Ho dovuto chiedere ad André, ho dovuto purtroppo chiedergli un prestito... è stato orribile. E' la prima volta che faccio una cosa simile ma ho un bisogno disperato di liquidi. E' stato gentile e mi ha detto che domani gli porterà venti luigi in cambio di una firma, più che sufficienti per le piccole spese di una settimana o due. Malcolm non sembra nemmeno rendersi conto che ho bisogno di soldi e non volevo essere io a chiederglieli...
E' vero che cercando di trovare una via di scampo a quest'incubo ho quasi sempre mal di testa. Non c'è nessuno di cui mi possa fidare totalmente, nemmeno André, anche se fino a questo momento si è dimostrato affidabile. E tutte le volte che cerco di fare a Malcolm il discorsetto che mi sono ripetuta mille volte so già che le parole uscirebbero forzate, piatte e tremende, così non dico niente.
“Che cosa c'è, cara?” continua a chiedermi.
“Niente” rispondo io. Poi dopo averlo salutato richiudo la porta e piango per ore nel cuscino. Ho paura che il dolore mi faccia impazzire... Come ha potuto mio padre mentirmi, ingannarmi e rubarmi i soldi? E perchè Malcolm non mi dà del denaro senza costringermi a chiederlo, perchè non me ne offre un pò che io possa poi fingere di rifiutare e infine accettare ben contenta? Non sono questi i doveri di un fidanzato e di un marito? Non è dovere di un padre proteggere l'amata figlia? E perchè Malcolm continua a rimandare il momento di rendere pubblico il nostro fidanzamento?
Ha forse cambiato idea? Oh Dio, fa' che questo non succeda...
Angélique smise di scrivere e ricominciò a piangere lasciando cadere alcune lacrime sulla pagina.
Asciugò gli occhi, sorseggiò dell'acqua da un bicchiere e poi riprese:
Oggi gli parlerò. Devo farlo oggi. C'è una buona notizia: alcuni giorni fa con grande gioia di tutti l'ammiraglia britannica è tornata sana e salva in porto. Senza navi da guerra siamo piuttosto indifesi.
La nave era malridotta e aveva perso un albero. Subito dopo sono arrivate tutte le altre eccetto la fregata con venti cannoni Zephyr, con a bordo più
di duecento persone. Ma forse sono in salvo, lo spero. Il giornale locale dice che durante il tifone sono morti cinquantatré marinai e due ufficiali.
E stato terribile, la peggior tempesta che io abbia mai visto.
Ero terrorizzata. Pensavo che l'intero palazzo fosse sul punto d'essere spazzato via, invece si è dimostrato solido come Jamie McFay. Il quartiere dove abitano gli indigeni è andato quasi interamente distrutto e ci sono stati molti incendi. La fregata Pearl ha subito dei danni e ha perso un albero. Ieri mi è arrivato un biglietto da parte del capitano Marlowe: Ho saputo che siete ammalata e vi invio i miei più sentiti e sinceri auguri di pronta guarigione, eccetera.
Non credo che Marlowe mi piaccia, è troppo borioso anche se l'uniforme gli dà un'aria elegante e virile, è l'effetto inevitabile dei calzoni aderenti, proprio come noi donne ci vestiamo in modo di mettere in mostra il seno e la vita e le caviglie. Ieri sera è arrivata una lettera da Settry Pallidar, è la seconda che mi manda, con tanti auguri, eccetera.
Penso di odiare entrambi. Ogni volta che penso a loro mi torna alla mente quell'inferno chiamato Kanagawa e che non mi hanno protetto quando sarebbe stato necessario. Phillip Tyrer è ancora alla Legazione di Edo ma secondo Jamie dovrebbe arrivare domani o dopodomani.
Questo mi fa molto piacere perchè quando arriva ho intenzione di...
Il rombo di un cannone la fece sobbalzare sulla sedia richiamando la sua attenzione verso il porto.
Era il cannone segnaletico.
