Ritual (32 page)

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Authors: William Heffernan

Tags: #Fiction, #Thrillers, #Suspense

BOOK: Ritual
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«Oh, Stan, non vedo l'ora.»

«Non potrò fermarmi molto, ma devo assolutamente vederti.»

«Capisco,» disse Kate.

 

25

 

«Non so dirvi dov'è andato.» Padre Lopato stava in piedi dietro una sedia nel soggiorno della parrocchia, lo sguardo fermo, deciso.

«Non sa o non vuole?» ribatté Devlin. «Lui e Domingo erano qui con lei il giorno che l'abbiamo perso. Era solo una coincidenza?»

«Lo facevate seguire?»

«Proprio così, padre.»

«Ma è ridicolo.»

Devlin gli stava di fronte, con Moriarty qualche passo più indietro. Entrambi gli uomini avevano addosso il cappotto, come a significare che forse se ne sarebbero andati presto, portando il sacerdote con loro.

«Voglio che capisca una cosa, padre,» intervenne Moriarty. «Noi non insegniamo come dire messa. E lei non venga a dire a noi come svolgere un'indagine per omicidio.»

«Vi sto solo parlando dell'uomo,» protestò il sacerdote. «Non è un assassino e sprecate il vostro tempo cercando di dimostrare il contrario.»

Devlin si ficcò le mani in tasca, oscillando avanti e indietro sui talloni, come preparandosi ad awentarglisi addosso.

«Caliento non ha fatto una buona impressione, a filarsela così,» disse Moriarty con voce piatta, priva di tono.

«Un uomo ha bene il diritto di farsi un viaggetto se ne ha voglia.»

«Lui non ha il diritto di fare niente,» sbraitò Devlin. «Non ha neppure il diritto di grattarsi il culo in Time Square. L'unico motivo per cui è ancora in circolazione è che
noi
abbiamo deciso di non sbolognarlo a quelli dell'Immigrazione. Ma adesso la pacchia è finita. E questo vale anche per Domingo e tutti gli altri che riusciremo a individuare.»

Il viso di Lopato irradiava collera. «Se siete decisi a fame una prova di forza, sappiate che ci sono altre persone disposte ad appoggiare questi uomini.»

«Allora farà bene a chiamarle,» scattò Devlin. «E tanto per essere giusti, prima che si rendano maledettamente ridicole, fareste bene a dire loro che stiamo per emettere un mandato di cattura per omicidio contro quell'uomo. Ed è un'indagine maledettamente scottante, mi creda. E dite a quella gente che se lo facciamo è perché lei non ha voluto dirci dove trovarlo.»

Uno spasimo contrasse il viso del sacerdote e le sue mani cominciarono a muoversi senza scopo sullo schienale della sedia. «Lo lascerete in pace se ve lo dico?»

«Neanche a pensarlo. Lo metteremo sotto interrogatorio e se non ci piaceranno le sue risposte, lo sbatteremo dentro finché non si deciderà a dirci qualcosa di più soddisfacente.»

«Mi... mi riferivo all'Immigrazione,» balbettò Lopato.

Ma Devlin scosse la testa. «Non ci va il suo modo di giocare, padre. Non può avere lei tutti i vantaggi. Intanto perché non comincia a dirci perché l'ha mandato via?»

Il prete si fissò le mani; stringeva lo schienale con tanta forza che le nocche gli si erano sbiancate. «L'ho mandato ad avvertire quelli che abitano in altre città.»

«Avvertirli a proposito di
che cosa

volle sapere l'agente.

«Che c'erano guai con la polizia. La cosa potrebbe creare problemi anche a loro.»

«Mai sentito parlare del telefono?» domandò Moriarty.

«La maggior parte non ce l'ha e in certi casi la gente che si preoccupa per loro non parla lo spagnolo. Volevo essere sicuro che non nascessero equivoci, e al tempo stesso non volevo spaventarli.» Guardò a turno i due poliziotti. «Sono persone semplici in un paese straniero e l'idea di scontrarsi con le autorità locali li spaventa.»

«Perché non è andato
lei

incalzò Devlin.

Lopato si irrigidì. «Pensavo che fosse preferibile che a informarli fosse qualcuno di loro.»

«Dove si trova ora Caliento?»

Lopato esitò. «A Filadelfia,» disse alla fine.

«Gli ha dato lei il denaro per il viaggio?» Era stato Devlin a parlare.

«Sì.»

«Quanto?»

«Poche centinaia di dollari.»

«E probabilmente aveva anche qualcosa di suo,» considerò Moriarty. «Ha un lavoro, non è vero?»

«Che cosa vuole insinuare?»

«Ci stavamo solo chiedendo se aveva denaro sufficiente per arrivare fino in Messico,» spiegò Devlin.

«Perché avrebbe dovuto andarci?»

«La dottoressa Silverman è stata oggetto di un attentato pochi giorni fa. A Chichén Itzá.»

