Un veloce esame le confermò che stava sanguinando.
Si sistemò un asciugamano pulito tra le gambe e si sdraiò affondando nel materasso per la stanchezza.
Era l'alba.
Un tepore si diffuse in tutte le membra man mano che il flusso aumentava.
Capitolo 29
†
Domenica, 9 novembre
L'Illustre Chen mi ha detto di tenerti informata su tutto quello che potrebbe riguardare il tai-pan, sorella maggiore” esordì titubante Ah Soh. “L'altro ieri notte a Pube d'Oro sono venute le mestruazioni e...”
“Ah, ecco perchè è andata nel suo letto e non ha voluto vedere mio figlio” disse Ah Tok.
Le due donne erano nella stanza di Ah Tok in fondo al corridoio, lontano da orecchie indiscrete.
“Lui ieri è rimasto arrabbiato tutto il giorno, come un bambino che mette i denti, e questa mattina peggio ancora... sarebbe ora di tornarcene a casa.”
“Sì. Ma ascolta: lei dice che sono le mestruazioni, ma conosco i giorni in cui le vengono come i miei. Non mi sembra possibile. Di solito sono regolari, come quelle di tutte le vergini civilizzate, invece...”
Ah Soh si stropicciava il camice, “invece ora che ci penso l'ultima volta erano scarse, come se le avesse saltate.”
La più anziana ruttò e si mise in bocca uno stuzzicadenti.
“Non è strano che non le siano venute, o che fossero scarse, con tutta quell'ansia per il ferimento di mio figlio e con quei barbari vili e assassini che ci circondano.” Sul tavolo in mezzo a loro giacevano le ciotole con i resti del suo pranzo: zuppa agrodolce, verdure saltate in padella, pesce allo zenzero con salsa di soia, spezzatino di maiale con salsa di fagioli neri, gamberetti all'aglio e riso.
“E' normale, sorella minore.”
“Forse, ma quando ieri mattina sono andata a portarle il tè e l'acqua calda per lavarsi, ho dovuto bussare tante volte per svegliarla e non mi ha lasciato entrare. “Va' via!” mi gridava da dietro la porta con quella sua voce volgare, e poi...” Ah Soh abbassò il tono, ”... qualche minuto più tardi è arrivato Grande Naso Aguzzo, quel diavolo straniero della razza che gli altri diavoli stranieri chiamano “francesi”, e ha bussato leggermente, così.” Batté tre colpi, poi un quarto. “E lei lo ha fatto entrare subito!” Ah Tok sgranò gli occhi. “Subito?
Lui? Il francese? Ha fatto entrare lui e non te? Lo hai visto?”
“Sì, ma lui non ha visto me.”
“Ayeeyah!
Brava. Sentiamo, sorella minore!” disse Ah Tok, attenta a ogni parola. “Continua.”
“Si è fermato qualche minuto, poi è uscito con un pacchetto avvolto in uno straccio di seta marrone. Come un ladro nella più buia delle notti.
Ma non si è nemmeno accorto che lo spiavo.” Ah Soh si fermò ancora, felice, come tutti i cinesi, di dispensare pettegolezzi e segreti.
“... E non si è accorto nemmeno che lo seguivo.”
“Per tutti gli dei grandi e piccoli, lo hai fatto?” Ah Tok versò due bicchieri del madera che stavano bevendo. “Lunga vita, sorella minore, che la tua Porta di Giada non ti dia mai problemi. Continua, continua!”
“E' andato sulla spiaggia, è salito su una barca a remi e si è diretto al largo. Dopo un pò l'ho visto buttare quell'affare in mare.”
“No!”
“Sì. Poi è tornato a riva. Ma non mi ha visto, mai!”
“Cosa sarà stato?” Ah Soh si chinò verso di lei. “Quando la signorina mi ha lasciato entrare ho guardato bene in giro. Le lenzuola e la camicia da notte erano fradice di sudore e dall'aspetto lei sembrava aver avuto un attacco di malaria. Le sue pezze igieniche erano sporche, più sporche del solito. Mi ha ordinato di pulire tutto, di portarle dell'acqua calda e di non lasciare entrare nessuno, nemmeno il tai-pan. Quando ho finito di fare il necessario, si è infilata a letto e si è addormentata.”
