Gai-Jin (161 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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Era davvero tempo, accidenti, pensò compiaciuto, la tensione che si scioglieva sotto le dita di Fujiko...

Fujiko nel frattempo non faceva che pensare alle parole di Raiko: “Una volgare donna di infimo rango della Casa del Giglio ha sedotto il nostro signore gai-jin e l'ha allontanato da noi. L'ho richiamato qui a prezzo di grandi sforzi facendo ricchi doni ai mediatori. Non fallire questa notte perchè potrebbe essere la tua ultima possibilità di legarlo a noi con corde di seta. Usa qualsiasi mezzo, tutte le tecniche... anche la Luna dietro la Montagna”.

Fujiko aveva trasalito. Non era mai arrivata a tanto prima, nemmeno nell'abbraccio più appassionato. Non importa, si disse stoicamente, meglio qualche strano momento di eccentricità che non ricevere la paga dal gai-jin e non avere denaro per un intero anno di piacere.

Mentre le sue mani percorrevano il corpo di Tyrer e gli mormorava dolci parole, cominciò a vedere immagini della sua fattoria: i bambini, il bel marito e i campi e le risaie; lui così bello e gentile e...

Con fermezza scacciò quelle immagini.

Fino a quando il cliente non si sarà addormentato, si ingiunse.

Questa notte farò cadere per sempre in trappola questo cane ingrato!

E' una questione d'onore per la Casa delle Tre Carpe!

Agganciato da una donna di infimo rango del Giglio?

Puah!

Capitolo 44


 

Il veliero Prancing Cloud ondeggiava all'ancora nella marca della sera.

“Ha la velatura ridotta” disse il primo ufficiale.

Il capitano Strongbow annuì continuando a fumare la pipa.

Erano in piedi sul casseretto e il vento faceva scricchiolare gli alberi e i verricelli.

Strongbow era un uomo robusto, di cinquant'anni, gli occhi chiari e duri. “Sarà una bella notte, signore” disse al primo ufficiale, “fresca ma non fredda”

Poi sorrise e a bassa voce aggiunse: “Perfetta per i nostri ospiti, vero?”.

Il primo ufficiale, un uomo alto quanto il capitano e non meno duro e temprato dal mare ma con la metà dei suoi anni, stava a sua volta osservando i novelli sposi e sorrise.

“Già già, signore.”

Angélique e Malcolm si trovavano sul ponte principale e appoggiati al parapetto uno vicino all'altra fissavano le luci di Yokohama.

Malcolm indossava un soprabito e sotto un'ampia camicia, pantaloni e scarpe morbide, e per la prima volta dall'incidente era riuscito senza troppa difficoltà a camminare con un solo bastone.

Angélique aveva le spalle coperte da un pesante scialle rosso che nascondeva in parte il lungo abito.

Erano accanto a un cannone. La nave portava dieci cannoni da trenta libbre a poppa e a prua, e quando i cannonieri li mettevano in funzione erano efficaci quanto qualsiasi altro nella marina. Erano l'orgoglio di Strongbow perchè non tutti i velieri né le navi a vapore ne erano dotati “Bello, non è vero, mia cara moglie?” chiese Malcolm che si sentiva veramente felice per una delle rare volte nella sua vita.

“Questa notte tutto il mondo è bello, mon amour” rispose lei stringendoglisi accanto.

Avevano cenato e aspettavano che la cabina d'onore dove avrebbero trascorso la loro prima notte venisse preparata. La cabina era grande e occupava l'intera poppa, veniva normalmente occupata dal capitano quando non c'era il tai-pan a bordo, era una delle tante regole imposte trent'anni prima da Dirk Struan.

La flotta mercantile era ancora governata dalle sue leggi fin nei minimi dettagli: la paga dell'equipaggio era la più alta a cui si potesse aspirare, pulizia, disciplina e capacità di combattere non avevano pari.