«Oh, mio Dio. È rimasta ferita?»

Devlin scosse la testa. «Chiunque sia stato, se l'è cavata meno bene del solito.»

«Ma non può essere stato Roberto. Ve l'ho detto, è andato a Filadelfia.»

«Allora lei sarà in grado di contattarlo, là,» suggerì Moriarty.

«Naturalmente.»

«Lo faccia,» disse Devlin. «E gli dica di tornare a parlare con noi. Gli dica che in caso contrario si ritroverà con tutti i poliziotti della East Coast alle calcagna.»

«E che chiunque sia con lui, o lo nasconda, passerà gli stessi guai,» aggiunse Moriarty.

Il sacerdote li fissò per qualche istante, poi annuì. «Chiamerò subito.»

 

Kate teneva la testa appoggiata sulla spalla di Rolk; le braccia di lui le circondavano il corpo e in quell'abbraccio lei si sentiva sicura, soddisfatta. Un leggero lenzuolo copriva i loro corpi ancora accaldati dopo l'amore, e Kate poteva sentire sotto il proprio orecchio il battito del cuore di Rolk.

«Ne vale quasi la pena,» disse con voce appena un po' affannata.

«Che cosa?»

«Avere un pazzo che mi perseguita.»

Rolk tirò indietro la testa e la guardò. «Qualunque cosa serva a eccitarti, mi va bene.»

Lei sorrise e tornò ad appoggiargli la testa sulla spalla. «Non è questo che intendevo dire. Ma se non fosse per il pazzo non ti avrei mai conosciuto.»

«Non dimenticare che sono venuto alla tua conferenza.»

«Ma ti sei fermato a parlare con me solo pochi minuti e poi te ne sei andato.»

Rolk rimase in silenzio per qualche istante. «Sì,» disse alla fine. «Solo pochi minuti.»

Sorridendo, lei sollevò la testa per guardarlo. «Quella sera non mi hai trovata irresistibile?»

«Ero semplicemente timido.»

Kate rise. «Timido? Tu? Il famigerato esperto dell'omicidio?»

«Perché? Gli studiosi non possono essere timidi?»

«Naturalmente no.»

«Allora probabilmente non ti ho trovata irresistibile.»

Lei gli conficcò un dito tra le costole, facendolo trasalire. «Questa non è la risposta giusta.»

«Che cosa dovrei dire, allora?»

«Che eri rimasto sopraffatto dalla mia bellezza, ma che mi avevi giudicata inavvicinabile.»

«Dev'essere andata proprio così.»

Kate lo colpì di nuovo.

«Ehi, questa è aggressione a pubblico ufficiale. Potresti finire dentro, sai?»

«Potresti finire dentro anche tu, per avere corrotto un testimone.» Gli sorrise ancora e nei suoi occhi si accese una luce maliziosa. «Forse potremmo farci sbattere dentro tutti e due.»

«Non conviene,» la contraddisse Rolk. «Le visite coniugali non sono autorizzate.»

«In questo caso non voglio andarci.»

«Stai facendo resistenza?»

Kate si stirò, poi gli passò le braccia intorno al collo. «Assolutamente no, agente. Non ho alcuna intenzione di resistere. Neanche un po'.»

Lui l'attirò a sé e la baciò e sentì la sua lingua insinuarglisi tra le labbra e il corpo di lei aderire contro il suo. Si rese conto che cominciava a eccitarsi di nuovo e si stupì della facilità con cui lei riusciva ad accenderlo.

Kate si ritrasse e glielo prese in mano. Sorrideva, gli occhi carichi di promesse. «Allora,» bisbigliò. «Che cosa abbiamo qui?»

«Solo una cosetta che ho escogitato per te.»

Il sorriso di lei si fece più ampio mentre cominciava ad accarezzarlo gentilmente. «Mi piacciono le tue fantasie, tenente,» sussurrò. «Mi piacciono davvero molto.»

Lui trasse un profondo sospiro e chiuse gli occhi, concentrandosi sul ritmo regolare della sua mano.

«Adesso non pensi che sono irresistibile?» bisbigliò Kate.

«Penso che sei meravigliosa.»

 

26

 

Charlie Moriarty sbadigliò, si stirò, si dimenò sulla sedia alla ricerca di una posizione più comoda e finì per riassestare la sua grossa mole come meglio poté. Era quasi mezzanotte e da quattro ore stava seduto nel piccolo ufficio di fronte alla Stanza degli insetti in compagnia di Ezra Waters.

«Che palle,» borbottò, e poi grugnì mentre cambiava di nuovo posizione. «Detesto questa parte del lavoro. Aspettare qualcuno che non arriverà mai.»

«Come fai a saperlo?» chiese Waters.

«Lo sento. Sai anche tu com'è. Sono sicuro che non avrò mai il bene di vedere quel maniaco percorrere il corridoio e finirmi in mano.»