“Questo non è strano, ma Naso Aguzzo si!” annuì saggiamente Ah Tok. “Come lo sterco d'asino, che dal di fuori brilla ma sempre sterco è ovvio che lui ha fatto sparire qualcosa per lei.” Ah Soh esitò. “Il tuo onorabile figlio, è possibile che sia andato a letto con lei?” Ah Tok ridacchiò. “Sono sicura che ci ha provato ma Pube d'Oro non ha concesso al suo Celestiale Stelo di assaporare la sua Porta, anche se la sbandiera ogni volta che può. L'ho sentito invocare il suo nome nel sonno, poveretto.
Disgustoso, se lei fosse una civilizzata stabiliremmo un prezzo e la questione sarebbe risolta.” Pensierosa, la donna raccolse la testa del pesce con i bastoncini, la succhiò e la risputò nella ciotola.
Ah Soh la osservò invidiosa, avrebbe assaggiato volentieri quei resti, il loro cuoco non era bravo come quello di Ah Tok. “Come va il vostro cuoco di questi tempi?” chiese con finta ingenuità.
“Fa progressi. Quel cane viene dal mio paese, la premessa è buona.
Naturalmente gli devo insegnare tutto.” Ah Tok storse la bocca.
“Sconcertante, sorella minore. Come sta l'imperatrice oggi?”
“E' irritabile come sempre. Il suo flusso continua, più forte del normale.
Lo Stregone Gigante è venuto a trovarla questa mattina ma lei non lo ha voluto vedere, mi ha detto di mandarlo via. C'è qualcosa sotto...”
“Ha già visto mio figlio?”
“Lo riceverà oggi pomeriggio.”
“Bene, oggi lui ha la lingua biforcuta con la sua vecchia madre per colpa di lei. Naso Aguzzo e Pube complottano in segreto? Puzza, puzza davvero. Tieni gli occhi e le orecchie aperte, sorella minore.”
“Non ho finito.” Ah Soh era in preda a una grande eccitazione. Mise una mano in tasca e posò sul tavolo il tappo macchiato di viola e quasi nero sul fondo. “L'ho trovato sotto il letto quando mi sono allungata per prendere il vaso da notte.” Il volto rugoso dell'altra si contrasse in una smorfia di stupore. “E allora?”
“Annusa, sorella maggiore.” Ah Tok ubbidì. Riscontrò un odore pungente, vagamente familiare.
“Cos'è?”
“Non ne sono sicura... ma a me ricorda la Luna Nera. Credo che la bottiglia contenesse Luna Nera... con altre erbe.” L'anziana sobbalzò. “L'abortivo? Impossibile! Perché lo avrebbe fatto?”
“Per tuo figlio sarebbe un disonore essere chiamato padre prima del matrimonio, non è così? Sai bene come i diavoli stranieri si preoccupano per il matrimonio, per gli scandali e la verginità. Non fornicano prima delle nozze e la colpa è sempre dell'uomo, che follia! Un disonore per tuo figlio. E se la dovrebbe vedere con tai-tai Tess e con quel diavolo straniero del suo brutto e vendicativo dio.” Le due donne rabbrividirono. Ah Tok annusò ancora il tappo. “Pensi che Naso Aguzzo abbia buttato in mare la bottiglia?”
“Mi manca anche una teiera, può averla usata per le erbe, e mi ha chiesto dell'acqua calda e del miele.”
“Per togliere il cattivo sapore!
Ayeeyah! Mio figlio... sta perdendo la testa con quella donna” disse Ah Tok preoccupata.
“Cosa dobbiamo fare?”
“Hai fatto bene ad avvisarmi. Scriveremo subito all'illustre Chen e gli manderemo il tappo con il primo postale. Deciderà lui il da farsi.” Ah Tok versò con mano tremante altri due bicchieri di vino. “Tieni gli occhi bene aperti e stai muta come una tomba, anch'io farò lo stesso. Non una parola con lei, con mio figlio, né con nessun altro fino a quando l'illustre Chen non ci dirà cosa fare.”