Strongbow stava valutando con esattezza la marea, perchè in quelle acque un cambiamento minimo poteva recare l'annuncio, anche a molte ore di distanza, di una tsunami, l'onda gigantesca che veniva generata a mille miglia da un terremoto suboceanico e che inghiottiva qualsiasi cosa incontrasse sul suo percorso, comprese le città costiere.

Rassicuratosi sulla normalità del movimento, Strongbow tornò a dedicarsi a Struan.

Era felice di averlo a bordo e gli piaceva l'idea di ripartire l'indomani mattina presto a tutta velocità sulla rotta per Hong Kong perchè sapeva, come tutti del resto, che Lei in persona aveva ordinato al giovane di tornare già da molte settimane. Lo preoccupava invece l'idea di portare a Hong Kong la ragazza.

Mio Dio, sia dannato se la chiamerò mai signora Struan. Di signora Struan ce ne è una sola. Il giovane Malcolm sposato? Malgrado i Suoi ordini? Malgrado la Sua opposizione? Deve essere tocco! Sarà legale il matrimonio? Per la legge del mare lo sarebbe se fossero maggiorenni, ma maggiorenni non sono.

Verrà annullato? Scommetto di sì: un penny rotto contro una ghinea d'oro che troverà venti modi diversi di annullarlo nel tempo di dire amen! Accidenti!

Che ne sarà della ragazza? E del giovane Malcolm? Come diavolo farà a vincere contro di Lei? Sono felice di non essere stato io a sposarli, ringrazio Dio per questo. Che cosa avrei fatto se me l'avesse chiesto?

Nemmeno per sogno! Mai!

Lei farà fuoco e fiamme, e ha ragione, sia per il fatto che sono minorenni sia perchè la ragazza è cattolica. Ci sarà uno scontro inaudito, che questa volta vedrà schierati la madre contro il figlio, uno scontro all'ultimo sangue e senza regole, e sappiamo tutti che può diventare una belva quando è provocata, peggio della mia ragazza, anche se il giovane Malcolm è cambiato, è diventato più duro di prima, più deciso che mai.

Perché?

A causa della ragazza?

Solo Dio lo sa, ma fa piacere avere di nuovo un tai-pan come si deve, un uomo.

Nessun dubbio che il giovane Malcolm abbia perso la testa per lei. E chi potrebbe condannarlo? Io no di certo! Me la sposerei anch'io se ne avessi la possibilità, ma per Dio questa volta non lo dirò, né correrò a bere e a portarmi a letto la mia belva. Ridacchiò. Belva era il soprannome che aveva dato alla sua amante da molti anni, una ragazza di Shanghai il cui carattere e la cui gelosia erano leggendari, ma capace di una passionalità senza pari.

“E i nuovi ordini, signore?” Strongbow si strinse nelle spalle. Certo non c'era alcun bisogno che Malcolm corresse a terra prima dell'alba per ritornare, soprattutto tenendo conto delle difficoltà con cui camminava, con uno o addirittura due bastoni. Qualunque problema sorgesse, qualsiasi cosa ci fosse da firmare poteva essere portata a bordo da McFay. A proposito di Jamie, dove si nascondeva?

C'era qualcosa di strano sotto quella storia, altrimenti perchè tanta segretezza e tutte le libere uscite dell'equipaggio sospese?

Gli erano giunte voci dell'imminente duello. Proprio il genere di stupido colpo di testa che l'orgoglio di uno Struan poteva provocare, e doveva essere risolto prima della partenza; gli Struan farebbero qualsiasi cosa pur di umiliare i Brock...

Eppure lo sanno tutti che invece dovremmo firmare una tregua perchè la faida sta andando avanti da troppo tempo, e perchè loro sono in ascesa e ci hanno messo con le spalle al muro.

Vedremo sventolare la loro bandiera sui nostri pennoni a Natale?

Mio Dio, spero proprio di no.

