“Non sono d'accordo. Per l'amor di Dio, McFay, dovremmo deciderci a stare con Davis, il cotone è nel Sud e il cotone è la nostra linfa vitale.
E con il nostro aiuto vinceranno, altrimenti sono perduti.”
“E' vero. Però dipendiamo anche dal Nord.”
“Come facciamo a impossessarci delle navi di Brock? Deve esserci un modo di fermarlo. Se non riuscisse a muovere il carico dovrebbe dichiarare bancarotta. “
“Che cosa farebbe Dirk?”
“Colpirebbe al cuore” rispose Malcolm senza esitazione.
“Allora dobbiamo scoprire...” Dove e come, si ripeté per l'ennesima volta Malcolm nella speranza di riuscire a trovare una soluzione a quello e agli altri problemi.
Angélique? No, a lei penserò più tardi... per il momento mi devo accontentare di sapere che l'amo ogni giorno di più. Grazie a Dio adesso posso almeno scrivere delle lettere. Devo scrivere ancora alla mamma, se c'è qualcuno che sa dov'è il cuore della Brock quel qualcuno è lei. Tyler e Morgan Brock non sono forse suo padre e suo fratello? Ma come si permette di criticare la famiglia di Angélique? Dovrei scrivere al padre di Angélique?
Si, ma non ancora, per questo c'è tempo.
Ho tanta corrispondenza da sbrigare, i libri da ordinare dall'Inghilterra, il Natale non è lontano, c'è il ballo benefico del Jockey Club di Hong Kong, il ballo annuale della Struan a cui pensare, gli incontri di oggi: Jamie ha chiesto due appuntamenti, Seratard viene nel pomeriggio... che cosa vorrà? Cos'altro c'è in programma per oggi? Phillip per due chiacchiere dopo colazione... Aspetta un attimo, no, non oggi. Ieri sir William l'ha mandato di nuovo a Edo a preparare la Legazione per l'incontro con il Consiglio degli Anziani che dovrebbe svolgersi tra venti giorni.
“L'incontro avrà luogo, sir William?” gli aveva domandato quando il ministro era andato a trovarlo.
L'assenza della flotta, che non poteva più proteggere la Legazione, e la continua presenza dei samurai avevano spinto sir William, per non perdere completamente la faccia, a ritornare con prudenza a Yokohama dopo qualche giorno per prepararsi a ricevere dai giapponesi l'indennizzo richiesto.
“Penso di sì, signor Struan. Forse non con puntualità, comunque si, credo che a tempo debito la cerimonia avrà luogo e che a quel punto avremo fatto finalmente un bel passo avanti. Se ci consegnano il primo pagamento di cinquemila sterline come promesso... bene, sarà buon segno.
A proposito, ho sentito dire che un vostro vapore parte quest'oggi per Hong Kong; potrei chiedervi la cortesia di imbarcare un membro del mio personale e della posta urgente... Mia moglie e i miei due figli dovrebbero raggiungermi entro breve e io vorrei predisporre il loro arrivo.”
“Certamente, ne parlerò a McFay. Se volete un passaggio su una qualsiasi delle nostre navi per andare incontro alla vostra famiglia, non avete che da dirlo. “
“Vi ringrazio... Stavo progettando di prendere due settimane di vacanza per quando arriveranno. Si diventa un pò corti di vedute a stare rinchiusi quaggiù, non credete? Mi mancano le strade brulicanti di Hong Kong.
Quella si è una città, dannazione, anche se a Whitehall non sembrano apprezzarla granché! Un buon roastbeef, cricket e tennis, teatro, opera, per non parlare di qualche giorno alle corse; quanto mi mancano!
Voi quando tornerete laggiù?” Quando?
Le notizie dell'attacco sulla Tokaidò devono essere arrivate quasi una settimana fa, se il postale ha superato la tempesta. La mamma avrà incassato il colpo senza darlo a vedere, come al solito. Arriverà con la prima nave disponibile? E' probabile, ma dovrà restare al quartier generale della compagnia, e poi ci sono Emma, Rose e Duncan a cui badare.
