonia avrebbe rimediato a qualsiasi piccola pecca.
Malcolm socchiuse gli occhi. Padre Leo stava ancora farfugliando in latino. Quando la preghiera e le benedizioni giunsero al termine, si alzò.
I suoi occhi brillavano come chicchi di caffè.
“Lasciate che sia io a versare lo sherry per risparmiarvi la fatica, dopo tutto ora anch'io sono un vostro servitore” disse con gioviale premura. “Come vanno le vostre ferite? Come state?”
“Bene. Ora...” Malcolm non riusciva a chiamarlo “padre”. “Ora, a proposito del matrimonio, credo che...”
“Sarà celebrato, figliolo, sarà celebrato magnificamente, lo prometto.” Le opere del Signore sono davvero straordinarie, pensò padre Leo, non ho disatteso la promessa fatta al ministro francese, è stato il Signore a far venire a me questo povero ragazzo.
“Non vi preoccupate, senhor, quello che mi avete chiesto è volontà di Dio, e sarà fatto per la gloria di Dio.” Padre Leo gli porse un bicchiere pieno e ne versò un altro per sé rovesciandone qualche goccia. “Alla vostra felicità futura e alla pietà del Signore.” Bevve, poi si sedette con tanta cordialità sulla stessa poltrona poco prima occupata così di malavoglia dal prete protestante, che Malcolm si sentì ancora più disorientato.
“Dunque, il vostro matrimonio sarà il migliore e il più grande mai celebrato” disse padre Leo entusiasta, e d'impeto proseguì, senza notare il disappunto di Malcolm che desiderava tenere il matrimonio temporaneamente segreto, “avremo bisogno di un coro e di un organo, di paramenti nuovi e di un calice d'argento per la comunione, ma prima di occuparci di questi dettagli, figliolo, ci sono molti altri magnifici temi da considerare. I bambini, per esempio, ora avranno la salvezza eterna, saranno cattolici e si risparmieranno le pene del purgatorio e le agonie del fuoco eterno!” Malcolm si schiarì la gola.
“Sì. Il matrimonio dovrebbe avvenire la settimana prossima, martedì è il giorno migliore.” Padre Leo sgranò gli occhi. “Prima dovete convertirvi, figliolo. Richiede tempo e voi...”
“Veramente, ecco... io non mi voglio convertire, non ancora, anche se accetto che... i bambini siano cattolici.” Saranno allevati come si conviene, e saranno intelligenti, pensò, sempre più angosciato. Sceglieranno da soli quando saranno adulti... Ma cosa mai sto pensando, prima di allora ci saremo sposati con la giusta cerimonia e nella giusta chiesa. “Vi prego, la settimana prossima, martedì, è il giorno giusto.”
Gli occhi del sacerdote non sorridevano più. “Non abbraccerete la vera fede? Che ne sarà della vostra anima immortale?”
“No, no grazie, non per il momento. Io ... io rifletterò sull'argomento.
L'importante... è... l'anima dei bambini ...” Malcolm cercò una motivazione coerente. “In quanto al matrimonio, desidero che sia privato, una cerimonia semplice, martedì...”
“Ma la vostra anima immortale, figliolo. Dio vi ha mostrato la luce, la vostra anima è ancora più importante di questo matrimonio.”
“Be', lo terrò presente, sì, ecco, lo farò. Ma il matrimonio... martedì andrebbe benissimo.”
Il prete posò il bicchiere, nella sua mente turbinavano gioie, speranze, domande, paure e segnali di pericolo. “Ma figliolo, questo non è possibile, per molte ragioni. La ragazza è minorenne, no? E necessaria l'approvazione del padre e i documenti dovranno essere certificati. Siete anche voi minorenne, non è vero?”
“Minorenne?” Malcolm si sforzò di ridere. “Nel mio caso non ha importanza, perchè mio padre è morto. Così dice... la legge inglese. L'ho verificato con... Il signor Skye.” Riuscì a fermarsi in tempo e a non dire “Paradiso” ma si maledì comunque per averlo citato, perchè Angélique lo aveva avvisato che padre Leo odiava quell'uomo, non poteva neppure sentirlo nominare perchè lo riteneva agnostico, un abominio per la natura umana.
“Con lui?” La voce di padre Leo si indurì. “La sua opinione deve assolutamente essere confermata da sir William, non ci si può fidare di lui.
Quanto al padre della senhorita, potrebbe venire da Bangkok, no?”
“Lui è... credo sia tornato in Francia.
La sua presenza non è necessaria, sono sicuro che monsieur Seratard potrà agire in sua vece. Martedì andrebbe benissimo.”
“Ma figliolo, perchè tutta questa fretta, siete entrambi giovani, con tutta la vita davanti, occupiamoci prima della vostra anima.” Padre Leo azzardò un sorriso.
“Ora che Dio vi ha mandato a me, tra un mese o due io...”
