Era suo dovere tentare in ogni modo di togliere Jamie dai guai. E se Angélique si fosse trovata a bordo, lui avrebbe saputo convincere il capitano Strongbow a disubbidire agli ordini della madre.
E' un grande azzardo, pensò, un azzardo enorme, ma la vittoria è dei coraggiosi e non riesco a escogitare una soluzione migliore. Speriamo.
“Preferisco mercoledì.”
“Credo che vada bene, signore. Quanto al luogo, noi suggeriremmo la Terra di Nessuno, tra il villaggio e la Città Ubriaca, all'alba, e non l'ippodromo, perchè è troppo frequentato da cavallerizzi mattinieri e così via.” Malcolm rise senza sapere perchè. “Una buona scelta” commentò prima che Jamie potesse rispondere.
A me va molto meglio, è più isolata, più vicina al mare, e mi sarà più facile raggiungere il veliero dalla banchina della Città Ubriaca che dalla nostra. “Sembra che voi conosciate Yokohama molto bene, per essere qui solo da un giorno.”
“E un suggerimento del signor Greyforth, ma sono andato a visitare di persona i due siti questa mattina presto. La Terra di Nessuno mi pare migliore, più sicura.”
“Allora è stabilito. Poiché per me sarà difficile fare i dieci passi propongo di metterci in posizione e che qualcuno, voi stesso, se lo desiderate, dia l'ordine di sparare.”
“Mi consulterò in proposito con il signor Greyforth.”
“C'è altro?” Gornt esitò, poi lanciò un'occhiata a Jamie. “Discuteremo i dettagli più tardi: come e per quale strada dovranno arrivare i duellanti, per esempio, a quale medico di fiducia chiedere di presenziare, eccetera. In ultimo...”
“Sembrate molto ferrato in materia, signor Gornt” disse Jamie.
“Avete già preso parte a un duello?”
“Più d'uno, signor McFay. Una volta in veste di duellante, altre come padrino, all'università di Richmond.” Il suo sorriso era cordiale e sincero. “Noi del Sud prendiamo le questioni d'onore molto a cuore, signore.” L'irrealtà di quella garbata conversazione e la certezza che il tai-pan, con tutta la sua cocciutaggine, si fosse in realtà fatto giocare da Greyforth, fecero perdere a Jamie il controllo.
“Allora dovreste sapere che Norbert era in torto” sbottò, “Norbert ha cercato in tutti i modi di provocare il tai-pan, più volte. Ora dovrebbe scusarsi, così potremmo mettere fine a questa idiozia.”
“Jamie!” lo rimproverò Malcolm, sul punto di chiedergli di andarsene. Ma era in debito con Jamie per la solidarietà che gli aveva mostrato, e si rivolse a lui come a un vero amico. “Capisco quello che provate, ma la questione non vi riguarda.”
Poi guardò ancora Gornt. “McFay ha ragione, Norbert si è comportato davvero molto male.” Gornt non commentò.
Malcolm alzò le spalle e sorrise. “Andiamo, la questione non riguarda nemmeno voi, signor Gornt. Così vi siete scontrato in duello.
Evidentemente avete vinto. E l'altro?”
“Non l'ho ucciso, signore. Ho voluto soltanto ferirlo.” I due si soppesarono con una lunga occhiata.
“Abbiamo deciso tutto?” chiese Jamie nervoso.
“Sì, tranne le armi. Il signor Greyforth preferisce la spada.” Malcolm sussultò, Jamie impallidì.
“L'accordo era che si sarebbero affrontati con le pistole” intervenne Jamie. “Era questo l'accordo.”
“Spiacente, signore, non era stato deciso. Il signor Greyforth, essendo lo sfidato, ha il diritto di scegliere l'arma.”
“Ma eravamo d'accordo...”
“Jamie, lasciate che sia io a discuterne” tagliò corto Malcolm, stupito del distacco che gli veniva dall'aver previsto un altro tiro mancino da Norbert. “Era sottinteso che ci saremmo affrontati da gentiluomini, con le pistole.”