Il giovane idiota assomiglia più al nonno che al padre. Accidenti che uomo, quello! Strongbow aveva navigato con lui parecchie volte trasportando l'oppio lungo la costa cinese, prima come aspirante guardiamarina, poi come capocannoniere e infine come terzo ufficiale al comando di Stride Orlow il gobbo, padrone della flotta dei velieri subito dopo il tai-pan.

Vide Malcolm mettere un braccio intorno alle spalle della ragazza e lei che gli si stringeva al petto. Ne fu commosso. E' duro crescere, è difficile essere tai-pan, o quasi tai-pan della Nobil Casa, con un nonno come il suo e soprattutto con una madre come Tess Struan.

Attraversò a grandi passi il casseretto e scrutò il mare. Il primo ufficiale lo seguì.

Entrambi scrutarono le tenebre mentre i pochi uccelli marini si appollaiavano gracchiando sull'albero maestro. Poi uno di loro si immerse per pescare. Un altro lo seguì in silenzio. Malcolm e Angélique non si erano mossi, perduti nella loro serenità. La clessidra sul ponte, scaduta la mezz'ora, si svuotò.

Comparve immediatamente l'uomo di turno, la capovolse e suonò sei colpi, le undici precise, che echeggiarono anche dalle altre imbarcazioni nella baia. I due giovani riemersero dal loro sogno a occhi aperti. “E' tempo di scendere, Angel.”

“Subito, mio amato. Chen ha detto che ci avrebbe chiamato quando la cabina era pronta.”

Angélique aveva pensato a quel momento fin da quando lui le aveva chiesto: “Ti piacerebbe sposarti oggi? Gli sorrise e lo baciò sul mento, pronta e in pace con se stessa: “Buona sera, mio adorato consorte, noi due insieme avremo una vita meravigliosa, te lo prometto, non ci sarà più dolore per noi e saremo felici. Prometti?”.

“Mille volte... mia amata sposa.” Altri uccelli si alzarono dalle sartie quando Chen arrivò ad annunciare che tutto era come il tai-pan aveva ordinato.

In cantonese Malcolm aggiunse: “Ricordati di non svegliare tai-tai domattina quando sveglierai me”. Taitai significava Ultimo e Supremo, la Prima Moglie, ultima e suprema legge di una casa cinese come il Marito lo era nel mondo esterno.

“Buonanotte, padrone, diecimila figli maschi, signora.”

“Tai-tai” lo corresse Malcolm.”

“Diecimila figli maschi, tai-tai.”

“Che cosa ha detto, Malcolm?” chiese Angélique con un sorriso.

“Ti stava augurando un felice matrimonio.”

“Doh jeh, Chen” grazie, rispose lei.

Chen attese fino a quando non ebbero augurato la buonanotte agli ufficiali e non furono scesi. Malcolm si aiutò con un bastone e si appoggiò a lei. Ayeeyah, pensò Chen dirigendosi verso gli alloggi dei marinai, che tutti gli dei grandi e piccoli proteggano il padrone e gli concedano una notte che lo ripaghi di tutte le sofferenze passate e future, ma che prima tengano in considerazione me e i miei problemi e spieghino all'illustre Chen e a tai-tai Tess che in questo matrimonio io non c'entro nulla.

Strongbow restò a guardare Chen dal casseretto. “Sono tutti a dormire adesso? Anche i servi?”

“Abbiamo sistemato le brande nella sala vele a dritta. Se non arriva una tempesta dormiranno.”

“Bene. Volete prendere il vostro tè ora?”

“Si, grazie, torno subito, signore.” Quella notte al primo ufficiale toccava il primo turno di guardia, quello delle quattro e perciò si affrettò lungo il barcarizzo con passo elastico.

All'estremità di poppa del corridoio c'era la cabina d'onore. La porta era già chiusa ma sentì il chiavistello che veniva tirato dall'interno.

Sorrise e fischiettando un motivetto si diresse verso la cambusa.