Papà è appena morto, io sono qui confinato a letto, lei non può assentarsi per diciotto giorni dagli affari.
Comunque anche nel caso fosse già a bordo della prossima nave mi restano pur sempre tre o quattro giorni per preparare la mia difesa. Strano pensare a mia madre come a una possibile nemica o, se non proprio una nemica, qualcuno che non è alleato con me. Forse è un'amica dopotutto, lo è sempre stata, per quanto distante, presa dalle cure del marito con poco tempo da dedicare a noi.
“Ciao, figlio mio, come potrei mai esserti nemica?”
Restò di stucco vedendola in piedi accanto al letto insieme al padre.
Sebbene gli sembrasse molto strano perchè ricordava che suo padre era morto, tuttavia in quel momento la cosa non sembrava avere alcuna importanza: si alzò dal letto senza provare alcun dolore e chiacchierò con loro allegramente a bordo della lancia che attraversava il porto di Hong Kong, sotto un cielo coperto di nubi temporalesche. I genitori lo ascoltavano con rispetto e approvavano i suoi intelligenti progetti mentre Angélique seduta a poppa con un abito diafano e il seno che spuntava malizioso alla scollatura, anzi no, era del tutto scoperto ora, le mani di Malcolm vi si appoggiavano e poi scendevano, era nuda adesso e il suo corpo si stringeva a quello di lui e con le mani gli accarezzava il volto...
“Malcolm?” Si svegliò di soprassalto. Angélique in piedi accanto al letto gli sorrideva, avvolta in una vestaglia di seta azzurra. Il sogno svanì lasciando soltanto il vivo ricordo della tentazione e della promessa di quel corpo.
“Io... oh, stavo sognando, mia cara, sognavo di te.”
“Ah sì? E che cosa sognavi?” Aggrottò la fronte nello sforzo di ricordare. “Non ricordo niente” disse, “salvo che eri bellissima. Mi piace molto la tua vestaglia.” Angélique compì un'allegra giravolta per mostrargliela. “Me l'ha confezionata il sarto che mi ha procurato Jamie. Mon Dieu, Malcolm, io... è meraviglioso... ho ordinato quattro vestiti e spero che tu sia contento...
Oh grazie!” Si chinò per baciarlo.
“Aspetta Angélique, aspetta un secondo. Guarda!” Malcolm riuscì a mettersi a sedere dominando il dolore, tolse entrambe le mani dal letto e le tese verso di lei.
“Ma è fantastico, chèri” disse lei felice prendendo le mani che lui le offriva. “Ah, monsieur Struan, penso che da oggi in avanti dovrò farmi sempre accompagnare ed evitare di trovarmi sola con voi in questa camera.” Sorridendo gli si avvicinò, pian piano gli posò le mani sulle spalle perchè lui potesse abbracciarla e lo baciò. Un bacio leggero che prometteva e insieme frenava il suo bisogno di qualcosa di più. Lo baciò vicino a un orecchio senza malizia, poi si alzò e rimase immobile con la testa di Malcolm appoggiata sul seno. Quell'intimità che ad Angélique sembrava soltanto divertente e piacevole per Malcolm era ben di più.
Dietro la seta morbida sentiva il corpo misterioso e caldo della donna desiderata.
“Malcolm, parlavi sul serio quando hai detto che mi vuoi sposare?” Sentì che le braccia di Malcolm si irrigidivano a causa d'una improvvisa fitta di dolore.
“E' naturale, te l'ho detto molte volte.”
“Pensi, pensi che i tuoi genitori, pardon, che tua madre approverà il nostro matrimonio, sì? Oh, lo spero tanto.”
“Sì, oh, certo che lo approverà, certo.”
“Posso scrivere a papà? Mi piacerebbe comunicargli subito la notizia.”