“Mi dispiace, le istruzioni che ho ricevuto sono queste, signore.
Quanto alla questione dei gentiluomini, il mio superiore si considera tale e preferisce difendere il suo onore con la spada, secondo una certa tradizione.”
“E ovviamente impossibile.”
“Il signor Greyforth ha anche detto, ci tengo a precisare che non approvo questa decisione e gliel'ho comunicato, che se avete preferenze particolari lascia a voi la scelta tra pugnali, spade, sciabole, purché si tratti di un'arma bianca.” Jamie accennò ad alzarsi ma Malcolm lo trattenne.
“Nelle mie attuali condizioni è impossibile” disse Malcolm.
Poi si concentrò e aggiunse con fermezza: “Se questo è un trucco di Norbert per salvare la faccia, umiliare me e annullare il duello, sputerò su di lui ogniqualvolta lo incontrerò”.
Jamie avvampò, ammirato e irritato da quella bravata, poi gli balenò nella mente il pensiero che quella richiesta di Norbert concedeva a entrambi la possibilità di salvare la faccia. “Tai-pan, non pensate...”
“No, signor Gornt, al momento, date le mie condizioni, è ovvio che non potrei impugnare una spada né un'altra arma bianca. Chiedete perciò a Norbert di accettare cortesemente le pistole.”
“Bene, signore, glielo chiederò: il dovere primo di un padrino è tentare una riconciliazione, e a me sembra che in Asia ci sia abbastanza posto per due gentiluomini come voi. Lo farò.”
“Signor Gornt, io sono sempre qui” disse Jamie. “Non esitate a rivolgervi a me se intravedete una via d'uscita da questa follia.” Gornt annuì e accennò ad alzarsi ma fu fermato da Malcolm. “Vorrei scambiare due parole in privato con voi, signor Gornt, si potrebbe?
Jamie, non vi dispiace vero?”
“Per niente.” Jamie strinse la mano a Gornt, poi disse a Malcolm: “A mezzogiorno al circolo si terrà la riunione per discutere la clamorosa notizia di sir William”.
“Verrò, Jamie, anche se come al solito più che una discussione sarà solo un orrendo sfogo di rabbia collettiva.”
“E' probabile. A più tardi, tai-pan.” Jamie uscì.
Rimasti soli nell'elegante studio, i due giovani si guardarono ancora una volta. “Siete a conoscenza della stupidaggine decisa dal nostro Parlamento?”
“Sì, signore, ne sono al corrente. Forse tutti i governi sono stupidi.”
“Mi tenete compagnia con un bicchiere di champagne?”
“Per festeggiare qualcosa?”
“Sì. Non so perchè ma conoscervi mi rallegra.”
“Ah, anche voi? Eppure non sarebbe giusto, vi pare?” Malcolm scosse il capo e suonò il campanello. Apparve Chen, che aprì la bottiglia, riempì i calici lanciando nel silenzio rapide occhiate all'uno e all'altro prima di scomparire nuovamente. “Salute!”
“Salute” rispose Gornt assaporando il vino ghiacciato.
“Ho avuto l'impressione che voleste parlarmi in privato.” Gornt rise. “Infatti. E' pericoloso quando un nemico è in grado di leggere i nostri pensieri, vero?”
“Molto, ma non è necessario essere nemici. Rothwell è un buon cliente, l'odio e il bisogno di vendetta che separa gli Struan e i Brock non devono riguardarci, checché ne dicano Tyler o Morgan.” Gornt guardò nel calice di cristallo molato, come per sapere dalle bollicine se entrare subito in argomento come credeva o aspettare.
Poi i suoi occhi color nocciola tornarono a posarsi su Struan e si convinse che non era il caso di rimandare oltre. “Si dice che vi piacciano i segreti e che siate una persona degna di fiducia.”
“E voi?”
“Nelle questioni d'onore, sì. Avete fama... vi piacciono i racconti e le leggende?” Malcolm si sforzò di concentrarsi: l'irrealtà di quell'incontro lo disorientava. “Dipende.”
