Gai-Jin (101 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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Branco di imbecilli indisciplinati, pensò. “Sergente! Tutti alle baracche. Subito!” I soldati cominciarono ad allontanarsi. Tyrer si inchinò per l'ultima volta davanti all'ufficiale samurai e, molto soddisfatto di sé, li osservò mentre si allontanavano lungo la strada verso la porta Nord.

“Accidenti, Phillip, ve la siete cavata benissimo” si complimentò McFay.

“Sì? Ma se non ho fatto niente” rispose Tyrer con finta modestia.

Jamie McFay borbottò, madido di sudore e con il cuore che batteva ancora per la paura.

“L'abbiamo rischiata grossa.” Lanciò un'occhiata a sir William, immerso in una conversazione a senso unico con il generale, sempre più rosso. “Zia Willie sta facendo passare le pene dell'inferno a quello stronzo” sussurrò divertito. “Imbecille!”

“Certo...” Tyrer si interruppe, la loro attenzione fu richiamata dal brusco movimento dei samurai che, in fondo alla strada, accorrevano verso un negozio che bruciava alla loro destra. “Buon Dio, è la casa dello shoya...” Tyrer si mise a correre seguito da McFay.

Alcuni samurai saltarono sulla veranda e cominciarono a spegnere le fiamme con i piedi, altri si precipitarono verso le botti d'acqua e le pile di secchi disseminati a intervalli lungo la strada per fronteggiare quel tipo di emergenze.

Quando Tyrer e McFay giunsero al negozio l'incendio era già stato domato. Dopo altre sei o sette secchiate d'acqua le fiamme si spensero sfrigolando. La facciata esterna del negozio era distrutta. Lo shoya e l'ashigaru uscirono sulla veranda, si inginocchiarono e si inchinarono mormorando frasi di ringraziamento. McFay vide con stupore che non vi era traccia di Hiraga, l'uomo che lui e Tyrer conoscevano come Nakama.

Ma prima che potessero farsi avanti, l'ufficiale dei samurai cominciò a interrogare lo shoya e il fante.

“Com'è scoppiato l'incendio?”

“Uno straniero ha buttato uno straccio contro il muro, signore.”

“Merda di cane, tutti loro! Fate una relazione sull'accaduto e spiegatene la causa. La voglio entro domani, shoya.”

“Sì, signore.” L'ufficiale, un uomo sulla trentina con il viso butterato, sbirciò dentro al negozio. “Dov'è l'altro?”

“Signore?”

“L'altro uomo. Il giapponese che si è rifugiato qui inseguito dai gai-jin” disse irritato.

“Rispondete!” L'ashigaru si inchinò educatamente. “Molto spiacente, signore, qui non c'era nessun altro.“

“L'ho visto con i miei occhi, era armato di spade.”

Si rivolse ai suoi uomini. “Chi di voi l'ha visto?” Lo fissarono a disagio e scossero il capo.

“Perquisite immediatamente il negozio!” ordinò, rosso in volto. Una perquisizione accurata scovò solo i membri della famiglia e i servitori dello shoya, che si inginocchiarono, si inchinarono e rimasero in ginocchio, affermando di non aver visto nessuno. Dopo un attimo di silenzio, davanti agli sguardi stupefatti di Tyrer e McFay, l'ufficiale perse la pazienza e cominciò a insultarli.

L'ashigaru e i soldati rimasero impassibili sull'attenti e gli altri, tremando, subirono la sfuriata in ginocchio, con le teste chine.

Improvvisamente l'ufficiale si avventò contro l'ashigarti schiaffeggiandolo con il dorso della mano in piena faccia. L'uomo accolse lo scroscio di invettive e i colpi sforzandosi di restare fermo. L'ufficiale diede un ordine, lo shoya si alzò in piedi e offrì stoicamente il volto ai feroci schiaffi del samurai. Le donne e i bambini intorno sobbalzavano a ogni colpo, ma non si muovevano.

Improvvisamente, com'era cominciata la punizione cessò. I due uomini, con i volti tumefatti, si inchinarono.