“Certo, scrivi quando vuoi, scriverò anch'io” rispose lui con un filo di voce. E poi, sopraffatto dall'affetto di Angélique e travolto dal desiderio baciò la seta della sua vestaglia, vi si aggrappò con forza e quasi imprecò ad alta voce quando la sentì ritrarsi. “Scusa” mormorò.
“Non c'è bisogno di chiedere scusa, nessun senso di colpa anglosassone tra di noi, amore mio” disse Angélique. “Ti desidero anch'io.” Poi, seguendo il piano che aveva stabilito cambiò umore e prese un tono felice e contagioso. “Adesso mi travesto da Florence Nightingale” annunciò.
Sistemò i cuscini e si diede a rassettare il letto.
“Questa sera c'è una cena francese offerta da monsieur Seratard, domani sera invece ha organizzato una soirée. André Poncin suonerà un concerto per pianoforte di Beethoven... oh, mi piace molto più di Mozart... un brano di Chopin e un pezzo di un giovane musicista che si chiama Brahms.” La campana della chiesa anglicana chiamò per la messa seguita quasi immediatamente dai rintocchi dolci e melodiosi del campanile della chiesa cattolica.
“Ecco” riprese aiutandolo a riadagiarsi “adesso devo andare a prepararmi.
Tornerò dopo la messa, quando sarai pronto.” Lui le trattenne la mano. “Sei magnifica. Io ti...” Si girarono all'improvviso a guardare la maniglia della porta che girava senza riuscire ad aprire.
“L'ho chiusa io mentre dormivi.” Angélique ridacchiò come una scolaretta. La maniglia si abbassò ancora.
“I domestici entrano sempre senza bussare, hanno bisogno di una lezione!”
“Padrone!” gridò il domestico, “tè-ah!”
“Digli di andarsene e di tornare tra cinque minuti.” Rapito dal suo gioco Struan gridò l'ordine in cantonese e insieme restarono ad ascoltare i passi dell'uomo che si allontanava borbottando.
Angélique rise. “Devi insegnarmi il cinese.”
“Ci proverò.”
“Come si dice “ti amo”?”
“Non hanno una parola per dire amore, perlomeno non nel senso in cui la usiamo noi.”
Angélique aggrottò la fronte.
“Che tristezza!” Si avvicinò alla porta e l'aprì, gli lanciò un bacio e scomparve nel suo appartamento.
Malcolm restò a fissare la porta comunicante con sofferenza. Poi sentì il suono delle campane diventare più insistente per ricordargli la messa!
Non pensarci, si disse con un filo di tristezza, non pensare che è cattolica. La mamma è un'intransigente fedele della Chiesa d'Inghilterra; la domenica due funzioni, e anche papà era devoto. Tutti in fila andavamo in chiesa insieme a tutte le famiglie per bene di Hong Kong.
Cattolica?
Non importa, io... A me non importa. Io devo averla. Quel desiderio sano e violento aveva il potere di scacciare il dolore.
“Devo.”
Quel pomeriggio quattro sudati portatori giapponesi appoggiarono il forziere di ferro sotto gli occhi di tre ufficiali di basso rango della Bakufu, di sir William, degli interpreti, di un contabile dell'esercito, del cambiavalute della Legazione, un cinese e di Vargas che non lo perdeva d'occhio.
Nella sala principale della Legazione le finestre erano aperte e sir William a stento tratteneva un sorriso soddisfatto. Lentamente uno degli ufficiali estrasse una chiave cesellata con la quale aprì il forziere.
All'interno vi erano dollari d'argento messicani, qualche tael d'oro, circa un'oncia e un terzo di peso, e dell'argento.
“Chiedigli perchè l'indennizzo non è tutto in oro come richiesto.”
“L'ufficiale dice che in così poco tempo non sono riusciti a procurarsi l'oro, ma che questi mex sono puliti e perfettamente legali e che per favore adesso si aspetta da voi una ricevuta.”
“Puliti” voleva dire che le monete non erano bucate né raschiate.
“Cominciate a contare.” Con piacere il cambiavalute versò il contenuto del forziere sul tappeto.