“No, non tra un mese o due” sbottò Malcolm con voce strozzata.
“Martedì o mercoledì, per favore.”
“Pensateci bene, figliolo, la vostra anima immortale è...”
“Lasciamo perdere la mia anima...” Malcolm riuscì a ritrovare il controllo. “Pensavo di fare una donazione alla chiesa sebbene non sia, non sia per ora la mia chiesa... una magnifica donazione.” Padre Leo aveva sentito le parole “per ora” e colto la promessa implicita contenuta in “magnifica”. Era sempre consapevole del fatto che le opere di Dio sulla terra richiedono soluzioni concrete e il senso pratico dei suoi servitori.
Ma anche finanziamenti e potere, due elementi posseduti solo dagli altolocati e dai ricchi.
Il tai-pan della Nobil Casa li possedeva entrambi. Quel giorno già era stato molto propizio al lavoro di Dio: a lui era stato chiesto un favore, e i bambini si sarebbero salvati, anche se quel povero peccatore fosse stato condannato ai tormenti eterni.
Tremò per il giovane e per coloro che come lui avrebbero inutilmente sofferto le pene dell'inferno non afferrando la salvezza a portata di mano.
Allontanò quel problema. La volontà di Dio è la volontà di Dio.
“Questo matrimonio si farà, figliolo, non temete, lo prometto... ma non la settimana prossima, né quella dopo, ci sono troppi ostacoli.” Malcolm sentì il cuore scoppiargli nel petto. “Dio santissimo, se non sarà la settimana prossima e neppure quella seguente, non serve, o allora... o niente.”
“Ma perchè? E perchè la cerimonia dev'essere riservata, figliolo?”
“O allora o niente” ripeté Malcolm torcendo il viso in una smorfia.
“Dimostrerò... di essere un buon amico... Ho bisogno del vostro aiuto...
In nome di Dio, è facile sposarci!”
“Sì, lo è, ma per Dio, non per noi, figliolo.” Il prete sospirò e si alzò.
“Chiederò consiglio a Dio. Ne dubito ma... forse. Forse. Ne devo essere ben sicuro.”
Le sue parole restarono sospese nell'aria.
“E' triste dover buttare escrementi sul vostro bouquet di rose, tai-pan” disse congiungendo le dita Paradiso Skye, affondato dietro la scrivania del suo squallido ufficetto.
“Ma giacché vi rivolgete a me per un parere professionale, vi dirò che padre Leo non merita un briciolo della vostra fiducia, a meno che non vi convertiate. Non ci riuscireste in tempi brevi, e neppure vi consiglierei di farlo, per carità, no. Vi farebbe ballare come un burattino, non rispetterebbe le date per voi di vitale importanza e a quel punto sareste veramente fregato.”
“Ma in nome di Dio, Paradiso, che cosa posso fare?” Skye esitò, si soffiò il nasone e si pulì il pince-nez, atteggiamento favorito per prendere tempo, nascondere un errore o una gioia sconvolgente, come in quel caso.
Era la prima volta che veniva consultato da quando la sua targhetta, Avv. P. Skye, già di Moodle, Putfield e Leech, Procuratori e Patrocinatori legali, Collegio degli Avvocati di Londra, era stata appesa dieci anni prima a Calcutta, poi a Hong Kong e di recente a Yokohama.
Finalmente era arrivato un potenziale cliente perfetto: ricco, ansioso e con un problema semplice che poteva offrire risvolti sempre più complicati in modo da garantirgli lavoro per tutta la vita. Senza contare le parcelle astronomiche per una soluzione tra le tante che si potevano trovare al caso, alcune pulite, altre meno.
“Non posso pensare a un guaio peggiore del vostro” disse in tono solenne, recitando la sua parte.
Quel giovane gli piaceva, e non solo perchè era un cliente. Gli offrì una chiave: “Il classico nodo gordiano, eh?”.
Malcolm si sentiva molto infelice. Paradiso aveva ovviamente ragione, di padre Leo non ci si poteva fidare.
Se anche mi convertissi... Comunque non posso, sarebbe troppo... Alzò di scatto lo sguardo. “Nodo?
Nodo gordiano? Quello è stato risolto, tagliato in due! Da Ulisse! No, da Ercole!”
“Scusatemi, ma era Alessandro Magno, nel 333 avanti Cristo.”
“Chiunque lo abbia fatto, non importa, il mio problema è che...
Paradiso, aiutatemi a sciogliere il mio nodo e vi guadagnerete la mia eterna gratitudine e cinquecento ghinee...”
Il segnale sparato dalla capitaneria di porto echeggiò sull'Insediamento. Si sporsero alla finestra marcescente dell'ufficio di Skye, stipato di libri e situato nei magazzini dell'edificio di Lunkchurch proprio di fronte al mare. La flotta, con l'ammiraglia in testa e tutte le sartie coperte di bandiere, stava doppiando il capo. Da riva e dalle navi, in particolare dalla H.M.S. Pearl, tuonavano le cannonate dei saluti contraccambiati dalle salve della flotta.