Lo shoya si inginocchiò nuovamente.

L'ufficiale si inchinò a sua volta, come se non fosse accaduto nulla. Radunò i suoi uomini e si avviò con loro verso la porta Nord. Tyrer e McFay li osservavano stupefatti. Dopo un adeguato intervallo, lo shoya si alzò, ordinò alle donne e ai bambini di ritirarsi in casa e cominciò a dirigere i lavori di riparazione del muro. Nella strada riprese la consueta attività.

“Che cosa diavolo è successo?” chiese McFay.

“Non lo so” rispose Tyrer, come lui turbato da quella brutalità e dalla sottomissione con cui era stata accolta. “Ho capito solo qualche parola qui e là. Credo si trattasse di Nakama, che tutti loro sostenessero di non averlo mai ospitato.”

“Impossibile. L'ho visto io stesso entrare nella baracca.” McFay si passò una mano sulla fronte. “In ogni caso, perchè si sono lasciati picchiare da quel bastardo? Era pazzo. E guardateli, adesso, si comportano come se non fosse successo niente. Perché?”

“Non lo so, forse Nakama saprà spiegarmelo.” Tyrer rabbrividì.

“So solo dirvi che non vorrei davvero cadere nelle loro mani. Mai.”

“Ciao, Angel, come stai?”

“Ciao, amore, sto... molto meglio, grazie.” Angélique accolse Struan con un debole sorriso. Era sdraiata sul letto della sua stanza alla Legazione francese, con la testa e il busto sostenuti da molti cuscini; il sole del tardo pomeriggio filtrava dolcemente dalla finestra disegnando l'ombra della guardia che stazionava in permanenza all'esterno.

Quella mattina quando di buon'ora Struan era accorso zoppicando al suo capezzale, era riuscita a sottrarsi al suo insistente invito di trasferirsi: nonostante fosse sconvolta dagli avvenimenti della notte, non aveva dimenticato di doversi fermare per ricevere da André Poncin la medicina che l'avrebbe liberata dal male.

No, non dal male, sì, invece, proprio dal male, voleva gridare, André mi libererà dal male che porto dentro di me e dal male che ho fatto. “Oh, mon Dieu, Malcolm, sto bene e non voglio andare via di qui! “

“Non piangere, ti prego, amore.”

“Allora lascia che mi fermi, Malcolm, sono al sicuro, sono sempre stata al sicuro e il dottor Babcott mi ha appena dato qualcosa per fermare questo tremore, vero, dottore?”

“Sì, Malcolm” disse Babcott, “non preoccupatevi, Angélique sta benissimo, e quando si sveglierà sembrerà un fiore. Consiglierei di non farla spostare, per ora. Non preoccupatevi.”

“Ma io mi preoccupo!”

“Forse questa sera potrà tornare...”

“No” mormorò lei in lacrime, “questa sera no, magari domani.

Benedette lacrime, pensò guardando Malcolm che si avvicinava goffamente al letto, un vero dono del cielo, gli uomini le considerano una debolezza, ma sono uno scudo infallibile contro di loro. Malcolm aveva un bel sorriso, ma gli occhi stranamente cerchiati e un'aria stanca.

“Sono venuto a trovarti anche prima, ma dormivi e non ti ho voluto disturbare.”

“Tu non mi disturbi mai.

“ La trepidazione e l'amore di Malcolm erano così sinceri e profondi che Angélique faticò a mantenersi calma, a non scoppiare a piangere gridando tutta la verità. “Non ti preoccupare, amore mio, presto tutto sarà magnifico, lo prometto.” Malcolm prese posto su una sedia accanto al letto e le raccontò del tentativo di sommossa e di come sir William era riuscito a sedarla in breve tempo. “E un uomo valido per molti aspetti” disse.

Per altri no, aggiunse tra sé. Aveva ricevuto l'avviso di presentarsi nel suo ufficio con Norbert l'indomani e subito i due si erano incontrati in privato: “In questa fottuta storia zia Willie non c'entra” concordò Norbert irritato, “che si occupi piuttosto dei giapponesi e di far tornare presto la flotta!