“Sono qui sotto mentite spoglie.” Il sorriso improvviso di Gornt parve illuminare la stanza. “Gesù Cristo, non posso credere di essere qui a bere champagne con il futuro tai-pan della Nobil Casa.
Questo incontro tanto atteso e per cui ho lavorato a lungo è finalmente arrivato.
Prima di vedervi ero intenzionato a dirvi solo quello che il signor Greyforth mi aveva chiesto di dirvi. Ma ora?” Alzò il calice. “Alla vendetta.” Malcolm, fiducioso e incantato, considerò quelle parole, poi bevve e versò dell'altro champagne. “E' un bel brindisi, da queste parti del mondo.”
“E un bel brindisi ovunque.
Prima di tutto ho bisogno della vostra parola d'onore, della parola d'onore del tai-pan della Nobil Casa, di fronte a Dio, che quanto vi dirò rimarrà un segreto tra noi fino a quando non vi comunicherò che potrete scioglierlo.” Malcolm, esitò. “Purché sia solo un racconto.” Poi giurò.
“Grazie. Dunque, un racconto. Siamo al sicuro da orecchie indiscrete?”
“In Asia c'è sempre qualcuno in ascolto. Anche le porte hanno orecchie, non solo i muri, ma posso porvi rimedio. Chen!” gridò. La porta si spalancò all'istante. “Stai lontano dalla porta e tieni lontano tutti, anche Ah Tok!” disse in cantonese.
“Sì, tai-pan.” La porta si richiuse.
“Ora siamo al sicuro, signor Gornt. Conosco Chen da tutta la vita e non parla inglese, almeno credo. Voi parlate lo shakespeariane?”
“Un pò, anche il dialetto di Ning poh.”
“Dicevate?”
“Non ho mai raccontato prima questa storia” affermò Gornt. Malcolm gli credette. “C'era una volta” cominciò con grande serietà, “una famiglia composta dal padre, dalla madre e da due bambini, un maschio e una femmina, Alexandra, di quindici anni. La famiglia si trasferì da Montgomery, nell'Alabama, dove viveva da generazioni, in Inghilterra.
Il padre era il più giovane di cinque fratelli, il maggiore dei quali si chiamava Wilf Tillman.”
“Il co-fondatore della Cooper-Tillman?” chiese Malcolm con un sussulto.
“Proprio lui. Il padre di Alexandra era un piccolo mediatore di tè e cotone, investitore con il fratello Wilf nella Cooper-Tillman, e si recò a Londra per lavorare come consulente cotoniero, con un contratto di tre anni, alla Rothwell, di cui la Cooper-Tillman era il fornitore più importante.
Ma a Londra la famiglia si fermò meno di un anno. Sfortunatamente entrambi i genitori si ammalarono in modo grave, e non c'è da stupirsene con quella nebbia e quel brutto tempo, anch'io ho rischiato di morire quando vivevo a Londra per il tirocinio di due anni alla Brock e di un anno alla Rothwell.
In ogni caso, i Tillman decisero di tornare a casa, ma a metà traversata scoprirono che Alexandra era incinta.”
“Ayeeyah” mormorò Malcolm.
“Sì. Lo shock sommato alla malattia che lo minava stroncò il padre di Alexandra. Aveva trentasette anni. Lo seppellirono in mare. Nonostante il certificato di morte redatto dal capitano dicesse “ictus cerebrale”, madre e figlia sapevano che era stata la cattiva notizia a causare la sua fine. Alexandra aveva solo sedici anni ed era bellissima. L'episodio accadeva nel 1835, ventisette anni fa.
Alexandra ebbe un bambino, me.
Per una ragazza non sposata un figlio fuori dal matrimonio significava essere una donna perduta... ecco, signor Struan, non credo di dovervi spiegare di quale onta si trattasse né illustrarvene le conseguenze, soprattutto in un paese religioso come l'Alabama, di cui i Tillman erano quasi considerati l'aristocrazia.
Prima abbiamo parlato di onore, quello che ho detto è vero, noi diamo molta importanza all'onore, e al disonore.
Posso?” Gornt indicò lo champagne.
