Gai-Jin (46 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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“E' soltanto questione di esercizio, esercizio.” Si avviarono verso il palazzo Struan, illuminato, chiacchierando amabilmente in francese. André, consapevole delle occhiate invidiose degli uomini che attraversavano la strada per recarsi al circolo, si sentiva riscaldato dalla vicinanza di lei non tanto per lussuria, passione o desiderio, quanto per il piacere della sua compagnia e delle sue allegre chiacchiere che non pretendevano risposte.

La notte precedente a una cena “francese” organizzata da Seratard in una sala privata dell'albergo di Yokohama era stato seduto accanto a lei e la sua giovinezza e la sua apparente frivolezza lo avevano rianimato.

L'amore e la conoscenza di Parigi, dei ristoranti e dei teatri, le chiacchiere sui suoi amici, i racconti delle loro passeggiate o cavalcate al Bois, tutta l'eccitazione del secondo impero insomma l'avevano riempito di nostalgia ricordandogli gli anni dell'università. Aveva trascorso troppi anni in Asia tra Cina e Giappone.

E' strano come questa ragazza assomigli a mia figlia Marie, ha la stessa età, sono nate nello stesso mese, luglio, hanno gli stessi occhi, la stessa pelle...

Si corresse: Forse assomiglia a Marie.

Da quanti anni ho abbandonato Francoise insieme a nostra figlia, nella pensione della sua famiglia vicino alla Sorbona dov'ero arrivato come pensionante? Diciassette?

Quanti anni sono passati da quando le ho viste per l'ultima volta? Dieci?

Merde, non avrei mai dovuto sposare Francoise, incinta o no. Io sono stato lo stupido, non lei che almeno si è risposata e adesso gestisce la pensione. Ma Marie?

Il rumore delle onde attirò la sua attenzione verso il mare. Sentì il grido di un gabbiano solitario.

Non troppo lontane dalla riva si intravedevano le luci della loro ammiraglia all'ancora e ciò bastò a rompere l'incantesimo dei ricordi e a farlo concentrare sul presente.

Gli sembrava ironico che quella ragazzetta stesse diventando una pedina importante nel Grande Gioco della Francia contro l'Inghilterra.

Ironico eppure vero. Aspetto fino a domani o dopodomani oppure scopro subito le mie carte, come avevo deciso insieme a Henri?

“Ah” stava dicendo Angélique agitando il ventaglio, “sono così felice questa notte, André, la vostra musica mi ha dato tanto, mi ha riportato all'Opéra, mi ha fatto sognare e persino sentire il profumo di Parigi...” Poncin ne era affascinato; è lei che mi incanta o mi piace pensare a quello che Marie avrebbe potuto essere? Non lo so.

Ma non importa, Angélique, per questa sera ti lascerò nella tua nuvoletta rosa. Il domani verrà già troppo in fretta per te, Poi il vento gli portò il suo profumo, Vie de Camille, che gli ricordò la boccetta acquistata a Parigi per la sua musume con tanta difficoltà, Hana, il Fiore, e una rabbia cieca e improvvisa spazzò via ogni impulso alla gentilezza e alla comprensione.

Percorrevano High Street quasi deserta, nondimeno parlò a bassa voce. “Mi dispiace per quello che sto per dirvi ma ho delle notizie private che vi riguardano. Non c'è modo di far sembrare la cosa migliore di quel che è quindi arrivo subito al sodo... alcune settimane fa vostro padre è andato a Macao, ha giocato forte e ha perduto.”

La vide impallidire. Pur essendone commosso continuò come aveva progettato insieme a Seratard.

“Mi dispiace.”

“Forte, André? Che cosa significa?” Le sue parole erano appena un sussurro; lui la vide fissarlo con gli occhi sbarrati.

“Ha perduto tutto. I suoi affari, i vostri fondi.” Lei trattenne il respiro. “Tutto? Anche i miei fondi? Ma non può!”