 

Malcolm era appoggiato contro la porta, teso per l'aspettativa, determinato ad arrivare da solo fino al letto nuziale. Angélique, ferma accanto al giaciglio, lo guardava. La cabina era piacevole e calda: il grande tavolo da pranzo e le sedie erano inchiodati al ponte come la spaziosa cuccetta, più che sufficiente per due, voluta dal tai-pan. Era alta, e la testiera era appoggiata alla paratia di poppa contro cui erano ripiegate le sponde di tela che impedivano di cadere nel sonno quando la nave era sopra vento o virava a piena velatura. A babordo c'era una piccola sala da bagno e un gabinetto.

Una cassapanca per gli abiti a dritta. Dalle travi scendeva una lampada a olio sospesa che creava piacevoli ombre.

Entrambi esitarono, incerti sul da farsi.

“Angel?”

“Si, chèri?”

“Ti amo.”

“Ti amo anch'io, Malcolm. E sono tanto felice.” Ma ancora nessuno dei due si muoveva. Lo scialle di Angélique era caduto rivelando le sue spalle e l'abito stile impero, color verde chiaro e con le pieghe di soffice seta raccolte sotto il petto che sembravano muoversi al ritmo del cuore di Malcolm.

Quell'abito era all'ultimissima moda, copiato da “L'Illustration” che le aveva mandato Colette da Parigi, ed era molto eccentrico nella sua semplicità. Quand'era apparsa alla cena il loro ospite, Strongbow, e lo stesso Malcolm, avevano trattenuto il respiro.

Gli occhi di Angélique erano specchi di quelli di lui e ora, incapace di sopportare l'attesa e il desiderio, lei corse tra le sue braccia.

Appassionatamente. Lo scialle cadde dimenticato sul pavimento.

Con la testa che girava mormorò: “Vieni, chéri” e lo prese per mano.

Sorreggendo parte del suo peso e rivolgendo un'altra silenziosa preghiera alla Beata Vergine cancellò il passato, dimenticò il futuro e abbandonando tutta se stessa al presente lo condusse verso la cuccetta: era determinata a essere tutto ciò che lui aveva desiderato e atteso.

Fin dalla fulminea e impensabile cerimonia, Angélique si era preparata a quel momento, al suo ruolo, esaminando minuziosamente ciò che sapeva e quel che Colette le aveva sussurrato sul conto di come alcune gran dame di corte si comportavano durante la prima notte: “E' importante, Angélique, essere la guida, controllare l'uomo come un buon cavaliere controlla il suo stallone, con mani forti e reni ferme; con determinazione e gentilezza bisogna rimuovere l'iniziale violenza che si scatena anche nel più docile dei mariti, per lenire la sofferenza. Sii pronta...”.

L'impazienza di Malcolm era enorme, e con grandi mani incerte la accarezzava, baciandola con prepotenza.

“Lascia che ti aiuti” mormorò lei desiderosa a sua volta di cominciare. Lo aiutò a sfilarsi il soprabito e poi la camicia, ma vedendo le dimensioni della cicatrice si ritrasse.

“Mon Dieu, avevo dimenticato che eri stato ferito così gravemente.” La passione di Malcolm si spense. Ma non l'impeto del suo cuore.

Per istinto avrebbe voluto ricoprirsi con la camicia o con il lenzuolo ma si costrinse a non farlo. Quella ferita era ormai un fatto nella sua esistenza. “Mi dispiace” disse.

“Non dispiacertene, mon amour” disse lei con gli occhi bassi, stringendolo forte, “mi dispiace, mi dispiace per te e per tutto quell'orrore... mi dispiace tanto.”

“Non preoccuparti, mia cara. E' stata soltanto sfortuna. Ma presto non sarà che un brutto sogno per entrambi, te lo prometto.”

“Sì, mio caro, scusa, sono stata sciocca” disse tenendolo stretto, e quando l'angoscia per lui lasciò posto a un'irritazione contro se stessa per l'errore commesso, si asciugò le lacrime scacciando insieme a esse la momentanea tristezza e lo baciò fingendo che niente fosse accaduto.

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