Gai-Jin (126 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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“Maggio è lontano milioni di anni.”

“Bene, sia quel che sia. Sono sicuro che tutto andrà per il meglio, per tutti e due. Henri è della stessa opinione.”

“Ne avete parlato con lui?”

“In privato, naturalmente. Il console francese a Hong Kong, ehm, conosce Angélique ed è al corrente dell'affetto che vi lega. Angélique è una bella donna e potrà essere per voi una magnifica moglie, a prescindere dai problemi del padre.”

Malcolm arrossì.

“Sapete anche di lui?” Le rughe sul volto di sir William si approfondirono. “I funzionari francesi in Siam sono molto preoccupati” rispose con diplomazia.

“Ovviamente hanno informato Henri, che ha informato me, per richiedere il nostro aiuto. Scusate, ma è una questione che suscita interesse ufficiale.

In realtà, qualsiasi cosa riguardi la Nobil Casa è d'interesse per noi.” Poi con tristezza, perchè voleva bene a Malcolm e considerava la Tokaidò un episodio barbaro, aggiunse: “E' il prezzo della notorietà, vero?”.

“Se, se verrete a sapere qualcosa, vi sarei grato se me ne informaste per primo, in privato... al più presto.”

“Sì, vi terrò informato. In privato.” Malcolm afferrò la bottiglia di brandy. “Siete sicuro di non volerne?”

“No, grazie.”

“Esiste una soluzione al mio problema?”

“Ve l'ho già proposta.” Sir William mantenne un tono formale per nascondere un improvviso moto d'irritazione. Che importanza hanno pochi mesi, la ragazza non è morta come Vertinskya, né lontanamente meravigliosa quanto lo era lei!

“Il vostro compleanno è vicino e Hong Kong è distante solo otto o dieci giorni di viaggio. Domani potrete venire comunque, alle undici o quando preferite, ma ho già accennato a tutto adesso. 'Notte, Malcolm e grazie per la festa.”

A mezzanotte passata Malcolm e Angélique si baciavano appassionatamente nel corridoio delle loro stanze, adiacenti. Il corridoio era buio, illuminato solo da qualche lampada lasciata accesa per la notte. Lei tentava di dominarsi, ma Malcolm le piaceva molto, sempre di più, e il suo calore la scaldava e l'accendeva. Quella notte il desiderio dell'uno e dell'altra erano quasi incontenibili. “je t'aime” mormorò lei con autentica sincerità.

“Je t'aime aussi, Angel.” Lei lo baciò di nuovo, intensamente, poi si allontanò dal precipizio e si tenne stretta a lui finché non si riebbe. “Je t'aime, la festa è stata fantastica.”

“Tu eri spumeggiante come lo champagne.” Angélique lo baciò su un orecchio stringendogli le braccia intorno al collo. Prima della Tokaidò si sarebbe dovuta alzare sulla punta dei piedi per farlo, ma solo lui lo notò. “Mi dispiace che dobbiamo dormire separati.”

“Anche a me. Ma non per molto, ormai” rispose Malcolm. Il suo dolore si era improvvisamente acuito, ma decise di sopportarlo. “Dormi bene, amore” disse guardandola negli occhi.

Si sfiorarono le labbra, si sussurrarono molte volte buonanotte, poi lei scomparve nelle sue stanze.

Quando sentì il rumore del chiavistello che si chiudeva, Malcolm raccolse i bastoni e si trascinò verso la sua camera da letto, felice e triste, preoccupato e al tempo stesso sereno. La serata era andata benissimo, Angélique e gli ospiti si erano divertiti e lui era riuscito a contenere la frustrazione per il naufragio del progetto di sposarsi subito e anche a tenere sotto controllo la vicenda delle lettere, impedendo a Jamie di decidere per lui.

