Gai-Jin (27 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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Temo che i giapponesi non siano generosi con la verità nemmeno con se stessi.”

“Ma monsieur, posso domandarvi come avete fatto a imparare il giapponese... lo parlate correntemente.”

L'uomo rispose con una piacevole risata.

“Troppo gentile da parte vostra. No, tutt'altro che correntemente, ma mi sforzo.” Si strinse nelle spalle con aria divertita. “L'ho imparato con pazienza e con l'aiuto dei nostri santi padri che lo parlano.”

Phillip Tyrer si irrigidì.

“Non sono cattolico, temo... appartengo alla Chiesa d'Inghilterra e sono... ehm... un apprendista interprete della Legazione britannica. Mi chiamo Phillip Tyrer, sono appena arrivato e mi sento ancora confuso.”

“Oh, ma certo, il giovane inglese della Tokaidò. Vi prego di accettare le mie scuse: avrei dovuto riconoscervi. Siamo stati tutti sconvolti dall'incidente. Posso presentarmi? Sono André Poncin di Parigi, commerciante.”

“Je suis enchanté de vous voir” rispose Tyrer disinvolto nonostante un leggero accento. In tutto il mondo, eccetto in Gran Bretagna, il francese era la lingua della diplomazia e dell'aristocrazia, perciò conoscerlo alla perfezione era un requisito indispensabile per chiunque volesse ottenere un incarico presso il Foreign Office nonché per chiunque volesse passare per una persona istruita. Sempre in francese aggiunse: “Pensate che i vostri sacerdoti potrebbero prendere in considerazione l'ipotesi di darmi delle lezioni o quanto meno autorizzarmi a frequentare le loro classi?”.

“Non credo che qualcuno di loro abbia dei veri e propri allievi, comunque potrei chiedere. Partite con la flotta domani?”

“Sì, senz'altro.”

“Anch'io, al seguito di monsieur Seratard, il nostro ministro. Eravate alla Legazione di Parigi prima di venire qua?”

“Sfortunatamente no, sono stato a Parigi soltanto per due settimane, monsieur, in vacanza. Questo è il mio primo incarico.

“Oh, ma il vostro francese è ottimo, monsieur.”

“Temo di no, non proprio” rispose in inglese Tyrer. “Presumo che siate un interprete anche voi!”

“Oh no, io sono soltanto un uomo d'affari. A volte do una mano a monsieur Seratard quando il suo interprete olandese è ammalato. Parlo olandese. Dunque desiderate imparare il giapponese e il più velocemente possibile, suppongo.” Poncin si avvicinò allo scaffale e scelse un libro.

“Ne avete mai visto uno prima? Si intitola Le cinquantatré stazioni della Tokaidj di Hiroshige. Non dimenticate che in giapponese si comincia a leggere dall'ultima pagina e da destra a sinistra. Le illustrazioni si riferiscono alle stazioni di cambio che si trovano lungo il percorso, fino a Kyòto.”

Sfogliò il libro in fretta.

“Ecco Kanagawa, e questa è Hodogaya.”

Le incisioni a quattro colori erano di fattura squisita, più belle di qualsiasi altra incisione che Tyrer avesse mai visto; i dettagli erano davvero straordinari. “Sono meravigliose.”

“Sì. L'autore è morto quattro anni fa. Peccato, perchè era un genio.

Alcuni dei loro artisti sono straordinari; Hokusai per esempio, e Masanobu, Utamaro e dozzine d'altri.”

André rise e prese un altro libro.

“Ecco qua, questo è un testo fondamentale per apprendere i caratteri, gli ideogrammi, come si dice.” Tyrer rimase a bocca aperta. Si trattava di illustrazioni erotiche del tutto esplicite: c'erano uomini e donne vestiti in modo sontuoso con gli attributi mostruosamente esagerati, tratteggiati con dettagli grotteschi e significativi nell'atto di accoppiarsi con vigore e fantasia.

