Gai-Jin (181 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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“Possiamo parlare camminando.” Augurarono la buona notte a Tinker e al fuochista che non smettevano di ringraziare McFay per il rum promesso.

“Angélique... prima di qualsiasi altra cosa, vorrei dirvi che sono felice d'averlo fatto.”

“Oh, anch'io, caro Jamie, siete tanto caro e io sono davvero tanto felice e tanto contenta che niente sia andato storto, che nessuno si sia fatto del male.” Un debole sorriso. “Solo un pò di malessere.”

“Niente di preoccupante.

Dunque, a proposito di domani?”

“Ho deciso che non partirò col postale. No, per favore non dite niente, ho deciso. Qui sono più al sicuro, almeno fino a quando non avrà ricevuto una risposta formale da Tess.

Davvero, Jamie, io... io mi sento più sicura qui. E sono certa che anche Hoag e George troverebbero la mia decisione più saggia dal punto di vista medico. Ritengo che neppure voi dovreste partire.”

“Ma è mio dovere dirlo alla signora Struan, a Tess Struan.”

“Potete chiamarmi Angélique, l'avete sempre fatto.

Inoltre io... be'... sono stata sua moglie solo per poche ore.” Sospirò continuando a camminare verso il palazzo Struan.

“E meglio che resti qui. Deve dichiararsi per prima, meglio se per lettera. Malcolm è sepolto e io non desidero altro. Voi dovete proprio andare?”

“Con questo vento” rispose lui riflettendo a voce alta, “la Prancing Cloud può fare da quindici a diciassette nodi al giorno e arrivare a Hong Kong in cinque giorni; avrà una gran fretta, visto il carico e le notizie che porta.”

Avevano deciso di comune accordo che sia in pubblico sia in privato avrebbero considerato la bara a bordo della Cloud come il feretro del tai-pan.

“Il postale terrà una media di otto nodi nella migliore delle ipotesi e quindi impiegherà i soliti dieci giorni.

Quando arriverò il funerale sarà già stato fatto, Tess avrà avuto decine di versioni dei fatti: a bordo ci sono il mio rapporto e quello di sir William insieme ad almeno un'altra cinquantina di lettere. Mi ha licenziato a partire dalla fine del mese, il nuovo direttore arriva tra qualche giorno e mi è stato richiesto di passargli le consegne.”

Inoltre vi erano ragioni per restare che decise di tenere per sé: voleva contattare altre bong così venivano chiamate a volte le società più importanti, per trovarsi un impiego. L'unico incarico disponibile e adeguato alla sua esperienza, e certamente vacante, era presso la Brock and Sons. Poi doveva prendere una decisione riguardo a Maureen, e infine c'era Nemi. Sorrise con tristezza ad Angélique.

“Tutto sommato sono buone ragioni per non andare, non vi sembra?” Lei gli strinse il braccio dimentica dei passanti. “Ne sono lieta. Non mi sentirò sola se ci sarete anche voi.”

“Jamie!” Phillip Tyrer chiamava dalla soglia della Legazione britannica; infilandosi in gran fretta cappotto e cappello corse verso di loro.

“'Sera, Angélique. Jamie” disse affannato e a disagio, “con i rispetti di sir William, potreste insieme al resto dei... dei passeggeri e dell'equipaggio della lancia recarvi gentilmente da lui domattina prima della messa e prima di imbarcarvi sul postale? Salperà alle due.”

“Per quale ragione, Phillip?” chiese Jamie.

“Io, io credo che voglia... dannazione, oh scusatemi, Angélique, ma ovviamente vuole sapere che cosa stavate facendo.”

“Facendo?” Il giovane sospirò. “Mi dispiace, non è stata un'idea mia. Siete nei pasticci, io riferisco il messaggio, questo è tutto. Non prendetevela con me, sono soltanto l'ultimo dei cretini.” Risero entrambi e la tensione si allentò. “Alle dieci?”

“Grazie, Jamie, alle dieci dovrebbe andare bene.”

Tyrer guardò in direzione della lancia. “Sembra che abbiate avuto una dura traversata, che cosa è successo alla prua?”

Anche Jamie si voltò a guardare. Il danno era chiaramente visibile alla luce del lampione all'estremità del molo e, come ben sapeva, con un cannocchiale facilmente distinguibile da miglia di distanza, anche dalle lontane finestre della Legazione.

“Un relitto galleggiante” rispose con prontezza.

“Un tronco, un relitto che sembrava un tronco è stato spinto a bordo e poi trascinato via. Niente di grave.”

Samurai 1870

 

Capitolo 50


 

Domenica, 14 dicembre

 

“Non sono d'accordo, Jamie. Il problema è reale.”

Sir William era seduto alla sua scrivania con accanto Phillip e di fronte McFay, Hoag, Skye, Tinker, il fuochista e Angélique.