Dicono che avete identificato l'aggressore, lo avete riconosciuto come uno degli assassini di Canterbury, l'altro bastardo della Tokaidò, è vero?”

“No, non credo che fosse lui, sebbene avesse una ferita da arma da fuoco appena rimarginata. Hoag sostiene che era l'uomo al quale aveva estratto il proiettile a Kanagawa.”

“Perché si era arrampicato su quella finestra, eh?”

“Non lo so... è strano. Per rubare, immagino.”

“Strano davvero. Ed era cattolico. Strano...” Struan, notando che Angélique aspettava il seguito del racconto, si chiese se non fosse il caso di affrontare esplicitamente l'argomento, di indagare con lei sulle ragioni che potevano aver spinto quell'intruso, ma il suo aspetto fragile e indifeso gli suggerì di rimandare lo scambio d'idee a un altro momento, a un altro giorno: quella canaglia, chiunque fosse, è morta, la questione è chiusa.

“Quando torno, dopo cena, ti porto l'ultimo numero dell'Illustrated London News, con un magnifico articolo sull'ultima moda a Londra ...” Angélique quasi non lo ascoltava, evitando di guardare l'orologio sul camino che ticchettava dolcemente i minuti. André le aveva detto che sarebbe tornato dallo Yoshiwara verso le nove di sera e che per quell'ora lei doveva farsi preparare una teiera di tè verde caldo e qualcosa di dolce da mangiare, perchè la pozione era molto amara. Le aveva anche consigliato di procurarsi qualche asciugamano e di non prendere più il sonnifero di Babcott.

Lanciò un'occhiata all'orologio. Erano le 6 e 46. E' così lunga l'attesa, pensò, sempre più ansiosa. Non ti preoccupare, sussurrò la voce, le ore passeranno in fretta e poi sarai libera, non dimenticare che hai vinto, Angélique, sei stata molto coraggiosa e in gamba, hai fatto tutto benissimo, non ti preoccupare di nulla, tu sei viva e lui è morto, ed era l'unico modo con cui tu, o qualsiasi altra donna, avresti potuto sopravvivere, presto sarai libera, di lui, di questo, e tutto quello che è successo prima non sarà altro che un brutto sogno...

Sarò libera, grazie a Dio, grazie a Dio.

Sollevata, sorrise a Malcolm. “Come sei bello, amore. I tuoi abiti da sera sono perfetti.” La tenerezza di Angélique disperse in lui ogni malinconia e ogni cattivo pensiero. Esisteva solo lei. “Oh, Angel, se non fosse per te credo che esploderei.” Aveva dedicato molto tempo e molta attenzione alla scelta di quegli abiti da sera in seta, degli stivaletti di daino pregiato, la camicia in seta pura bianca pieghettata e la cravatta bianca con la spilla di rubino che il padre gli aveva regalato per il suo ventesimo compleanno, il 21 maggio. Ancora sei mesi e sarò libero, pensò, libero di fare tutto quello che voglio.

“Se non fosse per te impazzirei, amore” disse con un sorriso che dissolse gli ultimi fantasmi di Angélique.

“Grazie, amore mio, ma perchè mai dovrebbe succederti una cosa simile?”

“Questioni di lavoro” mentì lui. “Quei dannati politici continuano a intromettersi nei nostri affari con la loro ossessione di far carriera, di accrescere il loro potere e arricchirsi. E' la stessa storia dovunque e non dipende né dalla fede, né dal colore della pelle. Ma in fin dei conti la Nobil Casa gode di ottima salute” concluse omettendo le difficoltà derivanti dallo zucchero hawaiano e dalla crescente intrusione della Brock sui mercati e sulle fonti di credito della Struan.

Il giorno prima aveva ricevuto una copia della lettera esplicitamente ostile che la sede centrale della Victoria Bank di Hong Kong, controllata dalla Brock, aveva inviato a Tess Struan, Direttore Generale della Struan e, solo per conoscenza, al signor Struan, Yokohama.