Da un punto imprecisato nel mare un altro cannone rispose. Scrutando oltre la flotta, vide all'orizzonte il fumo della ciminiera del postale che si stava avvicinando.
Con una valigia zeppa di posta sotto il braccio, Jamie McFay guidava uno straniero lungo la scalinata di palazzo Struan mentre il sole inondava l'atrio attraverso le alte ed eleganti finestre. Benché la giornata fosse particolarmente calda i due uomini indossavano finanziera e cilindro. Lo straniero aveva con sé una valigetta.
Era un uomo di circa cinquant'anni, piuttosto tozzo, poco attraente e con una barba folta, alto all'incirca come Jamie ma con le spalle più ampie, e un lungo ciuffo ribelle di capelli grigi e ispidi che sfuggiva da sotto il cappello.
Percorso il corridoio, McFay bussò due colpi leggeri alla porta di Malcolm. “Tai-pan?”
“Entrate, Jamie, è aperto.” Struan guardò il nuovo arrivato e senza neppure salutarlo chiese: “C'è anche mia madre, dottor Hoag?”.
“No, Malcolm.” Il dottor Ronald Hoag notò il sospiro di sollievo del giovane Struan e, pur comprendendone le ragioni, ne fu rattristato.
Tess Struan aveva avuto parole dure per la “sgualdrina straniera” che a suo parere aveva irretito il figlio.
Nascondendo la preoccupazione che la magrezza e il pallore di Malcolm gli suscitarono, Hoag appoggiò il cilindro sullo scrittoio, accanto alla valigetta.
“Mi ha chiesto di venire a trovarti” disse con una voce profonda e gentile, “di scoprire se potevo esserti utile e riportarti a casa, se hai bisogno di scorta.” Hoag era il medico di famiglia da quindici anni e aveva fatto nascere gli ultimi quattro fratelli di Malcolm. “Come stai?”
“Io... Il dottor Babcott si è occupato di me. Sto... sto bene. Grazie di essere venuto, mi fa piacere vederti.”
“Fa piacere anche a me essere qui. George Babcott è un buon medico, non ce ne sono di migliori.”
Hoag sorrise socchiudendo i piccoli occhi color topazio e contraendo il volto rugoso e scuro, e in tono discorsivo continuò: “Viaggio schifoso, ci ha preso la coda del tifone facendoci quasi affondare; ho passato tutto il tempo a ricucire marinai e i pochi passeggeri, e soprattutto a riaggiustare ossa rotte.
Abbiamo perso due uomini in mare, un passeggero cinese di terza classe e uno straniero di cui non abbiamo scoperto l'identità. Secondo il capitano l'uomo aveva pagato il biglietto a Hong Kong bofonchiando un nome qualsiasi.
E' stato quasi tutto il tempo in cabina e quando è venuto sul ponte, puff, un onda se l'è portato via. Malcolm, hai un aspetto migliore di quel che avevo immaginato sentendo le voci che sono arrivate nella colonia.” Jamie lo interruppe.
“Vi lascerò soli” disse.
Appoggiò un mucchio di lettere sul comodino.
“Qui c'è la vostra posta personale, porterò i libri e i giornali più tardi.”
“Grazie.” Malcolm lo guardò. “Qualcosa di importante?”
“Due da vostra madre. Le ho messe sopra.” Il dottor Hoag cercò in una delle sue voluminose tasche e ne estrasse una busta stropicciata. “Qua ce n'è un'altra da Tess, Malcolm, è stata scritta dopo le altre due. Potresti leggerla e poi ti darò un'occhiata, se me lo consentì.
Jamie, non dimenticate Babcott.”
Jamie aveva già raccontato al dottor Hoag che Babcott era a Kanagawa in missione e che l'avrebbe mandato a prendere con una lancia appena possibile.
“Ci vediamo più tardi, tai-pan.”
“No, aspettate un momento, Jamie.”
Struan aprì la lettera che gli aveva dato Hoag e cominciò a leggerla.