“Oh mio Dio!” Poncin rise di gusto.

“Ah, allora vi ho fatto dono di un nuovo piacere. Per la letteratura erotica i giapponesi non temono rivali; possiedo una collezione che sarò lieto di mostrarvi. Si chiamano shungae oppure wkiyoe: immagini del Mondo dei Salici o del Mondo Fluttuante. Non avete ancora visitato uno dei loro bordelli?”

“Io... io no... no... io, ehm, non ci sono ancora andato.”

“Oh, in questo caso posso avere l'onore di farvi da guida?”

In quell'istante, nel giaciglio alla Legazione, Tyrer ricordò la conversazione con Poncin e il suo segreto imbarazzo.

Aveva cercato di fingersi un uomo di mondo ma per tutto il tempo non aveva fatto che sentire la voce di suo padre che in tono grave gli ripeteva: “Stammi a sentire, Phillip, i francesi sono ignobili, senza eccezioni, e completamente indegni di fiducia, i parigini sono la feccia della Francia e Parigi è senza dubbio la Sodoma del mondo civile... una città licenziosa, volgare e... e francese!” Povero papà, pensò, si sbaglia su molte cose, ma del resto ha vissuto ai tempi di Napoleone ed è scampato al bagno di sangue di Waterloo.

Per quanto grande, la vittoria dev'essere stata un'esperienza terribile per un tamburino di dieci anni; non mi stupisce che non possa perdonare né dimenticare o tantomeno accettare l'epoca nuova.

Ma non importa, papà ha vissuto la sua vita e per quanto bene gli voglia e per quanto ammiri ciò che ha fatto io devo vivere la mia. La Francia ormai è quasi un'alleata, non c'è niente di male nello stare a sentire e imparare.

Arrossì ricordando come il suo interesse era stato risvegliato dalle parole di André e si vergognò di quella debolezza.

Il francese gli aveva spiegato che in Giappone i bordelli erano luoghi di grande bellezza, e che le cortigiane, le Signore del Mondo Fluttuante come venivano chiamate, erano senza dubbio le più raffinate che avesse mai incontrato.

“Esistono postriboli di vari livelli, ovviamente, e in quasi tutte le città puoi trovare anche delle donne di strada. Tuttavia è possibile usufruire di un quartiere tutto dedicato al piacere che si chiama Yoshiwara. E' dall'altra parte del ponte, oltre la recinzione.”

Rise un'altra volta.

“Lo chiamiamo il Ponte per il Paradiso. Oh si, e dovreste sapere... oh, ma scusatemi, ho interrotto i vostri acquisti.”

“Ma no, niente affatto” si affrettò a rispondere Tyrer, sgomento all'idea che quel flusso di informazioni cessasse ponendo termine a un incontro decisamente interessante.

Nel suo francese più fiorito e mellifluo disse: “Considererei un onore se voleste avere la bontà di continuare il racconto, lo dico davvero, è così importante imparare quanto più possibile e io... io temo che le persone che frequento e con cui parlo siano... ahimè, tutt'altro che parigini, piuttosto barbosi anzi, e all'oscuro delle raffinatezze in cui i francesi sono maestri.

Per ricambiare la vostra cortesia sarei felice d'offrirvi un tè o dello champagne alla Casa da Tè inglese, o magari qualcosa di più forte all'Hotel Yokohama. Mi dispiace, non sono ancora membro del circolo e quindi non vi posso invitare”.

“Troppo gentile. D'accordo, accetto di buon grado.” Colmo di gratitudine, Tyrer fece un cenno al negoziante e con l'aiuto di Poncin pagò il libro, sbalordito dal basso prezzo. S'incamminarono lungo la strada. “Che cosa stavate dicendo del Mondo dei Safici?”

“Che non vi è alcunché di sordido, a differenza della maggior parte dei postriboli d'Europa e di quasi tutto il resto del mondo.