Nello squallido ufficio regnava un'atmosfera da inquisizione. “Ricominciamo. Jamie, mi rivolgo a voi perchè sembrate essere il portavoce. Avevo specificamente detto che qui non ci sarebbe stato nessun funerale, che la salma doveva tornare a Hong Kong e...”

“E' già partita, sir William, con la Prancing Cloud” ripeté Jamie a denti stretti.

La discussione tra i due durava da mezz'ora.

Gli altri, seguendo le istruzioni di McFay e di Skye, si limitavano a rispondere con cautela, solo quando venivano direttamente interrogati e anche in quel caso parlando il meno possibile.

Solo Hoag, senza dubbio il punto debole del gruppo compatto, già due volte era stato lì lì per farsi sfuggire la verità.

Con il viso nascosto da un fitto velo e vestita con un abito nero, Angélique era pronta per andare in chiesa.

“Abbiamo fatto un finto funerale.”

“Lo so, e come vi ho più volte chiesto, se si trattava di un gesto puramente simbolico che bisogno c'era di usare una vera bara e un vero cadavere, anche se di un indigeno, e di calarla fuori bordo secondo il rito cristiano della sepoltura in mare?” Jamie alzò le spalle imbarazzato dalla domanda. Quella mattina Skye aveva suggerito con scarsa convinzione: “Ci conviene eludere la questione, far finta di niente e abbassare la testa, lui si arrabbierà ma non potrà far niente”. “La bara era lì, ho pensato che fosse una buona idea.”

“Ah, è stata un'idea vostra, dunque?”

“Sì” rispose Jamie con decisione lanciando un'occhiata a Hoag, già sul punto di parlare. “Sono stato io a suggerirlo e... gli altri hanno accondisceso di buon grado. Era la volontà del tai-pan, la volontà di Malcolm e della signora Struan. Non abbiamo fatto nulla di male.”

“Dissento nel modo più assoluto. Si è trattato di una macabra messinscena, tutti voi qui riuniti avete contravvenuto di proposito al mio ponderato consiglio, e ora vi state dimostrando sorprendentemente irragionevoli. Con ostinazione rifiutate di dirmi la verità, di darmi una semplice spiegazione. Vi siete messi d'accordo per nascondermi... per nascondermi cosa? E vero, Phillip?” Tyrer sobbalzò sulla sedia. “Ehm, sì, signore, se lo dite voi.”

“Perché avete usato una vera bara e un vero cadavere?” Hoag si spostò sulla sedia, a disagio. Fu chiaro a tutti che stava per cedere. Intuendo che fosse giunto il momento opportuno, Angélique scoppiò a piangere. “Perché non ci lasciate in pace?

Non abbiamo fatto niente di male, solo quello che ci è sembrato giusto, il volere di mio marito, il mio volere per lui...”

“Angélique, per favore, non piangete...”

“...quello che lui voleva e che voi proibivate. E' colpa vostra, sir William, pensavo che ci foste amico: se foste stato nostro amico... se foste stato ragionevole non saremmo stati costretti a fare una cosa del genere, perchè non è stato bello agire di nascosto, anche se la vostra decisione era del tutto sbagliata...”

“Signora Struan, io...”

“...Certo, non è stato bello, nessuno di noi voleva ingannarvi, ma almeno abbiamo agito in buona fede, davanti a Dio, almeno questi amici questi veri amici mi hanno aiutata a mettere in atto la volontà di mio marito e mia... non era troppo chiedere...”

Per un attimo fu tentata di scappar via dalla stanza, ma capì che fuggire non sarebbe stato saggio, che non avrebbe risolto niente lasciare gli altri alla mercé di sir William.

Rimase dov'era e si abbandonò a singhiozzi ancora più disperati, consapevole di non aver mentito e di aver detto solo la verità: l'errore era suo!

Gli altri si affrettarono a stringersi intorno a lei per calmarla, tutti sgomenti eccetto Skye, stupefatto dal perfetto tempismo della ragazza, e sir William, che benché si dimostrasse a sua volta turbato in realtà era divertito. Li osservava in attesa che la scena finisse, ancora disgustato dalle macchinazioni che avevano ordito. Che cosa li aveva spinti e chi era il vero colpevole? Sicuramente non Jamie. Una dannata idiozia fare una cosa del genere. Ridicolo. Idioti a rischiare la vita in quel modo.

Tutti mascalzoni.

Anche Angélique.

Ah, ma che donna, che bellezza e che talento teatrale. Da dove mai le verrà tutta questa abilità? La sua cultura è minima, come quella della maggior parte delle sue coetanee, se non peggiore, essendo cresciuta in un dannato convento.

Che sia stata istruita da Paradiso per il processo del secolo? O io sono solo un vecchio e cinico idiota? Comunque sia, perderla mi dispiacerà molto.