Malcolm Struan, curvo sui bastoni, zoppicava lungo High Street diretto a palazzo Struan. Il cielo era nuvoloso, una leggera brezza soffiava dal mare e il pomeriggio era frizzante. La preoccupazione che lo tormentava era svanita ora che aveva visto Angélique, pur essendosi fermato solo qualche minuto per non stancarla.
Nonostante fosse pallida e mezzo addormentata, stava bene e gli era parsa più avvenente che mai.
Un drappello di mercanti a cavallo si scostò educatamente per lasciarlo passare e tutti sollevarono i cappelli in segno di saluto. “Buona giornata, tai-pan” disse Lunkchurch, accigliato come gli altri. “Verrete al circolo al tramonto?”
“E successo qualcosa?” chiese Struan.
Lunkchurch indicò la nave a vapore nera a due alberi ancorata nella baia vicino alla fregata di Marlowe.
Batteva la bandiera della Brock e figli. “Quella e le novità che ci porta. Norbert ha convocato una riunione: ci saranno solo i mercanti, sir William è escluso.”
“Stavo per farlo anch'io. Al tramonto, bene, verrò” disse Malcolm, subito in tensione. L'Ocean Witch, le navi della Brock si chiamavano sempre “Witch”, come quelle della Struan “Cloud”, era inaspettatamente arrivata la sera prima portando la posta e le edizioni recenti dei quotidiani di Hong Kong.
“Fottuti stupidi!”
Gli articoli di fondo di tutti i giornali erano dedicati all'ammiraglio Ketterer e al grande successo dell'attacco sferrato dalla sua flotta ai covi dei pirati cinesi nella baia di Mirs e nei dintorni. Ora la flotta stava facendo rotta su Shanghai per fare rifornimento.
Il “Guardian”, con caratteri grandi e aggressivi, riassumeva:
In un dispaccio indirizzato al governatore, l'ammiraglio Ketterer ha scritto che i suoi uomini hanno subito qualche danno perchè le batterie di terra cinesi erano armate con cannoni moderni, prodotti a Birmingham, provenienti da Hong Kong, e acquistati, legalmente o con l'inganno, da Wu Sung Choi, capo della flotta del Loto Bianco, il quale, purtroppo, non è stato catturato né ucciso.
Incredibilmente, a causa di questo piccolo contrattempo (i cannoni in questione sono stati messi fuori uso da una squadra di fanti di marina sbarcati a quel fine) l'ammiraglio vuole far dichiarare illegale qualsiasi commercio di armi e di oppio vietandolo immediatamente in tutta l'Asia, in particolare in Cina e in Giappone, pena sanzioni severissime.
Questa intromissione arbitraria nei legittimi scambi, questa inaudita attribuzione di responsabilità a tutti i mercanti in Cina noti per la correttezza, l'intrepido contributo alla costruzione dell'Impero, la lealtà verso Sua Maestà, Dio la benedica, e per aver anteposto la Madre Patria ai propri interessi, va contrastata con durezza.
La Direzione di questa testata chiede all'ammiraglio: chi versa le tasse per finanziare la flotta militare più forte del mondo (di cui egli è senza dubbio un membro degnissimo, ancorché evidentemente poco informato sugli interessi vitali della Corona) senza le quali il nostro Impero smetterebbe di esistere? Solo e sempre gli operosi mercanti e i loro scambi...
“Ketterer è un maledetto idiota” sbottò Struan. “In questo Norbert ha ragione. Forse adesso sir William se ne convincerà e chiederà la sua immediata sostituzione. Con i giapponesi ce la dobbiamo vedere da soli e Ketterer non farà un passo senza prima aver messo tutti i puntini sulle I.”
“Ci serve qualcuno con le palle” commentò Lunkchurch. “Ketterer è un coniglio.”
“Calmati, Charlie” intervenne uno degli altri, “quando gli hanno ordinato di farlo, ha schiacciato i pirati. Farà lo stesso qui. Si tratta solo di aspettare qualche mese. Tai-pan” chiese poi ansioso, “come sta la signorina Angel?”