«Merda,» sibilò Waters. «Devlin non mi aveva detto che avrei lavorato con un fottuto chiaroveggente. Ma ti dico io una cosa, prova a presentarti una sera con la sfera di cristallo e ti butto fuori a calci in culo.»

Moriarty ridacchiò e la sua faccia grassoccia, da cherubino, si colorì di rosa. «Forse è proprio di questo che abbiamo bisogno,» dichiarò. «Di una sfera di cristallo. Di quella, o di un altro cadavere decapitato, così il nostro uomo avrà un motivo per venire. Cristo, proprio non riesco a immaginare che possa fare un salto qui di tanto in tanto giusto per dare un'occhiatina alla sua collezione.»

«È stata la perquisizione, vecchio mio. Almeno, così la pensa Devlin. Ha saputo della perquisizione e viene a controllare che non gli abbiano portato via niente.»

Moriarty grugnì di nuovo. «Perfino questo pazzo non può essere
tanto
pazzo.»

Waters si alzò, strofinandosi le natiche con entrambe le mani. «Ragazzi, dovremo procurarci qualche sedia un po' più comoda.» Agitò le braccia a mulinello per sciogliere i muscoli delle spalle, poi si accese una sigaretta. «Un caffè non mi dispiacerebbe. Tu ne hai voglia?»

«Sì, perché no? E devo anche farmi una pisciata. Se le altre guardie si sono scolate tutto il caffè, ne preparo dell'altro fresco. Merda, magari lo rifaccio comunque. Abbiamo bisogno di qualcosa che ci tenga svegli, con questo maledetto lavoro.»

Si alzò a fatica dalla sedia e andò verso la porta.

«Sta' attento,» lo mise in guardia Waters. «Se vai a sbattere contro l'uomo nero là fuori, ci toccherà pescare la
tua
grossa zucca da una di quelle casse.»

«Quasi meglio che starsene seduti qui, non ti pare?» borbottò Moriarty. «Dammi un urlo via radio se vedi una testa rotolare lungo il corridoio,» aggiunse prima di chiudere la porta dietro di sé.

La figura stava nell'ombra di una cassa da imballaggio appoggiata alla parete del corridoio, gli occhi fissi sul corpaccione che attraversava pesantemente l'atrio.

Aveva già indosso l'impermeabile di plastica e i guanti di gomma aderivano alle mani serrate a pugno. Le sole cose che contrastavano con l'uniformità della sua tenuta erano la maschera di pietra appesa a una correggia di cuoio attorno al collo e l'impugnatura di un lungo pugnale di ossidiana che sporgeva dalla tasca dell'impermeabile.

Via via che il poliziotto si faceva più vicino, una mano si posò con lentezza su quell'impugnatura, poi la lasciò andare e si chiuse di nuovo a pugno quando l'agente svoltò e scomparve oltre la porta che dava sulla tromba delle scale.

Pazienza, pazienza
,
ammonì una voce interiore.
Sono qui, proprio come avevi pensato.
Le labbra piene si stirarono in un sorriso duro.
Ed è stato così facile. Tante porte, e solo poche guardie a sorvegliarle. Ora devi semplicemente trovarli...
il sorriso si accentuò,
o lasciare che uno di loro trovi te.
La decisione fu rapida.
Certo un intervento divino. E quale luogo migliore per punirli? Quale luogo migliore per il castigo?

Ezra Waters sedeva nel buio, abbastanza lontano dalla porta a vetri da poter vedere senza essere visto. Moriarty aveva ragione. Era una noia e una gran seccatura, e ora rimpiangeva di non avere affidato quell'incarico di merda a uno dei suoi subordinati. Sogghignò all'idea. È che non hai saputo resistere alla tentazione di giocare di nuovo al poliziotto, si disse. Anche se cinque anni fa non vedevi l'ora di dare le dimissioni e piantare lì tutto. Ma era stato un problema di soldi e aveva sempre saputo che l'avrebbe rimpianto.

Anche la vecchia voleva che lasciasse la polizia, e non soltanto per l'aspetto economico; voleva vederlo tornare a casa sano e salvo la sera. E, merda, era proprio di questo che sentiva la mancanza. È il non sapere. Prova un po' a spiegarlo a chi non fa il poliziotto.

Stava frugando nel pacchetto quasi vuoto delle sigarette, quando la figura si spostò rapidamente davanti alla Stanza degli insetti, armeggiò qualche istante con la maniglia e scivolò dentro. In un primo momento Waters colse soltanto l'abbozzo di un movimento e quando alzò gli occhi non vide che una schiena sparire all'interno della stanza.

«Che cazzo...» mormorò tra sé, mettendo mano alla radio per chiamare Moriarty. Premette il pulsante di trasmissione e parlò a bassa voce nel microfono. Niente. In fretta regolò il dispositivo di silenziamento. Ancora nulla. Furioso, fissò la luce rossa e ammiccante sul ricevitore: la batteria era scarica.

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