“Mi dispiace, può farlo e l'ha fatto. E' legale, siete sua figlia, per di più nubile e minorenne. Lui è vostro padre e quindi siete sotto la sua tutela e per la legge tutto ciò che possedete è suo.

Mi dispiace.

Avete altro denaro?” chiese pur sapendo di fare una domanda superflua.

“Come?” Angélique rabbrividì. Cercò di essere lucida adesso che la seconda delle sue paure diventava realtà e lacerava il bozzolo protettivo che si era inventata.

“Come? Come fate a saperlo?” balbettò annaspando in cerca d'aria. “I miei fondi sono miei... me lo ha promesso.”

“Deve aver cambiato idea in seguito. E Hong Kong è come un paesino, non ci sono segreti a Hong Kong, Angélique, come non ce ne sono qui. Oggi è arrivato un messaggio inviato con un corriere da un socio d'affari di vostro padre con tutti i dettagli della vicenda. Il socio si trovava a Macao ed è stato testimone della rovina.” Continuò a parlarle con il tono sollecito di un amico fedele pur dicendole soltanto una parte della verità. “Quest'uomo e io, noi... noi siamo in possesso di alcuni documenti di vostro padre che riguardano prestiti ricevuti e mai restituiti.” Un'altra ondata di paura la assalì.

“Mio padre non... non paga i debiti?”

“No, temo di no.” Ripensò con angoscia alla lettera della zia e capì che il prestito non era stato ripagato e che forse era per questo che lo zio Michel si trovava in prigione, a causa... a causa mia, avrebbe voluto gridare. Si augurò che fosse soltanto un sogno. Oh Dio, oh Dio che cosa farò?

“Volevo dirvi che se avete bisogno d'aiuto potete considerarmi a vostra disposizione. Mi dispiace.” All'improvviso Angélique parlò con una vocetta acuta. “Vi dispiace?

Avete distrutto la mia pace, se quanto dite corrisponde al vero. Vi dispiace? Perché me lo avete detto questa sera mentre ero felice?”

“Ho ritenuto che fosse preferibile farvelo sapere al più presto. E che non lo veniste a sapere da un nemico.” Il bel volto della ragazza si contrasse in una smorfia. “Un nemico?

Di quali nemici parlate? Perché dovrei avere dei nemici? Non ho fatto niente di male a nessuno, niente niente niente...”

Scoppiò a piangere e Poncin la strinse per un istante tra le braccia provando una grande compassione, poi si riprese e la scrollò bruscamente.

“Smettetela” le disse con durezza. “Smettetela subito, non capite che sto cercando di aiutarvi?!” Un gruppo di uomini si avvicinava con passo malfermo ma Poncin vide che erano troppo ubriachi per accorgersi di loro.

Non c'era nessun altro nei pressi, soltanto qualche mercante diretto al circolo, e l'ombra di un palazzo li proteggeva alla vista di Occhi indiscreti. La scosse una seconda volta facendola gemere di dolore.

“Mi fate male!”

Tuttavia smise di piangere e sembrò tornare in sé.

Almeno in parte, pensò André freddamente. Era un esperto di crisi di nervi perchè si era trovato in situazioni analoghe centinaia di volte, occupato a manipolare la verità e a esercitare la violenza psicologica su altri innocenti di cui si doveva servire per il bene della Francia. Trattare con gli uomini era molto più semplice, agli uomini basta un calcio nelle palle o la minaccia di tagliargliele, o di infilare qualche ago nel...

Ma con le donne? E' riprovevole maltrattare le donne.

“Siete circondata da nemici, Angélique. Sono in molti a non desiderare che il vostro matrimonio con Struan avvenga, sua madre combatterà con tutti i mezzi...”

“Non ho mai detto che ci sposeremo, è... è un pettegolezzo, un pettegolezzo e nient'altro!”

“Merde! Certo che vi sposerete! Non ha forse chiesto la vostra mano?” La scosse ancora stringendole le spalle con durezza. “Non è vero?”