I due uomini, felici che la loro marina fosse finalmente apparsa all'orizzonte, esultarono fieri.
“Ora potremo riportare i giapponesi alla ragione e dormire sonni tranquilli” disse Skye. Poi guardò Malcolm.
Invidiandogli Angélique e determinato ad aiutarlo, tornò per vie indirette ad affrontare l'argomento.
“Non è difficile risolvere la questione dei giapponesi, Willie deve dimostrarsi diretto e deciso: il buon vecchio pugno di acciaio in un guanto d'acciaio, o di velluto, può andar bene in quasi tutte le circostanze, se non in tutte. Anche nel vostro caso.” Malcolm Struan lo guardò. “Come? Come? Se risolverete il mio problema... potrete stabilire voi stesso l'ammontare del vostro compenso.”
Si sporse stancamente a prendere i bastoni. “Sempre entro limiti ragionevoli.”
“Un momento, tai-pan” lo fermò Skye, pulendosi eccitato gli occhiali. Il mio compenso non sarà solo in denaro, dalla Nobil Casa voglio ben altro. Mi servirò della tua influenza per diventare giudice a Hong Kong, ah, che gioia sarebbe! L'unico dilemma è se devo svelare adesso la soluzione o aspettare, con il rischio di perdere l'iniziativa. No di certo!
Una gallinella nel letto qui è meglio di due allo Yoshiwara.
Abbandonando il tono solenne, si sistemò il pince-nez sulla punta del naso. Ora le lenti, come due finestrelle, scomparvero nel volto roseo e infantile. “Mi è venuta un'idea, tai-pan. Potrebbe risolvere il vostro problema nei tempi che avete a disposizione. Perché non fate come ha fatto vostra madre?”
Malcolm rimase per un attimo perplesso, poi il significato della frase gli divenne chiaro. “Oh, oh, intendete dire, perchè non fuggo? Ci ho pensato, per Dio” rispose irritato, “ma dove? E chi celebrerà la cerimonia, qui siamo a milioni di miglia da Macao.”
“Che cosa c'entra Macao?” chiese Skye.
“Sanno tutti che mio padre e mia madre sono fuggiti e si sono sposati nella chiesa anglicana di Macao, con una cerimonia discreta e veloce, grazie all'influenza del nonno.” Skye sorrise e scosse il capo. “Questa è la versione ufficiale, però le cose non sono andate precisamente così. Il vostro capitano Orlov li ha sposati sul veliero China Cloud in viaggio tra Macao e Hong Kong.
Vostro nonno aveva nominato vostro padre capitano per quel breve viaggio, e come sapete in mare è il capitano a dettar legge sulla nave.” Struan lo fissò sbalordito. “Non ci credo.”
“La qualità principale di un buon avvocato, signor Struan, e io sono un buon avvocato, è saper ascoltare, la seconda avere un buon intuito, la terza essere discreto. E' molto importante sapere quante più cose possibile sui vostri maggiori clienti potenziali, per poterli aiutare in caso di difficoltà.“
Fiutò una presa di tabacco e starnutì.
“La Nobil Casa è la prima compagnia in Asia, oggetto di molte leggende, così quando sono arrivato a Hong Kong mi sono proposto di separare i fatti dalle leggende, sugli Struan, i Brock, gli americani Cooper e il loro socio Wilf Tulman, persino sul russo Zergeyev. Penso che ...”
Si fermò.
Gli occhi del giovane erano appannati, persi nel vuoto, non ascoltava, la sua mente sicuramente era concentrata sulla soluzione che si stava delineando all'orizzonte.
“Signor Struan!”
“Oh, scusate, stavate dicendo?”
“Sono onorato di illustrarvi la soluzione del vostro caso, ci sono difficoltà, naturalmente, ma voi possedete navi, capitani, e i capitani di una nave britannica in alcune circostanze possono celebrare un matrimonio.
Voi siete il tai-pan, dunque voi potete ordinarlo! Quod erat demonstrandum.”
“Paradiso, siete fantastico,” esultò Malcolm, “fantastico! Siete sicuro sul conto di mio padre e mia madre?”
“Sì. Uno dei miei informatori è stato Morley Skinner, il padrone dell'Oriental Times, contemporaneo di Dirk Struan, un vecchio signore che amava chiacchierare dei bei tempi andati, un'altra è stata la signorina Fortheringill, prima di morire e... avete notato come di solito la gente trascura di ascoltare gli anziani che in realtà sono stati testimoni di molti eventi? Skinner è morto circa otto anni fa, lo conoscevate?”
“No.” Parte della speranza di Malcolm si dissolse. “Se questa storia fosse vera, a Hong Kong la conoscerebbero tutti.”