Paradiso (58 page)

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Authors: Dante

BOOK: Paradiso
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Con questa distinzion prendi ’l mio detto;   

               
e così puote star con quel che credi

111
         
del primo padre e del nostro Diletto.

               
E questo ti sia sempre piombo a’ piedi,   

   

               
per farti mover lento com’ uom lasso

114
         
e al sì e al no che tu non vedi:

               
ché quelli è tra li stolti bene a basso,   

               
che sanza distinzione afferma e nega

117
         
ne l’un così come ne l’altro passo;

               
perch’ elli ’ncontra che più volte piega

               
l’oppinïon corrente in falsa parte,

120
         
e poi l’affetto l’intelletto lega.

               
Vie più che ’ndarno da riva si parte,   

   

               
perché non torna tal qual e’ si move,

123
         
chi pesca per lo vero e non ha l’arte.

               
E di ciò sono al mondo aperte prove

               
Parmenide, Melisso e Brisso e molti,   

126
         
li quali andaro e non sapëan dove;

               
sì fé Sabellio e Arrio e quelli stolti   

               
che furon come spade a le Scritture   

129
         
in render torti li diritti volti.

               
Non sien le genti, ancor, troppo sicure   

               
a giudicar, sì come quei che stima

132
         
le biade in campo pria che sien mature;

               
ch’i’ ho veduto tutto ’l verno prima   

               
lo prun mostrarsi rigido e feroce,

135
         
poscia portar la rosa in su la cima;   

               
e legno vidi già dritto e veloce   

               
correr lo mar per tutto suo cammino,

138
         
perire al fine a l’intrar de la foce.

               
Non creda donna Berta e ser Martino,   

               
per vedere un furare, altro offerere,   

               
vederli dentro al consiglio divino;

142
         
ché quel può surgere, e quel può cadere.”   

PARADISO XIV

               
Dal centro al cerchio, e sì dal cerchio al centro   

               
movesi l’acqua in un ritondo vaso,

3
             
secondo ch’è percosso fuori o dentro:

               
ne la mia mente fé sùbito caso   

               
questo ch’io dico, sì come si tacque

6
             
la glorïosa vita di Tommaso,   

               
per la similitudine che nacque   

               
del suo parlare e di quel di Beatrice,

9
             
a cui sì cominciar, dopo lui, piacque:

               
“A costui fa mestieri, e nol vi dice   

               
né con la voce né pensando ancora,

12
           
d’un altro vero andare a la radice.

               
Diteli se la luce onde s’infiora

               
vostra sustanza, rimarrà con voi

15
           
etternalmente sì com’ ell’ è ora;

               
e se rimane, dite come, poi

               
che sarete visibili rifatti,

18
           
esser porà ch’al veder non vi nòi.”

               
Come, da più letizia pinti e tratti,   

               
a la fiata quei che vanno a rota

21
           
levan la voce e rallegrano li atti,

               
così, a l’orazion pronta e divota,

               
li santi cerchi mostrar nova gioia

24
           
nel torneare e ne la mira nota.

               
Qual si lamenta perché qui si moia   

               
per viver colà sù, non vide quive

27
           
lo refrigerio de l’etterna ploia.

               
Quell’ uno e due e tre che sempre vive   

               
e regna sempre in tre e ’n due e ’n uno,

30
           
non circunscritto, e tutto circunscrive,   

               
tre volte era cantato da ciascuno   

               
di quelli spiriti con tal melodia,

33
           
ch’ad ogne merto saria giusto muno.   

               
E io udi’ ne la luce più dia   

   

               
del minor cerchio una voce modesta,   

36
           
forse qual fu da l’angelo a Maria,   

               
risponder: “Quanto fia lunga la festa   

   

               
di paradiso, tanto il nostro amore

39
           
si raggerà dintorno cotal vesta.

               
La sua chiarezza séguita l’ardore;   

   

               
l’ardor la visïone, e quella è tanta,

42
           
quant’ ha di grazia sovra suo valore.

               
Come la carne glorïosa e santa

               
fia rivestita, la nostra persona

45
           
più grata fia per esser tutta quanta;

               
per che s’accrescerà ciò che ne dona

               
di gratüito lume il sommo bene,

48
           
lume ch’a lui veder ne condiziona;

               
onde la visïon crescer convene,   

               
crescer l’ardor che di quella s’accende,

51
           
crescer lo raggio che da esso vene.

               
Ma sì come carbon che fiamma rende,   

               
e per vivo candor quella soverchia,

54
           
sì che la sua parvenza si difende;

               
così questo folgór che già ne cerchia

               
fia vinto in apparenza da la carne

57
           
che tutto dì la terra ricoperchia;

               
né potrà tanta luce affaticarne:   

               
ché li organi del corpo saran forti

60
           
a tutto ciò che potrà dilettarne.”

               
Tanto mi parver sùbiti e accorti   

               
e l’uno e l’altro coro a dicer “Amme!”   

63
           
che ben mostrar disio d’i corpi morti:

               
forse non pur per lor, ma per le mamme,   

               
per li padri e per li altri che fuor cari

66
           
anzi che fosser sempiterne fiamme.

               
Ed ecco intorno, di chiarezza pari,   

   

               
nascere un lustro sopra quel che v’era,   

69
           
per guisa d’orizzonte che rischiari.

               
E sì come al salir di prima sera   

               
comincian per lo ciel nove parvenze,

72
           
sì che la vista pare e non par vera,

               
parvemi lì novelle sussistenze   

               
cominciare a vedere, e fare un giro

75
           
di fuor da l’altre due circunferenze.

               
Oh vero sfavillar del Santo Spiro!   

               
come si fece sùbito e candente

78
           
a li occhi miei che, vinti, nol soffriro!

               
Ma Bëatrice sì bella e ridente

               
mi si mostrò, che tra quelle vedute

81
           
si vuol lasciar che non seguir la mente.

               
Quindi ripreser li occhi miei virtute   

               
a rilevarsi; e vidimi translato   

84
           
sol con mia donna in più alta salute.

               
Ben m’accors’ io ch’io era più levato,

               
per l’affocato riso de la stella,   

87
           
che mi parea più roggio che l’usato.

               
Con tutto ’l core e con quella favella   

   

               
ch’è una in tutti, a Dio feci olocausto,   

90
           
qual conveniesi a la grazia novella.

               
E non er’ anco del mio petto essausto

               
l’ardor del sacrificio, ch’io conobbi

93
           
esso litare stato accetto e fausto;

               
ché con tanto lucore e tanto robbi   

               
m’apparvero splendor dentro a due raggi,   

96
           
ch’io dissi: “O Elïòs che sì li addobbi!”   

               
Come distinta da minori e maggi   

               
lumi biancheggia tra ’ poli del mondo

99
           
Galassia sì, che fa dubbiar ben saggi;

               
sì costellati facean nel profondo

               
Marte quei raggi il venerabil segno   

102
         
che fan giunture di quadranti in tondo.

               
Qui vince la memoria mia lo ’ngegno;   

   

               
ché quella croce lampeggiava Cristo,

105
         
sì ch’io non so trovare essempro degno;

               
ma chi prende sua croce e segue Cristo,   

               
ancor mi scuserà di quel ch’io lasso,

108
         
vedendo in quell’ albor balenar Cristo.   

               
Di corno in corno e tra la cima e ’l basso   

   

               
si movien lumi, scintillando forte   

111
         
nel congiugnersi insieme e nel trapasso:

               
così si veggion qui diritte e torte,

               
veloci e tarde, rinovando vista,

114
         
le minuzie d’i corpi, lunghe e corte,   

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