L'orologio sul camino battè i tre quarti. E ora di concludere la riunione e di andare in chiesa, pensò. Quel giorno toccava a lui leggere il passo della Bibbia e non aveva ancora avuto il tempo di guardare il testo.

“Su, su, signora Struan” disse in tono paterno, bonario e severo al tempo stesso.

“Non c'è bisogno di piangere, ultimamente tutti abbiamo sofferto fin troppo. Devo confessare che continuo a disapprovare il gesto, davvero riprovevole, ma date le circostanze altamente emotive credo che lasceremo perdere, per il momento.” Finse nuovamente di non accorgersi del palese sollievo generale e dell'acquietarsi dei singhiozzi di lei. “E ora di andare in chiesa. Poi salirete sul postale, che vi accompagnerà con i nostri migliori auguri di buon viaggio e di lunga vita.

Saremo molto dispiaciuti e addolorati di vedervi lasciare le nostre sponde.”

“Io, io non parto ancora, sir William.”

“Cosa?” Sir William e Tyrer rimasero a bocca aperta.

Tra i singhiozzi, con la testa china, Angélique disse: “Il dottor Hoag mi ha consigliato di non partire, almeno per una settimana”.

Subito Hoag intervenne. “E vero. Dal punto di vista medico non è una buona idea, sir William, non è davvero una buona idea, no, non lo è.” Quella mattina Skye, sostenuto da Jamie, aveva insistito perchè lei non partisse ancora.

“Ha bisogno di un certificato medico, dottore, che potrete mostrare a Tess Struan. Con tutte queste emozioni, sarebbe meglio che non viaggiasse e che non si sottoponesse a difficili confronti fino a quando non sarà più forte, non credete?” Hoag si era dimostrato pienamente d'accordo. “Come avete potuto vedere voi stesso, sir William” disse, “la minima emozione la turba. Le ho scritto un certificato medico, benché in realtà non occorra.”

Sir William rimase per un attimo interdetto. Se da un lato non perdevano la sua compagnia, dall'altro il problema che lei già costituiva sarebbe diventato una vera e propria spina nel fianco non appena la furia di Tess Struan si fosse scatenata contro di lei e tutti gli altri, se fosse rimasta ancora nella sua giurisdizione. “Tuttavia dovreste partire, signora, pensavo che la vostra partecipazione al funerale fosse molto importante.”

“Io vorrei andare ma...” Fu interrotta da un improvviso singhiozzo.

“Andrà il dottor Hoag... al posto mio. Io davvero non me la sento... è meglio...”

“Jamie, partirete anche voi?”

“No, signore. La signora Tess Struan mi ha ordinato di sbrigare alcune faccende qui.”

“Davvero?” Sir William fece ancora un paio di tentativi poco convinti per dissuaderla, poi sospirò. “Bene, se lo dice il dottor Hoag, il medico degli Struan, la questione è chiusa.” Si alzò. Gli altri, visibilmente sollevati, lo ringraziarono e si apprestarono a uscire.

“Un momento, dottor Hoag, ho qualcos'altro da dirvi, se non vi dispiace.” Nascondendo il suo piacere per il palese disappunto di Jamie e Skye, restii a lasciare l'altro solo, li congedò.

“Arrivederci, Jamie. Buona giornata, signor Skye. Phillip, potete andare anche voi.” La porta si chiuse. Hoag si sentiva come un coniglio davanti a un cobra.

“Ora, dottore, volete dirmi con calma la verità? Come sta Angélique?”

“Apparentemente bene, sir William” si precipitò a rispondere Hoag, “sembra che stia bene, ma quello che c'è sotto non si sa.

Potrebbe resistere giorni, settimane, forse anche un paio d'anni, poi l'incubo tornerà. E quello che capiterà allora ...” Alzò le spalle.

“Incontrerete Tess Struan?”

“Sì, non appena sarò sbarcato.” Hoag attese tremante, temendo le domande inevitabili sulla spedizione in mare e sicuro di non sapersi controllare.

Sir William si alzò pensieroso, versò un whisky e glielo porse. Il bicchiere fu svuotato in un attimo. “Rimarrete lontano molto tempo, se mai tornerete quaggiù. Vorrei sapere, in confidenza, quante probabilità ci sono che lei porti in grembo il figlio di Malcolm?” Hoag sgranò gli occhi. Il liquore e l'inattesa gentilezza lo avevano calmato e allo stesso tempo lo avevano disorientato: non si era aspettato che la conversazione vertesse su un tale argomento.

“Ovviamente dipende da Dio, signore” rispose con sincerità, “ma Malcolm era sano quanto lei, da un certo punto di vista, due bei giovani disgraziatamente perseguitati dal destino. Molto triste. Direi che ci sono buone probabilità, perchè il loro non era un banale capriccio, l'incontro dev'essere stato molto appassionato, un vero incontro d'amore, ne sono certo.” Sir William si irrigidì.

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