Ho fatto bene, pensò. Eppure Dirk avrebbe fatto meglio. Non importa, non potrò mai essere come lui, lui però è morto e io sono vivo, e Paradiso mi ha promesso che troverà una soluzione per le lettere e per questa nuova svolta nel mio destino: “Ci dev'essere un modo, tai-pan l'aveva detto Paradiso, “ci dev'essere un modo. Lo troverò prima di partire per Hong Kong, vi dimostrerò che è possibile, e avrete comunque bisogno di quelle prove”.

Malcolm lanciò uno sguardo alla porta comunicante, che di notte veniva regolarmente chiusa, per volontà di entrambi. Non voglio pensare ad Angélique, al chiavistello o al fatto che è sola. Né all'insuccesso dei miei sforzi per sposarla. Me lo sono ripromesso e ci riuscirò. Lasciamo la cura di domani a domani.

Sul tavolino accanto al letto lo aspettavano come sempre una mezza caraffa di vino, qualche frutto, litchi e manghi di Nagasaki, formaggio inglese, il tè freddo che beveva invece dell'acqua, un bicchiere e la bottiglietta. Il letto era preparato e la camicia da notte distesa. La porta si spalancò.

“Salve, tai-pan.”

Era Chen, l'inserviente numero uno, con quel suo sorriso smagliante che gli piaceva tanto. Chen si occupava di Malcolm da molti anni, come Ah Tok, ed entrambi erano molto leali, assolutamente possessivi e in costante competizione tra loro. Era tarchiato e fortissimo, aveva una grossa treccia e il largo volto sempre illuminato dal sorriso, che a volte però gli occhi non assecondavano. “La tua festa è stata all'altezza dell'imperatore Kung.”

“Ayeeyah” rispose subito Malcolm stizzoso, ben sapendo che cosa intendesse il vecchio.

“Che la grande vacca orini sulla tua progenie.

Lavora, tieni le tue opinioni per te e non comportarti come se fossi nato nel segno della Scimmia.” Alludeva al segno zodiacale dei furbi.

La frase apparentemente scherzosa detta da Chen, come spesso accadeva con i cinesi, aveva molti significati: l'imperatore Kung, che governava in Cina quattro millenni prima, era famoso per tre cose, per i gusti epicurei, per i sontuosi banchetti che offriva e per il suo “libro”, anche se a quei tempi non esistevano libri propriamente detti, solo rotoli.

Kung aveva compilato un approfondito trattato, il primo “Libro del piacere” mai scritto, divenuto il riferimento per tutti i testi che riguardavano l'unione tra un uomo e una donna in tutte le possibili posizioni e circostanze, come accrescere il godimento nell'orgasmo, i nomi delle varie posizioni e delle loro particolarità, l'elenco delle varianti, delle medicine e delle tecniche, spinte profonde e spinte superficiali, e come scegliere il partner fisicamente adatto.

Tra gli altri saggi consigli, Kung prescriveva:

 

... ovviamente un uomo che ha la sfortuna di avere un Monaco Guercio piccolo non si cimenterà con una Porta di Giada grande come quella di una giumenta.

Sia detto per sempre, per volere degli dei quelle parti, benché così simili all'apparenza, non sono mai uguali ma variano notevolmente tra loro. Bisogna essere molto accorti per evitare il tranello degli dei Gli dei, oltre a dare all'uomo gli strumenti necessari e a instillare in lui un desiderio forte e costante come l'ago che cerca la stella polare, per assaporare il Cielo mentre vive in Terra, ed è questo ciò che accade nel momento della Pioggia e delle Nuvole per il proprio divertimento hanno creato anche numerosi ostacoli sul cammino della ricerca dello Yang per lo Yin, alcuni facili da evitare, la più parte impossibili, ma tutti assai complicati.

Per assaporare mentre vive sulla Terra quanto più Cielo possibile, chissà se gli dei sono veramente tali, l'uomo deve studiare, esaminare e perseguire il tao, il sentiero per la Splendida Valle con rigore maggiore di quanto ne occorra per la trasformazione del piombo in oro...

