Paradiso (76 page)

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Authors: Dante

BOOK: Paradiso
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E dal settimo grado in giù, sì come   

               
infino ad esso, succedono Ebree,

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dirimendo del fior tutte le chiome;

               
perché, secondo lo sguardo che fée

               
la fede in Cristo, queste sono il muro

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a che si parton le sacre scalee.

               
Da questa parte onde ’l fiore è maturo

               
di tutte le sue foglie, sono assisi

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quei che credettero in Cristo venturo;

               
da l’altra parte onde sono intercisi   

               
di vòti i semicirculi, si stanno

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quei ch’a Cristo venuto ebber li visi.

               
E come quinci il glorïoso scanno

               
de la donna del cielo e li altri scanni

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di sotto lui cotanta cerna fanno,

               
così di contra quel del gran Giovanni,   

               
che sempre santo ’l diserto e ’l martiro   

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sofferse, e poi l’inferno da due anni;

               
e sotto lui così cerner sortiro   

               
Francesco, Benedetto e Augustino   

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e altri fin qua giù di giro in giro.   

               
Or mira l’alto proveder divino:   

               
ché l’uno e l’altro aspetto de la fede   

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igualmente empierà questo giardino.

               
E sappi che dal grado in giù che fiede   

               
a mezzo il tratto le due discrezioni,

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per nullo proprio merito si siede,

               
ma per l’altrui, con certe condizioni:   

               
ché tutti questi son spiriti asciolti

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prima ch’avesser vere elezïoni.

               
Ben te ne puoi accorger per li volti   

               
e anche per le voci püerili,

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se tu li guardi bene e se li ascolti.

               
Or dubbi tu e dubitando sili;   

   

   

               
ma io discioglierò ’l forte legame

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in che ti stringon li pensier sottili.

               
Dentro a l’ampiezza di questo reame

               
casüal punto non puote aver sito,

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se non come tristizia o sete o fame:

               
ché per etterna legge è stabilito

               
quantunque vedi, sì che giustamente

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ci si risponde da l’anello al dito;   

               
e però questa festinata gente

               
a vera vita non è
sine causa

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intra sé qui più e meno eccellente.

               
Lo rege per cui questo regno pausa   

               
in tanto amore e in tanto diletto,

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che nulla volontà è di più ausa,

               
le menti tutte nel suo lieto aspetto

               
creando, a suo piacer di grazia dota

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diversamente; e qui basti l’effetto.

               
E ciò espresso e chiaro vi si nota   

   

               
ne la Scrittura santa in quei gemelli

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che ne la madre ebber l’ira commota.

               
Però, secondo il color d’i capelli,

               
di cotal grazia l’altissimo lume

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degnamente convien che s’incappelli.

               
Dunque, sanza mercé di lor costume,

               
locati son per gradi differenti,

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sol differendo nel primiero acume.

               
Bastavasi ne’ secoli recenti   

               
con l’innocenza, per aver salute,

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solamente la fede d’i parenti;

               
poi che le prime etadi fuor compiute,   

               
convenne ai maschi a l’innocenti penne

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per circuncidere acquistar virtute;

               
ma poi che ’l tempo de la grazia venne,

               
sanza battesmo perfetto di Cristo   

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tale innocenza là giù si ritenne.

               
Riguarda omai ne la faccia che a Cristo   

               
più si somiglia, ché la sua chiarezza

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sola ti può disporre a veder Cristo.”

               
Io vidi sopra lei tanta allegrezza   

               
piover, portata ne le menti sante

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create a trasvolar per quella altezza,

               
che quantunque io avea visto davante,

               
di tanta ammirazion non mi sospese,

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né mi mostrò di Dio tanto sembiante;

               
e quello amor che primo lì discese,

               
cantando
“Ave, Maria, gratïa plena,”
   

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dinanzi a lei le sue ali distese.

               
Rispuose a la divina cantilena   

   

               
da tutte parti la beata corte,

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si ch’ogne vista sen fé più serena.

               
“O santo padre, che per me comporte   

               
l’esser qua giù, lasciando il dolce loco

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nel qual tu siedi per etterna sorte,

               
qual è quell’ angel che con tanto gioco   

               
guarda ne li occhi la nostra regina,

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innamorato sì che par di foco?”

               
Così ricorsi ancora a la dottrina

               
di colui ch’abbelliva di Maria,   

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come del sole stella mattutina.

               
Ed elli a me: “Baldezza e leggiadria   

               
quant’ esser puote in angelo e in alma,

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tutta è in lui; e sì volem che sia,

               
perch’ elli è quelli che portò la palma

               
giuso a Maria, quando ’l Figliuol di Dio

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carcar si volse de la nostra salma.

               
Ma vieni omai con li occhi sì com’ io   

               
andrò parlando, e nota i gran patrici   

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di questo imperio giustissimo e pio.

               
Quei due che seggon là sù più felici   

               
per esser propinquissimi ad Agusta,   

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son d’esta rosa quasi due radici:

               
colui che da sinistra le s’aggiusta   

   

               
è ’l padre per lo cui ardito gusto

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l’umana specie tanto amaro gusta;

               
dal destro vedi quel padre vetusto

               
di Santa Chiesa a cui Cristo le chiavi

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raccomandò di questo fior venusto.

               
E quei che vide tutti i tempi gravi,   

               
pria che morisse, de la bella sposa

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che s’acquistò con la lancia e coi clavi,

               
siede lungh’ esso, e lungo l’altro posa   

               
quel duca sotto cui visse di manna

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la gente ingrata, mobile e retrosa.

               
Di contr’ a Pietro vedi sedere Anna,   

               
tanto contenta di mirar sua figlia,

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che non move occhio per cantare osanna;

               
e contro al maggior padre di famiglia   

               
siede Lucia, che mosse la tua donna

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quando chinavi, a rovinar, le ciglia.

               
Ma perché ’l tempo fugge che t’assonna,   

               
qui farem punto, come buon sartore   

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che com’ elli ha del panno fa la gonna;

               
e drizzeremo li occhi al primo amore,   

               
sì che, guardando verso lui, penètri

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quant’ è possibil per lo suo fulgore.

               
Veramente,
ne
forse tu t’arretri   

   

               
movendo l’ali tue, credendo oltrarti,   

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orando grazia conven che s’impetri

               
grazia da quella che puote aiutarti;

               
e tu mi seguirai con l’affezione,   

               
sì che dal dicer mio lo cor non parti.”

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E cominciò questa santa orazione:   

PARADISO XXXIII

               
“Vergine Madre, figlia del tuo figlio,   

   

               
umile e alta più che creatura,   

3
             
termine fisso d’etterno consiglio,   

               
tu se’ colei che l’umana natura   

               
nobilitasti sì, che ’l suo fattore

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non disdegnò di farsi sua fattura.

               
Nel ventre tuo si raccese l’amore,   

               
per lo cui caldo ne l’etterna pace   

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così è germinato questo fiore.

               
Qui se’ a noi meridïana face   

               
di caritate, e giuso, intra ’ mortali,   

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se’ di speranza fontana vivace.

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