Anche qui come a Parigi, ma in un certo senso ancora di più, l'atto sessuale è considerato una forma d'arte, qualcosa di delicato e speciale come l'alta cucina, un'arte da rispettare e praticare e apprezzare senza... scusatemi, senza alcun anglosassone senso di colpa.”

Tyrer si irrigidì.

Per un istante fu tentato di rispondere per le rime e puntualizzare che vi era un'enorme differenza tra un inutile senso di colpa e la salutare moralità e i sani valori vittoriani.

E avrebbe anche voluto aggiungere che purtroppo i francesi non facevano mai alcuna distinzione data la loro propensione ad assumere atteggiamenti troppo disinvolti, un modo di vivere che tuttavia aveva sedotto persino un aristocratico come il Principe di Galles che non si tratteneva dal definire Parigi casa sua.

 

(”Una fonte di grave preoccupazione nei più altolocati circoli britannici” aveva scritto il “Times”, “poiché la volgarità francese non ha limite insieme a quella loro deprecabile ostentazione della ricchezza e a quelle scandalose danze moderne come il cancan, dove, ci viene comunicato da fonte certa, le ballerine evitano, per scelta personale o dietro sollecitazione di altri, di indossare la biancheria intima”.)

 

Tuttavia tacque rendendosi conto che se avesse parlato sarebbe sembrato soltanto una brutta copia del padre.

Povero papà, pensò concentrandosi sulle parole di Poncin mentre percorrevano High Street, accarezzati dal sole e tonificati dall'aria fresca. Probabilmente anche l'indomani, il giorno della spedizione a Edo, sarebbe stata una bella giornata.

“Ma qui in Giappone, monsieur Tyrer” riprese il francese allegramente, “vi sono regole meravigliose sia per i clienti che per le ragazze.

Per esempio le ragazze non sono in mostra tutte insieme se non nei postriboli d'infimo ordine, ma anche in questi nessun uomo può entrare, puntare un dito e dire: voglio quella”.

“Non si fa?”

“Oh no, la donna ha sempre il diritto di rifiutare un uomo senza per questo perdere la faccia. Esistono speciali protocolli che potrò spiegarvi nei dettagli, se lo desiderate, ma ciascuna Casa è diretta da una maitresse chiamata mama-san. San è il suffisso che significa padrone di casa, maschile e femminile, e la mama-san è una donna il cui vanto consiste nell'eleganza dell'ambiente che dirige e nella raffinatezza delle ragazze di cui si circonda. I prezzi e la qualità delle case ovviamente variano.

Nelle case migliori la mama-san sottopone il cliente a un vero e proprio esame, considera se abbia i titoli per onorare la sua casa e tutto ciò che contiene, in sostanza vuole scoprire se lui può permetterselo o se poi non avrà il denaro per pagare il conto. In Giappone un buon cliente ottiene un enorme credito, monsieur Tyrer, ma peste lo colga se non paga o se paga in ritardo quando con discrezione gli verrà presentato il conto.

Non ci sarà più nessuna casa in tutto il Giappone che accetterà di farlo entrare.”

Tyrer ridacchiò nervosamente.

“Come si passino parola non lo so, ma succede così, da qui fino a Nagasaki.

Perciò, monsieur, in un certo senso questo è il paradiso. Un uomo può fornicare anche per un anno a credito, se lo desidera.” Il tono di voce di Poncin cambiò in modo impercettibile.

“Ma l'uomo saggio compera il contratto di una donna e se la riserva per il suo esclusivo piacere personale. Sono davvero così affascinanti e così poco costose se si tiene conto dell'enorme profitto che abbiamo sul cambio.”

“Voi, dunque, consigliate questo?”

“Si, senz'altro.” Bevvero una tazza di tè, poi dello champagne al circolo di cui André era un socio ben conosciuto e apprezzato. Prima che si separassero André aggiunse: “Il Mondo dei Salici merita cura e attenzione. Sarei onorato di diventare la vostra guida”.