Quando Jamie era arrivato sul ponte del postale il dottor Hoag gli aveva consegnato tutta la posta della Struan. “No, Jamie” l'aveva tranquillizzato subito, “la signora Struan non è a bordo, c'è soltanto una sua lettera.” La lettera diceva semplicemente: Jamie, fai tutto quello che Hoag ti chiede e mandami rapporti dettagliati e confidenziali con ogni postale.
“Sapete che cosa c'è scritto, dottore?”
“Non l'ho letta ma conoscendo la signora posso immaginarne il contenuto.
“Come sta?” Hoag rifletté un istante prima di rispondere.
“Come sempre: apparentemente imperturbabile ma con dentro un vulcano. Un giorno esploderà, nessuno può trattenere tanta tristezza, tante tragedie, nessuno.
Nemmeno lei.” Aveva seguito Jamie lungo il barcarizzo con l'impressione di essere osservato da mille occhi.
“Devo confessare che quest'opportunità di visitare il Giappone mi rende felice. Voi sembrate in buona forma, Jamie.
L'incarico vi si confà certamente. Vediamo, è passato quasi un anno dalla vostra partenza, vero?
Raccontatemi tutto dunque, dell'omicidio”, e della signorina Richaud.” Prima che arrivassero a riva il dottor Hoag era stato messo al corrente di tutto quello che Jamie sapeva: “Ma per favore”, aggiunse quest'ultimo a disagio, “vi prego di non fare parola con Malcolm di quello che vi ho raccontato sul conto di Angélique, è una ragazza splendida e ha anche avuto delle brutte esperienze, e non penso davvero che lei e Malcolm abbiano fatto qualcosa di male.
Tutti dicono che si siano fidanzati segretamente, comunque lui è innamorato e non posso rimproverarlo per questo, chiunque lo sarebbe al posto suo. Detesto l'idea di spedire alla signora Struan dei rapporti confidenziali sulla vita privata del figlio e lo detesto per ovvie ragioni. Comunque ne ho già scritto uno, in versione mitigata, che partirà domani con la nave.
La mia fedeltà va innanzitutto a Malcolm che è il tai-pan.” Guardando Malcolm Struan a letto intento a leggere la lettera che Hoag gli aveva dato, McFay incominciò a interrogarsi sul futuro di quel giovane dal volto esangue e dal corpo privo di forze. Rivolse al cielo una silenziosa preghiera.
Struan alzò lo sguardo e lo fissò. “Che cosa c'è, Jamie?”
“Volevate affidarmi un incarico?”
“Sì” rispose Malcolm dopo una pausa, “lasciate un messaggio alla Legazione francese dove dovrebbe trovarsi Angélique. Mi ha detto che andava a ritirare la sua posta. Se la trovate ditele che vorrei farle conoscere un vecchio amico appena arrivato da Hong Kong.” McFay annuì con un sorriso.
“Già fatto. Chiamatemi se avete bisogno di qualsiasi cosa.”
Li lasciò.
Struan osservò la porta con un senso di disagio.
Il volto di Jamie era persino troppo facile da decifrare.
Cercando di ritrovare la calma tornò a dedicarsi alla lettera.
Malcolm, caro figlio mio, solo un biglietto in gran fretta giacché Ronald Hoag sta per salire a bordo del postale che ho trattenuto perchè lui potesse arrivare e tu potessi avere le cure migliori. Mi ha sconvolta sapere di quei porci e dell'attacco che hai subito. Secondo Jamie questo dottor Babcott ha dovuto operare... ti prego di scrivermi appena puoi e spedire con ogni espresso postale e ti prego di tornare a casa al più presto perchè ci si possa curare di te nel modo più adeguato. Ti mando il mio amore e le mie preghiere insieme a Emma, Rose e Duncan.
P.S.: Ti voglio bene.
Alzò lo sguardo. “Dunque?”
“Dunque? Dimmi la verità, Malcolm. Come stai?”
“Mi sento malissimo e ho paura che morirò.”
Hoag sedette in poltrona e fece schioccare le dita. “Che ti senta male è comprensibile, che tu possa morire non è necessario anche se non è impossibile, anzi è molto, molto facile e molto, pericoloso credervi.