 

Signora: inviamo questa nota per ricordarvi che la Struan ha accumulato presso di noi debiti spregevoli e troppe promesse di pagamento coperte da dubbi capitali e da profitti spregevoli, la maggior parte delle quali scadono il prossimo 31 gennaio. Vi ricordiamo altresì, Signora, che il pagamento di tutte le sopraddette cambiali dovrà pervenire alla nostra Banca alla scadenza stabilita. Vs. devoto servitore.

 

Quegli schifosi bastardi non mi fanno né caldo né freddo, pensò risoluto, troverò il modo di far fuori loro e tutti i Brock.

Uccidere Norbert sarà già un buon inizio. Disponiamo di dirigenti e di impiegati eccellenti, la nostra flotta è sempre la migliore ed è comandata da capitani leali.

“Non preoccuparti della Brock e di quello che si dice in giro, Angel, sappiamo come tenerli a bada, lo abbiamo sempre fatto. La guerra civile americana ci ha consentito profitti eccezionali.

Stiamo aiutando il Sud ad aggirare il blocco dei confederati per far arrivare il cotone alle nostre fabbriche del Lancashire e riportiamo in America, vendendoli sia al Nord che al Sud, tutti i fucili, i cannoni, le munizioni e la polvere da sparo che Birmingham riesce a sfornare, oltre a tutto quello che la nostra industria inventa e produce, macchinari, presse, scarpe, tutto quello che si può immaginare. La produzione britannica è gigantesca, Angélique, copre più del cinquanta per cento della produzione industriale mondiale.

Abbiamo poi il commercio del tè e quello dell'oppio bengalese venduto alla Cina, il raccolto quest'anno è stato ottimo, e ho intenzione di acquistare il cotone in India per sopperire alla crisi della produzione cotoniera americana. E con tutte le nostre navi... L'Inghilterra è il paese più ricco e fiorente del mondo, e tu sei bellissima.”

“Grazie, gentile signore! Je t'aime, ti amo davvero, Malcolm, so di essere una persona molto difficile, ma ti amo e sarò per te una moglie perfetta, lo prometto e...” Malcolm, che si era sollevato dalla sedia, la interruppe con un bacio.

Il forte odore di sigaro del suo alito e il profumo della pomata sui capelli erano virili e gradevoli. Angélique si lasciò stringere, le sue braccia erano forti e muscolose, ma la mano che cercava il suo seno le parve goffa e pesante, e le sue labbra dure avevano un vago sapore di brandy. Proprio l'opposto dell'altro.

Dimenticati di lui, sussurrò la voce.

Non posso, non ancora.

Così chinato su di lei, Malcolm provava una tremenda tensione ai muscoli feriti della schiena e dell'addome.

Con grande sforzo si raddrizzò, ma sarebbe stato felice di possederla subito e avrebbe sopportato qualsiasi dolore se Angélique avesse acconsentito. “Dobbiamo sposarci quanto prima” disse, sicuro di interpretare il desiderio delle labbra, del seno e del corpo di lei.

“Oh sì, ti prego, sì.”

“A Natale. Manca solo un mese.”

“Credi... siediti, amore mio, riposa un momento. E arrivato il momento di parlarne... quando torniamo a Hong Kong?”

“Io... non l'ho ancora deciso.” Malcolm perse molto del suo buonumore al pensiero di dover affrontare la madre.

“Potremmo partire la settimana prossima e...”

“Prima devo guarire completamente.” E liberarmi dell'antidolorifico, pensò con lo stomaco stretto, poi mi occuperò di lei, della Brock e della fottuta banca.

Aveva preso la seconda dose della giornata poco prima di uscire, in anticipo rispetto al solito.

Ne prenderò un'ultima dose prima di dormire, e domani mattina la salto. Da domani lo prenderò solo una volta al giorno. Oggi non potevo davvero farne a meno, con tutto quello che è accaduto ieri sera, il litigio con Norbert e... be', quella di ieri è stata una giornata davvero pessima.

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