“Mi state facendo male, André, sì, sì, me lo ha chiesto.” Le tese un fazzoletto con deliberata gentilezza. “Ecco, tenete, asciugatevi gli occhi, non c'è molto tempo.”

Lei ubbidì, riprese a piangere, si controllò.

“Perchéssssietecosìorrrrribile?”

“Sono l'unico amico che avete in questo paese, sono dalla vostra parte, pronto ad aiutarvi, sono l'unico di cui vi possiate fidare davvero l'unico, lo giuro, l'unico in grado di fare qualcosa per voi.” In altre situazioni avrebbe aggiunto con trasporto: Lo giuro su Dio, ma in questo caso decise che non era necessario arrivare a tanto, poteva sempre dirlo in un altro momento.

“E' meglio conoscere la verità prima degli altri così avrete il tempo per prepararvi. La versione ufficiale dell'accaduto arriverà soltanto tra una settimana, perciò avrete il tempo per rendere il vostro fidanzamento ufficiale e solenne.”

“Come?”

“Struan non è forse un gentiluomo?” Poncin mascherò con difficoltà il ghigno beffardo che era comparso sul suo volto. “Un gentiluomo inglese, pardon, scozzese, insomma britannico?

Non sono forse costoro uomini che onorano la parola data? Quando la promessa sarà resa pubblica non potrà più tornare sui suoi passi, qualunque sia la vostra dote, qualunque reato abbia commesso vostro padre, qualunque cosa dica sua madre.”

Lo so, lo so, avrebbe voluto urlare Angélique. Ma io sono una donna e devo aspettare, ho aspettato infatti e adesso è troppo tardi. Oppure no? Oh, Madre Benedetta, aiutami tu! “Io non... non credo che Malcolm attribuirà a me le colpe di mio padre, né tantomeno che presterà ascolto alla madre.”

“Temo che invece dovrà farlo, Angélique, non dimenticate che pur essendo tai-pan è anche lui minorenne. Compirà i ventun anni soltanto in maggio. Fino a quel momento la signora Struan potrà imporre tutte le limitazioni che riterrà necessarie, e la legge inglese le consentirebbe persino di annullare il fidanzamento.” Non ne era del tutto sicuro ma poiché ciò valeva per la legge francese gli sembrava ragionevole che potesse adattarsi anche a questo caso.

“Potrebbe rivalersi anche contro di voi, magari intentarvi un processo” aggiunse in tono fintamente triste.

“In Asia gli Struan sono potenti, dominano praticamente incontrastati. Potrebbe denunciarvi... e sapete cosa si dice dei giudici, no? Potrebbe trascinarvi davanti a un magistrato con l'accusa di aver irretito e ingannato suo figlio perchè volevate mettere le mani sul suo denaro... o peggio.

Potrebbe dipingere un ritratto spaventoso, e voi lì sul banco degli imputati, la figlia di un giocatore d'azzardo, un bancarottiere eccetera, con uno zio in prigione per debiti, senza soldi, un'avventuriera insomma.” Lei lo guardò con aria stanca. “Come sapete dello zio Michel? Chi siete in realtà, André?”

“Non ci sono trucchi, Angélique” rispose lui con disinvoltura.

“Quanti cittadini francesi risiedono in Asia? Non molti, e soprattutto non molti appariscenti come voi. E la gente apprezza i pettegolezzi. In quanto a me io sono soltanto André Poncin, mercante in Cina e Giappone.

Non avete nulla da temere da me. Non voglio che amicizia e fiducia e in cambio vi aiuterò.”

“E in che modo? La mia situazione è troppo drammatica.”

“Non lo è invece” rispose Poncin a bassa voce fissandola negli occhi.

“Voi lo amate, non è vero? E se ve ne fosse data l'opportunità sareste per lui la migliore moglie del mondo, giusto?”

“Sì, sì, certo ...”

“Allora fategli fretta, incantatelo, convincetelo, fate tutto il possibile per rendere pubblico il vostro fidanzamento. Forse sono in grado di darvi dei consigli anche a questo proposito.