I cinesi sono capaci di “farsi morire”, possono trascinarsi nel pensiero nella morte anche se in buona salute, l'ho visto succedere.”
“Cristo, ma io non voglio morire, ho tutti i motivi per voler vivere.
Voglio vivere e star bene, non puoi nemmeno immaginare quanto, ma a un certo punto della notte o del giorno il pensiero arriva... si abbatte su di me come un maglio.”
“Che medicine stai prendendo?”
“Solo una cosa... con dentro del laudano... per aiutarmi a dormire. Il dolore è violento e mi rigiro nel letto.”
“La prendi tutte le sere?”
“Sì.” E poi in tono di scusa Struan aggiunse: “Babcott vuole che smetta di prenderlo, dice che oh... che dovrei smettere”.
“Ci hai provato?”
“Si.”
“Ma non ci sei riuscito?”
“No, non ancora, sembra che la mia volontà mi abbandoni.”
“E' una delle controindicazioni, per quanto sia un medicamento prezioso e anche molto piacevole.” Sorrise. “Laudano è il nome dato a questa panacea da Paracelso. Sai chi è Paracelso?”
“No.”
“Neanch'io” disse Hoag ridendo. “Comunque abbiamo tenuto il suo nome per questa tintura di oppio.
Peccato che tutti i derivati dell'oppio diano assuefazione. Ma a questo punto lo hai capito anche tu.”
“Sì.”
“Comunque possiamo tirarti fuori, non è questo il problema.”
“Invece lo è, so anche questo e so che voi continuate a non approvare il nostro commercio di oppio.” Hoag sorrise. “Sono contento che sia tu a dirlo. Ma nemmeno tu lo approvi, nessun mercante in Cina lo approva ma siete tutti in trappola.
Comunque per ora tralasciamo le discussioni economiche o politiche, Malcolm. Seconda questione, la signorina Richaud?” Struan si sentì salire il sangue alla testa. “Stammi a sentire una volta per tutte: qualsiasi cosa dica mia madre sono abbastanza adulto per sapere quello che voglio e per fare quello che voglio! E' chiaro?”
Hoag sorrise con benevolenza.
“Io sono il tuo medico, Malcolm, non tua madre, e sono anche tuo amico. Ho mai tradito te o qualche membro della tua famiglia?” Seppure con evidente sforzo Struan riuscì a controllare la sua ira, anche se il cuore continuava a battergli all'impazzata. “Mi dispiace, mi dispiace ma io ...” scrollò le spalle. “Mi dispiace.”
“Non è necessario. Non è mia intenzione interferire nella tua vita privata, tuttavia la tua salute dipende da molti fattori e a quanto pare questa donna è un elemento fondamentale. Da qui la mia domanda.
Chiedo ragioni mediche, non familiari. Dunque questa signorina Angélique Richaud?” S
truan avrebbe voluto suonare virile e calmo ma non potendo contenere il suo senso di frustrazione sbottò: “Voglio sposarla e starmene qui sdraiato come un... come un incapace mi fa impazzire. Per l'amor di Dio non riesco nemmeno a scendere dal letto, non posso pisciare né... non posso fare un accidente di niente, non posso nemmeno bere o mangiare qualcosa senza sentire un male da cani.
Sto diventando matto e per quanto faccia non sembra che ci sia alcun miglioramento ...”
Imprecò fino a ridursi senza forze mentre Hoag si limitava ad ascoltare. Infine, dopo essersi scusato, Malcolm tacque.
“Posso darti un'occhiata?”
“Sì... sì certo.” Hoag lo esaminò con grande cura; lo auscultò per sentire in che condizioni era il cuore, esaminò la lingua, sentì il polso, scrutò e annusò la ferita. Palpò lo stomaco e il ventre cercando gli organi, valutando l'estensione del danno. “Fa male qui... e qui... qui fa meno male?” Malcolm gemeva. Infine Hoag si fermò.