“Bene, adesso sta bene.”
“Grazie a Dio!” Il giorno prima, la notizia che Angélique giaceva ammalata nel suo letto alla Legazione, si era diffusa come un lampo e quando si venne a sapere che aveva rifiutato di vedere Babcott, Hoag e persino il tai-pan, la preoccupazione era salita alle stelle: “Cristo, la cucina francese l'avrà avvelenata... No, si è presa la loro peste... I francesi non sono appestati, per Dio, hanno solo i pidocchi... Tutti abbiamo i pidocchi... Ho sentito che ha il colera...” Yokohama fu attraversata da un generale sospiro di sollievo quando a mezzogiorno il ministro Seratard emanò un comunicato ufficiale per informare l'intera comunità che Angélique era in perfetta salute e soffriva soltanto di una temporanea indisposizione. Subito si insinuò che si trattasse delle sue mestruazioni.
“La mia fidanzata sta bene” ripeté Malcolm con fierezza.
“E' un sollievo saperlo” disse Lunkchurch. “Avete sentito che la Witch parte con la marea di questa sera?
“ Malcolm si voltò a guardare il mare, nuovamente inquieto. Quando la sera prima gli era giunta la notizia dell'arrivo della nave, era stato colto da un moto improvviso di paura e nausea perchè temeva che a bordo ci fossero Tyler o Morgan Brock. Solo dopo che Jamie lo ebbe rassicurato che non era così poté tornare a ragionare con lucidità.
Perché diavolo Tyler Brock continua a terrorizzarmi? si chiese per l'ennesima volta. E' comprensibile che lo temessi da piccolo, ma adesso Tyler è appena più alto di me, ed è brutto come sempre, con quella sua faccia dura, il linguaggio scurrile, la grande pancia e l'unico occhio venato di sangue. Ma cosa importa? A
Hong Kong ce ne sono molti come lui, anche più brutti. Abbiamo tanti altri nemici eppure quelli non mi spaventano. Lui è un nemico da sempre, ma lo abbiamo contrastato ogni volta. Ci è riuscito Dirk, ci sono riusciti mio padre e mia madre, perchè non dovrei farcela anch'io... ma... Dio santissimo, odio quella canaglia per tutto il male che ha causato a mia madre e alla nostra famiglia.
Respirò a fondo e si concentrò sulla Ocean Witch. “Credevo che si fermasse per almeno due giorni.”
“Dicono che partirà questa sera.”
“E perchè ripartirebbe così in fretta?”
“Non lo so, le voci sono queste.”
“Lo scopriremo. Arrivederci!” Malcolm scacciò il presentimento che aveva e si incamminò. L'edificio Struan al quale era diretto si ergeva poco lontano, con la guglia della Santa Trinità alle spalle. Quel mattino si era recato alla prima funzione, aveva pregato per Angélique e perchè gli fosse data la forza e subito si era sentito meglio. Che Dio maledica per sempre tutti i Brock, mi consenta di uccidere in fretta Norbert e...
“Tai-pan!” Destato dalle sue fantasie, si guardò intorno. Phillip Tyrer gli correva incontro provenendo dalla Legazione britannica . “Scusate, vi disturbo solo per sapere come sta la signorina Angélique...”
“Bene, sta bene” rispose Malcolm. Accortosi che sir William lo stava guardando da una finestra al piano terreno, agitò il bastone, poi salutò goffamente con il pollice alzato e vide l'altro agitare la mano. Sir William si ritirò nella stanza, ma Malcolm aveva fatto in tempo a notare la presenza di un altro uomo accanto a lui. “Quello non era il vostro samurai, Nakama?” chiese.
“Chi? Ah, sì, era lui. Angélique sta davvero bene?”
“Sta benissimo, grazie.”
“Grazie a Dio, eravamo tutti preoccupati da morire!” esultò Phillip Tyrer, abbassando il suo bel viso colorito per sorridergli. Era sano come un pesce, forte e più alto di Malcolm da che lui non riusciva più a camminare eretto, con o senza bastoni. “Anche voi state molto meglio, mi pare.”