 

Chen si affaccendò nella stanza, dispiaciuto per il rimbrotto subito ma al tempo stesso contento della cultura del suo padrone.

Aveva solo compiuto il suo dovere ricordandogli la forza e la vanità dello Yin, così evidenti quella sera, nel modo in cui Angélique ballava e baciava il suo padrone, stuzzicandone lo Yang.

L'imperatore era stato molto preciso sull'argomento: Quando in una casa lo Yang del padrone è inquieto e non soddisfatto, la vita domestica ne è sconvolta; dunque tutti i componenti della famiglia devono prodigarsi per alleviare la sua pena.

E la nostra casa è davvero in subbuglio, pensò indignato. Ah Tok è più difficile che mai, Ah Soh continua a brontolare per il troppo lavoro e le preoccupazioni, i cuochi si lamentano perchè il padrone ha perso l'appetito, gli inservienti perchè non è mai contento di niente e tutto perchè questa puttana incivile non fa il suo dovere.

La servitù è convinta che lei abbia una di quelle Valli che noi chiamiamo Gole Avide e dalle quali l'imperatore Kung mette in guardia:

In alcune Valli sono allineati i demoni e la loro forza magnetica è tale da far impazzire gli uomini e far dimenticare loro la verità immortale: che uno Yin vale l'altro quando il bisogno è grande.

Ma peggio ancora, quando finalmente una Gola di quel genere si apre per ricevere lo Yang, il Paradiso si trasforma in un inferno perchè il piacere non è mai abbastanza.

 

“Ayeeyah, tai-pan” disse Chen aiutandolo a svestirsi.

“La mia umile persona voleva solo dire che la tua festa è piaciuta a tutti.”

“Il tuo signore e padrone sa esattamente ciò che hai detto.” Malcolm si divincolò per liberarsi della camicia. Suo zio, Gordon Chen, per il quale aveva una grande stima, gli aveva impartito una serie di lezioni sull'opera dell'imperatore Kung e su altri importanti testi riguardanti lo Yang e lo Yin, naturalmente pregandolo che rimanesse tra loro e sua madre non lo venisse a sapere.

“Sei una canaglia impertinente” incalzò Malcolm in inglese, la sua principale difesa contro Chen e Ah Tok.

Quando parlava in cantonese non riusciva mai ad avere la meglio su di loro, ma l'inglese li mandava su tutte le furie. “E so anche che facevi insinuazioni contro la padrona, quindi ti consiglio di smetterla, per Dio!” Il volto rotondo di Chen si contorse.

“Tai-pan” si giustificò nel suo migliore cantonese mentre lo aiutava a infilarsi a letto, “la mia umile persona considera l'interesse del padrone al di sopra di tutto.”

“Ayeeyah!” sbottò Malcolm. “Le parole di una lingua biforcuta valgono quanto la lisca spolpata di un pesce per l'affamato.” Poi notò una busta posata sulla scrivania.

“E quella che cos'è?”

Chen si lanciò a prenderla contento di non essere più l'oggetto della conversazione. “Un diavolo straniero questa sera è venuto per incontrarti.

Vargas, il nostro cambiavalute, lo ha visto. Il diavolo straniero ha detto che la lettera era urgente, così il cambiavalute lo ha invitato a lasciarla li affinché eventualmente il nostro illustre padrone la leggesse.” Non era scritta con una grafia familiare. “Quale diavolo straniero?”

“Non lo so, tai-pan. Hai bisogno di altro?” Malcolm scosse il capo, sbadigliò, posò la lettera accanto a sé sulle lenzuola e congedò il servitore. La sua attenzione fu richiamata dalla bottiglietta.

“Non la prenderò” si disse deciso.

Cominciò ad abbassare la fiamma della lampada a olio, ma cambiò idea e aprì la busta con urgenza improvvisa, sperando che fosse di Paradiso o di padre Leo.

 

Egregio signor Struan, mi permetto di presentarmi, sono Edward Gornt della Rothwell di Shanghai, già della Virginia, ora a Yokohama per essere istruito dal signor Norbert Greyforth su richiesta di sir Morgan Brock.