“ Finalmente lei lo ascoltava e cominciava a capire le sue parole. Con leggerezza scagliò il colpo di grazia.

“Una donna saggia, e voi siete saggia almeno quanto bella, arriverebbe al matrimonio al più presto. Al più presto,”

Struan leggeva alla luce della lampada a olio sul comodino. La porta comunicante con l'appartamento di Angélique era socchiusa, il letto abbastanza confortevole, la storia che stava leggendo appassionante. La camicia da notte di seta metteva in risalto i suoi occhi e il pallore del bel viso, ancora debole.

Sul comodino c'erano il sonnifero, pipa, tabacco e fiammiferi e un bicchiere di whisky allungato con molta acqua. “Ti farà bene” gli aveva detto Babcott. “E' la miglior medicina contro l'insonnia, se lo si allunga. Molto meglio del laudano. “

“Se non prendo il laudano resto sveglio tutta la notte e mi sento male.”

“Sono passati diciassette giorni dall'incidente, Malcolm. E' arrivato il momento di smettere perchè contare su un medicamento per dormire è nocivo alla salute. E' molto meglio fermarsi in tempo.”

“Ci ho provato ma non ci sono riuscito. Smetterò tra un paio di giorni...” Le tende alle finestre erano state tirate per escludere la notte e la stanza era molto confortevole.

Il tic-tac del pendolo svizzero segnava pacifico il tempo.

Era quasi l'una di notte, e il libro che stava appassionando Malcolm, Gli omicidi della Rue Morgue, gli era stato prestato quella mattina da Dmitri. “Credo che ti piacerà, Malc, è quello che chiamano un giallo, ed Edgar Allan Poe è uno dei nostri più bravi scrittori, anzi farei meglio a dire era perchè è morto nel '49, l'anno dopo la Corsa all'Oro.

Ho una raccolta completa delle sue opere, racconti, romanzi e poesie, se questo ti piace.

“Grazie, sei molto gentile. Sei davvero gentile a passare a trovarmi tanto spesso. Ma perchè sei depresso oggi, Dmitri?

“Ho ricevuto brutte notizie da casa. I miei... va tutto male a casa, Malc, c'è una grande confusione, cugini, fratelli, zii schierati sugli opposti fronti. All'inferno, certo non hai voglia di ascoltare questi discorsi.

Sta' a sentire, ho molti altri libri, anzi potrei quasi dire di disporre di una biblioteca.

“Continuo a parlarmi della tua famiglia” aveva risposto Malcolm lottando contro il dolore che inaugurava una nuova giornata di sofferenze.

“D'accordo, come vuoi tu. Bene, quando il nonno e la sua famiglia arrivarono negli Stati Uniti dalla Russia, dalla Crimea per essere precisi non ti avevo mai detto che siamo cosacchi?, si stabilirono in un posticino che si chiamava Far Hills, nello stato del New Jersey, e li fecero gli agricoltori fino alla guerra del 1812, quando il nonno venne ucciso. Era un gran bel posto anche per allevare cavalli e così la famiglia prosperò.

Restarono tutti nel New Jersey eccetto due figli del nonno che si trasferirono più a sud, a Richmond, in Virginia.

Quand'ero nell'esercito, parlo di quindici anni fa, e allora era soltanto l'esercito dell'Unione, non c'erano divisioni fra Nord e Sud, restai in Cavalleria per cinque anni, soprattutto nel Sud e nel Sud-ovest, nelle guerre indiane, se sai di che cosa parlo.

Trascorsi più di un anno nel Texas, che era ancora una repubblica, ad aiutarli a eliminare tutti gli indiani, poi dopo un altro paio d'anni, nel '45, il Texas entrò a far parte dell'Unione.

Comunque noi eravamo di stanza a Austin e fu lì che incontrai mia moglie, Emilie, anche lei è di Richmond, suo padre era colonnello degli Approvvigionamenti.

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