Individuò subito una moneta bucata. Vargas ne trovò altre due che vennero messe da parte.
Tutti gli occhi erano fissi sul tappeto, sui mucchi ordinati e distinti che crescevano in altezza.
Cinquemila sterline erano una somma immensa tenuto conto che il salario di un interprete ammontava a quattrocento sterline all'anno, e le spese di vitto e alloggio erano a suo carico, che un cambiavalute non ne guadagnava più di un centinaio (benché una buona percentuale di ogni transazione finisse nelle sue tasche), che a Londra il salario di un domestico non andava oltre le venti sterline all'anno tutto compreso, quello di un soldato ammontava a cinque penny al giorno, quello di un marinaio a sei, di un ammiraglio a seicento sterline all'anno.
Il conteggio venne concluso in fretta.
Entrambi i cambiavalute controllarono due volte il peso dei lingotti d'oro, quindi pesarono le monete bucate e infine con l'ausilio di un abaco calcolarono il totale al cambio attuale.
Fu Vargas a parlare.
“Fa quattromila e ottantaquattro sterline, sei scellini e sette pence, sir William, in moneta pulita, più cinquecentoventi sterline in oro, novantadue sterline e sedici in monete bucate per un totale generale di quattromilaseicentonovantasette sterline, due scellini e sette farthing.”
“Mi dispiace padrone, sono otto farthing.”
Il cinese si inchinò agitando il lungo codino e apportando quella correzione concordata in precedenza con Vargas per salvare la faccia.
La percentuale che il collega portoghese aveva dedotto dall'indennizzo come loro compenso, il due per cento e mezzo, ovverosia centodiciassette sterline, otto scellini e sei pence da dividere in due, era nettamente inferiore a quella che lui sarebbe riuscito a spuntare, tuttavia non andava male per mezz'ora di lavoro.
Sir William disse: “Vargas, rimettete tutto nel forziere e date loro una ricevuta con una nota nella quale direte che la cifra mancante verrà aggiunta al prossimo pagamento. Johann, ringraziateli, e ricordate loro che ci aspettiamo di ricevere quanto pattuito in oro tra diciannove giorni.”
Johann obbedì.
Immediatamente l'altro interprete cominciò un lungo discorso.
“Adesso chiedono di rimandare, signore, e...”
“Niente da fare.” Sir William sospirò, congedò Vargas e il cinese e si preparò per un'altra ora di interminabili discussioni. Con grande stupore però sentì Johann dire: “Sono arrivati improvvisamente al sodo, signore: si tratta dell'incontro di Edo, signore. Chiedono di rimandarlo di altri trenta giorni affinché diventino cinquanta giorni da oggi... Le esatte parole sono: lo shògun ritornerà da Kyòto e ha informato il Consiglio degli Anziani di avvisare i ministri che concederà loro un'udienza proprio quel giorno”.
Per prendere tempo e poter riflettere sir William gridò: “Lun!”.
Lun comparve immediatamente.
“Tè!”
I vassoi con il tè arrivarono entro pochi secondi insieme a sigari, tabacco da fiuto e tabacco da pipa.
Ben presto la stanza fu invasa dal fumo mentre sir William continuava a valutare le varie possibilità.
Innanzitutto la cosa più importante è che con grande probabilità in questo momento sto trattando con ufficiali di nessun peso e che perciò, a qualsiasi decisione si pervenga, seguiranno ulteriori negoziati.
Secondo, è certo che i cinquanta giorni diventeranno due o tre mesi, ma se riusciamo a ottenere un'udienza con il massimo potere, ovviamente sotto la guida britannica, avremo fatto un significativo passo avanti. In effetti a me non importa se si rimanda anche di tre o quattro mesi perchè a quel punto avrò ottenuto l'autorizzazione di Lord Russell ad attaccare, i rinforzi saranno in viaggio dall'India e da Hong Kong, l'ammiraglio avrà ricevuto il suo dannatissimo ordine firmato e controfirmato e quindi disporrò delle forze necessarie per cingere d'assedio Edo ed espugnarla.