Il signor Greyforth mi ha chiesto di assumere il ruolo di padrino nella privata e urgente vicenda del duello al quale lo avete sfidato.

Posso venire da voi domani?

Vi andrebbe bene al mattino, intorno a mezzogiorno?

Vogliate gradire, signore, i miei più rispettosi saluti, Edward Gornt.

 

La firma era chiara e regolare come un'incisione.

Capitolo 35


 

Martedì, 2 dicembre

 

“Giorno, signor Gornt. Vi presento il signor McFay, capo della Struan in Giappone. Prego, accomodatevi, anche voi, Jamie. Desiderate un caffè, o un tè, sherry o champagne?”

“Niente, grazie, signor Struan.”

“Il signor McFay è uno dei miei padrini. Credo che i particolari vadano decisi dai padrini, non è così?”

“Sì, signore. Ho già incontrato il signor Syborodin, ma per volere del signor Greyforth non ne abbiamo parlato.”

I due giovani si studiarono.

Fin dal primo istante entrambi avevano provato la stessa sensazione: un'intensa attrazione reciproca.

E' strano come alcune persone piacciano subito, pensarono i due giovani, senza ragione apparente, mentre altre suscitano odio, o magari disprezzo e la maggior parte solo indifferenza. Eppure sapevano entrambi che quell'immediata affinità, per quanto forte, non avrebbe modificato le circostanze.

Presto, domani, l'indomani o persino tra pochi minuti sarebbero stati costretti a tornare alla normalità, alla sgradevole ostilità che storicamente vedeva contrapposte le due compagnie e che si sarebbe protratta nei secoli. La loro simpatia doveva essere soffocata sul nascere come una singolare forma di aberrazione.

“Che cosa posso... o possiamo fare per voi?” chiese Malcolm.

Il sorriso di Gornt era spontaneo e mostrava denti candidi come quelli di Malcolm. Era alto quanto lui, ma più esile di corporatura e, a differenza di Malcolm, fulvo di capelli e con gli occhi azzurri, aveva i capelli scuri e gli occhi nocciola, e vestiva con meno eleganza.

“Il signor Greyforth voleva confermare la data, la scelta delle armi, eccetera.” Jamie disse: “Signor Gornt, sapete che tutto questo è contro la legge e sir William ha formalmente vietato il duello?”.

“Sì, signor McFay.” Jamie cambiò posizione, a disagio, perchè quella vicenda gli ripugnava più che mai, e inoltre non riusciva a darsi ragione della strana atmosfera nella stanza, che si sarebbe aspettato gelida e invece sembrava carica di attesa, assurdamente piacevole e tranquilla. “Detto questo, quali sono le intenzioni di Norbert?”

“Oggi è martedì. Vi sta bene tra una settimana esatta?”

“Preferirei mercoledì 10

“ disse subito Malcolm. Aveva preparato il piano nel cuore della notte, perchè non riusciva a prendere sonno ed era riuscito a sconfiggere il dragone in agguato nella bottiglietta. Ma quella vittoria gli era costata moltissima sofferenza e la dose del mattino gli aveva procurato un sollievo enorme.

Il suo piano si reggeva sulla Prancing Cloud, che sarebbe arrivata domenica per ripartire mercoledì sera. Si sarebbe segretamente accordato con il capitano perchè la nave salpasse con lui a bordo appena terminato il duello.

Angélique sarebbe stata imbarcata prima di nascosto, oppure lo avrebbe raggiunto a Hong Kong, accompagnata da Jamie, con la nave seguente, al più tardi giovedì, circostanza che si sarebbe decisa all'ultimo momento. La soluzione di mandare Jamie con Angélique gli sembrava la migliore, perchè l'ubbidienza di Jamie a uno degli ordini di sua madre ne avrebbe calmato l'ira almeno in parte, convincendola, forse, a ripensare al suo licenziamento.

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