Phillip lo ringraziò pur sapendo che non avrebbe accettato l'offerta.

E Angélique? E se... se mi prendessi uno di quei sordidi malanni, la gonorrea o il mal francese, che i francesi chiamano male inglese e i dottori chiamano sifilide, e di cui George Babcott mi ha subito parlato? Dice che abbonda sotto nomi diversi in tutti i porti del Trattato dall'Asia al Medio Oriente, “ ... e in qualsiasi porto del mondo, Phillip.

Ne incontro molti casi tra i pazienti giapponesi, e non tutti sono casi che possiamo collegare alla presenza degli europei. Se avete tali inclinazioni usate una protezione, ma tenete presente che non è sicura. La miglior cosa da fare quindi è astenersi, se capite quello che voglio dire.”

Phillip Tyrer era rabbrividito.

Aveva avuto soltanto un'esperienza: due anni prima, dopo gli esami finali, si era vergognosamente ubriacato con alcuni compagni nel pub Star and Garter di Pont Street.

“E' arrivato il momento, Phillip, vecchio mio. E' tutto sistemato; lei ci sta per un penny, non è vero, Flossy?”

La ragazza era una sgualdrinella di quattordici anni, e l'incontro aveva avuto luogo in gran fretta e con una profusione di sudore in un puzzolente bugigattolo in cima alle scale; un penny per la ragazza e uno per il taverniere.

Per molti mesi aveva vissuto nel terrore d'essere stato infettato.

“Qui nel nostro Yoshiwara abbiamo più di cinquanta case da tè, come le chiamano, o locande, tra cui puoi scegliere, e tutte sono fornite di licenza pubblica e vengono controllate dalle autorità. State attento però a non andare mai nella Città Ubriaca.

“La Città Ubriaca era la zona malfamata dell'Insediamento dove i bar più infimi e le camere in affitto più squallide s'affollavano intorno all'unico bordello europeo: “è un posto per la soldataglia e i marinai, per i relitti, i perdigiorno, gli usurai, i giocatori d'azzardo e gli avventurieri d'ogni razza.

Di gente simile se ne trova in ogni porto perchè qui non esiste ancora polizia né legge sull'immigrazione. Può darsi che la Città Ubriaca sia una valvola di sicurezza per l'Insediamento ma è comunque poco intelligente andarci dopo il tramonto.

Se volete conservare il portafoglio e le vostre parti intime in buona salute non tirateli mai fuori nella Città Ubriaca. Musuko-san merita di meglio”.

“Chi?”

“Ah, ecco una parola molto importante. Musuko vuol dire figlio, o figlio mio, musuko-san letteralmente significa onorabile figlio oppure signor figlio, ma nel gergo comune sta a significare cazzo o mio onorabile cazzo. Le ragazze si chiamano musume. La parola significa figlia o figlia mia, ma nel Mondo dei Salici vuol dire vagina. Quando dite alla vostra ragazza konbanwa, musume-san, le state dicendo Buonasera, chérie.

Ma se lo dite con una strizzatina d'occhi lei capisce il doppio senso: Come va? Come sta la tua gola d'oro, come i cinesi chiamano questo passaggio verso il paradiso.

Sono così saggi i cinesi, perchè è certo che le sue pareti sono lastricate d'oro, l'oro vi scorre e soltanto l'oro ve ne consente l'accesso, in un modo o nell'altro...” Tyrer si lasciò ricadere sul giaciglio dimentico del taccuino, la mente in subbuglio. Quasi senza rendersene conto aveva aperto il libriccino delle ukiyo-e nascosto nella valigetta e ne stava studiando le immagini.

Lo richiuse con un movimento brusco.

Non c'è nessun futuro nel guardare immagini sconce, pensò disgustato. La fiamma della candela cominciava a tremolare. La spense e si allungò, i lombi appesantiti da quel dolore familiare.

Che uomo fortunato è André. E' chiaro che ha un'amante.

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