“Prego.” Malcolm non sapeva cosa dire. La voce di Gornt era cadenzata, piacevole e distaccata come quella di un vero narratore. Per ora, pensò cupo.
Gornt versò prima a Struan e poi a se stesso. “Mia madre e sua madre furono emarginate dalla società e dalla famiglia Tillman, persino il fratello le voltò le spalle. Quando io avevo tre anni, mia madre incontrò un oriundo inglese che si era trasferito in Virginia, Robert Gornt di Richmond, un gentiluomo, esportatore di tabacco e cotone e fantastico giocatore di carte. Si innamorarono. Abbandonarono Montgomery e si sposarono a Richmond.
Raccontarono che lei, allora diciannovenne, era vedova perchè suo marito, un ufficiale della cavalleria yankee sposato a sedici anni, era morto combattendo contro i Sioux.
“Per alcuni anni tutto andò più o meno bene. Fino al 1842, l'anno dopo che Dirk Struan fondò, si può dire da solo, Hong Kong, e l'anno prima della vostra nascita.
Il '42 fu un anno tremendo a Hong Kong, colpita da un'epidemia di febbre di Happy Valley, la malaria, dalla guerra dell'Oppio con la Cina e da un uragano che distrusse la città. E per la Nobil Casa fu particolarmente drammatico, perchè quello stesso uragano uccise il grande Dirk Struan.” Sorseggiò lo champagne. “Fu lui il responsabile della morte di Wilf Tillman e della rovina della famiglia Tillman.”
“Non ne so niente. Ne siete sicuro?” Gornt sorrise senza alcuna animosità.
“Si, Wilf Tillman era stato colpito dalla malaria. Dirk Struan aveva la corteccia di china che lo avrebbe guarito, ma si rifiutò di dargliela o di vendergliela, perchè, come Jeff Cooper, lo voleva morto.” La sua voce stridette. “Gli yankee di Boston lo volevano morto.”
“Perché? E perchè il tai-pan avrebbe desiderato la sua morte?”
“Lo odiava, i loro punti di vista erano in netto contrasto. Tra le altre ragioni Wilf era proprietario di schiavi, non era illegale in Alabama, oggi come allora. Ma soprattutto, Dirk voleva aiutare Cooper a mettere le mani sulla compagnia. Dopo la morte di Wilf, Jeff Cooper comprò le sue azioni per una miseria e liquidò la mia famiglia con pochi denari.
Dirk fu il solo responsabile.”
“E vero” disse Malcolm “che abbiamo in comproprietà con la Cooper-Tillman una società che commercia corteccia di china, signor Gornt, e siamo vecchi amici. Per il resto, non ne so niente, né vi credo.
Controllerò la storia appena sarò a Hong Kong.” Gornt alzò le spalle. “Anni dopo Cooper ammise di non aver mai stimato Wilf Tillman. Le sue esatte parole furono: “Ascoltate, giovanotto, Wilf meritava tutto quello che ha avuto, era uno schiavista, un buono a nulla, non ha lavorato un giorno in vita sua, il vostro galantuomo del Sud era un vigliacco. Dirk ha fatto bene a dare ad altri più meritevoli di lui la poca corteccia di china di cui disponeva.
La compagnia è frutto del mio lavoro, solo mio, e dovete ringraziare me per i soldi che vostra madre e il vostro patrigno hanno ricevuto per tutti questi anni... “” Gornt fece una smorfia, poi si calmò di nuovo. Apparentemente.
“Aggiunse qualche altra cosa, signore... ma ora non ha alcuna importanza.
Privarci dei soldi che ci spettavano, quello sì, ebbe molta importanza. Fu allora che cominciarono i litigi tra il mio patrigno e mia madre e la nostra discesa sociale ebbe inizio.
Scoprii solo molti anni dopo che lui l'aveva sposata per il suo denaro, che non commerciava affatto in cotone e tabacco ma era solo un mediocre giocatore d'azzardo, e mia madre lo aveva sempre saputo. Me lo confidò prima di morire. Ma con me lui non si comportò mai male, si limitava a non tenermi in nessun conto.